Padova :criminalità, colpito un commerciante su tre

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Confesercenti
00domenica 27 febbraio 2005 17:50
Emerge un quadro preoccupante dal sondaggio effettuato fra oltre trecento iscritti della Confesercenti sulla sicurezza in città e provincia

Il 28\% dei negozianti ha intenzione di acquistare un?arma per difendersi, per il 65\% i reati nel 2004 sono aumentati
Un commerciante su tre ha subito un furto, sei su cento hanno un'arma e altri ventotto hanno intenzione di acquistarla, sessantaquattro ritengono Padova - città e provincia - per niente sicura e sessantacinque sono convinti che la criminalità sia aumentata. È un quadro a tinte cupe quello che emerge dall'ultimo sondaggio sulla sicurezza al quale hanno risposto trecento commercianti associati alla Confesercenti. Il 40,9 per cento chiede un maggior controllo del territorio da parte delle forze dell'ordine, indicando nell'istituzione del poliziotto e del vigile del quartiere la migliore soluzione (59,6 per cento), mentre il 30,6 per cento vorrebbe pene certe per chi delinque e una giustizia meno lenta.

«Alcuni dati che emergono da questo sondaggio - sottolinea il presidente della Confesercenti Nicola Rossi - preoccupano in modo notevole. In particolare, se da un lato viene confermato che il primo problema per i commercianti è quello della sicurezza, dall'altro risultano sicuramente delle novità il fatto che ben il quarantadue per cento degli intervistati sospetta che esistano organizzazioni criminali, il 16,3 ritiene che sia ritornata l'usura e il 28,4 pensi di acquistare un'arma per l'autodifesa».

Se il 55,3 ritiene la nostra provincia poco sicura e il 9,2 per cento per niente sicura, il 34 per cento la considera abbastanza sicura mentre appena lo 0,7 la valuta sicura o, addirittura, molto sicura. Per il 65,2 per cento la criminalità è aumentata, per 21,3 è rimasta uguale mentre solo per il 6,4 è diminuita rispetto al 2004. E nel corso degli ultimi dodici mesi il 66,7 degli esercenti è stato vittima di un reato: nel 67,4 per cento di un furto, compiuto o rimasto tentato, il 26,1 per cento di una rapina, il 2,2 ha subito percosse riportando lesioni.

Ma ad essere nel mirino non sono solo i commercianti che si trovano comunque inseriti in un tessuto sociale strappato in molti punti da una microcriminalità diffusa. Gli associati alla Confesercenti hanno sottolineato che il crimine più frequente nel quartiere dove hanno la loro attività è il furto - dall'autoradio all'intera vettura, dalla bicicletta al motorino - nel 34,9 per cento dei casi, seguito dallo scippo (25,1 per cento) e dalle rapine (10,6 per cento). Ai delitti si aggiungono i fenomeni dello spaccio di sostanze stupefacenti (9,4 per cento) e della prostituzione (7,7 per cento).

Come intervenire? Già detto della richiesta di un maggiore controllo da parte delle forze dell'ordine e di pene certe e giustizia meno lenta, il 17 per cento ritiene si debba limitare l'accesso degli extracomunitari, il 6,8 crede sia preferibile avere un sistema d'allarme, il 3 per cento pensa potrebbe aiutare maggiore solidarietà tra vicini l'1,7 per cento crede sarebbe bene avere un cane da guardia o un'arma. Il 40 per cento vorrebbe venisse installata una videocamera nei punti più insicuri della città e il 2,8 per cento vorrebbe la liberalizzazione dell'uso di armi da difesa.

«La sicurezza - aggiunge Nicola Rossi - non solo è il problema prioritario per i commercianti, ma rappresenta anche uno dei problemi di più difficile soluzione. La desertificazione di molte vie della città e di alcuni centri storici della provincia aumenta il senso di insicurezza in chi vi transita e vi lavora, rispetto ai fenomeni criminali quelle del commercio sono categorie di frontiera condividendo spesso l'accesso dei loro negozi con i marciapiedi o vie dove forte è la presenza di criminalità diffusa, ancora recenti atti criminosi che hanno colpito la persona prima che il patrimonio contribuiscono ad accrescere la nostra paura. Il problema sicurezza è anche un problema culturale e che per tale motivo deve essere affrontato anche con un maggiore coinvolgimento dei nostri imprenditori, e rispetto al quale occorrono interventi in sinergia tra forze dell'ordine, categorie economiche ed amministrazioni pubbliche e locali».

Egle Luca Cocco
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