Nuova vita

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Eruner
00mercoledì 2 aprile 2008 15:44
Eruner era tornato al Regno da un paio di giorni, ma ancora non aveva incontrato il suo Maestro, non perchè fosse assente o troppo impegnato per riceverlo, semplicimente non aveva il coraggio di affrontarlo e confessargli ciò che gli era accaduto. Fino a oggi.
Avanzava lentamente attraverso i grandi saloni e i corridoi della Gilda dei Paladini, incontrando visi più o meno conosciuti e salutando i vecchi compagni d'arme, frettolosamente, senza soffermarsi più di tanto a dialogare. Aveva un obiettivo quel giorno e lo avrebbe assolto, anche a costo di risultare sgarbato nei confronti di qualcuno. I drappi blu e oro svolazzavano placidamente al suo passaggio, mossi da una corrente d'aria invisibile.
Finalmente giunse di fronte la porta di legno scuro, molto semplice, che lo separava dallo studio del Maestro. Non aveva timore, ne era nervoso. Oramai era da tempo che vegetava in quello stato di perenne apatia, esattamente da quel momento... Scacciò rapidamente i suoi pensieri e il dolore a essi legato, seppellendoli in profondità nella sua anima. Infine, una volta ritrovata la calma, si decise e bussò delicatamente sull'uscio di mogano nero. Una voce molto famigliare, proveniente dall'interno, gli disse di entrare.
L'elfo trasse un profondo respiro e aprì la porta, varcando la soglia e guardandosi intorno: l'ambiente era il solito di sempre e il Maestro era seduto alla sua scrivania, illuminato dalla luce che proveniva dalla finestra alle sue spalle. Quando vide l'allievo, una fulminea espressione di sorpresa, seguita da una di sollievo, gli si disegnarono sul volto, sparendo rapidamente, ma non abbastanza perchè Eruner non la notasse.
- Eruner! Siete voi! Quanto tempo!
- Troppo Maestro... Ma abbastanza affinchè abbia delle notizie alquanto brutte da raccontarvi...
Il Vassallo assunse un'espressione corrucciata. Dapprima non lo aveva notato, ma ora vide che l'allievo era profondamente cambiato: la perdita di un occhio sembrava il mutamento più grave, ma egli avvertiva che anche lo spirito dell'Aspirante non era lo stesso, anzi, era praticamente un altro.
BrightBlade si alzò, avvicinandosi a Eruner, sorpassaldolo e chiamando uno dei paladini di guardia. Dopo una breve conversazione, chiuse la porta, si voltò e guardò l'allievo dritto nell'unico occhio ancora sano, dicendogli in tono severo
- Raccontatemi tutto con calma, nessuno ci disturberà fino a che non avrete terminato, ci volessero ore. Avvertò dei profondi cambiamenti in voi e, per essere sincero, sono un po' preoccupato.
Posando una mano guantata sulla spalla dell'Aspirante, lo accompagnò alla scrivania, dove si sedettero uno di fronte all'altro.
- Vedete maestro, qualche mese fa...


Erano passate oltre tre ore, ma finalmente, la storia di Eruner volgeva al termine.
- Quando la battaglai terminò, io non ero più lo stesso. Avevo perso i miei poteri, tutti, e con essi, anche molto di più...
Lentamente, sganciò Drath'Kahn dalla cintura e la poggiò sul piano della scrivania del Gran Maestro, il quale la prese e la sguainò. Invece del lungo e argentino suono che la contraddistingueva ogni volta che veniva estratta, la Lama di Eruner ebbe un improvviso singulto e si incastrò. Sorpreso, BrightBlade tirò con maggior forza e allora comprese il motivo di quel blocco: la spada runica si era spezzata poco sopra la metà della sua lunghezza.
Il Vassallo era allibito: nelle pochissime storie che narravano di spade dell'Ordine di Atlantide spezzate anche coloro che le bradivano morivano, poichè quelle armi si rompevano solo in seguito a enormi poteri e solo dopo il decesso del loro braccio, essendo legate alla vita stessa del loro detentore.
Forse era stato a causa degli eventi che l'allievo gli aveva appena narrato che la sua spada si era infranta... Il Vassallo non sapeva veramente cosa pensare.
Al contrario, Eruner sapeva benissimo quali erano i suoi pensieri: un misto di turbinanti immagini legate fra loro da emozioni di vergogna e fallimento.
Si sentiva perso senza la sua Lama e i suoi poteri ed era come se, nel momento in cui ella si era spezzata, anche la sua esistenza fosse giunta a un punto di stallo.
- Maestro, non sò veramente cosa fare... Per questo sono qui da voi. Vi prego, aiutatemi a ritrovare la mia Via, la mia vita!
Trasportato dalla forza dei suoi sentimenti, l'Aspirante si era alzato e ora guardava il Gran Maestro fisso, con lo sguardo che trasudava la sua disperazione.


ot
Questo mini racconto vuole essere un'evento tra Bright e me, quindi pregherei gli altri di non interferire. Grazie Mille! [SM=x92702]
BrightBlade
00giovedì 3 aprile 2008 16:05
Dopo un attimo di silenzio, il Gran Maestro si alzò in piedi. Presa la spada con entrambe le mani e la sollevò davanti a sé. Quindi, all'improvviso, mosse il braccio destro.
Sibilando, la Lama di Atlantide uscì finalmente alla luce.
Gettando di lato il fodero, BrightBlade osservò la spada. Proprio come aveva intuito, mancava tutta la parte superiore.
«Avete recuperato i frammenti?»
chiese il Paladino, continuando a studiare la lama.
«C'era ben poco da recuperare, Maestro. La parte superiore è letteralmente andata in frantumi»
rispose Eruner, gli occhi abbassati a terra.
BrightBlade poggiò la spada sulla scrivania.
«Esistono ben poche forze in grado di spezzare una Lama di Atlantide, Eruner. Che ne è di quella che avete affrontato?»
«E' stata sconfitta» rispose Eruner.
Le labbra del Gran Maestro si incresparono in un impercettibile sorriso.
«In questo caso, Drath'Kahn ha fatto il suo lavoro».
Mentre parlava, BrightBlade aveva recuperato il fodero da terra e vi aveva riposto la Lama. Fatto ciò, l'atlantideo raggiunse un grande baule e, apertolo, vi ripose la spada.
«Più tardi, la farò appendere all'ingresso della Gilda. Sarà di esempio agli altri Paladini» disse quindi, tornando a sedersi.
«Un esempio di come non bisogna usare le proprie armi?» chiese Eruner, affranto.
«Al contrario. Insegnerà loro che bisogna essere pronti a sacrificare tutto per la propria missione: persino la propria spada, che è l'oggetto più caro a noi cavalieri.
Non vi ho dato Drath'Kahn perché la conservaste come un tesoro, Eruner. Ve la ho data perché la usaste in battaglia contro le forze del Male, e così avete fatto.
Vi ho narrato più di una volta dei grandi Paladini di Atlantide che persero la spada e la vita in battaglia: sappiate che, nell'antico ordine della mia isola, perdere le proprie armi in missione era considerato motivo di orgoglio, e non di disonore».
Eruner ascoltava in silenzio, senza interrompere il maestro.
«La tradizione vuole che la nuova arma di un Paladino venga riforgiata almeno dodici giorni dopo la perdita della vecchia: nel nostro caso, il tempo prescritto è ampiamente trascorso.
Tuttavia, vi è un altro requisito da soddisfare: la nuova Lama deve essere forgiata con il metallo fuso dell'arma di un degno avversario».
«In altre parole, dovrò riconquistare una spada» disse allora Eruner.
«Esattamente. So che avete intenzione di partire: il mio consiglio è di formare una piccola compagnia e richiedere una Quest al Sommo. In questo modo, renderete un valido servizio al Regno e avrete occasione di riscattare Drath'Kahn.
Quanto a me, qualche giorno fa ho ricevuto una lettera da una studiosa di reperti antichi. Si sta occupando di un artefatto piuttosto potente e mi ha chiesto di passare a trovarla, se mai dovessi trovarmi dalle sue parti.
Avevo intenzione di partire domani stesso. Se volete, però, posso ritardare la mia partenza fino a quando non avrete raccolto una compagnia, e partire insieme a voi. In questo modo, potrò anche mostrarvi qualche tecnica che ho appreso durante il nostro ultimo viaggio con lady Aryot e perfezionato in vostra assenza.
Che ne dite?»
Eruner
00giovedì 3 aprile 2008 17:48
Nuove tecniche? Ma se aveva perso persino le vecchie! Eruner ragionò qualche istante sulla sua situazione e su ciò che aveva appreso durante il suo peregrinare. Si prese un po' di tempo, rimuginando e raccogliendo le idee, quindi alzò lo sguardo e incrociò quello di BrightBlade. In fondo, aveva "solo" perso gli incantesimi, non la capacità di lanciarli!
- Credo dobbiate venire a conoscienza delle cose che ho appreso durante il mio viaggio. Sapete già della mia storia, ma non tornai subito al Regno dopo la battaglia. Al contrario, decisi di apprendere come usare meglio le mie abilità marziali, completandole il più possibile. Vagando, mi ripromisi che, visto come la mia Lama era andata letteralmente in frantumi, avrei riforgiato io stesso la mia futura compagna. Appresi quindi l'arte della forgiatura, non tutti i segreti, ma abbastanza da permettermi di lavorare agevolmente con qualsiasi tipo di matallo. Non mi soffermai molto sugli orpelli e le qualità artigianali, ma sulla semplice lavorazione del minerale, divenendo in un tempo raltivamente breve alquanto abile, forse grazie alla natura elfica che aveva preso il sopravvento. Inoltre, cercai di perfezionare la tecnica e lo stile nell'Arte della Spada, ampliando il bagaglio di possibili parate, affondi, finte e cose simili.
Il Gran Maestro annuì a tal proposito, compiacendosi di come aveva istruito Eruner in quegli anni, rendendolo tanto lungimirante da non perdere tempo nell'autocommiserazione. Intanto l'elfo proseguì.
- In quanto ai miei incatesimi, sarei felice se mi concedeste un giorno, massimo due, per ristudiare almeno le magie più semplici, sperando di avere tempo durante il viaggio per allenarmi con voi su di esse, oltre che sulle nuove tecniche.
Il Gran Maestro annuì a tal proposito, sorridendo compaiciuto delle azioni dell'elfo, quindi si alzò dallo scranno, gli andandò accanto e posò una mano guantata sulla sua spalla.
- Venite, vediamo di trovare il libro che fa al caso vostro!
I due paladini si diressero verso una porta laterale dello studio che conduceva alla libreria privata del Vassallo, contenente testi Atlantidei e altri libri rari raccolti nei vari viaggi intrepresi dal Gran Maestro.
La saletta non era molto grande e l'arredamento era costituito da un tavolo e una sedia, ma su ogni parete vi erano scaffali colmi di volumi, eccetto uno spazio in cui si apriva una bifora da cui proveniva la rossastra luce del tramonto. Dopo una rapida ricerca su di uno scaffale alla sua destra, leggermente in ombra, BrightBlade prese un libro di qualche centinaio di pagine, rilegato in bianco, alquanto polveroso a dire la verità, ma per il resto in perfette condizioni, e lo passò all'allievo, il quale lesse velocemente il titolo, azzurro e vergato in rune atlantidee: Elementi basilari di magia arcana per Paladini.
- Credo che con questo riuscirete a riappropriarvi almeno degli incantamenti più semplici. Per gli altri, vedremo di inserire uno spazio nel vostro allenamento nel quale cercerò di insegnarvi ciò che so.
L'Aspirante sorrise al Vassallo, felice e nuovamente fiducioso nel futuro. Quindi, conscio del fatto di aver rubato molto tempo al suo mentore, decise di lasciarlo al proprio lavoro, ansioso di riprendere possesso della sua magia e programmare l'incontro con il Sommo.
Salutato il Vassallo, si diresse direttamente verso la sua camera, mentre pensava a come organizzare il viaggio che li attendeva e a chi portare con loro. Una volta sul suo letto, prese delle sommarie docisioni e si perse immediatamente nello studio di quel volume denso di simboli e immagini sconosciute e inconprensibili a chi non conosceva la lingua di Atlantide, insegnatagli anni addietro nella prima parte del suo allenamento.
Non riuscì a dormire quella notte, preso com'era dalla lettura, ma verso l'alba era finalmente ritornato pace con se stesso, oltre ad aver appreso praticamente ogni lezione presente volume.
Otrebmu Ittoram
00martedì 8 aprile 2008 05:50
Eruner, decise di fare pratica degli incantesimi appresi durante la notte, si avviò cosi ai Cancelli, una volta varcati si diresse nel vicino bosco, era intento da pochi minuti in esercizi di magia, quando, sentì un rumore proveniente alle sue spalle, il Paladino continuò come se nulla fosse, ma i suoi sensi erano pronti ad avvertire ogni cosa.
I minuti passarono, lentamente, senza che succedesse nulla, ma il Paladino sapeva che era osservato, avvertiva una presenza tra gli alberi, ma essa era celata, era come un’eco poco più che percepibile e sfuggente.
Ormai l’elfo cominciava a stancarsi di attendere, così cominciò a pronunciare parole arcane come se stesse per lanciare un incantesimo, all’improvviso, fece un salto verso l’alto, scomparendo tra le fronde degli alberi, muovendosi rapido fra di essi, individuò presto una forma poco lontano, il vento, cambiato, gli portò diversi odori, di sangue e di troll.
Raggiunta la figura, si lasciò cadere su di essa, spada in pugno, pronto a qualunque sorpresa, ma, non a trovarsi di fronte un tronco di albero dalle sembianze umanoidi, l’elfo esitò, ma un movimento alla sua sinistra lo fece scattare, contro l’ombra che era apparsa.
Il Paladino effettuò un susseguirsi di colpi, come aveva fatto molte volte allenandosi con il suo maestro BrightBlade, sicuro che nessuno potesse pararli, ma invece la figura li bloccò tutti con lo scudo, mentre la spada anche se sguainata non attaccò Eruner, che dopo l’ultimo affondo si fermò per osservare il rivale.
Un elmo completo copriva il viso, un’armatura di piastre leggere il corpo, ma non fu questo a attirare l’attenzione di Eruner, ma il guanto che stringeva una spada di mytril e poco dopo riconobbe il mantello dei Templari Sin Fein sulle spalle del guerriero che gli stava di fronte.
<<Otrebmu?>> chiese con tono perplesso e un po’ irato l’elfo.
La spada fu rinfoderata, la visiera dell’elmo alzata, e Eruner riconobbe il viso del Vassallo, che sorridendo disse:
<<Holux, come state?>>
<<Cosa…holux…prima mi arrivate alle spalle e poi mi chiedete come state?>> disse il Paladino, indeciso se essere arrabbiato o meno.
<<Vi stavo osservando, per capire cosa facevate>> disse Otrebmu, avvicinandosi al tronco di albero con sembianze umanoidi, sciolse così le briglie del cavallo legato dietro.
Eruner, capì perché aveva percepito vita animale dall’albero, e dal sacco, impregnato di sangue, sulla sella, anche da dove provenivano gli odori.
I due compagni, di tante avventure, cominciarono a discutere, Eruner un po’ vago disse che sarebbe partito presto per una missione, Otrebmu che ogni tanto faceva ancora le sue ronde notturne, anche se la maggior parte del tempo lo dedicava a redigere i resoconti degli abitanti del Regno.
Eruner, volle sapere, come Ittoram era riuscito a nascondere la propria presenza, e a parare i suoi colpi, il Vassallo rispose; che aveva imparato qualche nuovo trucco, a usare meglio i poteri della sua carica, e si era allenato nella palestra della Gilda dei Paladini con BrightBlade.
I due Templari ritornarono nella città insieme, andarono alla locanda, dove Otrebmu offrì una birra a Eruner, per farsi perdonare della visita inattesa che gli aveva fatto nel bosco, i due si salutarono e si divisero, uno dirigendosi alla Gilda dei Paladini e l’altro alla VIMA.


OT--Non ho saputo resistere [SM=x92713] , non lo faccio più [SM=x92713] questo rimane solo se va bene a Eruner e BrightBlade [SM=x92702] --OT
Eruner
00mercoledì 21 maggio 2008 18:32
Dopo aver salutato Otrebmu, il paladino elfo di avviò con calma verso la Gilda, percorrendo con passo lento, ma sicuro, la via lastricata in porfido. Sebbene gli stivali posassero su della fredda pietra, avvertiva a ogni falcata una calore crescente dentro di se, quasi stesse, secondo dopo secondo, risvegliandosi in lui un po' della guasconeria che lo contraddistingueva prima. Sì, prima di... Scacciò velocemente i pensieri oscuri sul suo Nemico e si accorse improvvisamente di essere nella propria stanza. Sorrise, divertito dalla potenza estraniante della mente elfica, ancora nuova per lui.
Quel giorno si sarebbe diretto al cospetto del Sommo, la prima volta dopo moltissimo tempo, per chiedere il suo consiglio su come poter trovare una lama degna di essere riforgiata per divenire la sua nuova Lama. Sapeva già come sarebbe stata infine, l'aveva sognata per tutto il tempo in cui il guscio spezzato di Drath'Kahn aveva continuato a pendere dal suo fianco, ormai privo della sua Anima. A ripensarci nuovamente lo sconforto si faceva strada in lui... Scacciò anche quell'ombra. Era tempo di prepararsi per l'udienza, non compiangersi!
Aprì il baule che la sera precedente gli attendenti dell'Ordine avevano ricollocato nella sua camera, cercando un abito che aveva acquistato durante il viaggio in Katai, ove si era recato alla ricerca del sapere dei maestri Bushi dello Shogun. Incredibile invece dove trovò il suo insegnate... Ancora rideva al pensiero di quanto il suo aspetto l'avesse ingannato! Forse durante il venturo viaggio avrebbe potuto parlarne al Maestro.
Appena terminò quel pensiero trovò finalmente Lo strano vestito che aveva acquistato tempo addietro. Nel sollevarlo, spostò un lenzuolo che copriva un'oggetto ben nascosto, posto non a caso sotto tutto il resto del suo bagaglio. Uno spallaccio bronzeo decorato, anzi ricoperto, da esotiche volute che andavano a formare l'ala di un qualche uccello fece capolino da sotto l'incerta copertura. L'elfo si bloccò alla sua vista. Lentamente, quasi con timore reverenziale, lo sfiorò, ricordando il suo precedente detentore... Rapidamente, lo ricoprì, risotterandolo sotto tutti i suoi averi.
Una volta cambiatosi, guardò la sua immagine riflessa nella lastra d'argento che fungeva da specchio.
"Niente male..."
Una leggera camiciola nera, le cui maniche coprivano le braccia fino a metà gomito, terminava in una fascia lilla che gli cingeva il ventre, allo stesso tempo non permettendo alla camicia di fuoriuscire e ai pantaloni, neri anch'essi e a sbuffo, di calare. I piedi erano coperti da calze nere, nello stile del Katai, che gli permettevano di portare agevolmente un paio di sandali orientali. Quindi, raccolse la cappa nera dai bordi viola, senza maniche e con il collo alto fino agli zigomi, che stava sul letto e la insossò. Preso un nastro lilla dallo scrittoio legò i capelli in modo da formare una specie di ciuffo all'altezza della nuca, come aveva appreso nelle terre d'oriente. Appesa una strana lama, simile a una katana ma più lunga, alla cintola, uscì e si diresse verso la sala del Duplice Trono.
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