Open source è bello, lo dice l’Ue

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vanni-merlin
00sabato 20 gennaio 2007 17:11
Open source è bello, lo dice l’Ue



È stato pubblicato un rapporto della Commissione Europea per le tecnologie nella società dell’informazione sulla distribuzione delle competenze Floss (Free/Libre Open Source Software). Lo studio giunge alla conclusione che l’open source può realmente fungere da abilitatore per colmare il divario nei confronti degli Stati Uniti.

In particolare, il trend di crescita di aziende e sviluppatori open source permetterebbe all’Europa di raggiungere l’obbiettivo di diventare l’economia più competitiva in termini di innovazione entro il 2010. Inoltre, l’utilizzo di strumenti open consentirebbe di compensare la tendenza delle aziende europee a investire poco in tecnologie.

Secondo una simulazione, inoltre, un passaggio della percentuale di investimenti in Floss dal 20% al 40% porterebbe a un incremento dello 0,1% del prodotto interno lordo dell’Unione Europea, circa 10 miliardi di euro all’anno, senza considerare i benefici diretti all’Ict delle aziende.

Attualmente, l’investimento in Floss in Europa è pari a circa 22 miliardi di euro contro i 36 miliardi degli Stati Uniti. L’analisi condotta dall’Unione Europea sostiene che il 63% di tutti gli sviluppatori su piattaforme open risiede nel Vecchio Continente contro il 20% di Canada e Usa.

Ancora, il 42% degli utilizzatori che contribuiscono attivamente alle modifiche di codice open registrati su Sourceforge è europeo, contro il 39% dei nordamericani, il 7% di asiatici e il 4% di latinoamericani. Ancora, il 45% dei partecipanti alle liste di distribuzione di FreeBsd, Gnome e Debian risiede in Europa, contro il 27% di Usa e Canada.

Conferma ciò che è sempre stato sostenuto dai sostenitori dell’open source l’analisi sui costi effettuata su sei progetti sviluppati in Europa tra cui quelli per il Consorzio dei comuni della provincia di Bolzano, della Provincia di Pisa e di quella di Bolzano.

In primo luogo, i costi di migrazione verso le soluzioni open possono risultare alti ma non quanto quelli iniziali di adozione di software proprietario. I costi di mantenimento, inoltre, in alcuni casi risultano più alti nel caso di soluzioni open ma, tirando le somme su 5 anni, in cinque casi su sei si dimostra come il costo totale di una soluzione open sia più basso di una equivalente proprietaria.

Il rapporto si conclude con dei consigli ai governanti europei. Il supporto per la ricerca in ambito open, per esempio, il controllo degli investimenti in It nella scuola, gli sgravi fiscali, il supporto per la ricerca di una standardizzazione e la promozione di partnership tra fornitori open source e le aziende. Speriamo non cadano nel vuoto.



da: www.lastampa.it/_web/cmstp/tmplrubriche/tecnologia/gtecnologia.asp?ID_blog=87&ID_articolo=41&ID_sezione=158&sezione...

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