Origene - L'annuncio solo dopo la pienezza della rivelazione di Cristo.
Se si predica Gesù Cristo, è necessario annunciano crocifisso. Incompleto è l’annuncio che non parla della sua croce! Non così incompleto, mi pare, dire che Gesù è il Cristo tralasciando qualcuno del suoi prodigi, come Invece il tralasciare la sua crocifissione!
Perciò, nel riservare la predicazione più perfetta su di lui ai suoi apostoli, egli diede loro ordine di non dire a nessuno che era il Cristo crocifisso e risorto dai morti. Da quel momento cominciò non solo a dire, e si spinse fino ad insegnare, ma anche a mostrare ai discepoli che egli doveva andare a Gerusalemme, ecc. (Mt 16,21). Fa’ attenzione al verbo «mostrare» perché, come nel caso delle cose sensibili si dice che sono mostrate, così pure nel caso di quelle che Gesù dice ai discepoli, è detto che sono «mostrate».
Non penso che a coloro che l’hanno visto subire fisicamente molte sofferenze da parte degli anziani del popolo, Gesù abbia mostrato ciascuna delle realtà che vedevano, allo stesso modo in cui mostrava ai discepoli la sua manifestazione come logos.
Allora cominciò a mostrare (Mt 16,21). Forse in seguito, con quelli che ne erano capaci, lo fece in modo ancora più chiaro, e non restò più agli inizi del mostrare, come si fa coi principianti, ma avanzò nel modo di mostrare. E se per altro è ragionevole pensare che Gesù, quel che aveva iniziato lo aveva portato compiutamente a termine, deve aver pur dato assoluto compimento a ciò che aveva iniziato a mostrare ai discepoli sul suo dover soffrire le cose descritte. Nel momento, infatti, in cui si apprende dal logos la conoscenza perfetta di questi misteri, in quel momento - si deve dire -, contemplando la mente le realtà mostrate per una manifestazione del logos, si è compiuta la manifestazione per chi questi misteri ha volontà e capacità di contemplarli, e li contempla.
Ma, poiché non era possibile che un profeta perisse fuori di Gerusalemme, un perire che implica che chi perde la sua vita a causa mia la troverà (Mt 10,39), per questo doveva andare a Gerusalemme, perché soffrendo molto e messo a morte in quella città, offrisse le primizie della risurrezione dai morti (cf. 1 Cor 15,20), quella che avverrà nella Gerusalemme di lassù (cf. Gal 4,26), abbandonando, abolendo e dissolvendo la Gerusalemme terrena con ogni suo culto. Fino a quando, infatti, il Cristo non è risuscitato dai morti, primizia di coloro che sono morti (cf. 1 Cor 15,20) e finché non sono risorti con lui coloro che sono diventati conformi alla sua morte e risurrezione (cf. Rm 6,5; 8,28), si ricercavano quaggiù la città di Dio, il tempio, le purificazioni e tutte le altre realtà. Ma una volta che tutto questo si è realizzato, sono da cercare non più le cose di quaggiù, bensì quelle di lassù! [.. .] Occorreva che fosse ucciso nella Gerusalemme di quaggiù, per regnare da risorto sul monte di Sion e nella città del Dio vivente, nella Gerusalemme celeste (cf. Eb 12,22).