Sono passati 15 anni ma nessuno ha risolto la questione del Nord - di Gilberto Oneto
Nessuno di quelli che hanno analizzato la mappa del voto di domenica scorsa ha sottolineato una cosa: che i numeri della Cdl a nord della Linea Gotica sono quasi esattamente quelli della Lega agli inizi degli anni ' 90. C'è solo qualche paolotto e nazionalista in più che ha sostituito i vecchi leghisti che si sono rifugiati nell'astensione, ma il numero finale è quello. C'è allora da domandarsi: ma era proprio necessario fare quindici anni di casino? Era proprio il caso di inventarsi partiti nuovi ( magari per " addomesticare" la Lega), fare il lifting a quelli vecchi, fare e disfare governi e ripetere elezioni, per trovarsi allo stesso punto? Non sarebbe stato molto meglio lasciar fare alla Lega di allora? Lasciarla portare fino alla fine il suo progetto originario? La Lega di quei giorni era la perfetta rappresentante dei ceti produttivi padani, delle partite Iva, della gente che lavora e che si sente massacrata dallo Stato gabelliere, ma anche di chi vuole meno burocrazia, più libertà individuali, più rispetto per le autonomie e le identità locali. Alcune di quelle speranze sono state nel frattempo raccolte anche da altri - la parte liberale di Forza Italia - ma sono state annacquate dalla frequentazione con vecchi catenacci democristiani nemici di ogni riforma e con statalisti patriottici nemici di ogni sollievo autonomista. Con le cattive frequentazioni di questi anni anche la Lega si è purtroppo guastata: ha perso il suo slancio popolano, ha abituato i glutei a troppe cadreghe, ha dimenticato il liberismo e il federalismo migliano per attorcigliarsi su moschee, fecondazioni e laticlavi a vita. Solo la gente non è cambiata: ha le stesse esigenze e gli stessi nemici ma ha perso entusiasmo e si è stancata di chiacchiere inconcludenti. Questo spiega l'altissimo numero di astenuti che si riesce a fare calare solo con defatiganti campagne mediatiche. Ma non sarebbe invece meglio essere più chiari e decisi; non sarebbe meglio fare riforme vere e non mezze riforme? Non sarebbe stato mille volte meglio - signor Berlusconi - tagliare un bel po' di spese, spedire a lavorare qualche milione di invalidi arzilli e di pubblici dipendenti spocchiosi. Non sarebbe stato meglio tagliare davvero le tasse e lasciare lavorare chi ha voglia di farlo invece che opprimerlo con studi di settore, bollini verdi e adempimenti burocratici sadici. Non sarebbe stato molto meglio fare una vera riforma federalista senza azzopparla con interessi nazionali e rome- capitali. Oggi non saremmo qui a lamentarci che la nostra gente non fa neanche più lo sforzo di andare fino al seggio col naso turato. La nostra gente vuole respirare a pieni polmoni: le mani le servono per lavorare e non per tapparsi le narici. Poche balle! Prendiamo atto che il partito delle libertà economiche e individuali e dell'autonomismo del " padroni a casa nostra" è maggioranza in Padania. È qui che si devono concentrare tutte le energie per costruire riforme vere, per riportare le regioni padano- alpine nel posto di eccellenza che hanno sempre avuto in Europa. Gli altri, se vogliono, ci seguano: saremo contenti di camminare tutti assieme. Se non vogliono: si tengano i loro Veltroni e Agazio Loiero, ma lo stipendio glielo paghino loro. Non serve neppure inventarsi cose troppo strane, mettere insieme teste d'uovo, esperti di immagine e geni della politica: basta tirare fuori il progetto di Assago e il programma della Lega quando faceva la Lega!
Libero 31/05/06
Leghisti riflettete...