Lucia, pensionata senza un euro in tasca
ANDREA ROSSI
TORINO
La sua vecchia Golf, anno 1989, è parcheggiata fuori dall’ospedale Mauriziano. Lamiere ammaccate, sedili usurati: da due anni è la sua casa. Vive e dorme su quei sedili beige da quando l’hanno sfrattata e non è più riuscita a trovare un tetto.
Domenica scorsa Lucia Oldebrandini, 62 anni, ha guidato fin davanti all’ospedale, ha parcheggiato la Golf sulle strisce blu e ha appiccicato un biglietto al vetro dell’auto: «Sono ricoverata e non c’è nessuno che possa pagare la sosta». Poi è entrata nel pronto soccorso. «Sto male, credo di avere la bronchite». Peggio: era polmonite. Un’ora più tardi stava in un letto del reparto di medicina. «Era il minimo che mi potesse capitare dopo due anni trascorsi per strada. E ogni giorno ringrazio quella macchina scassata: senza quel rifugio, per quanto sgangherato, sarei già morta».
Due anni fa, era dicembre del 2004, l’hanno sfrattata. Viveva in una palazzina di via Solari, zona Madonna di Campagna, insieme con Sebastiano, il suo compagno, 37 anni trascorsi insieme. «Faceva il benzinaio, prima che un cancro alla prostata lo piegasse». Lei, Lucia, non lavorava: faceva la casalinga. «Finché Sebastiano ha potuto lavorare abbiamo sempre pagato l’affitto. Poi, tra spese e cure, i soldi sono finiti in fretta. E al quarto mese di morosità il padrone di casa ci ha sbattuti fuori».
Sebastiano è tornato in Calabria dalle sue sorelle: «Sa, doveva curarsi e io non potevo seguirlo». Lucia, invece, è salita sulla Golf e l’ha trasformata in casa. «Due anni. Si rende conto di cosa vuol dire vivere per due anni dentro un’auto?». Ha chiesto un’abitazione. Si è rivolta al programma Emergenza casa. La prima volta nel 2004: richiesta respinta. La seconda nel 2005, questa volta attraverso i Servizi sociali del Comune. Ancora niente. «Mi hanno cercata a febbraio dell’anno scorso. Dovevano aggiornare la mia posizione, volevano sapere se nel frattempo mi ero arrangiata, avevo trovato una sistemazione».
No, non aveva trovato casa la signora Lucia. Non era riuscita nemmeno a farsi assegnare il sussidio. «Per quasi due anni ho vissuto senza un euro in tasca. Campavo alla giornata, qualche amico mi ha dato una mano». D’inverno, quando le notti dentro la Golf diventavano interminabili e il freddo s’infilava fin nelle ossa, certe sere andava a dormire in una pensione. «Una stanza senza finestre di due metri per tre. Un tugurio da 13 euro a notte, che pagavo risparmiando sul cibo. Proprio così: per una notte al caldo stavo due giorni a digiuno».
Ha trascorso così due inverni, fino a dieci giorni fa. «Stavo male, tossivo in continuazione. Non ne potevo più», racconta adesso dal suo letto d’ospedale. «Credevo di avere la bronchite, ma non potevo farmi visitare». L’estate scorsa l’anagrafe comunale le ha rilasciato un documento. Dice che Lucia Oldebrandini è una senzatetto. Non ha casa e non ha residenza. E, perciò, nemmeno il medico della mutua. «Allora sono andata al Pronto soccorso. Che altro dovevo fare?». L’hanno subito ricoverata: polmonite e artrosi deformante. Ha raccontato ai medici i suoi due anni trascorsi dentro un’auto.
Ora è in cura. Ma il pensiero vaga già oltre, tra una, due settimane. Verrà dimessa, e l’unica prospettiva, per ora, è quella di tornare a dormire dentro la Golf. Sempre che l’auto resti parcheggiata fuori dal Mauriziano e non venga rimossa. «Devono darmi una casa. Altrimenti mi ammalerò di nuovo. Ho 62 anni e me ne mancano tre per ottenere la pensione sociale. Ma non ce la faccio più».
I Servizi sociali del Mauriziano, insieme con quelli del Comune, hanno presentato una nuova richiesta alla commissione Emergenza abitativa. Stavolta la motivazione non è più «sfratto», ma «caso sociale», con tanto di certificati medici. La commissione si riunirà domani mattina e deciderà se accogliere la richiesta. Trovare un tetto, però, non è semplice. Né immediato. Se sarà un parere favorevole bisognerà trovare l’alloggio giusto e completare tutte le pratiche per l’assegnazione. Questione di mesi, insomma. «Cosa sarà di me, nel frattempo?». Al Mauriziano le hanno proposto di ricoverarsi in una struttura di lungodegenza a Cuneo. Una sistemazione provvisoria, insomma. «Ma io non voglio lasciare Torino. È due anni che chiedo un tetto. E sono stanca di sentire promesse. Non mi fido più di nessuno».
FONTE
e poi diamo e costruiamo case per clandestini, zingari e altra gentaglia...
regaliamo 35 € al giorno agli zingari, per potersi comperare gli attrezzi da scasso, e non troviamo i soldi per dare da mangiare ad una cittadina italiana che è da 60 anni che paga contributi e tasse...