Patteggiando - Riposi Ezlar [2/7] - INSERITA IN RIASSUNTO TOTALE RIPOSI

- Ezlar -
00venerdì 17 maggio 2013 19:16
Riassunto: Shynnyl torna da Ezlar, intento a pulire la propria ferita. La Jabbress, come d'abitudine, inizia a stuzzicarlo, puntando tutta la propria malvagità sull'acqua. Essa infatti serve al giovane per bere e detergere la ferita. Ma lui ne ha ancora un piccola scorta, quindi non si lascia sopraffare dalla Drow, che alla fine rovescia l'acqua a terra, sprecandola. Ma non c'è quiete, in quella Caverna, e la Iena cerca di ammansire il Rivvil, poco incline a piegarsi agli ordini altrui. Lui vorrebbe parlare con la Matrona, lei gli fa notare che bisogna comportarsi in un certo modo per conferire con lei. Quella precisazione porta Ezlar ad ammansirsi quel poco che basta per ricevere le informazioni necessarie e una mezza promessa di poter incontrare ancora la Ilharess. Prima di allontanarsi Shynnyl deposita sul petto del Rivvil un ragnetto di cui, non appena la piccola schizofrenica abbandona la stanza - lasciandogli inaspettatamente delle bende pulite -, cerca di liberarsi, senza ucciderlo.



Commento: E' una meraviglia ruolare con la Drowwa. Ci giocherei per ore se non temessi per la salute mentale di Ezlar, che anche questa volta le ha tenuto testa egregiamente, fino a un certo punto. Grazie per il nuovo coinquilino, Whisky il Ragnetto e, se la prossima volta non arriva un po' di pane per il povero prigioniero, si mangerà quello [SM=g27832]



SHYNNYL [Cunicoli] Si potrebbe sentire un leggero odore di fumo, su di lei, se soltanto si avessero sensi abbastanza fini da percepire una simile traccia. Altrettanti ce ne vorrebbero per sentire i suoi passi, così delicati da sembrare inesistenti [Sensi sviluppati]. Per un umano, in quelle ombre quasi solide sarebbe quasi invisibile. E' da poco uscita dal tempio, laddove ha sussurrato le sue preghiere, inneggianti alla grande Lloth. E' sbagliato pensare che la loro religione si consumi come ogni altra, la Triade, per esempio. Lì dove la crudeltà è un pregio, la carità una debolezza, ogni parola è votata al predominio della Dea Ragno e alla morte di ogni suo nemico. Sono suoni crudi, quelli della loro lingua, persino difficili da sentire perchè alzare la voce con Lloth è reato. Indossa un abito che non usa in altre occasioni, una veste succinta di veli neri ed arabeschi viola e rossi. Quelle decorazioni, quei colori, la indicano come una delle Sacerdotesse di alto rango, per chi conosce la gerarchia. Non servono oggetti particolari, tanto è sufficiente. Di ritorno dal suo ritiro, ha deciso di far prendere una boccata d'aria alla sua mente, recuperando nuova acqua e bende pulite per la nullità. Si spinge verso la sua cella, imbracciando un catino medesimo a quello del giorno prima, sorreggendolo con qualche fatica nascosta [Sotterfugio liv.3] con un solo braccio ora che la chiave torna a muoversi nella serratura, per aprirla.

EZLAR [ Caverna Ez ] Il buio sa essere un compagno pressante. Si insinua dappertutto: tra le pieghe dei vestiti e le rughe d'espressione che modellano il volto senza che ce ne si renda conto. La noia, invece, è una megera terribile: quella strazia e fa a brandelli l'anima, soprattutto di chi non è abituato all'ozio improduttivo. Ezlar non ha mai disdegnato di abbandonare le fatiche, ma mai si è lasciato soggiogare dall'immobilità improduttiva. E' tornato ad occuparsi della propria ferita. Non è certo che sia passato un giorno, per poterla rinfrescare di nuovo, evitando così la cancrena, ma non gliene importa. Deve dosare l'acqua rimasta nel catino, prima che quella finisca senza che la Jalil torni. Ha lentamente sciolto il nodo che gli bloccava le bende all'avambraccio, ed ora - come ha fatto quasi un giorno prima - si passa della stoffa inumidita sulle lacerazioni. Anche se il suo inconscio gli sussurra che è probabile che qualche creatura si annidi nell'ombra, lui lo ignora bellamente, per non cadere vittima dei propri timori. Per questo non è riuscito a chiudere occhio un solo attimo, anche se la stanchezza è forte. Il ritmo del suo respiro accelera appena quando la stoffa sfrega contro la pelle lesa, facendogli sfuggire un ringhio sommesso, in risposta alla fitta bollente che gli si espande lungo l'avambraccio. Non c'è nessuno ad ascoltarlo, ora: può abbandonarsi un poco alle debolezze umane che intaccano anche l'animo del più temprato dei Guerrieri. Poco male: lui non è più un Guerriero. Lo è stato in passato: ma quella orami è storia vecchia, che non gli appartiene più. Fa scivolare il panno sui segni della frustata, una, due, tre volte, per poi fasciarla con lentezza, senza sprecare le fasce pulite che gli son state concesse. In caso estremo è disposto anche ad usare la stoffa delle proprie brache, sicuramente più pulite della cenciosa coperta che giace inerme sul quel letto decrepito.

SHYNNYL [Caverna Ez] Ha sentito alcuni gemiti provenire dall'interno, contrariamente a lui che sembra non aver percepito, nelle sue fatiche, il suo arrivo. Nel buio lo cerca, per ora restando sulla soglia, inchiodando gli occhi color della pietra su di lui, indaffarato con la ferita. Sorride, aprendo uno spiraglio su quel viso libero dai capelli, raccolti in una intricata acconciatura tipicamente drowish. Quindi scivola dentro, chiudendosi dietro la porta, cercando di fare il minimo rumore possibile. Quel che basta per l'effetto sorpresa, per assaporare il senso di godimento che la pervaderebbe se la sua voce arrivasse inaspettata alle orecchie di lui, suadente ma decisa. ''Lieta di ritrovarti vivo anche oggi..'' esordirebbe, schernendolo, per appoggiare quanto ha portato con sè sul tavolo sbilenco ed usurato.

EZLAR [ Caverna Ez ] Vorrebbe fumare. Ora. Ne sente il bisogno. Anche se crede che, in quell'asfissiante Caverna potrebbe finire affumicato. Inarca appena la schiena, portando la mano sinistra verso il secchio, a coppa, e bevendone il corrispondente di un sorso: quell'acqua non va sprecata, potrebbe servirgli per giorni e giorni, e la ferita si infetta, se non si umetta sempre. Si passa una mano tra i capelli, lunghi fin oltre le spalle, prima di poggiare con cure le garze a cavallo del secchio e nascondere tutto sotto il letto. Come se qualcuno potesse rubargliele. Il Mondo gli ha insegnato che non si è mai furbi abbastanza e, a quanto pare, nel Sottosuolo serve una dose di astuzia in più. Si accorge troppo tardi che lei è sulla soglia. La Jalil. Meglio detta: la piccola schizoide dalla risata insopportabile. La porta cigola, aprendosi. Per un istante l'aria immobile ed umida si mischia con quella altrettanto stantia del Cunicolo e... fumo. Ecco. O forse i suoi sensi intorpiditi dal buio e dal silenzio lo ingannano? Non è certo che sia lei, ma il suo inconscio gli suggerisce di stare all'erta come fa solo in rare occasioni: quando si sente minacciato. Ecco, infine, la sua voce. Subdola come solo quelle piccole creature scure sanno essere. Scrolla le spalle, al suo saluto, mentre il suo ego si dibatte. °Dispiaciuto di trovarti viva anche oggi, piccola odiosa°, nel silenzio della propria mente si sfoga senza freni. [ E Perchè mai, Jalil? ] Domanda, avendo intuito lo scherno palese di lei, ma rispondendo in tranquillità assoluta, almeno per il momento. Ci riesce male, e già inizia a lanciare occhiate poco gentili ai suoi piedi, sintomo che prima o poi risalirà con lo sguardo per tutto il corpo, fino a cercare i suoi occhi. Avventatezza? Probabile. Ma lui è l'avventatezza in persona. Sente che ella poggia qualcosa sul tavolo: il suono che si riverbera sul legno parla da se, ed è ben udibile, nel silenzio. Si alza in piedi, facendo leva sul ginocchio sinistro con la mano del braccio buono, gagliardo, anche dopo aver disobbedito a modo suo ai dogmi impartitigli. Odia star seduto quando è in compagnia.

SHYNNYL [Caverna Ez] Non si lascia ingannare da quello che è soltanto il preludio del loro incontro. Lui replica pacato, ma già solo il fatto che parli senza aver chiesto il permesso di farlo è un errore. ''Prova a chiederlo nella maniera giusta, Ezlar..'' replica, vedendolo alzarsi senza avene timore, nonostante la stazza. Gli ha già spiegato quanto sarebbe inutile liberarsi di lei, tentare una fuga. E non erano bugie, non quelle di certo. Resta in piedi di fianco al tavolo, appoggiandovi un anca e sollevando una mano per sfiorare la superficie dell'acqua con un indice, distratta.

EZLAR [ Caverna Ez ] Calca il piede sinistro a terra, scaricando su quel gesto impulsivo la tensione che gli si accumula nel petto a velocità esorbitante. Neanche un respiro profondo serve a calmarlo, ora, mentre si sfoga teoricamente contro la Iena, lasciando a briglie sciolte la propria mente, tra impropri e bestemmie. Di solito con le giovani è galante quanto basta per farle proprie, ma con quella non gli passa nemmeno per la testa d'esser docile. Quella è una Jalil. E a suo inesperto parere della peggior specie. Non è mica una donna. Resta a fissare il pavimento - o quello che ne riesce a scorgere, nel buio -, senza inchinarsi o genuflettersi. Il giusto compromesso è eseguire gli ordini a metà: così non lascerà che l'altra ammazzi il proprio orgoglio e, al contempo, forse l'avrà vinta. [ Posso parlare, Jalil? ] Fin qui tutto bene. Ma quel vago sentore di fumo che l'altra si porta appresso ed il modo di porsi nuovo, per cui non è geneticamente predisposto, gli fanno dischiudere le labbra morbide, lucide dopo essersi dissetato, finalmente. [ Perchè non ammettete apertamente di volermi dare in pasto a loro, Jalil? ] ''Loro''. E' quello che ha detto lei. Aver usato del voi e non averla guardata negli occhi gli sembra anche troppo. [ Vi facevo più resistente, Jalil. Probabilmente qualche ora fa mi avevate minacciato di non tornare per settimane ] E' vero. Poi torna il silenzio, pensate. Parlare è una liberazione, dopo un tempo indeterminato rimasto in silenzio. Scorgere qualcosa che si muove appena nel buio è una distrazione accettabile per lo sguardo stanco del giovane. Inspira a fondo, piegando appena il capo verso la spalla sinistra, e lasciando che il crine scuro si smuova appena, a quel movimento. Scorge poco nulla, della Iena, e così la smette di fissare il pavimento: è quasi buio pesto lì, per lui. Ha la scusa di non sapere cosa sta guardando per concedersi la licenza di indagare le tenebre.

SHYNNYL [Caverna Ez] Continua a giocare con l'acqua, seppur guardando lui, attraverso il buio. Lui china la testa, domanda il permesso pur dandosi da sè l'opportunità di parlare, come la volta precedente. Ma se non basterà lei a piegarlo, la prigionia in quel posto farà la sua parte, senza dubbio. E' tutta questione di psicologia. La mente degli umani, laggiù, nella maggior parte dei casi si sgretola. Non cede alle sue provocazioni, lei, che ha avuto a che fare con ossi molto più duri di lui. ''Ritenta..'' afferma soltanto, in un filo di voce morbida come un abbraccio, mentre il dito bagnato si alza ad incontrare le proprie labbra nere. Un guizzo della lingua a raccogliere quella goccia in maniera lasciva, abituale, mentre lo guarda, con l'aria di una pantera consapevole di non aver fretta, perchè la preda è alla portata di un passo.

EZLAR [ Caverna Ez ] Quando il silenzio si fa più spesso lo sciabordio leggero dell'acqua con cui si diletta la piccola psicopatica inizia a solleticare l'udito dell'umano, stranamente sensibile dopo esser stato immerso in quella quiete quasi palpabile. I suoi sensi scattano, mettendolo all'erta. Mai suono è stato così gradito, per lui, qui. Ha ancora acqua a disposizione, nascosta nel catino sotto il letto. Ma ogni possibilità in può fa nascere il sui un desiderio con cui ha già avuto a che fare, in passato. Si chiama istinto di sopravvivenza, ed è una brutta bestia. [ Mai ] Gli ringhia contro di lei, forte di aver ancora una modesta scorta d'acqua. Un Rivvil poco docile, quello. A lui poco importa del proprio atteggiamento, ma si sta rendendo conto che il buio ed il silenzio lo stanno rendendo malleabile come metallo fuso. Mai, prima di allora, si sarebbe piegato a tanto: l'aver chiesto il permesso di parlare - ignorando ovviamente la risposta - è già abbastanza, per ora. Se è vero che ora è stato ceduto alla Matrona, la Jabbress potrà fare ben poco. [ Hai lì dell'acqua ] Ricomincia, iniziando un estenuante soliloquio con il proprio io. °Dov'è quella con la frusta? Questa piccola maledetta è un'insopportabile sanguisuga!°. [ Questo è il massimo che posso fare, Jalil. Se fossi stato nel mio elemento ti avrei già ammazzata ] Continua, mentre il labile confine tra i pensieri inespressi e quelli a cui vien data voce si assottiglia pericolosamente. [ Non puoi pretendere tutto subito. Perchè io non lo sto facendo con te ] Ricompensa. Gli ha promesso una ricompensa, una sorta di riscatto, ma ancora non si vede nulla di tutto ciò. [ Mi hai promesso qualcosa, Jalil ] Continua nella sua nenia irascibile. Basta un piccolo tocco e la polvere incendiaria che è quel giovanotto potrebbe esplodere. Glielo ricorda. Lo ricorda a se stesso, per costringersi a tacere. Così fa, ma con una grande fatica, serrando la lingua tra due chiostre di denti candidi e forti e chiudendo le labbra in un'espressione arcigna.

SHYNNYL [Caverna Ez] I suoi continui tentativi di ribellione, più che irritarla la divertono ulteriormente. Le sfide facili, quelle che si concludono in breve tempo, non sono abbastanza, considerato che nell'underdark c'è così poco da fare. Ecco perchè è tornata. Ride alle sue affermazioni, abbassando per un momento gli occhi al catino. ''E' evidente che tu sia più cieco di quanto non pensi..'' commenta, a proposito di quella ostentata sicurezza di poter prevalere su di lei. Solleva un sopracciglio, guardandolo, stupendosi del fatto che ancora non abbia capito la sua posizione. Non gli è dato, contrattare, nè chiedere qualcosa in cambio. ''Devo dedurre che questa non ti serve..'' aggiunge, prendendo la ciotola per andare a rovesciare l'acqua, fino all'ultima goccia, in sua direzione. Potrà sentirla fredda, tra i piedi, chissà che magari non lo aiuti a rinfrescarsi le idee. ''Così non puoi più dire che non ho rispettato quanto ho detto, contento?'' domanda, sogghignando, posando la bacinella vuota sul tavolo e scendendo subito dopo a sfiorare con le dita il pugnale appeso alla coscia destra. ''Vedi, Ezlar, tu pensi come un rivvil. E finchè sarà così, verrai trattato come tale..'' sussurra, fissandolo. La promessa che lui dice essergli stata fatta, benchè fosse soltanto uno specchietto per le allodole, può tornare a suo vantaggio. ''Dimmi, quale è stata la mia promessa, Ezlar? Ripeti le mie parole..''

EZLAR [ Caverna Ez ] Quella risata. Lo fa innervosire, terribilmente. Nemmeno dopo la ventesima volta che l'ha udita riesce ad abituarsi a quella sghignazzata ad Iena. Gli entra nella testa, nel cervello e nelle vece, scuotendogli il corpo e aizzandolo come un animale pronto a scagliarsi sulla preda. Sfortunatamente per lui, e gli secca ammetterlo, lì i ruoli sembrano essere all'opposto: lui è la cacciagione. La Jalil la cacciatrice. Salta a più pari la sua prima affermazione: ha bisogno di rifletterci con calma; una frase del genere contiene sempre risvolti inaspettati e lui risponde solo quando è sicuro. Almeno dal suo punto di vista. [ No ] Risponde fiero, gonfiando orgogliosamente il petto ampio. No. Quell'acqua non gli serve. Non sente l'acqua, perchè indossa ancora i pesanti stivali di cuoio che aveva addosso quando giunse a Barrington. Ma il suono dell'acqua che si infrange al suolo, quello non passa inosservato. [ Non posso liberarmi subito dal mio modo di pensare ] L'apostrofa. L'ha già fatto una volta. E' già cambiato quasi totalmente, in passato. E c'è voluto tempo. [ I Rivvil non imparano a suon di frustate. Ma con il tempo ] Parole sagge. Nemmeno le scudisciate ricevute da bambino, sulle Montagne, sono servire a mutare il suo animo. E ha ancora una bella cicatrice e ricordarglielo. Poi la Jabbress cambia discorso ed Ezlar si ritrova ad esserle stranamente, silenziosamente grato. Come dimenticare le sue parole? Le ha ripetute fino allo sfinimento nella propria mente, per non piegarsi sotto il carattere autoritario delle due Drow fino ad ora incontrate. Ricompensa. Ricompensa. Ricompensa. [ Conoscenza. Il Sapere che molti sottovalutano ] Immagina che ella abbia edulcorato la pillola, seducendolo con parole troppo desiderabili; ma ignora che forse la Jalil gli ha mentito dalla prima all'ultima parola. Poi soggiungere, non contento di quanto già riportato. [ Sei un uomo coraggioso, la tua tempra verrà ricompensata ] E non si è ancora pentito della propria audacia, che molti direbbero sconsiderata. Solleva un sopracciglio eloquente: questo basta? [ Mi avevi promesso qualcosa ] Ripete, lasciando implicito il soggetto preciso, già espresso nelle frasi precedenti. Se è ancora vivo un perché c'è. Se non servisse a nulla, lì sotto, se non si avesse in mente nulla per lui, certamente la Matrona l'avrebbe già ucciso a suon di frustate. E a lui va bene tutto, pur di tornare ad essere ''qualcosa''.

SHYNNYL [Caverna Ez] Le sue frasi per lei sono come un tappeto rosso, la confessione che lui stesso non si crede imbattibile, nonostante la boria ripetutamente dimostrata. Non che non ne fosse già certa, ad ogni modo. Un angolo delle labbra si inarca ancora, nel sentirlo ripetere le sue parole come uno scolaretto. Ci ha creduto davvero. Nutrimento per il suo ego, per la sua presunzione di perfetta bugiarda. Anche se, tuttavia, gli uomini come Ezlar, come Adhier, hanno solo di che ringraziare per aver ricevuto l'opportunità di sopravvivere nell'underdark. ''Esatto..'' replica, col tono accondiscendente, come soddisfatto. ''Ma sei tu che ti stai rifiutando di ricevere la tua ricompensa, Ezlar.'' spiega, facendo qualche passo silenzioso per avvicinarsi, piedi nudi sulla pietra fredda. ''La Conoscenza che nomini ha bisogno di un terreno fertile. Quello che tu offri non è abbastanza, adesso. Devi essere preparato..'' sussurra, quasi come potesse essere più quieta e cordiale oggi [Sotterfugio liv.3]. Se lui non dovesse allontanarsi, gli si porrebbe davanti, per sollevare la mano sinistra a cercare il suo mento, per spostarlo lentamente verso di sè, indirizzandolo verso il punto giusto, nel buio. ''Se il tuo guadagno tarda a venire, devi colpevolizzare soltanto te stesso..''

EZLAR [ Caverna Ez ] La rabbia scema, la tensione accumulata dopo tanto silenzio si scioglie lentamente, riemergendo di tanto in tanto, a tradimento. Non la vede perfettamente, ma il solo sentir la sua voce a debita distanza lo rassicura abbastanza da farlo osare un poco. [ Ho ancora un certo potere, su me stesso ] Sottolinea, lasciandola in parte vinta alla Iena. [ Ma voglio che sia la Jalil con la frusta a promettermelo. Che sia lei a promettermi che questa Conoscenza non è solo un miraggio ] Spiega, dopo un attimo di silenzio. Di lei si fida, in un certo senso. Perchè nel suo sguardo, seppur iroso, non ha scorto - per quanto ne è in grado - il barlume di follia che invece segue la Jabbress come una falena segue la luce menzognera. La chiama così, non sapendo nè il suo appellativo nè il suo grado. Scende a patti, come i ladruncoli delle vie più malfamate di Gibilterra. Quando ella gli si avvicina Ezlar percepisce il proprio corpo irrigidirsi, contro la propria volontà. E' difficile restare rilassati con quella pazzoide a pochi centimetri di distanza. Non la sente avvicinarsi, ma le ombre che fremono innanzi a se gli suggeriscono che qualcosa - la Drow -, è in movimento tra di esse. Muove un passo indietro, per precauzione, sommando ulteriore distanza tra se e la Jalil, pur non essendo certo che ella si stia davvero avvicinando. Le tenebre ingannano. La stanchezza ancor più. [ Non ho fretta ] le assicura infine, a un filo da lei, calcando con decisione ogni parola, sapendo che quell'ostentato orgoglio potrebbe costargli digiuno, frustate o poca acqua. E' fatto di quella pasta, lui. In passato non ha colpevolizzato se stesso nemmeno ad un passo dalla morte, perchè dovrebbe farlo ora?

SHYNNYL [Caverna Ez] Certezze. Vuole certezze lui, sintomi di quella malattia che si chiama umanità. Tra loro, termini come fratellanza, promesse ed amicizia non sono rari. Incomprensibili, per chi è in grado di uccidere un proprio familiare soltanto per la brama di potere, senza un solo rimorso e con il compiacimento della Dea. Lui si allontana e lei resta dov'è, ridendo silenziosamente nel vedere quanto lui abbia timore di lei, del suo tocco. Una visione che le farebbe venir voglia di torturarlo, inseguirlo, cercare di mettergli le mani addosso per vederlo rabbrividire. Anche Reidha è così, il suo corpo diventa teso, quando gli si fa vicino. E' estremamente appagante. ''La frusta..'' ripete con tono interrogativo, corrucciando le sopracciglia, salvo poi ridistendersi nel collegare soltanto successivamente la Matrona alla sua arma. Dunque vuole un accordo con la sua genitrice. Molto bene. ''Se è questo che vuoi, ti sarà concesso. Ma prima di avere un incontro con lei, devi imparare le buone maniere. Per parlare con una Matrona è necessario che tu metta in pratica quanto ti ho insegnato e non solo.'' spiega, sollevando le braccia ad unirsi sopra la propria testa tendendo i muscoli sottili, come una gatta oziosa dopo il riposino. ''Tu non sei pronto e temo che ti ci vorrà ancora molto, se continui di questo passo..'' lo informa, ancora. Ogni strada, mira ad ammansirlo, educarlo come uno schiavo. E ci riuscirà, ne è certa.

EZLAR [ Caverna Ez ] Un Rivvil non può pensare con la testa di un Drow. Un Drow non può pensare con la testa di un Rivvil. Ma chi è nel torto? Poche volte Ezlar si è aggrappato alle certezze. Persino tra la gente del Popolo in cui è cresciuto le sicurezze erano cosa rara. Però legittima. Erano un dono, un appiglio, qualcosa a cui affidarsi solo in casi estremi. Anche se quel giovanotto ha smesso di pensare come un Guerriero delle Montagne: quello è un caso estremo. La frusta. La frusta. Dannazione! Quel silenzio, dopo la breve constatazione della Iena, è straziante. Il solo pensiero di non esser stato colpito con un'arma conosciuta, lo infastidisce. E lui, di armi, pur essendosi rivelato pessimo ed eccessivamente impulsivo nell'impugnare una scimitarra, ne sa qualcosa. [ Una Matrona...? ] Domanda, pericolosamente in bilico tra domanda e affermazione. Quella con la frusta è una Matrona. Una creatura importante. Forse la più importante, laggiù. Gli sarà concesso. Bene. Quella frase in se è rassicurante, se non fosse che a pronunciarla è stata quella Drow folle. [ Come mi devo comportare con lei? ] Domanda, recuperando l'irruenza che prima di era dissolta. Con la Matrona potrebbe fare un'eccezione, forse. Quella possibilità è un microscopico spiraglio di luce nelle tenebre che lo circondano, un possibile punto a suo favore per avanzare una seconda richiesta, la più importante, quella che serba nel segreto del proprio spirito indomabile da quando è stato liberato dalla Ragnatela. [ Cosa intendi per ''non solo'', Jalil? ] Domanda ancora, mai sazio degli approssimativi dettagli che gli vengono forniti. Parla a lei - o meglio: a volte al pavimento a volte alle sue ginocchia - con tanta enfasi che alza il tono di voce, spropositatamente, sentendolo echeggiare contro le pareti della Caverna. Vuole sapere cosa gli possono insegnare, lì sotto. E' questo il martellante pensiero che lo rende così audace. Dopo anni di mal sopportata quiescenza il pensiero di esser nuovamente qualcuno torna a farsi largo nelle sue vene, assieme ad un sangue scrosciante. Ignora, come ogni altro Rivvil, le reali intenzioni di quella mente perversa. Il buio e la falsità di lei sono un incantesimo micidiale per il suo ego. Da ladruncolo, pescatore, mercante ed inserviente - nullità - che è stato si ritrova ad immaginare, di nuovo, qualcosa di diverso. E la sensazione è corroborante.

SHYNNYL [Caverna Ez] Domande, non più risposte, segno che ha fatto centro. Svelare un desiderio ad un drow, significa dargli accesso alla propria mente, conferire la possibilità di farsi manipolare. ''Con lei dovresti comportarti come ti ho detto di fare con me. Ma pare che tu sia lento ad apprendere..'' commenta, riabbassando le braccia ai fianchi, mantenendo una posa altera ma rilassata. ''Io sono l'unica che possa permetterti di incontrarla. A me è affidato il compito di giudicare quando tu sia pronto per un tale privilegio. Sempre ammesso che tu sia in grado, naturalmente..'' ironizza, iniziando a muoversi lentamente per la stanza, senza mai dargli le spalle, come una belva in gabbia. ''Finchè non ti comporterai con me come è dovuto, non ti sarà permesso incontrare la Ilharess.'' decreta, sebbene la scelta ultima di vedere il suo schiavo dipenda proprio da lei, la Matrona. Ma si guarda bene dal dirlo, la piccola Iena [Sotterfugio liv.3]. ''Quindi, Ezlar..cos'hai deciso di fare?'' domanda, vagamente retorica, come se la scelta fosse in qualche modo obbligata.

EZLAR [ Caverna Ez ] Rimane ad ascoltarla. E, cosa ancora più incredibile, durante l'intero discorso della Iena, non si lascia sfuggire una sola parola. Il suo volto dai lineamenti forti è corrotto appena da un vago sentore di impazienza. Per la prima volta da quando la Jalil ha messo piede in quella Caverna, Ezlar vuole che se ne vada. E' una sensazione, istintiva, primigena: quella di non esser certo di poter sopportare oltre... se stesso. Se sente ribollire il sangue nelle tempie, confuso. Quella sensazione non gli piace, è una provocazione verso la propria alterigia, e gli da alla testa. Con il tempo il suo caratteraccio da giovane Principe si è ammorbidito, conservando però i tratti peculiari, così che serve molto per farlo stare in riga. In qualsiasi caso. Probabilmente dice la verità: lei e la Matrona sembravano molto... intime. Ilharess. Matrona. E' la stessa cosa. Ghermisce con avidità quelle informazioni. [ Va bene ] Una constatazione, senza alcuna vena d'arrendevolezza. Tutto - o quasi - pur di incontrare ancora la Matrona. Lo sguardo del giovane, della stessa tonalità del metallo fuso, indugia per qualche attimo osservando il mento nero della Jalil. O quello che le sembra tale. Poi il naso. Poi gli zigomi dalla curva elegante. Si sposta con lentezza su quei lineamenti, resi vaghi dalle tenebre umide che li abbracciano. Perfino l'odore di fumo è sparito. Perfino la ferita non pulsa più così insistentemente, sotto le bende nuove. Forse non sarà vero che quella Drow è l'unica a cui è permesso avvicinarsi tanto alla Matrona, ma sicuramente è vero che può farlo. E lui deve chiedere una cosa alla Ilharess. Forse osando troppo. Ma almeno provandoci. Ora che sa di cosa è capace quella creatura, presterà la dovuta attenzione a lei e alla sua frusta. Una fustigata non è piacevole in nessun caso. [ Va bene, Jalil ] Ripete ancora. [ Ora spiegami ] Si riferisce a ciò che ancora non gli è stato spiegato.

SHYNNYL [Caverna Ez] Si avvicina ad una delle pareti dalle mille sfaccettature, appena smussate dal tempo. Quello che lì dove si trovano sembra scorrere lentamente, mangiando anima e corpo, meno che quelli di chi vi ha trovato dimora. Allunga una mano, col palmo verso l'alto a sfiorare con le unghie la roccia per permettere ad un piccolo ragno di salirvi sopra, solleticando la sua pelle scura. Un messaggero di Lloth che la raggiunge, coincidendo con l'intervento dai toni molto più arrendevoli di Ezlar, verso cui torna a voltarsi. Resta nel suo silenzio più del dovuto, rapita dalla sua ossessione per quelle creature così piacevoli, così perfette. Accarezza quel ragnetto con una gentilezza che non sembra nemmeno sua, passando sul suo dorso il polpastrello dell'indice libero. Ammirazione, la sua, innegabile. Più di quella di ogni altro drow. ''Innanzi tutto, mostrami di essere meritevoli dei miei insegnamenti..'' lo incentiva, ancora, tornando a guardarlo. L'ennesima richiesta di darle gli onori che merita, in quanto jalil, Jabbress Yathrin nonchè ormai unica erede della Ilharess in persona. La seconda autorità nella scala gerarchica all'interno di quel popolo scuro, dall'anima corrosa.

EZLAR [ Caverna Ez ] La sente muoversi, spostarsi, ma ignora cosa stia facendo. Non può nemmeno immaginare cosa stia covando in quel momento la mente perversa della Jabbress. E lei sta zitta. Non gli piace che stia zitta: quando non parla non capisce se si trova distane o vicina. Perchè non parla? Perchè continua a tacere, quella piccola schizoide? Infine parla, e le sue parole non sono poi così inattese. E' difficile da credere che in un corpo così piccolo si possa comprimere tanta sprezzante alterigia. Così come è difficile credere che quel giovanotto grande e grosso, adulto, possegga una testardaggine tale da tenderlo insopportabile ai più. °Ma che insegnamenti!?° [ Mi avete detto due cose in croce, Jalil ] Le fa notare. [ Comunque ve ne sono grato ] Solo perchè così potrà assicurarsi la possibilità di parlare con la Matrona, nulla più. Inspira a fondo, raddrizzando le spalle e continuando a far scivolare il proprio sguardo scuro nell'ombra, zigzagando come alla ricerca di un insetto, ai suoi occhi invisibile. Ignora il reale legame che la lega alla Ilharess, ma anche conoscendolo - probabilmente - non cambierebbe troppo i suoi atteggiamenti. Durante le due visite favoritegli dalla Iena, pur essendosi mostrato indisciplinato com'è per natura, non ha mai riportato danni fisici, e ciò gli suggerisce che con lei può spingersi un po' oltre, tenendole testa. Con calma. Ciò che non ha ancora constatato sono i danni psicologici, più sinuosi e quasi invisibili, inizialmente. Ricompensa. Ricompensa. Ricompensa. Anche la labile possibilità di poter abbandonare il proprio stato di nullità lo rende più docile di quanto non vorrebbe essere. I giochetti mentali sanno essere molto efficaci, se ben studiati. E presto - o tardi, poco gli importa - potrà parlarne con la Matrona.

SHYNNYL [Caverna Ez] Molto meglio, così. Il guinzaglio si accorcia, sotto i suoi strattoni, il cagnolone comincia ad allentare la foga. Sorride, diretta al ragnetto, come fosse complice della sua riuscita. E sicuramente lo è, nelle sue convinzioni, nelle quali Lloth è contenta del suo operato. Per ora, perchè il favore della Dea è altalenante, sempre incerto. Ignora i pensieri che frullano nella testolina di Ezlar, pur sapendo di essere una brava burattinaia. Lo è da sempre. Quando da bambina metteva zizzania tra la genitrice e la gemella, per guadagnarsi la soddisfazione della Matrona per sè. O quando ha mentito sul fatto di aver rischiato di subire contatti indesiderati da Adhier, per farlo punire. E ci è riuscita, sempre. E' una maledetta e le piace esserlo. Per di più, se servisse, non le occorrono armi. Quella sua testa è in grado di muoversi in maniera molto più esplicita e con estrema facilità, ormai. ''Oltre quanto ti ho spiegato, dovrai parlare sempre e solo se interpellato, rispondere nei limiti del necessario, senza perderti in sciocchezze. Men che meno in ironie o offese, perchè quelle ti costerebbero senz'altro la morte, nel peggior modo che tu possa pensare..'' ridacchia, perdendosi qualche istante ad immaginare una scena di suo gradimento. ''Dovrai fare qualunque cosa ti sia ordinato, senza obiezioni. E in ultimo..'' una pausa, mentre tenta nuovamente di avvicinarsi e allungare la mano che ospita il ragnetto perchè quello salga sul petto nudo di Ezlar. ''..non osare offendere o fare del male a queste splendide creature..mai.'' lo ammonisce, con più intensità, ora, come se quell'accortezza fosse la più importante. Il rivvil avrà certo notato la quantità di ragni al cospetto della Ilharess, come sudditi ben ammaestrati. Eppure, la Matrona stessa li serve e li accudisce, con più delicatezza di quanto non abbia fatto con le figlie. Perchè sono discendenti di Lloth, suoi prediletti. ''Impara bene queste regole, Ezlar. E fa amicizia con lui, ti servirà..'' aggiungerà soltanto, sogghignando, per allontanarsi. Nessun'altra parola, mentre si avvicina al tavolo, prendendo a sè il catino e lasciando soltanto le bende, sul tavolo. Niente cibo, oggi. Quindi si avvicinerà alla porta, riaprendola, come lui potrà sentire, scivolando fuori, lasciandolo nella sua alcova vuota, inutile, umile.

EZLAR [ Caverna Ez ] La ascolta, inizialmente scettico, inglobandone gli insegnamenti. Alla fine è riuscito ad avere quel che desiderava: una chiave per preservare la propria incolumità - e si spera - al cospetto della Matrona. Scrolla appena le spalle indolenzite, continuando a tener d'occhio le tenebre che lo circondano, in attesa del minimo fremito. In quel piccolo spazio chiuso e umido si sta consumando una lotta per la sopravvivenza. Solleva appena un piede, pronto ad arretrare, quando la sagoma indistinta della Jabbress agita le ombre che le si sono condensate addosso, avvicinandosi al giovane con rapidità. Egli non riesce ad allontanarsi abbastanza, ingannato dal suo braccio teso e dalla velocità di lei. Il ragnetto sale indisturbato sul suo torace ampio. Le sue zampette gli pizzicano la pelle in maniera sopportabile, ma scatenano il lui una sensazione incontrollabile, che mai oserebbe definire affanno. Non odia i ragni, anzi: gli trova affascinanti. Ma aborre ogni cosa - vivente o morta - che sia stata a contatto con lei. [ Non mi toccare ] Sibila a denti stretti, ma ormai il danno è fatto. Rimane immobile, quando lei si allontana, guardando con occhi truci laddove pensa vi sia la porta. Niente cibo oggi. Ma le bende pulite sono un dono inaspettato, davvero gradito, da Ezlar, che pensava di non riceverne più in assoluto. Quando ode la porta richiudersi si muove appena nella stanza, carponi, assicurandosi che quella Creatura maligna non l'abbia tratto in inganno e sia rimasta lì, facendogli credere il contrario. No, non c'è. E' uscita per davvero, lasciandolo chiuso all'interno. Solo allora, solo, inizierà una docile guerra contro il ragnetto, cercando di sbarazzarsi di lui senza ucciderlo o ferirlo, per cercare di depositare il suo nuovo coinquilino da qualche parte della Carverna, sperando che non torni presto a pizzicargli il petto nudo.



geerhia
00venerdì 17 maggio 2013 19:27

Grazie per il nuovo coinquilino, Whisky il Ragnetto e, se la prossima volta non arriva un po' di pane per il povero prigioniero, si mangerà quello



Così poi io mangio te!


Così poi io mangio te!

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