Ode Alla Maestosità Dell'Oceano

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ZetaReticuli
00domenica 2 gennaio 2005 19:19
Vecchio Oceano dalle onde di cristallo,rassomigli,proporzionalmente a quei segni azzurrognoli che si vedono sui dossi straziati delle spume;sei un immenso azzurro,applicato sul corpo della Terra:mi piace questo confronto.Così al primo vederti,un soffio prolungato di tristezza che si potrebbe credere essere il mormorio della tua brezza soave,passa,lascinado indelebili tracce,sull'anima profondamente scossa,e richiami alla memoria dei tuoi amanti,senza che sempre se ne rendano conto,i rudi inizi dell'uomo,quando fa la conoscenza del dolore,che non lo abbandona più.Ti saluto, Vecchio Oceano!
Vecchio Oceano,la tua forma armoniosamente sferica,che rallegra il volto grave della geometria,mi ricorda anche troppo i piccoli
occhi dell'uomo,simili a quelli del cinghiale per la loro piccolezza,e a quelli degli uccelli notturni per la perfezione circolare del contorno.Eppure l'uomo si è creduto bello in tutti i secoli.Io suppongo piuttosto che l'uomo creda alla sua bellezza soltanto per amor_proprio;ma che non sia realmente bello,e che lo sospetti;infatti perchè guarda il volto del suo simile con tanto disprezzo? Ti saluto,Vecchio Oceano!
Vecchio Oceano,sei il simbolo dell'identità:sempre uguale a te stesso.Non varii mai in modo essenziale,e se da qualche parte le tue onde infuriano più avanti,in qualche altra zona,sono nella bonaccia più completa!
Tu non sei come l'uomo,che si ferma per la via per guardare due bulldog che si azzannano nel collo;ma che non si ferma quando passa un funerale;che al mattino è accessibile e alla sera di cattivo umore;che oggi ride e domani piange.
Ti saluto,Vecchio Oceano!
Vecchio Oceano non è impossibile che tu nasconda nel tuo seno future utilità per l'uomo.Già gli ha dato la balena.Non facilmente lasci indovinare agli occhi avidi delle scienze naturali i mille segreti della tua intima organizzazione: sei modesto.L'uomo si vanta senza tregua,e per inezie.
Ti saluto Vecchio Oceano!
Vecchio Oceano,le svariate specie di pesci che tu nutri non si sono giurate fraternità.Ogni specie vive per suo conto.I temperamenti e le conformazioni che variano in ciascuna di esse,spiegano in modo soddisfacente,ciò che sulla prima appare soltanto come un'anomalia.Così è dell'uomo,che non ha le stesse ragioni di scusa.Se un pezzo di terra è occupato da 30 milioni di esseri umani,questi si credono obbligati a non interessarsi dell'esistenza dei loro vicini,fissati come radici al pezzo di terra che segue.Scendendo dal grande al piccolo,ogni uomo vive come un selvaggio nella sua tana.La grande famiglia universale degli umani è un utopia degna della logica più mediocre.Inoltre,dallo spettacolo delle tue mammelle feconde,emana la nozione di ingratitudine;poichè subito si pensa a quei numerosi genitori che sono sufficientemente ingrati verso il Creatore per abbandonare il frutto della loro miserevole unione.
Ti saluto,Vecchio Oceano!
Vecchio Oceano,la tua grandezza materiale può essere comparata soltanto alla misura immaginabile di quanto è stato necessario quanto a potenza attiva per generare la totalità della tua massa.
Non ti si può abbracciare con un colpo d'occhio.Per contemplarti, occorre che lo sguardo giri il suo telescopio,di un movimento continuo,verso i quattro punti dell'orizzonte,così come un matematico,per risolvere un'equazione algebrica,è costretto ad esaminare separatamente i diversi casi possibili,prima di risolvere la difficoltà.L'uomo mangia sostanze nutrienti,e compie altri sforzi degni di miglior destinazione,per apparire grosso.Che si gonfi quanto vuole,questa adorabile rana.Stai tranquillo,mai ti uguaglierà in grossezza;così almeno suppongo.
Ti saluto,Vecchio Oceano!
Vecchio oceano, le tue acque sono amare. È esattamente lo stesso gusto del fiele che la critica distilla sopra le
belle arti, le scienze, su tutto. Se qualcuno è geniale, lo si fa passare per un imbecille; se un altro è bello nel corp0, è un gobbo disgustoso. Certo, occorre che l’uomo senta
con forza la sua imperfezione, tre quarti della quale, d’altronde, son dovuti esclusivamente a lui, per poterla cosi criticare! Ti saluto, vecchio oceano
Vecchio Oceano,gli uomini nonostante l'eccellenza dei loro metodi,non sono ancora giunti,aiutati dai metodi di indagine della scienza,a misurare la profondità vertiginosa dei tuoi abissi;ne possiedi tali che le sonde più lunghe,più pesanti,hanno riconosciuto inaccessibili.Ai pesci...questo è loro consentito:non agli uomini.Spesso mi sono domandato qualche cosa fosse più difficile da riconoscere:la profondità dell'oceano o la profondità del cuore umano!
Spesso,con la mano accostata alla fronte,in piedi sulle navi,e mentre la luna si cullava di tra gli alberi in modo irregolare,mi sono sorpreso,astraendo da tutto ciò che era il fine che perseguivo,sforzandomi di risolvere questo difficile problema!Si,che cosa è più profondo,che cosa è più impenetrabile tra i due:l'oceano o il cuore umano?
Se trent'anni di esperienza di vita possono fino ad un certo punto far pendere la bilancia verso l'una o l'altra di queste soluzioni,mi sarà consentito di dire che, nonostante la profondità dell'oceano,non può paragonarsi,quanto al confronto su queste proprietà,con la profondità del cuore umano.
Ho avuto rapporti con uomini che erano virtuosi.Morivano a sessant'anni,e nessuno mancava di esclamare:"Hanno fatto del bene su questa terra,vale a dire hanno praticato la carità:ecco tutto,non è poi gran cosa,chiunque può fare lo stesso. Chi capirà perché due amanti, che il giorno prima s’idolatravano, per una parola mal interpretata si allontanino, uno verso oriente, l’altro verso occidente, coi pungoli dell’odio, della vendetta, dell’amore e del rimorso, e non si rivedono più, ciascuno ammantato nella sua fierezza solitaria. E un miracolo che ogni giorno si rinnova e che non per questo è meno miracoloso. Chi capirà perché si assaporano non soltanto le sciagure generali dei propri simili, ma anche quelle particolari dei propri amici più cari, mentre nello stesso tempo si è afflitti? Un esempio incontestabile, per chiudere la serie: l’uomo dice ipocritamente di si e pensa no. Ecco perché i piccoli cinghiali dell’umanità hanno tanta fiducia gli uni negli altri e non sono egoisti. La psicologia ha ancora da compiere molti progressi. Ti saluto, vecchio oceano!
Vecchio oceano, sei cosi potente che gli uomini l’hanno imparato a proprie spese. Hanno un bell’impiegare tutte le risorse del proprio genio... incapaci di dominarti. Hanno trovato il loro padrone. Dico che hanno trovato qualcosa che è più forte di loro. Questo qualcosa ha un nome. Questo nome è: l’oceano! La paura che tu ispiri loro è tale che essi ti rispettano. Nonostante questo, tu fai ballare le
loro macchine più pesanti con grazia, eleganza e facilità. Gli fai fare dei salti ginnici fino al cielo, e tuffi mirabili fino in fondo ai tuoi domini: un saltimbanco ne sarebbe geloso. Fortunati quando tu non li avvolgi definitivamente nelle tue pieghe ribollenti, per andare a guardare, senza ferrovia, dentro le tue viscere acquatiche, come stanno i pesci, e, soprattutto, come stanno loro stessi. L’uomo dice: “Sono più intelligente dell’oceano.” È possibile; è perfino abbastanza vero; ma l’oceano è più temibile per lui di quanto lui sia temibile per l’oceano: è una cosa che non è necessario provare. Questo patriarca osservatore, coevo delle prime epoche del nostro globo sospeso, sorride di pietà quando assiste alle battaglie navali delle nazioni. Ecco lj un centinaio di leviatani usciti dalle mani dell’umanità. Gli ordini enfatici dei superiori, le grida dei feriti, i colpi di cannone, tutto rumore fatto apposta per annichilire pochi secondi. Sembra che il dramma sia finito e che l’oceano si sia messo tutto nel suo ventre. Le fauci sono formidabili. Devono essere grandi verso il basso, in direzione dell’ignoto! Per coronare infine la stupida commedia, che non è neppure interessante, si vede, in mezzo all’aria, qualche cicogna attardata dalla stanchezza, che si mette a gridare, senza interrompere l’ampiezza del suo volo: “Ma toh! ... brutto segno! C’erano lf in basso punti neri; ho chiuso gli occhi; sono scomparsi.” Ti saluto, vecchio oceano!
Vecchio oceano, grande scapolone, quando percorri la solitudine solenne dei tuoi flemmatici reami,a giusto titolo t’inorgoglisci della tua nativa magnificenza,e dei veri elogi che tu mi solleciti a tributarti.Voluttuosamente dondolato dai molli effluvi della tua maestosa lentezza,che è il più grandioso tra gli attributi di cui il potere supremo ti ha gratificato,rotoli al centro di un mistero oscuro,su tutta la tua superficie sublime,le tue incomparabili onde,col sentimento calma della tua eterna potenza.

Esse si seguono parallelamente separate da brevi intervalli. Appena una diminuisce, un’altra le va incontro ingrandendosi accompagnata dal rumore melanconico della schiuma che fonde, per avvertirci che tutto è schiuma. (Cosi gli esseri umani, queste onde viventi, muoiono l’uno dopo l’altro, in maniera monotona; ma senza lasciare rumore schiumoso)
L’uccello di passaggio riposa su di esse con fiducia, e si lascia andare ai loro movimenti, pieni di una fiera grazia, fino a quando le ossa delle sue ali non abbiano recuperato
il loro consueto vigore per Continuare l’aereo pellegrinaggio. Vorrei che la maestà umana non fosse altro che l’incarnazione del riflesso della tua. Domando molto, e questo auspicio sincero è per te glorioso. La tua grandezza morale, immagine dell’infinito, è immensa come la riflessione del filosofo, come l’amore della donna, come la divina bellezza dell’uccello, come le meditazioni del poeta. Sei più bello della notte. Rispondimi, oceano, vuoi essere mio fratello? Ribofli impetuoso... di più.., più ancora, se vuoi che ti compari alla vendetta di Dio; allunga le tue grinfie livide, aprendomi un cammino nel tuo stesso seno,., bene. Srotola le tue onde spaventose, oceano orribile, da me solo compreso, tu di fronte a cui cado, prostemato alle tue ginocchia. La maestà dell’uomo è presa a prestito; non mi farà impressione: tu si. Oh, quando avanzi, la cresta alta e terribile, circondato dalle tue tortuose sinuosità, come da una corte, magnetica e selvaggia, rotolando le tue onde l’una sull’altra, cosciente di ciò che sei, e mentre emettj, dalla profondità del tuo petto, come Oppresso da un rimorso immenso che non so scoprire, quel sordo muggito perpetuo che gli uomini temono tanto, anche quando ti contempla no, al sicuro, tremanti sulle tue sponde, vedo, allora, che non mi compete, il diritto insigne di dirmi tuo pari. Ecco perché, al cospetto della tua superiorità, ti darei tutto il mio amore (e nessuno sa quale quantità d’amore contengono le mie aspirazioni verso il bello) se tu non mi facessi dolorosamente pensare ai miei simili, che formano con te un estremamente ironico contrasto, l’antitesi più buffonesca che mai si sia vista nella creazione: non posso amarti, ti detesto. Perché ritorno a te, per la millesima volta, verso le tue braccia amiche, che si spalancano ad accarezzare la mia fronte bruciante,che al loro contatto vede sparire la febbre!Non conosco il tuo nascosto destino;tutto ciò che ti concerne mi interessa.Dimmi se sei la sede del principe delle tenebre.Dimmelo…dimmelo,oceano (a me solo,per non rattristare coloro che ancora non hanno conosciuto altro che illusioni),e se l’alito di Satana crea le tempeste che sollevano fino alle nubi le tue acque salate.Bisogna che tu me lo dica,perché mi rallegrerei di sapere l’inferno così prossimo all’uomo.Voglio che questa sia l’ultima strofa della mia invocazione.Per conseguenza,un’ultima volta soltanto,voglio salutarti e dirti il mio addio.Vecchio oceano,dalle onde di cristallo…I miei occhi si inumidiscono di lacrime abbondanti,e non ho la forza di continuare;poiché sento che il momento è venuto di tornare tra gli uomini,dallo spirito brutale;ma…coraggio!Facciamo un grande sforzo e compiamo,col senso del dovere,il nostro destino sulla terra.Ti saluto,vecchio oceano!
Chants De Maldoror
[SM=g27822]









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