OOPARTS ... Oggetti fuori posto nel quantum-temporale ...

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xdefcon
00venerdì 13 agosto 2004 12:02

I dischi spaziali di Bayan Kara Ula

Negli anni Sessanta due pubblicazioni, la tedesca Das Vegetarische Universum e la belga Bufoi, diedero notizia di una scoperta, già menzionata in un articolo del 1965 pubblicato a Pechino da un archeologo cinese, il Prof. Tsum Um-Nui, intitolato "Navi Spaziali 12.000 anni fa".

L'articolo fa riferimento alla scoperta, avvenuta nel 1938 da parte di una spedizione organizzata dell'archeologo cinese Chi Pu Tei, di una serie di tombe, disposte ordinatamente in fila all'interno di una grotta sui monti di Bayan Kara Ula.

I sepolcri vennero aperti e al loro interno vennero rinvenuti numerosi piccoli scheletri dagli enormi crani, appartenenti ad una razza sconosciuta, con accanto ammassati 716 dischi di granito.



I dischi, ciascuno grossomodo di un metro di diametro, erano forati al centro e coperti da una serie di sottili incisioni che li rendevano simili a vecchi microsolco a 33 giri. Successivamente i dischi furono trasportati a Pechino e sottoposti alle analisi di cinque scienziati diretti da Tsum Um-Nui.

I ricercatori cinesi ne raschiarono con molta precauzione la superficie, facendo poi analizzare le particelle raccolte, che risultarono contenere una notevole percentuale di cobalto e di vari metalli. I dischi di granito, all'oscilloscopio, reagirono emettendo vibrazioni ad un ritmo sorprendente, in quanto carichi di una considerevole quantità dì energia elettrica. Quei reperti, vecchi di dodicimila anni, non potevano assolutamente essere frutto di tecnologia terrestre. Dopo anni di ricerche il team riuscì a anche ad interpretare le misteriose incisioni che ricoprivano i dischi.

II racconto che ne emerse fu talmente sconvolgente e strabiliante da convincere le autorità a non divulgare nulla e quindi a celare i risultati degli studi e delle analisi effettuati.

Dopo molti anni il Prof. Tsum Um-Nui, con grande coraggio, nonostante il divieto delle autorità militari e politiche, in un’apparizione pubblica rese noto il resoconto dei suoi studi e delle traduzioni dei geroglifici.

Quando il Prof. Tsum Um-Nui morì per un attacco cardiaco, nel 1965, i suoi eredi scoprirono che tutti i suoi appunti, frutto di anni di studio, erano spariti. Quanto ai dischi, ne riporta notizia per l'ultima volta l‘ufologo viennese Peter Krassa. che nel 1975 li vide esposti, e li fotografò, in una teca del museo Bampo a Xian (Cina). Dopo, dei dischi di Bayan Kara Ula si è persa ogni traccia







xdefcon
00venerdì 13 agosto 2004 12:21
Pila di Bagdad



Nel 1938 l'archeologo australiano, dott. Wilhelm Konig, fece una scoperta che avrebbe alterato drasticamente tutti i concetti di scienza. Nei sotterranei di un museo rinvenne un va so alto 15 centimetri e mezzo di argilla gialla, risalente a due millenni fa, contenente un cilindro di rame di 12 cm per quattro.

La sommità del cilindro era saldata con una lega 60/40 di piombo-stagno paragonabile alle migliori saldature di oggi. Il fondo del cilindro era tappato con un disco di rame e sigillato con bitume o asfalto. Un altro strato di asfalto isolante sigillava la parte superiore e teneva anche a posto un'asta di ferro sospesa al centro del cilindro di rame. L'asta mostrava di essere stata corrotta dall'acido.

Con il suo background in meccanica il dottor Konig intuì che la configurazione non era dovuta ad un caso fortuito, ma che il vaso di argilla altro non era che un'antica pila elettrica. Questa batteria, insieme alle altre trovate in Iraq, si trova nel museo di Bagdad e risale all'occupazione parto-persiana, tra il 248 a.C. e il 226 dopo Cristo.










[L'egittologo tedesco Arne Eggebricht che ha dimostrato l'efficienza della Pila di Bagdad]


xdefcon
00venerdì 13 agosto 2004 12:29
Lampade di Dendera

Nel tempio di Hator (Dendera- Egitto) sono stati rinvenuti una serie di bassorilievi a dir poco emblematici.




Si notano dei sacerdoti egiziani mantenere dei tubi, da cui spuntano dei fasci contenenti dei serpenti, estesi in tutta la loro lunghezza. Il dottor Henry Kjellson fece notare che i serpenti potevano essere rappresentati con il termine Seref, che tradotto significa “illuminare”.

Inoltre nella parte bassa si vede il dio Atum-Ra assiso su un blocco solido, designandola nel simbolismo egizio, quale fonte di energia. La cosa che lascia ancor più perplessi è una traccia che parte dal suddetto blocco e termina alla base dei tubi “luminosi”. Questa traccia è simile all'odierna rappresentazione di fili intrecciati.

Avevano forse gli egiziani conoscenza dell'energia elettrica?



L'ingegnere svedese Henry Kjellson, nel suo libro "Forvunen Teknik" (tecnologia scomparsa) fece notare che nei geroglifici quei serpenti sono descritti come seref, che significa illuminare, e ritiene che si riferisca a qualche forma di corrente elettrica.

Nella scena, all'estrema destra, appare una scatola sulla quale siede un'immagine del Dio egiziano Atum-Ra, che identifica la scatola quale fonte di energia. Attaccato alla scatola c'è un cavo intrecciato che l'ingegner Alfred D. Bielek identifica come una copia esatta delle illustrazioni odierne che rappresen­tano un fascio di fili elettrici. I cavi partono dalla scatola e corrono su tutto il pavimento, arrivando alle basi degli oggetti tubolari, ciascuno dei quali poggia su un sostegno chiamato djed (lo Zed) che Bielek identificò con un isolatore ad alto voltaggio.

Ulteriori immagini trovate all'interno della cripta mostrano quelle che potrebbero essere altre applicazioni del congegno: sui bassorilievi si vedono uomini e donne assisi sotto i tubi, come in una postura per creare una modalità ricettiva.


Che tipo di trattamento irradiante vi si stava svolgendo?

Per mano, poi, dell'egittologo francese Auguste F.F. Mariette, nel 1857 si scoprì anche, in un altro bassorilievo, una lampadina fuoriuscente da un fiore di loto, dalla forma di bulbo, che presentava al suo interno un serpente ondulato.

Fantasia? Direi proprio di no, i bassorilievi esistono e son stati fatti degli studi accurati, credo sia inutile far funzionare il cervello a tenuta stagna identificando nelle maniere più strane questi oggetti, ma credo sia più ragionevole capire che non siamo i soli ad aver inventato la corrente elettrica della quale se non le applicazioni, ma almeno i principi erano ampiamente conosciuti nei tempi passati.



[Modificato da xdefcon 13/08/2004 12.31]

xdefcon
00venerdì 13 agosto 2004 12:38
Colonna di ASHOKA

La cosiddetta colonna di Ashoka è una testimonianza dell'antica abilità metallurgica a Dheli, India. E' alta oltre sette metri, per circa 40 cm di diametro e pesa sulle sei tonnellate.

Sulla base vi è un'iscrizione quale epitaffio per il re Chandra Gupta II che morì nel 413 D.C.. La colonna è mirabilmente conservata; la superficie liscia sembra ottone lucidato e il mistero si infittisce, visto che qualsiasi altra massa di ferro soggetta alle piogge e ai venti dei monsoni indiani per 1600 anni si sarebbe ridotta in ruggine molto tempo fa.

La produzione del ferro e le tecniche di conservazione superano di gran lunga quelle del quinto secolo; è probabilmente molto più antico, di molte migliaia di anni.

Chi erano i tecnici metallurgici che produssero tale meraviglia, e che fine ha fatto la loro civiltà?




[particolare colonna]


[particolare colonna]
Ironbeast
00venerdì 13 agosto 2004 13:43
Il segreto è all'interno della colonna.
Alla fine cosa c'era su quei dischi?
xdefcon
00martedì 17 agosto 2004 13:10
Non vi è segreto ....
all'interno della Colonna, per quanto riguarda i dischi sarebbe opportuno indagare e rileggere l'articolo, ci sentiamo bye xdefcon.

E' la colonna, la sua materia e la sua struttura che scinde perplessità per l'epoca in cui è stata forgiata, a volte quello che non puoi vedere fuori è indiscusso che sia dentro.

[Modificato da xdefcon 08/09/2004 14.38]

Ironbeast
00martedì 17 agosto 2004 13:31
In che senso non c'è segreto all'interno della colonna???
ÖREBRO
00lunedì 6 settembre 2004 01:30
Eccolo qua un sito che parla appunto di tanti oggetti che non dovrebbero esistere!http://italy.indymedia.org/print.php?id=475751
ÖREBRO
00lunedì 6 settembre 2004 01:38
A Klerksdorp (Sud Africa), furono trovate dai minatori centinaia di sfere metalliche con con 1 o 3 incisioni parallele lungo l'equatore delle sfere. Le sfere sono di due tipi: .uno di metallo bluastro con punti bianchi, e un altro di sfere cave riempite nel centro di un materiale elastico. Le sfere, che hanno una struttura fibrosa all'interno ed un guscio esterno, sono molto dure e non è possibile scalfirle nemmeno con una punta d'acciaio. Le sfere furono rinvenute in un deposito minerale del Precambriano, datato 2,8 miliardi di anni. Le sfere sono lavorate dall'uomo, ma risalgono ad un'epoca in cui, secondo la storia della Terra, non esisteva alcuna forma di vita intelligente
ÖREBRO
00lunedì 6 settembre 2004 01:39
ecco la sfera
ÖREBRO
00lunedì 6 settembre 2004 01:42
- Nel 1844 il fisico David Brewster scoprì un oggetto simile ad un martello incluso in un blocco di arenaria, in località Kingoodie, MyInfield . L'arenaria risale ad un periodo compreso tra i 360 e i 460 milioni di anni.
ÖREBRO
00lunedì 6 settembre 2004 01:47
PIETRE ICA Alcune pietre raffigurano dunque dinosauri, ma non solo, vi è illustrato il ciclo vitale di alcuni di questi esseri che l'uomo non dovrebbe aver visto a causa della loro estinzione, antecedente secondo gli studiosi alla comparsa dell'uomo. Vi sono poi raffigurati alcuni animali presitorici che abbiamo potuto riconoscere solo grazie alla ricostruzione basata sui fossili. Ma la pietra più stupefacente raffigura due uomini che cavalcano uno pterodattilo (dinosauro volante) e con un cannocchiale osservano uno stegosauro
ÖREBRO
00lunedì 6 settembre 2004 01:51
Geroglifici nel tempio di Abydos (Egitto) che ricordano un elicottero, un carro armato, un aerocargo e un aliante, erano nascosti sotto altri geroglifici, che si sono staccati dalla parete
ÖREBRO
00lunedì 6 settembre 2004 01:57
Mano fossile umana ritrovata a Bogotà, appartenente alla collezione Gutierrez. La roccia che la contiene ha un'età compresa tra i 100 e i 130 milioni di anni.

Da notare il pollice opponibile in quanto inclinato verso la mano, segno che non siamo in presenza di una comune scimmia.
ÖREBRO
00lunedì 6 settembre 2004 02:02
Pitture rupestri francesi datate 17.000 anni nei pressi di Le Cabrets; abbiamo esaltato la scena riquadrata per mostrare quello che sembra un "disco volante".
ÖREBRO
00lunedì 6 settembre 2004 02:03
ÖREBRO
00lunedì 6 settembre 2004 02:05
Femore di Toxodonte che presenta una punta di lancia o di freccia incastrata nell'osso. E' stato scoperto in una formazione del Pliocene in Argentina
ÖREBRO
00lunedì 6 settembre 2004 02:06
Geroglifici indiani ritrovati nel sudovest americano. Leggende indiane narrano di due oggetti volanti collidendo in aria si danneggiarono e uno fu costretto ad atterrare nella Valle della Morte; in soccorso arrivarono altri uomini che ripararono il velivolo sotto gli occhi degli indiani.

Ironbeast
00lunedì 6 settembre 2004 13:33
Ce ne sono di cose che non dovrebbero essere quando ci sono, appena ho tempo, mi metto anche io a ricercare.
Zanzibar86
00lunedì 6 settembre 2004 14:44
Orebro, alcune immagini non le vedo :(
ÖREBRO
00martedì 7 settembre 2004 01:40
Ciao Zanzibar86 non sei l unico non so come mai forse non le ho postate correttamente eppure io le vedo tutte! ciao IRON tu riesci a vedere?
xdefcon
00mercoledì 8 settembre 2004 14:36
Per Zanzibar86, non eri l'unico che non riuscivi a vedere le foto, io di alcune sue foto non vedo nulla, come per la foto della sfera, delle sfere metalliche e del martello.

Mi piacerebbe vederle quelle foto, comunque la foto del geroglifico che raffigura un carro armato e un elicottero, non rappresenta un OOPART, ma bensì con attenta analisi durata svariati anni si è giunta alla conclusione che non sono tecnologie fuori-posto, al contrario di molte altre.

Un intervento di questo genere è stato discusso in un altro topic con Otlec, che ribadiva questa mia riflessione.


Zanzibar86
00mercoledì 8 settembre 2004 19:25
si xdefcon, non visualizziamo le stesse foto...

anche io ero molto curioso nel visualizzarle, anche perchè sarebbero prove, anche seppur remote :)

Però, fà un po' riflettere questa cosa....

gli Egiziani avrebbero fatto uso della pila elettrica...

Poi, quella della mano, cambierebbe tutte le teorie sulla nascita dell'uomo o no? certo, che se dovesse davvero risalire a tantissimi milioni di anni fà, beh, la storia andrebbe un po' rivista :)

e che dire del dinosauro dove ha un segno di una lancia ???
Si è detto che l'uomo e i dinosauri non hanno mai vissuto assieme... beh, questa prova dimostrerebbe il contrario,
Ma potrebbe essersi ferito da solo... boh...

queste cose fanno davvero pensare, e nessuno può dare delle risposte precise [SM=g27970]
ÖREBRO
00giovedì 9 settembre 2004 00:15
Visto che non sono riuscito a postare bene la foto precedente ci riprovo, ma questa non e a colori speriamo che la posto correttamente! e che riuscite a vederla
ÖREBRO
00giovedì 9 settembre 2004 00:28
Miniature auree ritrovate in Colombia.
Esperti di aerodinamica affermano che tali "oggetti" potevano
possedere capacità di manovra in qualunque condizione di volo.
ÖREBRO
00giovedì 9 settembre 2004 01:18
lungo venti centimetri, risultò costituito di metallo e presentava due fori artificiali di diametro differente.
Nella parte più bassa del foro più largo si notava una deformazione ovale, probabilmente causata da un’asta adattata al suo interno. La superficie e il lato superiore mostravano tracce di ripetuti colpi con un oggetto di maggiore resistenza. Tutti i dettagli indicavano che l’oggetto era stato parte di un meccanismo.
I test metallurgici servirono solo a incrementare il mistero. Le analisi fatte dal Dottor Niederkorn dell’"Istituto Ricerche sui Metalli non Ferrosi e Oro", di Magurlele, in Romania, evidenziarono che l’oggetto era costituito da una lega composta da dodici metalli diversi.
Oltre all’alluminio, contenuto nella misura del 89%, furono identificati anche Rame, Silicio, Zinco, Piombo, Stagno, Cadmio, Nichelio, Cobalto, Bismuto, Argento e tracce di Gallio.
È noto che l’alluminio si trova in natura solo in forma aggregata. Scoperto nel 1825, da H.C. Oersted, fu ottenuto mediante sistema elettrolitico da minerali grezzi allo stato fuso a temperature oscillanti fra 950 e 970 gradi Celsius (1742-1778 gradi Fahrenheit). La sua produzione industriale avvenne solo alla fine dell’ottocento.
Questo fatto basta da solo a confermare l’eccezionalità del reperto. In realtà uno dei suoi aspetti più insoliti è la presenza di una spessa pellicola di ossido d’alluminio in superficie. L’ossidazione deriva dall’assorbimento di ossigeno o dalla rimozione di elettroni.
Normalmente l’alluminio esposto all’aria forma uno strato di ossido che lo rende più resistente alla corrosione. Attraverso questa azione ogni altra ossidazione viene bloccata.
La pellicola ossidata, riscontrata sull’oggetto in questione, risultò con uno spessore oltre un millimetro, cosa che non è stata osservata in nessun altro caso. Un tale spessore è giustificabile solo nel caso l’oggetto abbia un’età di centinaia di migliaia di anni, fatto letteralmente inconcepibile.
Uno degli analisti scrisse a riguardo: " È incredibile, ma l’alluminio sembra avere una struttura alterata, come se gli altri elementi della lega siano ritornati alla loro propria forma cristallina".
Nessuno degli specialisti, archeologi, paleontologi, ingegneri, che investigarono, furono in grado di identificarne la funzione.
Fu un ingegnere aeronautico a suggerire l’interessante ipotesi che l’oggetto fosse simile ad una piastra di atterraggio di un aereo non molto grande che, come l’Aquila lunare o il Viking, intende atterrare dolcemente sul terreno.
Le evidenze che supportano questa ipotesi si riscontrano, non solo nella forma, ma anche nei due fori, probabilmente punti di attacco di gambe d’atterraggio; nelle tracce di graffi sul lato sottostante e sugli orli; nonché per il materiale di alluminio, usato proprio per la sua leggerezza nell’ingegneria spaziale e aeronautica.
Non sappiamo se è stato rinvenuto qualcosa di consistente durante gli scavi. I resoconti parlano di altri resti dell’oggetto persi, purtroppo, durante la campagna archeologica.
Qualche frammento dell’oggetto è stato in possesso del Dr. F. Gheroghita, il quale ha effettuato alcune analisi elettrotecniche nel 1974. I risultati sono riportati nel libro "Enigme in Galaxie" del 1983, pubblicati nella rivista Svizzera "Jupiter Journal" n. 8 del 1990, e ne ha parlato ancora E.Von Daniken, nel 1995, in "Fremde aus dem All". Secondo il Dr. Gheorghita l’oggetto non è stato fabbricato nel Pleistocene, né da nostri antenati e, con molta probabilità, non sul nostro pianeta.
Gheorghita ha ricevuto due foto a colori dell’oggetto da un appassionato "Indiana Jones" che avrebbe riscoperto l’oggetto in un magazzino del Museo Archeologico di Cluj-Napoca.
Secondo quanto riportato dalla rivista Ancient Skies, del settembre 1992, la scoperta di reperti associabili a velivoli nella preistoria venne annunciata il 26 giugno 1977, anche in un articolo a firma di John Payne (ho tentato di rintracciare Payne ma senza successo n.d.a.) su di un quotidiano australiano che titolava: "Trovati in una miniera ma sono dell’altro spazio?"
L’articolo descriveva tre perfette forme discoidali trovate sepolte in una miniera di carbone del Sud Australia che stavano sconcertando i geologi. Del diametro di un metro e settanta, erano state trovate in uno strato risalente a milioni di anni fa ed inizialmente scambiate per smisurate conchiglie fossili. Un esperto marinaio di Adelaide, Michael Latrie, dichiarava di non aver mai visto nulla di simile e che i reperti possedevano "l’identico aspetto del ferro e dell’acciaio rimasti sepolti per lunghissimo tempo".
Il giornale continuava: "Gli scienziati che si sono occupati della scoperta credono che il deposito di carbone dove sono stati trovati sia stato consumato da una fiammeggiante meteora migliaia di anni fa. Questa teoria si lega ad una leggenda degli aborigeni, che parla dell’atterraggio, molto tempo fa, di un gigantesco aereo giunto dal paradiso. Gli uomini dell’aereo accesero un enorme fuoco per segnare il loro arrivo. Forse era una sonda inviata sulla Terra da una nave madre."
Alcuni ricercatori ipotizzarono si trattasse di "Landing Pads" (piedi di atterraggio) di una antichissima navicella spaziale; della stesa opinione il Dr. David Stewart, un architetto che ha prestato servizio nella "Royal Air Force".
Quanto finora scritto ci induce a considerare che nell’antichità il volo era già noto.
Dalla documentazione rinvenuta emerge che una civiltà precedente impiegava una tecnologia avanzata, acquisita forse attraverso millenni di esperienze, oppure introdotta da una civiltà giunta dal cosmo.
Ho già avuto modo di scrivere che questo fenomeno si riscontra in tutta quella letteratura storico religiosa che menziona carri di fuoco e descrive le apparizioni di "travi lignee", "scudi volanti", "croci di fuoco".
Perfino nell’Odissea si descrivono navi con piloti automatici, quelle dei Feaci, che erano in grado di trasportare Ulisse fino a Itaca e fare ritorno a Corfù nello stesso giorno, senza sbagliare o essere ritardate da tempeste o dalla nebbia, in quanto, come scritto dall’autore, "dotate di una propria intelligenza".
Reperti che presentano una realtà diversa da quella raccontata o immaginata, in contrasto con le teorie convenzionali riguardanti l’evoluzione della specie umana, vengono sistematicamente nascosti.
Si celano nei sotterranei di qualche museo, mescolandoli con altri reperti di epoche diverse; oppure si sotterrano di nuovo dove sono stati rinvenuti, dopo aver destinato lo scavo ad altri usi.
Si forniscono spiegazioni errate per nascondere verità non sempre in linea con la storia scritta dell'umanità e si impediscono pubblicazioni che rivelino le reali datazioni dei reperti. Si operano pressioni sugli autori del ritrovamento e nei riguardi dei loro sostenitori.
Non resta che chiedersi quale valido aiuto potrebbero fornire queste scoperte, oppure, di contro, quali e quanti reperti hanno già fornito tale aiuto, nel più assoluto e silenzioso riserbo. Articolo preso da EDICOLAWEB

xdefcon
00mercoledì 12 gennaio 2005 20:03
La carta di Oronzo Fineo

Charles Hapgood nella sua ricerca di portolani antichi,oltre alla carta di Pirì Reìs, si imbatté in una raffigurazione del 1531, opera di Oronzio Fineo chiamata, appunto, "Mappamondo di Oronzio Fineo".

Tale mappa è il risultato di copiature di numerose carte "sorgenti" e rappresenta la parte costiera del continente antartico priva di ghiacci.

In essa il continente antartico è fedelmente riprodotto e posizionato , geograficamente, perfettamente. Su di esso vengono annotate catene montuose e fiumi, quali effettivamente abbiamo scoperto siano esistiti, ora coperti dalla coltre di ghiacci.

La parte interna invece e priva di raffigurazioni fluviali e montuose, il che ci indica che tale parte, a differenza di quella costiera, era già ricoperta di ghiacci.

Il mappamondo di Fineo sembra essere un'altra prova convincente riguardo alla possibilità di una remota colonizzazione del continente australe e lo ritrae in un'epoca corrispondente alla fine dell'ultimo periodo glaciale.

La carta mostra anche numerosi estuari, insenature e fiumi, a sostegno delle moderne teorie che ipotizzano antichi fiumi in Antartide in punti in cui sono oggi presenti ghiacciai come il Beardmore e lo Scott.

I vari carotaggi effettuati negli ultimi tempi sono a sostegno della tesi che l'Antartide era un tempo abitabile: i campioni sono ricchi di sedimenti che rivelano condizioni differenti di clima, ma soprattutto si nota una rilevante presenza di grana fine, come quella che viene trasportata dai fiumi.

Inoltre, i carotaggi rivelano che solo intorno al 4000 a.C. l'Antartide venne completamente ricoperto dai ghiacci.



[Modificato da xdefcon 12/01/2005 20.16]

xdefcon
00mercoledì 12 gennaio 2005 20:07
Mapa di Philippe Buache


Ierente all'Antartide, che all'epoca in cui è stata disegnata, non era stata ancora scoperta. Inoltre, non si sapeva ancora che il continente è composto non da una, ma da due isole.

In realtà quelle che sembrano rotte di navigazione, linee di coloro grigio frastagliato, portate a spada tratta da molti conversatori di rete sono qualcos'altro ....



...dorsali dei fondali oceanici e relative placche/zolle dei continenti, ed estensione delle loro faglie, da come appare evidente in quest'altro schema ... moderno :


[Placche Lito Sferiche]

Come dico io, indagare sempre, sotto stimare mai, in gamba bye xdefcon.

[Modificato da xdefcon 12/01/2005 20.28]

xdefcon
00mercoledì 12 gennaio 2005 20:42
La Mappa di Philippe Buache, potrebbe essere un falso se non un enigma, ben fatto e conforme forse alle stesse placche e dorsali oceaniche che ho descritto nel precedente allego.

Andiamo con ordine, allego tutte e due le mappe :



La foto di sinistra indica, l'immagine reale, ossia come era la cartografia dell'epoca, completa di dorsali oceaniche e placche, la seconda rappresenta una "proiezione" simile alla prima, ma con un continente "aggiunto", anche se potrebbero essere le rotte conosciute a quel tempo.

In realtà non sò che pensare e sinceramente l'uso di un falso a quel periodo non sò a che poteva servire, le scritte sono in francese, aumentando lo zoom, perdo il significato della frase.

In gamba bye xdefcon.

[Modificato da xdefcon 12/01/2005 20.44]

xdefcon
00martedì 18 gennaio 2005 18:00
I titanici Box del Serapeum di Saqqara

Si tratta di 21 enormi box in granito che si trovano all'interno di alcuni tunnel, ognuno dei quali pesa circa 100 tonnellate compreso l'enorme coperchio.

I sarcofagi in granito sono lunghi 4 metri, larghi piu' di 2 metri e alti 3,35 metri. Sono installati in alcune "cripte" scavate nel letto di roccia calcarea, ad intervalli regolari lungo i cunicoli.

Il pavimento delle cripte si trova circa 1 metro al di sotto di quello dei tunnel e le casse sono situate in una nicchia nel centro.



Queste enormi casse sono situate in uno spazio ristretto , specie nell'ultima cripta, che si trova presso la fine del cunicolo: una strada senza uscita dove non c'era assolutamente spazio per le ipotetiche centinaia di schiavi che tiravano le funi (secondo le teorie proposte da chi ipotizza che quella degli antichi costruttori di piramidi fosse una società primitiva).

La superficie esterna ed interna della cassa è perfettamente piana e tutti gli angoli interni presentano un a elevatissima precisione di lavorazione; cosi pure le superfici di contratto coperchio/sarcofago sono perfettamente liscie e piane garantendo una tenuta stagna.

L'ipotesi piu' logica è che questi sarcofagi sono stati lavorati all'interno dei tunnel per ottenere la massima precisione di finitura. Non sarebbe stato possibile ottenere una simile precisione lavorandoli all'aperto, dove gli sbalzi termici sono notevoli e quindi soggetti a deformazioni termiche.

Resta misterioso il perchè volere raggiungere una tale precisione costruttiva ; inoltre ci si chiede con quali strumenti abbiano realizzato tali opere, considerando che sarebbe un'impresa difficile e costosa anche con le tecnologie attuali.



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