Ci sono viaggi che, in virtù dell' impegno richiesto, meriterebbero di essere intrapresi a fine stagione,
quando il fisico ben allenato sarà in grado di reggere meglio allo sforzo.
Però ci sono momenti in cui la voglia di essere lontano diventa quasi una necessità.
E allora pazienza, se le quattro ore diventano cinque, se la fatica si fà sentire a livello dello stomaco,
se le brevi soste si susseguono con sempre maggiore frequenza.
Ed i ruoli si invertono, oggi è Mattia che sta davanti.
E' il primo monito del tempo che avanza, lento ma inesorabile come i miei passi.
Poi, finalmente casa.
L' espressione contrita lascia lo spazio ad un sorriso quando, aperto l' uscio, ci accorgiamo di un imperativo divieto.
Un veloce spuntino consumato sulla Kompass allevia la fame durante la ricerca di quell'improbabile bocchetta
che ci consentirà, l'indomani, di proseguire il nostro cammino.
Subito dopo a pescare, pesci piccoli, come piccoli ci sentiamo noi sul fondo di questo enorme catino di rocce.
Ma è soltanto una sensazione fisica, perché, al contrario, la mente si espande ad abbracciare l'immensità degli spazi,
e nello stesso tempo in cui ti senti assorbire dai sassi sotto gli scarponi, la precisa sensazione di essere quì da sempre
e di essere dentro tutto ciò che ti stà intorno.
Un sonno confortevole e caldo ci ruba le prime luci dell' alba.
Quando abbandoniamo la capanna, il sole è già lì che ci aspetta, per accompagnarci ai piedi di quel cono infernale
solcato da una labile traccia.
Sono soltanto un centinaio di metri di prato quasi verticale e le mie responsabilità mi pesano sulle spalle dieci
volte lo zaino che porto.
Col naso incollato alle sue suole e le mani aggrappate ai ciuffi d'erba, seguo con lo sguardo ogni suo passo,
sprecandomi in infinite raccomandazioni.
Una distrazione non lascerebbe scampo.
Per fortuna questa situazione stressante dura poco e le giustificate paure prendono il volo insieme al mio espiro
non appena raggiunta la sella.
Da qui la discesa alla seconda bocchetta, barcollando sull' instabile ganda, senza uno straccio di sentiero,
cercando la giusta direzione indicata dall' intuito e da qualche sparuto ometto.
Un vero peccato raggiungerla in pieno controsole.
Queste tre perle avrebbero meritato un quadretto migliore.
Approfittando di una ludica sciatina fuori stagione
raggiungiamo la prima lacrima caduta nel giardino dei fiori,
capace di regalare ancora qualche fruttuoso momento di pesca,
per poi abbassarci verso le dighe.
Una strana idiosincrasia...
Non lo so ... saranno forse quei muraglioni di cemento, la mano pesante dell' uomo, i "minimi deflussi vitali" troppo
spesso rimasti soltanto sulla carta, lo sfruttamento indiscriminato di ogni goccia di quest' amata Valle,
o forse anche la stanchezza che torna prepotente a farsi sentire.
Giusto il tempo di lasciare un ardito sul fondo, di vedere un bell' inseguimento, una slamata sul bombix...
Può bastare così.
Ora resta soltanto il tempo per il riposo.
E rincorrendo i momenti vissuti in questo week-end, un pensiero giunge veloce ad un immenso
ciccio-kiesa,
amico di un nuovo mattino, e artefice dell' insperato dono col quale ho acceso i colori dei rododendri e del cielo.
Grazie ancora Fede,
un abbraccio.
Tirapopper
NOTE:
QUOTA LAGO: mt. 2.504 s.l.m.
AVVICINAMENTO: h. 5:00
QUOTA MAX: mt. 2.621 s.l.m.
DISLIVELLO: mt. 1.594
CATTURE: una ventina di trotelle 26-28 cm., un paio sui 30 cm., + le solite pischelle
PANICO & STRESS: 15 min.
FATICA FISICA: troppa