Paul Gauguin

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BIZARRE
00lunedì 10 novembre 2003 20:27
"Sono un grande artista e lo so. Proprio perché lo sono, ho sopportato molte sofferenze: per seguire la mia vita, se no mi considererei un bandito. Che è quello che sono, del resto, per molte persone. In fondo, che importa? Ciò che mi tormenta di più non è tanto la miseria quanto gli intralci continui alla mia arte, che non posso realizzare come la sento, e come potrei fare senza la miseria che mi lega le mani. Tu mi dici che ho torto a voler restare lontano dal centro dell’arte. No, ho ragione: da un pezzo so che cosa faccio e perché lo faccio. Il mio centro artistico è nel mio cervello e non altrove, e io sono grande perché non mi lascio frastornare dagli altri e perché faccio quello che è in me. "






BIZARRE[COLORE]

Creatura de'[COLORE]
" I Cavalier, l'arme e l'amore"[COLORE]

Sarà per te come se le stelle ridessero.Tu avrai,tu solo,delle stelle che sanno ridere.

[Modificato da "Palantir" 11/11/2003 0.13]

BIZARRE
00lunedì 10 novembre 2003 20:35
Un altro artista nell'accezione più sopraffina del termine ...
Paul Gauguin nasce a Parigi nel 1848, e già l’anno successivo la sua famiglia si trasferisce in Perù. Tornato in patria a sette anni, studia ad Orléans e poi a Parigi, in collegio. Nel 1865 s’imbarca come cadetto su un mercantile per il Sudamerica. Viaggia per mare nei successivi due anni e partecipa alla guerra franco-prussiana del 1870. Alla fine del conflitto, nel 1871, s’impiega come agente di cambio e comincia anche a dipingere. Negli anni successivi conosce Pissarro e Cézanne e si lega al gruppo impressionista, partecipando ad alcune mostre del movimento. Nel 1883 lascia il suo lavoro, e si trasferisce a Rouen in casa di Pissarro. In seguito ad una maturazione artistica che lo porta a considerare come fondamentali le esperienze artistiche “primitive”, inizia una serie di spostamenti che lo condurranno dall’Europa al Sudamerica fino ai domini francesi delle Isole Marchesi. Nel 1886 è per la prima volta in Bretagna, a Pont-Aven, dove torna nel 1888 dopo un viaggio in Martinica. L’esperienza bretone è fondamentale per l’elaborazione del cosiddetto “sintetismo”, uno stile che il critico contemporaneo Albert Aurier definirà tipico di un’arte “idealista, simbolista, sintetica, soggettiva e decorativa”; alla base del sintetismo sono la conoscenza delle stampe giapponesi, il primitivismo espressivo della scultura bretone, il colore piatto e il “cloisonnisme” delle vetrate gotiche. Esempio fondamentale delle conclusioni sintetiste è il dipinto La visione dopo il sermone del 1888. Dopo un breve soggiorno ad Arles, ospite di van Gogh, e a Le Pouldu, a partire dal 1891 soggiorna a più riprese a Tahiti, dove colora di esotismo il suo già accentuato, eclettico primitivismo, elaborato anche sulla conoscenza “fotografica” delle pitture egizie, delle sculture del Partendone e di Borobodur. La vita nel paradiso ritrovato dell’Oceania non sarà comunque così edenica, ma segnata da malattie, da un tentativo di suicidio e - nelle Isole Marchesi, dove si trasferisce nel 1901 - da un periodo di detenzione per aver istigato gli indigeni alla ribellione. Muore a Hiva Oa nel 1903. La sua esperienza artistica, fondamentale per i contemporanei nabis, influenzerà anche la ricerca dei fauves e degli espressionisti tedeschi del gruppo dei Brücke.
"Palantir"
00martedì 11 novembre 2003 00:23
Cara Chiarina, grazie per il tuo preziosissimo apporto[SM=x131374]
metto come mio solito un po' di opere....






Nudo di donna che cuce

1880
olio su tela; 115 x 80
Copenaghen, Ny Carlsberg Glyptotek
E' considerata la prima opera matura di Gauguin, e ritrae una cameriera. Fu esposto nel 1881 alla mostra annuale degli impressionisti, ottenendo un grande successo e lanciando Gauguin sulla scena artistica parigina. Nonostante ciò, la moglie (che era stata a sua volta ritratta vestita in analoga occupazione) non lo amò mai, e non volle esporlo sulle pareti di casa.



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Natura morta con tre cagnolini

1888
olio su tela; 83 x 55
New York, Museum of Modern Art
Dipinto a Pont-Aven, rivela nella tensione bidimensionale e nella risoluzione grafica dei volumi la predominante influenza dell'arte giapponese. A proposito di quadri come questo, Van Gogh scrisse al fratello Theo (mercante d'arte che trattava anche Gauguin) che l'amico aspirava in quel tempo a realizzare una pittura di tipo infantile.



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Vincent van Gogh

1888
olio su tela; 73 x 94
Amsterdam, Rijksmuseum Van Gogh
Dipinto al termine del breve periodo di permanenza ad Arles, ospite del pittore olandese, il quadro ritrae Van Gogh impegnato a dipingere uno dei suoi soggetti ricorrenti. Gauguin racconta che la sera stessa del giorno in cui aveva realizzato questo ritratto, tra i due scoppiò una violenta lite (come succedeva spesso per le loro divergenze artistiche) che, degenerando, provocò la ben nota aggressione di Van Gogh contro di lui a colpi di rasoio, e quindi la mutilazione dell'orecchio che l'olandese si autoinflisse saputa l'intenzione di Gauguin di tornare a Parigi.







"Palantir"
00martedì 11 novembre 2003 00:38







Autoritratto

1888
olio su tela; 45 x 55
Amsterdam, Rijkmuseum Vincent Van Gogh

Gauguin donò questo dipinto a Van Gogh in segno di amicizia, secondo una consuetudine che i due sapevano essere in uso tra gli artisti giapponesi, prima di recarsi ad Arles per lavorare assieme al pittore olandese. Il titolo, iscritto sulla tela come altre volte in Gauguin, è un riferimento all'omonimo famosissimo romanzo di Victor Hugo. Assumendo le fattezze ideali di Jean Valjean, il protagonista del libro, che non riesce ad inserirsi nella società dopo il carcere, Gauguin voleva alludere a un’analoga condizione di emarginato per l'artista moderno.



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La vita e la morte

1889
olio su tela; 92 x 73
Il Cairo, Museo Khalil Bey
Stanco del clima mondano che si stava creando nella zona di Pont-Aven, Gauguin si spostò coi suoi seguaci verso le spiagge di Le Pouldu, affascinato dal paesaggio scabro e selvatico di una zona chiamata “Le rocce nere”. Qui realizzò questo dipinto, ispirandosi per le figure umane alle mummie peruviane che aveva visto a Parigi al Musée de l'Homme. Il dipinto fu esposto per la prima volta al café des Arts, nell'ambito dell'Esposizione Universale di Parigi del 1889, in una mostra determinante per la formazione dei pittori francesi della generazione dei Nabis.



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Vahine no te tiare
1891
olio su tela; 73 x 47
Copenaghen, Ny Carlsberg Glyptothek
E' il primo ritratto di donna maori realizzato a Tahiti, dove si era recato dopo le descrizioni della moglie di Odilon Redon, originaria delle isole della Riunione. Il quadro, come tutte le opere degli inizi del soggiorno tahitiano (generalmente ritratti su commissione) non si distingue in maniera particolare dalla sua produzione precedente. Nonostante ciò, Gauguin amò sempre molto questo quadro, col quale riteneva di essersi avvicinato per la prima volta alla propria visione interiore.








"Palantir"
00martedì 11 novembre 2003 00:47







Due donne tahitiane sulla spiaggia

1891
olio su tela; 67 x 90
Parigi, Musée d'Orsay
E' uno dei quadri più famosi di Gauguin, dipinto durante il primo soggiorno a Tahiti, con una missione per conto del Ministero dell'Istruzione francese. Il gusto per le forme semplici e massicce, che aveva sviluppato durante i soggiorni in Bretagna attraverso lo studio delle arti popolari francesi, si incontra a Tahiti con l'attrazione per il primitivismo esotico che avrà in Gauguin uno dei principali esponenti nella cultura europea.



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Ave Maria

1891
olio su tela; 114 x 89
New York, Metropolitan Museum of Art
Gauguin aveva sempre amato la dimensione spiritualmente barbarica che la religione gli pareva assumere nelle manifestazioni di culto popolari, cui aveva già dedicato dei dipinti negli anni di Pont-Aven. Qui, accano a un angelo dalle ali gialle, si incontrano le massicce figure da idolo della Madonna e del Bambino, inseriti nel caratteristico paesaggio tahitiano, come a dichiarare gli aspetti mitico-ancestrali dello spirito religioso. Dalle figure della Madonna e del Bambino Gauguin trasse anche un’incisione.



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Lo spirito dei morti veglia

1892
olio su tela; 73 x 92
Buffalo (New York), Albright-Knox Art Gallery
Rappresenta un incubo della giovane moglie tahitiana di Gauguin, Tehura, che il pittore sorprese tornando a casa a notte alta, come lui stesso racconta nelle proprie memorie Noa noa (ma nel Cahier pour Aline, appunti destinati alla figlia, racconta una storia leggermente diversa e meno autobiografica). Fu sempre uno dei quadri più amati da Gauguin, che ne trasse alcune incisioni e lo raffigurò alle proprie spalle nell'Autoritratto con cappello del 1893 (Parigi, Musée d'Orsay).









"Palantir"
00martedì 11 novembre 2003 00:55







Come! Sei gelosa?

1892
olio su tela; 66 x 89
Mosca, Museo Puskin
Dipinto durante il primo soggiorno tahitiano del pittore, che racconta nelle sue memorie "Noa noa" l'occasione da cui nacque l'idea del quadro (una conversazione tra due ragazze ascoltata sulla spiaggia). Gauguin considerava il dipinto una delle sue opere migliori, tanto da replicare in molte altre composizioni il nudo centrale (ispirato ad una statua antica). Nel 1893 fu esposto a Copenaghen e a Parigi, quindi nel 1908 entrò nella coll. Scukin di Mosca.



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Anna la giavanese

1893-1894
olio su tela; 117 x 83
Collezione privata
Realizzato da Gauguin durante il suo ultimo soggiorno parigino, nello studio di Rue Vercingetorix, ritrae la meticcia tredicenne Anna Martin, che visse per qualche tempo con lui (la relazione ebbe una fine tempestosa, e la ragazza lo derubò di tutto), dopo che gli era stata presentata dal mercante d'arte Vollard. La presenza della scimmia e le decorazioni della poltrona e del cuscino caratterizzano il dipinto con quell'atmosfera esotica che pervadeva lo studio di Gauguin.



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Vegetazione tropicale

1887
olio su tela; 116 x 89
Edimburgo, National Museum of Scotland
Il pittore lo realizzò alla Martinica, durante la sua prima 'fuga' esotica, assieme al pittore Laval, e permette di comprendere l'effetto del clima esotico sulla fantasia di Gauguin, che già in Francia aveva amato i colori accesi e violenti. Il soggiorno si interruppe bruscamente quando Gauguin dovette rientrare in Francia assalito dalle malattie tropicali, ma evidentemente il fascino dei panorami esotici rimase in lui.








"Palantir"
00martedì 11 novembre 2003 01:04







Sola
1893
olio su tela; 50 x 73
Collezione privata
La dimensione psicologica che spesso affiora nella trattazione delle figure femminili tahitiane nei quadri di Gauguin trova qui una felice esplicitazione nel contrasto tra la spiccata volumetria del corpo della donna e la riduzione della profondità di piano, ottenuta alzando la linea dell'orizzonte. Malgrado la sapienza compositiva, in occasione di una mostra parigina un critico definì questo dipinto "femmina di scimmia distesa su un tappeto da biliardo".



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La donna del re

1896
olio su tela; 97 x 130
Mosca, Museo Puskin
Il dipinto ritrae la tahitiana Pahura (una delle numerose compagne dell'artista) con una complessa tramatura di riferimenti stilistici e simbolici. Il modello è l'Olympia di Manet, combinata con la ieraticità enigmatica degli idoli indigeni. Lo sfondo, ricco di piante immaginarie, rimanda invece per ammissione di Gauguin a un’allegoria del Paradiso terrestre. Il pittore si riferiva a questo quadro nelle sue lettere come a una "Eva tahitiana".



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Nave nave mahana

1896
olio su tela; 94 x 130
Lione, Musée des Beaux Arts
Si tratta della prima allegoria paradisiaca dipinta da Gauguin, un genere coltivato negli ultimi anni che sarebbe culminato nella complessa macchina del Da dove veniamo? Chi siamo? Dove andiamo? E' stato il primo quadro di Gauguin ad entrare in una collezione pubblica francese, acquistato nel 1913 dal museo di Lione su segnalazione del grande storico d'arte Henri Focillon, che al tempo insegnava nell'Università locale.











"Palantir"
00martedì 11 novembre 2003 01:10







Autoritratto presso il Golgota

1896
olio su tela; 76 x 64
San Paulo, Museu de Arte
Gauguin lo dipinse durante il suo ultimo soggiorno tahitiano, quando era minato dalle malattie, ricoverato in ospedale per le piaghe alle gambe e la sifilide. L'autoritratto è caratterizzato da una forte pregnanza simbolica (il camice da degente, per esempio, sembra alludere alla tunica del Cristo), ed assume i caratteri di una sofferta meditazione personale. Il pittore infatti non lo destinò al mercato, conservandolo sempre con sé. Dopo la sua morte fu acquistato dallo scrittore Victor Segalen, che si era recato alle isole Marchesi per incontrarlo.



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Da dove veniamo? Chi siamo? Dove andiamo?

1897
olio su tela; 139 x 375
Boston, Museum of Fine Arts
Gauguin dipinse la grande tela prima del tentato suicidio del gennaio 1898, volendo lasciare dopo la morte quello che considerava un testamento spirituale di alto valore filosofico. Ogni elemento dell'iconografia ha infatti un valore simbolico, che rimanda a qualche aspetto del percorso della vita umana. La composizione, secondo un procedimento ricorrente nelle sue opere (specie nel periodo tahitiano), assembla e ripete elementi formali che già ricorrevano in opere precedenti.



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Ruperupe

1899
olio su tela; 128 x 150
Mosca, Museo Puskin
Gauguin dipinse questo quadro durante una delle frequenti crisi che lo spinsero ad abbandonare Tahiti per le isole Marchesi. Sotto la dimensione accattivante del paesaggio si nasconde infatti una sorta di allegoria cifrata della 'perdita dell'Eden' (l'albero dei pomi coi frutti sparsi a terra). Come succede spesso in questi anni, le figure del dipinto (ispirate al fregio del tempio buddista di Borobuduz) ricorrono in altre opere, come nella Pastorale tahitiana della Tate Gallery di Londra.








"Palantir"
00martedì 11 novembre 2003 01:14







Racconti barbari

1902
olio su tela; 130 x 89
Essen, Folkwang Museum
E' un'opera degli ultimi anni di vita del pittore. Trasferitosi ad Atuana (isola di Hiva Oa, arcipelago delle Marchesi), ha iniziato a occuparsi attivamente delle condizioni di vita e dei diritti delle popolazioni indigene, e coltiva un'attività di scrittore abbastanza intensa. I dipinti sono costruiti sempre più spesso seguendo uno schema arcaico 'a fregio'. In questo caso, l'interesse per le mitologie polinesiane cui allude il titolo è accompagnato da ricordi della sua vita precedente in Francia: nel quadro è ritratto Jacob Meyer de Haan, pittore olandese che nel 1889 in Bretagna era stato il suo primo allievo.



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Cavalieri sulla spiaggia

1902
olio su tela; 66 x 76
Essen, Folkwang Museum
E' una delle ultime opere dipinte da Gauguin. Nell'ultimo periodo della sua vita, alle isole Marchesi, l'artista abbandona qualsiasi compiacimento per le atmosfere esotiche che aveva incontrato nei suoi pellegrinaggi tahitiani (scompare anche l'uso del doppio titolo, in francese e in polinesiano), e si dedica ad una pittura d’asciutto ed essenziale vigore. Il tema dei cavalieri, che era stato caratteristico della stagione impressionista, sembra scelto anche come omaggio a Degas, la cui pittura lo aveva affascinato durante gli anni di formazione, e che per primo lo aveva invitato a partecipare alle mostre impressioniste.





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