PAROLE

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merlino celtic
00mercoledì 7 giugno 2006 13:30
...parole scritte,
leggère e cattive
come dardi
scoccati contro vento.
E pensare
che vidi morire
la madre del sospetto
e della gelosìa
in fondo
a un campo di bocce,
tra orologi
avidi di tempo
e richiami
di dolcezze lontane
macchiate di risentimento...
E pensare
che mi compiacevo
delle mie verità assonnate,
ma sincere e chiare
come acqua di giovane ruscello.
Ma forse
la loro luce
naufragava, piccola,
sulle scogliere
di un buio impenetrabile,
e il loro canto
non si udiva
oltre le barriere
dell'astio
e della gelosìa...
E ora scrivo canzoni
che MAI
avrei voluto scrivere.
E ora coltivo parole,
tra aridi solchi di tristezza,
leggère e cattive,
come dardi
scoccati contro vento...

Giorgio
<p><font class='xsmall'>[<i>Modificato da merlino celtic 07/06/2006&nbsp;13.49</i>]</font></p>
Y A M A
00mercoledì 7 giugno 2006 14:33

"E ora coltivo parole,
tra aridi solchi di tristezza,
leggère e cattive,
come dardi
scoccati contro vento... "


bella ed efficace questa chiusura:
ciao
yama
GocciaDiParadiso
00mercoledì 7 giugno 2006 16:03

CARO GIO

Un inizio che si adatta a tantissime persone... sia dal reale che in lettere, addirittura on line... mi fai tornare in mente una piccola discussione con una mia conoscenza avvenuta ieri... x una gif.
MOLTO SIMPATICA questa Poesia...anche se.......... [SM=g27989] decisamente "maschilista"... per tuaaa fortuna non sono la tua dolce metà ....io le bocce te le farei scoradare [SM=g27995] ..... ma capisco....lo sport è sport... rimango dell'idea che dovreste essere ricambiati della stessa moneta [SM=g27985] ed essere lasciati soli negli altri gg.... andando al cinema. al teatro o al ristorante con le amiche, della serie par condition.
Ci vorrebbe un reply adatto in poesia... ma nn sono così brava mi spiace devi accontentarti di ciò che ho scritto

[SM=g28003]

lemieparole
00mercoledì 7 giugno 2006 17:49
la chiusa già sottolineata da yama è davvero molto bella



gianni
treA
00mercoledì 7 giugno 2006 18:25
" E pensare
che vidi morire
la madre del sospetto
e della gelosìa
in fondo
a un campo di bocce,
tra orologi
avidi di tempo
e richiami
di dolcezze lontane "


Già! ma la vita segue un grafico imperscrutabile e bizzarro: tutto è perennemente in movimento e il più delle volte non ci rendiamo conto che le nostre mani stringono il nulla, che i nostri forzieri sono vuoti...

" E ora scrivo canzoni
che MAI
avrei voluto scrivere.
E ora coltivo parole,
tra aridi solchi di tristezza,
leggère e cattive,
come dardi
scoccati contro vento..."


E' triste ma è proprio così: l'unica cosa che veramente ci appartiene è lo sfogo attraverso le parole... [SM=g27992]
Molto bella e da me profondamente sentita! [SM=g27993] [SM=g28002] [SM=g28002] [SM=g28002]
VERSOLIBERO
00mercoledì 7 giugno 2006 19:55
Ehi, ma che ti sei immalinconito...? E io che aspettavo un'altra fiaba tutta rosa e rose, o verde come i prati e con qualche animaletto complice! Ok, se questa volta come dice Magda non si sorride, sarà per la prossima volta, ma qualunque sia lo spunto, c'è sempre la mano del poeta, a trasformare le parole in poesia!

Ciao
Ros
merlino celtic
00mercoledì 7 giugno 2006 23:20
Grazie per la lettura.E' singolare come i due "maschietti" evidenzino l'aspetto "tecnico" della poesìa, mentre le "ladies" manifestino espressioni che vanno oltre la forma.
Vedrò quanto prima,Rosanna, di raccontare qualche fiaba con prati verdi e magari qualche animaletto briccone.
Tina, hai perfettamente ragione.La vita è talmente ricca di imprevisti e mutazioni che nel momento in cui credi di essere nel "giusto" qualcuno ha già eretto nuove croci alle quali...legarti!Anche se, per quanto ti sforzi, non ne capisci il motivo, ma tant'è...
A Magda voglio raccontare la storia di uno dei miei primissimi amori:le pesche.Mi innamorai di loro appena le conobbi, da bambino, al punto che andavo persino a rubarle nell'orto del parroco.Detestavo, è vero, quell'OSSACCIO che portavano dentro, e che toglieva spazio alla polpa, ma poi capii che quella "cosa" era parte integrante del frutto, e se amavo le pesche dovevo accettarle così come erano state create.Senza quell'osso, ingombrante e fastidioso non sarebbero state pesche, ma qualcos'altro.Così continuai a rubarle nell'orto del parroco.Qualcuno mi disse che quell'osso conteneva una minima parte di cianuro, ma che importava? Ormai avevo capito che amare una pesca voleva dire amarla così com'era, osso compreso...

Giorgio
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