Parigi: "l'ironia del banale" di Roy Lichtenstein

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vanni-merlin
00domenica 19 agosto 2007 08:46
Parigi: "l'ironia del banale" di Roy Lichtenstein

di Giovanna Canzi


Galleria fotografica: www.multimedia.ilsole24ore.com/fotogallery/19ec4dd0-4c1b-11dc-ba23-00000e251029/19ec4dd0-4c1b-11dc-ba23-00000e2510...



Quando gli domandarono come mai avesse rotto con il passato e avesse cominciato a utilizzare i personaggi dei fumetti come soggetto delle proprie opere, rispose: «Per disperazione: tra Milton Resnick e Mike Goldberg (due pittori astratti americani) non era rimasto alcuno spazio libero». Così Roy Lichtenstein - oggi in mostra alla Pinacothèque di Parigi - eleggeva la necessità a musa del suo successo. Artista di spicco della Pop Art, Lichtenstein con il suo carico di Donald Duck e Mickey Mouse riuscì persino a oscurare quel genio di Andy Wahrol, facendo sì che i suoi fumetti (al contrario di quelli dell'insigne collega) fossero accolti dalla prestigiosa galleria di Leo Castelli. Organizzata dalla Fondazine Roy Lichtenstein di New York e dalla Fondazione Juan March di Madrid, l'esposizione parigina "Roy Lichtenstein: Évolution" con le sue 97 opere cerca di ricostruire le diverse tappe, che condussero l'artista americano alla fama. Borghese di New York, classe 1923, Lichtenstein prima di trovare quello stile, che gli permise di dedicarsi unicamente alla pittura, consegnandolo al prestigio internazionale, traeva dall'insegnamento la sua fonte di sostentamento. Così fra un'opera cubista e un'altra astratta, tentava di inserirsi in un ambiente elitario e raffinato, governato dai dripping di Jackson Pollock e dai combine paintings di Robert Rauschenberg. E' alla fine degli anni Cinquanta che, finalmente, giunse l'intuizione: prendere le carte dei chewing-gum come fonte di ispirazione e disegnare, ingrandendole, quelle allegre figurine, che così divertivano i bambini americani. Pura espressione di una cultura di massa, da ora in poi i suoi soggetti prenderanno le fattezze dei personaggi di Walt Disney, dei protagonisti degli annunci commerciali o avranno il volto noto di temi, luoghi od oggetti già trattati dai giganti dell'arte. Una volta, infatti, trovato il suo stile e il suo territorio d'azione - immagini ingrandite e dilatate, contorno nero e ben definito, colore disomogeneo, come nella stampa di scadente qualità, per la presenza di una grossolana puntinatura, ottenuta con la sovrapposizione di un retino metallico con fori appositi - Lichtenstein applicò questo linguaggio a diversi temi, destreggiandosi fra un fumetto e un quadro di Picasso, fra una trabeazione greca e una natura morta. Sia che tratteggiasse il profilo di formose pin up, sia che rielaborasse le opere di Claude Monet, di Paul Cézanne o di Carlo Carrà (ormai divenute espressione di una cultura massificata, perché riprodotte in serie su cartoline e poster), l'artista americano con il suo occhio irriverente e beffardo, giocava con le icone del tempo, mettendo in luce i meccanismi di una società governata dai consumi. Dai primi dipinti, che rappresentavano dei semplici oggetti di uso comune - come la palla da golf o la lente di ingrandimento - fino alle composizioni più articolate degli anni Novanta, Lichtenstein, senza alcun intento critico, si ispira continuamente alla banalità del mondo, sottolineando come «la Pop Art è rivolta al mondo: cerca di accettare la realtà circostante che non è né buona, né cattiva, ma semplicemente diversa, un'altra condizione mentale». Rivolta a un arco di tempo compreso fra il 1966 al 1997, tra pittura, grafica e scultura, l'esposizione presenta anche un film realizzato da Lichtenstein nel 1970, incentrato sui paesaggi marini e direttamente legato a una serie di collages realizzata negli anni '64-'66, di cui un esemplare è presente in mostra.

Roy Lichtenstein: Évolution
Pinacothèque de Paris
Fino al 23 settembre 2007
www.pinacotheque.com




da: www.ilsole24ore.com/art/SoleOnLine4/Tempo%20libero%20e%20Cultura/2007/08/mostra-Lichtenstein-parigi-canzi.shtml?uuid=e27a52d0-4c19-11dc-ba23-00000e251029&DocRulesVie...

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