PARMA - Goya: la maturità rivoluzionaria nei ritratti di corte

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vanni-merlin
00domenica 24 settembre 2006 11:24
Goya: la maturità rivoluzionaria
nei ritratti di corte

22/9/2006
di Marco Rosci

Con l'ampia misura di una trentina di dipinti e della serie delle 80 incisioni dei Caprichos, la mostra curata da Simona Tosini Pizzetti con catalogo Silvana è un esempio di alta intelligenza di quellemostre- dossier di arte antica e moderna che da qualche decennio illustrano soprattutto la cultura critica e didascalica francese dei musei maggiori e minori.

In questo caso il fulcro è il cruciale capolavoro del 1783-84 del Goya ritrattista, pervenuto alla Fondazione Magnani Rocca nel 1974, rappresentante la Famiglia dell'infante don Luis di Borbone, fratello di Carlo III di Spagna. Opera cruciale in più sensi: documenta l'ingresso a corte, tramite il conte Floridablanca il cui ritratto è anch'esso esposto, del trentottenne pittore dopo otto anni di lavoro, con splendidi risultati ma «artigianale», ai cartoni dell'arazzeria reale, alla quale era stato ammesso da Mengs; e documenta soprattutto la definitiva maturità rivoluzionaria, in senso sia formale che psicologico, di libertà pittorica in direzione della realtà e della penetrazione illuministica nel romanzo della psiche e del sentimento.

In un frammento sui ritratti di Goya, Ortega Y Gasset indica il Ritratto di Floridablanca, che pure è coevo o immediatamente anteriore alla Famiglia di don Luis e in sè ricchissimo di sontuosi valori pittorici nell'abito di parata del conte, come prodotto estremo di stilizzazione accademica nel solco italiano romano di Batoni e di Mengs. L'Europa illuministica domina invece nella severa e intimistica «conversation piece» all'inglese a lume di candela, per la quale giustamente Pérez Sanchez ha proposto confronti con il grande Wright of Derby, maestro della rivoluzione scientifica e industriale inglese ancora oggi non sufficientemente pregiato.

D'altra parte, il quadro Magnani parrebbe fornire modelli a Kubrick per gli interni notturni di Barry Lindon, film illuminista contemporaneo per eccellenza. Dopo questa immersione nella verità di lume e di psicologia, che riemergerà quasi due decenni dopo nell'angosciante regalità senza qualità della Famiglia di Carlo IV, Goya svolterà nella luminosità astratta e senza tempo dei suoi nobili manichini-fantasmi materiati di puri valori pittorici, sparsi con la cortigiana «sprezzatura» di Baldassarre Castiglione ancora intatta e immobile dopo due secoli e mezzo. Essa è esemplata in mostra dalla Marchesa di Pontejos dalla National Gallery di Washington e dalla surreale Famiglia dei duchi di Osuna del Prado, di fronte alla quale il riguardante è ammaliato dall'ossessione delle 12 pupille di padre, madre e quattro figli che lo fissano.

Prima della travolgente sala di Goya quelle dedicate alla sua formazione accademica e ai precedenti ritrattistici ne evidenziano la svolta rivoluzionaria. Annibale vincitore sulle Alpi, inviato da Roma al concorso accademico di Parma del 1771, è un balletto in rosa, biancoceleste e azzurro fra rococò e incipiente classicismo. La fredda eleganza della tradizione accademica trionfa nel Carlo di Borbone di Mengs della Galleria di Parma e nella Giacinta Ruspoli Marescotti Orsini del Benefial della Fondazione Cini di Venezia, in cui il pallido manichino femminile, con la parrucca bianca ornata solo da una piuma nera,è un puro e semplice supporto per l'enorme abito nero bordato dall'alto in basso da undici coppie di pelli di ermellino.

La dignità del genere è rappresentata da Pompeo Batoni con il singolare rettangolo del ritratto- allegoria- natura morta di boudoir di Girolama Santacroce come Vanitas e la classicità illuministica internazionale dell'inglese John Staples, nella semplicità del «frac coat» rossoviola e giallo, ai piedi della statura dell'Ares Ludovisi. L'altro e più vitale volto dell'illuminismo, quello antropologico illustrato da Hogarth, emerge nella caratterizzazione «caricata» del Contratto nunziale di Gaspare Traversi della Galleria Nazionale di Palazzo Barberini e soprattutto nel gioiello della Galleria Nazionale di Parma in cui il tedesco «europeo» Zoffany nel 1778 ha illustrato illusionisticamente, nulla concedendo al «genere », il concertino nella festa popolare della Scartocciata del granturco in presenza dell'architetto di corte Petitot.

Fra le opere in mostra è la meno lontana, al di là della parentesi del Goya sublime e cinico pittore di origine popolare artigianale che ha raggiunto l'agognato successo al servizio di una aristocrazia in disfacimento, dal ribaltamento radicale «illuminato » dei suoi Caprichos, poema morale delle miserie e degli incubi stregoneschi del mondo inferiore e spesso infero, Con la perfidia di scriverlo con le forme morbide e delicate dell'acquatinta.

Goya e la tradizione italiana
Parma, Fondazione Magnani Rocca Mamiano
Or mar-dom 10-18
Fino al 3 dicembre


(Fonte: Tutto Libri in edicola sabato 23 settembre)


da: www.lastampa.it/cmstp/rubriche/girata.asp?ID_blog=62&ID_articolo=268&ID_sezione=120&sezione=Mostra+della+s...

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