Nuova fan fiction di Angele1987-Da Auror a Babbani- spero vi piaccia...

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Angele1987
00domenica 23 maggio 2004 23:09
Prima di inserire il primo chap devo dirvi una cosa importante...
1.I personaggi sono ooc (ossia diversi dai personaggi originali)
2. E' una storia AU (Ossia ci troviamo in un altro periodo rispetto alla storia raccontata nei libri...
3. E' la prima che scrivo... su un altro sito di ffc ha riscosso un discreto successo ora non so voi cosa ne penserete...
bEH, FATEMI SAPERE! UN BACIO Angéle[SM=x240549]

DA AUROR A BABBANI I CHAP: “Finalmente Auror…”


Tutti i personaggi della mia ffc sono di proprietà della Rowling (a parte qualcuno) quindi ringrazio questa grande donna per averci regalato con i suoi libri un mondo meraviglioso… quello di Harry Potter… io ho terminato buona lettura… Angéle

* le parti in corsivo (come in tutte le ffc) sono ricordi….

Era lì. Disteso sul suo duro letto nella stanza della caserma di Auror che condivideva con Harry Potter e Draco Malfoy , i suoi migliori amici.
In realtà l’ultimo era diventato un suo amico solo l’ultimo anno di scuola ad Hogwarts.
Pensava a come la sua vita e quella dei suoi amici fosse cambiata dall’inizio della guerra contro colui che non deve essere nominato. Si ostinava ancora a chiamarlo così. Ronald Weasley (così si chiamava il ragazzo) odiava profondamente il signore oscuro. Aveva ucciso i suoi genitori , quelli di Hermione Granger, e anche quelli di Draco (quando il ragazzo si era rifiutato di unirsi alle schiere dei suoi Mngiamorte).
Ron con i suoi amici aveva dovuto crescere in fretta .
Si girò verso la sveglia. Aveva ancora 30 min. prima che quel aggeggio infernale suonasse e fosse come al solito risucchiato dalla realtà di tutti i giorni.
Guardò più in là sul suo comodino e vide la foto che ritraeva lui, i suoi amici, e tutta la sua famiglia felici, nel giorno del diploma ad Hogwarts. Come era vivido quel ricordo. Erano passati ormai 4 anni però lui riusciva ancora a ricordare la strana sensazione che gli attanagliava lo stomaco la sera prima del grande giorno. Emozione, orgoglio, soddisfazione, paura… non avrebbe mai pensato che il suo cuore potesse sopportare tanto sforzo. Quello era stato uno dei giorni più emozionanti della sua vita.
Ora, invece, a poche ore dalla consegna del suo distintivo di Auror non riusciva a provare altro che indifferenza. Odiava quella sensazione. Essere indifferenti è come non essere vivo. In realtà, lui non si sentiva più, molto vivo dalla morte dei suoi genitori.
Era ancora immerso nei suoi pensieri quando il rumore insopportabile della sveglia irruppe nella stanza.
-Maledizione!- pensò prima di correre in bagno.
Harry si stava ancora stiracchiando quando gli arrivò un cuscino in piena faccia.
-Dio, Potter! Ma cos’hai al posto del naso un “MANTICE”?!- gli urlò Draco mettendosi a sedere.
-Senti un po’ chi osa parlare… Ma se TU non fai altro che russare!!- gli rispose il brunetto rilanciandogli il cuscino. Si sarebbe trasformata in una cruenta battaglia all’ultima cucinata se, come al solito, Ron non fosse intervenuto:- Ehi, BAMBINI!!- e sottolineò la parola con una voce molto alta . il rosso era sulla porta già vestito di tutto punto. –Ron!- iniziò Harry –MA QUESTA NOTTE SEI ANDATO A DORMIRE CON LA DIVISA?!- concluse iniziando a ridere accompagnato da Draco.
-Ah, Ah, Ah… SPIRITOSI…Si da il caso che io sia una persona Molto Puntuale al contrario di qualcuno… guardate un po’ l’orologio!- continuò sapendo che adesso sarebbe toccato a lui ridere – avete esattamente 28 min. e 59 secondi per lavarvi, vestirvi e mettere in ordine la vostra camera… Hermione ci aspetta giù tra una manciata di minuti… SCATTARE!- concluse sbattendo le mani.
I due balzarono in piedi e si diressero verso il bagno.

***
Hermione aspettava seduta al loro tavolo nell’ampio refettorio della caserma. Era annoiata. Come al solito quei tre erano in ritardo!si guardò in torno e per la prima volta in tre anni si accorse di quanto quella sala fosse pulita, luminosa e soprattutto… Rumorosa. Sembrava che in cucina il cuoco avesse dichiarato guerra alle stoviglie.
Si stava tormentando un ciuffo ricciuto della sua coda di cavallo, tamburellava con un piede il pavimento e si mordeva il labbro inferiore. Era nervosa. Per passare un po’ il tempo passò in esame la sua uniforme. Gonna a tubo leggermente sopra il ginocchio, camicia bianca, cravattino rosso, giacca blu e un berrettino che aveva letteralmente imbrigliato sulla massa di capelli ricci.
I suoi dolci occhi nocciola indugiavano sulle porte d’entrata della mensa. “Altri 5 min. e vado via!” pensò mentre accavallava nervosamente le lunghe gambe sottili. “Vogliono vedermi morta dall’impazienza! Dovrebbero essere loro ad aspettare Me! In fondo sono io la ragazza della situazione…”
Mentre distruggeva la sua bella testolina con quei pensieri, un bellissimo ragazzo, alto, dal fisico scolpito e con dei capelli rossi perfettamente disordinati arrivò nella grande sala seguito a ruota da un bruno e un biondino, altrettanto alti e possenti.
Indossavano anche loro la divisa blu da Auror. Ad Hermione , nel vedere Ron, mancò il fiato. Era ormai da tanto di quel tempo che era innamorata di lui che nemmeno ricordava quando aveva iniziato a vederlo sotto un aspetto che non fosse quello del migliore amico. Il rosso però sembrava non accorgersene.
-Ciao Herm…- Ron non finì la sua frase perché rimase incantato nel vedere la ragazza con quella divisa. Il fisico di Hermione, che era stato modellato da tre anni di esercizi nel corso di addestramento per Auror, stava bene con qualsiasi cosa, (“e anche senza” pensò maliziosamente Ron) ma con quella divisa era praticamente Meravigliosa.
-Lo sai che non sei niente male vestita così?!- le disse appena si fu ripreso –Sembri quasi una ragazza!- amava stuzzicarla… in realtà lui si era reso conto da molto tempo che quella ragazzina era venuta su proprio a regola d’arte. Gli altri due ragazzi erano della sua stessa identica opinione specialmente Draco, che, anche se non lo voleva ammettere era innamorato cotto di lei.
Hermione arrossì violentemente. Lo faceva sempre ogni volta che Ron le faceva un complimento. Quando all’improvviso si rese conto di avere gli occhi dei tre ragazzi puntati addosso disse:
-Fai poco lo spiritoso Capitano Ronald Weasley… piuttosto muoviamoci siamo già in ritardo!- puntualizzò cercando di tornare di un colore naturale. Si alzò e si fece ammirare in tutto il suo splendore.
“Com’è bella” si ritrovò a pensare il bel ragazzo rosso. Ron si riscosse immediatamente da quei pensieri… “andiamo è Hermione… insomma è come una sorella… ma io non penso queste cose di Ginny … oddio… Ron ricollega il cervello…” il ragazzo stava avendo un conflitto interiore.
-Ron?!- la voce di Harry lo riportò alla realtà. –Andiamo o faremo tardi per davvero!-
Ron scrollò le spalle come per liberarsi di quei pensieri e seguì gli altri verso la grande sala.
Il ragazzo non poteva certo immaginare che Draco avesse pensato la stessa cosa.

Quando arrivarono nella sala, era gremita. Finalmente, dopo una decina di minuti, scorsero Ginny.
Era carina e sorridente come al solito. Indossava un vestitino bianco che con i suoi lunghi capelli rosso fuoco creava un contrasto delizioso. Ancora un’altra volta Harry si ritrovò a pensare che quella ragazzina, che aveva salvato tanti anni prima da un basilisco, era diventata davvero una bella donna.
Il dolore per la perdita dei suoi genitori, fortunatamente, non aveva intaccato il suo dolcissimo carattere. Se fuori era diventata una donna dentro rimaneva una dolce bambina.
-Ciao ragazzi!- disse gettandosi al collo del fratello che l’abbracciò forte, forte. Quando si lasciarono Ginny passò a salutare gli altri. Quando fu il turno di Harry, oltre al tenero abbraccio, gli diede anche un bacio sulla guancia. Il bruno era diventato un peperone. Ginny, però, non ci fece molto caso visto che gli passò una mano tra i capelli corvini dicendo: -Questi non vogliono stare buoni neanche oggi!- Poi si fermò, vedendo l’espressione stralunata di Harry. –Scusami sembro…- cercò di dire Ginny prima che un uomo in divisa la interrompesse con un colpo di tosse –Hm, Hm… se siete tutti pronti, la cerimonia può anche incominciare-
Dopo aver sentito queste parole Virginia Weasley diede un in bocca al lupo ai quattro e corse verso il suo posto.
Harry era ancora prigioniero nei suoi pensieri “Quanto è bella!” stava pensando.
Una brusca gomitata di Hermione, che sedeva tra lui e Ron, lo riportò alla realtà. Il grosso colonnello stava ripetendo il suo nome. – Harry Potter…il quasi capitano Potter è presente in sala?!-.
Harry sussultò. Si alzò e percorse il lungo tappeto blu che portava fin sul palco. Ritirò il distintivo e il suo diploma. Quando tornò a sedersi pensò che finalmente era diventato Auror!

***

Draco stava sistemando la sua roba, quando il suo M.C.P. (Magico Cerca Persone) iniziò a vibrare sul tavolo dall’altro lato della stanza. Il ragazzo aveva deciso di ignorarlo. Aveva ancora tante di quelle cose da fare. Si era appena trasferito nel nuovo appartamento. Le cose, per quanto la magia potesse essere d’aiuto, non si sistemavano da sole.
-DRACO!- la voce di Hermione irruppe cristallina nella stanza da pranzo. –Dai, Dra’ sono io Hermione, rispondi!- Un sorriso assurdo si impossessò della faccia del ragazzo.
- Perché se non rispondo cosa mi fai?!- chiese sospettoso mentre si avviava verso il tavolo.
-Che cosa?! Draco Malfoy vieni immediatamente a parlare con ME!- Draco rideva. Adorava quando Hermione si arrabbiava con lui per finta. Rallentò il passo, ormai era arrivato al M.C.P.
-Mi hai chiamato, mia signora?!-fece ironicamente.
-Ah, finalmente… come sta proseguendo il lavoro di pulizia… sarei venuta a darti una mano ma purtroppo ero in servizio…- disse Hermione
-Sì, sì… ma a chi la vuoi dare a bere…so benissimo che la cosa che più odi al mondo sono le faccende domestiche…quindi dì pure che ti sei sentita meglio quando hai saputo che oggi dovevi lavorare…- la rimbeccò Draco
-Ehi, ma per chi mi hai preso… sai benissimo che do sempre volentieri una mano agli amici…- rispose prontamente la brunetta.. Draco la guardò storto. – Va bene è vero! Io non sono una perfetta donna di casa… e mi sono sentita meglio quando ho saputo che oggi dovevo lavorare… però non mettere in dubbio che in ogni modo, anche se di contro voglia, ti avrei aiutato a sistemare… - concluse Hermione facendo uno dei suoi sorrisi più belli che non rimase inosservato da Draco. Se fosse stato possibile rilevare la temperatura e la velocità del cuore del ragazzo ,in quel momento, avrebbero entrambi rotto i termometri. All’improvviso si ricordò che qualche sera prima aveva sognato Hermione… e un sorriso malizioso si disegnò sul suo volto.- Ora perché ridi ?!- chiesa disperata Hermione diventando rossa. –Eh… no, niente pensavo ad una cosa…-rispose asciutto il biondino.
-Sarà… in ogni caso ti ho chiamato perché ho ritirato la tabella dei turni di pattuglia… dunque … tu sei di turno…- e la ragazza iniziò a controllare la pergamena. –Draco Malfoy…Draco Malfoy…-ripeteva sottovoce mentre lo cercava.- Ah, eccoti qui!-disse, finalmente, dopo un paio di minuti -Questa sera sei di turno dalle 24 alle 4 del mattino con il capitano Ronald Weasley e il Capitano Hermione Granger…- la risata allegra e cristallina di Hermione riempì la stanza. Draco la guardò e poi disse: -Perché ridi?!- Hermione non riusciva a smettere –Indovina… un po’… con chi… hanno messo Harry?!-.
-Non lo so… con un clown, forse?!-rispose sarcastico il biondino.
-No, meglio… Harry è di servizio questa sera dalle 19 alle 23 con il Capitano Angelus Homeless e il Capitano Matt Barbeus!- Draco scoppiò a ridere. Quei due erano gli Auror più incapaci e stupidi che avesse mai conosciuto. (Gli ricordavano tanto due vecchie conoscenze di Hogwarts di cui si era finalmente sbarazzato dopo tanto tempo.) Quei due adoravano Harry. Quasi sicuramente avevano chiesto proprio loro di essere accoppiati con il ragazzo.
-Beh, meglio a lui che a me… in fondo è abituato!- disse scherzosamente Draco.
-Già… comunque mi passate a prendere tu e Ron per le 23,30?- chiese cambiando argomento la ragazza.
-Certo, mia signora!- le rispose ironicamente.
-Smettila!- gli intimò Hermione.
-Va bene, mia signora!- la provocò il biondino
Hermione rise e Draco non poté fare a meno di pensare che anche con i capelli tirati su alla meglio con una matita fosse bella, anzi bellissima.
- Ti odio !- gli disse quando terminò di ridere.
Draco avrebbe voluto rispondere diversamente ma invece: -Lo so…- disse semplicemente
-Benissimo… Capitano Malfoy!- e facendo un gesto militare la sua immagine scomparve dal piccolo schermo del M.C.P. Draco rimase ancora a fissarlo per qualche minuto. Poi si riscosse e continuò a sistemare la sua, nuova casa.

Fatemi sapere... un bacio Angéle[SM=x240544]
Angele1987
00lunedì 24 maggio 2004 14:16
Ecco il II chap, spero vi piaccia!
DA AUROR A BABBANI II CHAP


Tutti i personaggi della mia ffc sono di proprietà della Rowling (a parte qualcuno) quindi ringrazio questa grande donna per averci regalato con i suoi libri un mondo meraviglioso… quello di Harry Potter… io ho terminato buona lettura… Angéle


Ron era in palestra e come al suo solito si stava arrampicando lungo la corda con l’agilità degna di un felino. Indossava una canotta e dei pantaloni grigi sportivi.

Era appena sceso dalla corda quando dalla porta entrò Hermione. Indossava un jeans nero e un maglione rosa che aveva le maniche tanto lunghe da ricoprirle quasi tutte le belle mani affusolate.

Aveva i lunghi capelli ricci raccolti in due codine che le davano un’aria da ragazzina.

Quando Ron la vide provò un dolore all’altezza dello stomaco… sembrava che avesse fatto una capriola. Si domandò il perché degli strani pensieri che faceva su Hermione da un paio di mesi. Ogni volta che la vedeva non pensava ad altro che a quanto la sua sorellina acquisita fosse bella e…sexy. Sì, perché ogni volta che i suoi occhi si posavano su di lei non faceva altro che chiedersi di come sarebbe stato baciarla…

La brunetta da parte sua non era del tutto indifferente. Adorava vederlo allenarsi. Ammirare i suoi muscoli in tensione, le goccioline di sudore che imperlavano il suo viso da bello impossibile…Da quanto era innamorata di lui …

Hermione continuava a fissare la canotta che aderiva perfettamente ai suoi addominali e non poté fare a meno di arrossire violentemente: -Ehi tu… sempre ad allenarti?!- gli chiese sforzandosi di tornare di un colorito normale.

-Ehi Pippi… Beh sai mi piace essere sempre in forma per le mie schiere di fans scatenate!- le rispose foderando uno dei suoi sorrisi per il quale Hermione si scioglieva ogni volta.

-AMMIRATRICI?!- fece Hermione sarcastica- Scusami forse sono diventata ceca ma… dove sono?!-

-Ah, ah… molto Simpatica!- le rispose Ron –Piuttosto perché sei venuta qui?! Non hai staccato qualche ora fa… e da come sei vestita non credo che tu sia qui per fare dello sport?!- concluse guardando il suo abbigliamento.

-No, infatti… sono qui perché questa sera abbiamo il turno di pattuglia insieme, io, tu e Draco… mi passate a prendere voi due alle...- ma Hermione non terminò la frase perché Ron l’aveva sollevata di peso ed era corso nel bagno con lei sotto il braccio. Si erano appena nascosti in una cabina doccia che una voce falsettata (tipo quella di Karen in Will e Grace Nd Autore) irruppe nella palestra chiamandolo a squarcia gola. Era Ermirina un’altra donna Auror. Per qualche strano motivo lei e Ron, il Natale precedente, erano finiti a letto insieme. Da quel giorno la ragazza non gli aveva più dato pace.

-RON! Tesoro… dove sei?!- Ron era pressato su Hermione contro la parete della doccia. La ragazza non riusciva a respirare… ma per nulla al mondo avrebbe voluto che quel istante terminasse. Era diventata paonazza quando alla fine disse:- Mi stai schiacc…- ma non terminò la frase perché Ron si abbassò all’altezza del suo viso e le mise un dito sulle labbra. “Dio quanto è bello!” stava pensando la brunetta.

-Shhh… - le disse. Lei si pietrificò. I loro visi erano a poca distanza l’uno dall’altro. Sentiva il respiro caldo del ragazzo sulla pelle del suo viso. Il suo cuore ebbe una brusca impennata e iniziò a battere forte mentre la brunetta si domandava come sarebbe stato se quelle labbra carnose ed espressive si fossero posate sulle sue anche per un solo istante. Hermione, per paura che Ron riuscisse a sentire il battito del suo cuore, si ritrasse istintivamente. Il suo gesto brusco fu notato da Ron che le chiese: -Che hai?!-

Il ragazzo la strinse ancora di più a sé quando Ermirina entrò nel bagno.

-Ron sei qui?!- urlò la ragazza con la sua voce stridula. Nessuna risposta. Iniziò a perlustrare tutte le docce.

“Perfetto!” pensò Ron “proprio ora questa imbecille deve fare qualcosa di sensato!”

sarebbero stati scoperti se Hermione non fosse intervenuta. Si staccò dal rosso, sciolse i suoi bei capelli, aprì l’acqua della doccia e, senza nessun preavviso, si tolse il maglioncino rosa, abbassò le bretelle del reggiseno e apri leggermente la tenda in modo da far uscire solo la tasta e le braccia nude. Ron era impietrito… già da un paio di mesi a quella parte aveva iniziato a fare strani pensieri su Hermione… adesso, vederla lì, davanti a lui seminuda era troppo da sopportare! Mantenne a stento il controllo di se stesso pensando: “È come una sorella per te… non guardarla così anzi non guardarla proprio che è meglio! Oddio ma come faccio…” serrò forte gli occhi come fanno i bambini per non vedere l’ago della puntura che si infila nel loro braccio.

Nel frattempo Ermirina era stata attirata dallo scroscio dell’acqua della doccia… quando arrivò, però, rimase delusa nel vedere la testa di Hermione che spuntava dalla tenda. –Ciao Hermione!- la salutò senza entusiasmo –Hai visto per caso Ron … sai volevo invitarlo a cena?!- Ermirina abbassò lo sguardo. Hermione provò per qualche secondo un moto di dispiacere nei suoi confronti che fu subito cancellato dal ricordo che quella idiota era andata a letto con Ron… con il suo Ron! –Mi dispiace Ermirina ma Ron è andato a casa pochi minuti fa e poi sta sera io e lui siamo di turno per pattugliare…- rispose Hermione marcando le parole “lui ed io”.

-oh…- fu l’unica risposta della biondina scialba prima di allontanarsi.

Quando uscì dalla porta Hermione si voltò verso Ron che aveva ancora gli occhi chiusi e disse: -Mi devi una visita al museo Egizio dei maghi e un mega gelato da Mirabilia!- Ron aprì gli occhi e le sorrise tirato (stava facendo un sforzo sovraumano per trattenersi da catturare quelle belle labbra carnose della ragazza): -Tutto quello che vuoi piccola!- poi tornò a guardarla. Era così bella con i capelli bagnati e lo sguardo innocente da ragazzina. Hermione tossì per attirare la sua attenzione e disse, mentre si teneva ancora la tenda premuta sul petto: -Io dovrei rivestirmi…- e divenne rossa… aveva fatto mente locale di cosa aveva fatto!

-Ah, sì…- fu la risposta di Ron prima di uscire goffamente dalla cabina della doccia, poi, tornando il Ron di sempre aggiunse: -Però… non sei messa tanto male!- . Hermione lo guardò divertita e prima di chiudere la tenda gli rispose: -Idiota!- Quanto era innamorata di quell’idiota, però.


***

In una grande sala scura, era seduto su un grosso trono intarsiato e tempestato di rubini e smeraldi, l’uomo o meglio la cosa che era causa di tutta la sofferenza nel mondo della magia. Lord Voldemort, il grande signore oscuro, era intento a sorseggiare da un calice di immenso valore, del liquido rosso. Indossava un lungo mantello nero che gli ricopriva il corpo scheletrico. Aveva i suoi dardeggianti occhi persi nel vuoto. Anche in quel momento lo sguardo, il suo sguardo non perdeva quell’espressione fredda e crudele che intimoriva i suoi stessi mangiamorte. Stava riflettendo. Era immerso nei suoi pensieri quando si fece avanti una figura.

-Mio padrone… mio signore oscuro, cosa la preoccupa? C’è qualcosa che io povera mangiamorte posso fare?- Una donna alta e formosa con dei lunghi capelli neri e dei sfavillanti occhi azzurri si era inginocchiata dinnanzi a lui.

–oh, povera Angelia… tu sei del tutto inutile nel mio piano… le persone che voglio colpire le più vicine… a Potter… i suoi migliori amici- e un’espressione disgustata si disegnò sul suo volto –sono innamorati della stessa donna… la piccola e sporca mezzosangue che per tutto il periodo della scuola ha aiutato quell’essere che tutti chiamano eroe…e credimi non ti noterebbero neanche!- e se fosse stato possibile l’espressione di disgusto divenne ancora più marcata.

–Allora mio signore perché non manda qualcuno ad eliminare la mezzosangue… così- ma Angelia non finì la frase perché Lord Voldemort la interruppe :

-No, no… quanto sei inesperta… devo farlo soffrire tremendamente e tutto deve accadere in un solo colpo così che il dolore sia lancinante e che lui non possa aggrapparsi a nessuno per riprendersi… deve ridursi ad una larva umana… lui stesso desidererà la morte… ed io non gli darò quel che vuole…- concluse. Una risata gelida, malvagia riempì la stanza. Angelia ebbe quasi paura.

– Mio signore… ma come farà ad uccidere i suoi migliori amici… insomma, loro sono i migliori auror in circolazione e hanno sconfitto da soli centinaia di mangiamorte con un solo colpo di bacchetta… hanno dei poteri eccezionali… anche lei, mio signore, li teme…- Angelia fissava, tremando, il pavimento.

–Sei proprio sciocca ragazzina senza cervello…. Io sto preparando una pozione… la più temibile, la più pericolosa anche per gli stessi artefici….persino i maghi oscuri, più grandi di tutti i tempi avevano il timore di prepararla… la pozione resuchio… è così potente che basta anche solo inalare i suoi fumi perché un mago perda i suoi poteri…- concluse Lord Voldemort portando nuovamente alle labbra il suo calice prezioso.

-Mio signore… ma se lei nella preparazione respirasse sfortunatamente i fumi… -

-Io piccola sciocca , ho l’antidoto… una pozione, che la sua preparazione comporta quasi un anno… la pozione della Fenice… solo le sue lacrime che hanno straordinarie capacità curative… possono ridare i poteri al mago che li ha perduti a causa della resuchio…- terminò con un ghigno.

–E quando, mio signore, questa pozione sarà pronta?- chiese sempre più eccitata la bruna formosa.

–Questa notte Mellifluo prenderà l’ultimo ingrediente…il cuore di una ragazza amata ed innamorata… eppur ancor vergine – recitò a memoria il Signore Oscuro.

–Magnifico, mio signore!-


***


Erano quasi le 11,15 p.m. quando Harry rientrò a casa (ovvero la casa di Ginny e Ron meglio conosciuta come “la Tana”). Ron aveva chiesto a Harry di andare a vivere con loro perché da quando il signore oscuro aveva distrutto quasi tutta la famiglia Weasley (Molly, Arthur, Fred, George e Percy) ai due fratelli quella casa sembrava tremendamente vuota e soprattutto… triste. Ogni angolo della Tana era denso della storia di quella allegra e sorridente famiglia che per prima aveva fatto sentire Harry amato. Loro insieme ad Hermione e Draco erano diventati la sua famiglia, il suo porto sicuro. Durante le estati degli anni della scuola, Harry, contava le ore che lo separavano dal ricongiungimento con i Weasley… li adorava, tutti, nessuno escluso. Anche Percy (l’altezzoso fratello maggiore di Ron) era diventato con gli anni un fratello, “perché in fondo senza di lui noi non saremmo divertenti come siamo!” dicevano spesso i gemelli, Fred e George, i comici e turbolenti della situazione “Abbiamo bisogno della nostra spalla seria e tremendamente credulona!” Ah, quanti ricordi affioravano alla mente del ragazzo mentre percorreva il vialetto. Il giardino, sempre pieno di folletti che lui e Ron si divertivano a scacciare, la piccola capanna dove Fred e George tenevano i loro attrezzi per il Quidditch, il Grande Albero (una grande quercia secolare) che loro utilizzavano come ostacolo per allenarsi con le scope… Harry si scrollò violentemente per togliersi di dosso la polvere del passato che lo stava soffocando. Avrebbe voluto piangere ma non poteva… non era più un bambino, ora era un Auror e poi, in fondo, piangere non li avrebbe riportati da lui. Ancora un po’ triste si trascinò fino alla porta. Prima di entrare si sforzò di tornare di un umore normale. Aveva appena varcato la soglia quando gia sentiva il profumino della torta alle fragole di Ginny. Adorava quel dolce e ancora di più chi lo faceva. “Avevo proprio bisogno di vederla…” pensò mentre seguiva come un segugio la scia della torta. Aveva avuto una giornataccia. Aveva dovuto spulciare un rapporto interminabile sulla conferenza che c’era stata qualche giorno prima a Londra e per concludere in bellezza aveva dovuto andare in pattuglia con quei due imbecilli che lo adoravano e che lo copiavano come dei pappagalli. Arrivò in cucina e vi trovò una Ginny più infarinata che mai mentre stava ultimando la torta con le guarnizioni. Se era possibile lui la trovò ancora più bella con lo sguardo assorto e le guance sporche.

-No… non mi dire che la mia cuoca preferita ha cucinato la crostata di fragole che mi piace tanto!?- così dicendo Harry si portò una mano al cuore facendo finta di provare dolore.

-Hm, hm- gli rispose la rossa facendo un sorriso che faceva sciogliere Harry come neve al sole. –Ma ora non la puoi mangiare! E’ ancora calda…- puntualizzò la ragazza.

- Va bene Virginia, - (Harry aveva smesso di chiamarla Ginny da molto tempo, quel nomignolo da bambina non andava più bene per una donna. Una bellissima donna, che aveva rubato senza accorgersene il cuore del nostro eroe…) Il ragazzo però voleva assaggiarla così iniziò a guardare Ginny ( se lui non la chiama più così non vuol dire che io non possa farlo Nd Angéle… si scrive con l’accento) con il solito sguardo da cucciolo implorante. Virginia si sentiva con le spalle al muro non riusciva a dire di no ad Harry quando la guardava così. In realtà non ci riusciva mai. Le piaceva quel ragazzo timido e dolce. Le era sempre piaciuto fin dai tempi di Hogwarts eppure lui… non se n’era mai accorto… “Sei proprio imbranato Harry Potter!” aveva spesso pensato la rossa “Ma come fai a non capire che mi piaci… insomma è così palese!” Ma lui niente. Sembrava che vivesse in un altro mondo.

–Però… se vuoi puoi aspettare un’ora mentre si raffredda in frigo…-gli rispose sempre con il suo sorriso dolcissimo –Alle 12,15 p.m. dovrebbe essere pronta!- concluse lanciando un’occhiata all’orologio.

-Ok… aspetterò… però tu mi farai compagnia!- le disse contento Harry.

-Certo Capitano Potter! Ora però corro a farmi una doccia perché sembro una torta anch’io!- terminò Ginny ridendo e correndo di sopra. “Già” pensò Harry “una torta che io mangerei molto volentieri…” Seguì Virginia con lo sguardo fino a quando non scomparve su per le scale. Stava prendendo un po’ di succo d’arancia dal frigo quando sentì Ginny urlare contro suo fratello.

–Dannazione Ron… vuoi stare un po’ più attento… hai la mole di un treno… per me!- Evidentemente il rosso era andato a scontrarsi con la povera Virginia…

-Scusami, sorellina… ti sei fatta male?!- le chiese premuroso il fratello.

–No, No sto bene…- Sentì Harry prima che Ron arrivasse in cucina. Era vestito in borghese o meglio in stile babbano. Doveva pattugliare la città con Hermione e Draco…Beato lui, almeno si sarebbe divertito! Harry non sapeva il motivo ma da quando era un auror non gli era mai capitato di essere di turno con i suoi amici… si era sempre ritrovato con Angelus e Matt (Non so se si nota il ritorno al mio nome… sono un egocentrica… scherzavo! Nd Angéle)

-Beh io vado Harry… mi raccomando tienimi d’occhio Virginia!- gli disse Ron prima di uscire dalla Tana.

-Certo!- gli urlò dietro Harry. In fondo lui aveva davvero buone intenzioni.


***

Erano le 23,20 p.m. e Draco era disteso sulla poltrona di pelle nera. Era appena uscito dalla doccia. Non aveva alcuna voglia di vestirsi. Odiava pattugliare la città di notte. Non sapeva perché ma l’oscurità lo inquietava. Voleva rimanere lì disteso, prigioniero dei suoi pensieri, ma l’immagine della ragazza, che da un paio d’anni gli aveva trafitto il cuore, si affacciò alla mente. Come gli succedeva, ogni volta che pensava ad Hermione, un sorriso assurdo e inquietante si impossessò della sua faccia. Quanto era cambiato il sentimento che lo univa a lei. Pensare che un tempo la odiava e la riteneva inferiore… mezzosangue. Come si sentiva stupido ogni volta che ripensava ai tempi di Hogwarts. Chiuse gli occhi e si fece trasportare dalla mente a molti anni prima. Frequentava il quarto anno. Era nei corridoi della scuola.

“Il torneo tre maghi… che idiozia” pensava Draco “Naturalmente l’unico che poteva parteciparvi senza volerlo è lui il grande Eroe Harry Potter!”

Draco aveva preparato delle sorpresine per Harry. Su delle spille che tutti i Serpeverde indossavano c’era scritto:

TIFATE CEDRIC DIGGORY-

IL VERO CAMPIONE DI HOGWARTS!


-Ti piacciono Potter!- aveva esclamato Malfoy ad alta voce mentre si avvicinava ad Harry. –E non è tutto: guarda!- Draco Premette la spilla e lo slogan sparì, sostituito da un altro, questa volta verde:

POTTER FA SCHIFO


I Serpeverde avevano ululato dalle risate. Anche loro tutti quanti, premettero le loro spille, finché la frase “ POTTER FA SCHIFO” non scintillò intorno ad Harry che divenne rosso dalla rabbia.

-Oh, molto divertente- gli rispose Hermione. “Eccola” pensò Draco “la sporca mezzosangue!”

-Ne vuoi una Granger?- le chiese Malfoy, tendendo una spilla ad Hermione. –Ne ho un sacco. Però non toccarmi la mano. Me la sono appena lavata, sai, non voglio che una Mezzosangue ci sbavi sopra- “Perfetto sei un vero BASTARDO Draco, mi congratulo con te!” aveva pensato il biondino. Malfoy vide Harry cercare la bacchetta e i ragazzi intorno ritrarsi.

–Harry!- aveva esclamato Hermione in tono d’avvertimento.

-Vai avanti, allora, Potter!- disse tranquillamente Malfoy. -Fallo se ne hai il coraggio…-

Per un attimo si guardarono negli occhi, poi scattarono, nello stesso istante.

-FURMUNCULUS!- aveva urlato Harry.

-DENSAUGEO!- aveva strillato Malfoy.

Getti di luce irruppero nella stanza da entrambe le bacchette, cozzarono a mezz’aria e rimbalzarono indietro ad angoli diversi: quella di Harry colpì Goyle in faccia, e quella di Malfoy colpì Hermione. Goyle ululò e si portò le mani al volto, dove stavano eruttando grosse orribili bolle; Hermione gemendo terrorizzata, si teneva la bocca.

-Hermione!- esclamò Ron, scattando verso di lei. I denti davanti di Hermione stavano crescendo ad un ritmo preoccupante. La ragazza toccò i suoi denti che ormai le erano arrivati fino al mento. Emise un urlo terrorizzato e corse via piangendo…

Draco sbatté le palpebre, più e più volte, per riprendersi da quel tuffo nel passato. “Che idiota che ero… far piangere Hermione!”

Si alzò dal divano e si diresse verso la sua camera. Prese un maglione nero a collo alto, un paio di jeans blue notte e se l’infilò. Tornò nel soggiorno indossò il suo giaccone di pelle nero ed uscì. L’aria gelida della sera gli sferzò il bel volto severo. Si sedette sul muretto e attese. Ron era un tipo puntuale, non avrebbe tardato. Malfoy sarebbe stato risucchiato nuovamente dai suoi pensieri, se una voce maschile e profonda non l’avesse interrotto.

-Ehi, Draco! Che fai qui… aspettavi me… non posso credere che tu sia stato puntuale! Mi fai commuovere!- così dicendo Ron si mise una mano sul viso e iniziò a piangere.

–Ma quanto sei spiritoso!- fece il biondino sarcastico scendendo dal muretto. Ron, però, sembrava si fosse accorto che qualcosa turbava il ragazzo.

–Tutto bene, amico?- chiese semplicemente il rosso. Quelle, furono per Draco, le più confortanti parole che qualcuno gli avesse mai detto. L’aveva chiamato amico… il suo turbamento si dissolse come nebbia al sole.

-Sto bene… Grazie Amico!- Ron annuì semplicemente e insieme si diressero verso la casa della donna che li avrebbe divisi nuovamente.


***
Con affetto Angéle[SM=x240544] [SM=x240557]
Angele1987
00martedì 25 maggio 2004 16:43
DA AUROR A BABBANI III CHAP : “Paura…”

Tutti i personaggi della mia ffc sono di proprietà della Rowling (a parte qualcuno) quindi ringrazio questa grande donna per averci regalato con i suoi libri un mondo meraviglioso… quello di Harry Potter… io ho terminato buona lettura… Angéle


* le parti in corsivo (come in tutte le ffc) sono ricordi….

Hermione era seduta sul suo funghetto davanti allo specchio. Stava pettinando i suoi incredibili ricci, ribelli. Fino a qualche anno prima odiava quei capelli li definiva scomodi e irritanti. Poi, un giorno, mentre era seduta, come al solito, in biblioteca, sotterrata da una valanga di libri, Ron era entrato nella grande stanza illuminata.
Era appena tornato da un massacrante allenamento di Quidditch, aveva tutti i capelli sporchi di terra, ma come al solito, invece di correre subito a lavarsi, era passato a salutarla. Ron conosceva Hermione, sapeva che non amava essere lasciata sola troppo a lungo.
-Ehi, piccola… hai finito tutti i compiti come al tuo solito senza aspettare me ed Harry…- le disse il ragazzo chinandosi su di lei per vedere cosa stesse scrivendo. Hermione era sobbalzata andando a sbattere la sua testa contro il mento di Ron.
–Ahi…- avevano esclamato entrambi all’unisono.
–Mio dio Ron… ti ho fatto male?!- aveva chiesto mortificata la ragazza.
-No, fortunatamente hai tutta quella massa di capelli che ha attutito l’urto…- Hermione era diventata rossa dalla rabbia. Si poteva scherzare su tutto del suo aspetto fisico… denti, occhi, naso, bocca ma… i capelli dovevano lasciarli stare…li odiava già troppo lei.
–Ron… non c’è bisogno che mi ricordi quanto siano brutti e tanti i miei capelli… lo fa già abbastanza lo specchio della mia camera…- Ron massaggiandosi il mento era scoppiato a ridere…
-EHI… piccola non ti scaldare… io adoro i tuoi capelli sono così morbidi e profumati e poi…- si era avvicinato ad un ricciolo di Hermione, vi aveva infilato un dito dentro e leggermente lo aveva tirato verso il basso…-ci si può giocare…-
Hermione prese tra le mani un suo ricciolo e tirò anche lei leggermente verso il basso come tanti anni prima aveva fatto il suo Ron. Non fu la stessa cosa. Chiuse e riaprì più volte gli occhi per tornare alla realtà. Quanto le mancava Hogwarts. Quanto le mancava la spensieratezza di quando era ragazzina. Si alzò in piedi e andò in salotto. Mentre usciva dalla stanza da letto diede un’occhiata allo specchio dietro di lei. Aveva indossato i jeans che aveva comprato con Ginny in un negozio babbano qualche settimana fa. Aveva un maglione bianco a collo alto e aveva tirato su i capelli in una coda alta lasciando ricadere qualche ricciolo qua e la, intorno al viso. “Tutto sommato” si disse “Non fai proprio vomitare…”
I suoi pensieri autolesionisti furono interrotti dal campanello. Draco e Ron erano arrivati. “Puntuali come sempre!” pensò Hermione lanciando un’occhiata furtiva al suo orologio da polso che segnava le 23,29 p.m. (io sono un tipo puntualissimo ecco perché sono fissata con gli orari Nd Angéle). Hermione afferrò la sua calda sciarpa dei Grifondoro (nonostante gli anni non era riuscita a gettarla via e poi grazie ai suoi incantesimi anti-usura era ancora bella!), il suo giubbetto di pelle ed uscì.
Appena mise piede fuori di casa fu inondata dall’ottima fragranza del profumo di Draco, che lei stessa gli aveva regalato per il suo compleanno.
–Mamma mia Draco… che buon profumo che hai messo… ma chissà chi te l’ha regalato?!- fece sarcastica Hermione, avvicinandosi al ragazzo e respirando profondamente quel buon odore.
–Sì, sì come no… sembra che ci abbia fatto un bagno dentro… Ehi dì un po’ non crederai davvero a quelle stupidissime pubblocità babbane dei profumi e degli uomini che non devono chiedere Mai…- Disse Ron sorridendo malizioso.
–Si chiamano pubblicità, Ron, non pubblocità… e poi Draco non ha bisogno di profumi per attirare le donne… credimi mezzo corpo femminile delle Auror gli sbava dietro…- lo ammonì Hermione.
–Compresa tu?!- chiese quasi per scherzo Ron. Draco divenne rosso e senza accorgersene trattenne il respiro. Il suo cuore aveva iniziato a battere ancora più forte… Ron pendeva dalle labbra di Hermione. Si maledì più volte per la pazzia della sua domanda… “Ma che mi è venuto in mente… Sei proprio stupido Ronald Weasley… vedi che hai fatto, adesso Hermione sta cercando le parole più adatte per dire a Draco che è sempre stata innamorata di lui… e tu rimarrai con un palmo di naso… STUPIDO… stupido… Hermione ti prego dì qualcosa… ti scongiuro parla, piccola… dì che non ti piace… Ehi un momento… io sono geloso… no… non è vero… perché dovrei essere geloso… Hermione è solo una cara amica… con le gambe più belle che io abbia mai visto… Ron finiscila… Hermione è una A-M-I-C-A! eppure perché ogni volta che la vedo mi fa male lo stomaco…oooh non ci capisco più niente…” La brunetta senza accorgersene teneva nella sua risposta la felicità di uno dei due uomini. Hermione divenne rossa. Non sapeva cosa rispondere. Vedeva Draco che la guardava con gli occhi sgranati e il respiro mozzato, Ron era letteralmente attento ad ogni suo parole… “Nel tentativo di carpire cosa… e perché Draco mi sembra preoccupato… no… non è possibile…ma forse… no, no, me lo sto immaginando… Draco non può… Insomma anche se adesso è un amico lui rimane in fondo all’animo sempre un Malfoy… e un Malfoy non si innamorerebbe mai di una… di una… mezzosangue…” pensò velocemente la brunetta.
-Beh, sai Draco non è affatto male… e poi io non conto visto che sono una delle sue migliori amiche…- si ritrovò a rispondere, sorprendendo tutti.
Draco lasciò andare il fiato. Hermione non aveva risposto alla domanda, però aveva detto che lui non era affatto male…non poteva crederci di quanto una semplice frase lo avesse reso così felice…
-Ehi- fece l’austero biondino. –Perché non parliamo di te, invece. Se non sbaglio Ron, tu sei tutto il contrario… sbavi tu dietro a mezzo corpo femminile delle Auror!- Quella battuta rimase sospesa in aria fino a che tutti e tre non scoppiarono a ridere… Ron si era rilassato… “Beh, almeno non ha detto di essere innamorata di lui da sempre… ha detto che non è male… ma anche un cane può essere non male…”
-Va bene, va bene… avete ragione… però adesso cambiamo argomento e trattiamo cose più serie…- il rosso si asciugò le lacrime agli occhi per le risate e scacciò dalla mente tutti i pensieri…
–Allora, piccola- disse riferendosi a Hermione –Dove siamo di turno questa notte!?-
-Ah, sì...- fece Hermione ed estrasse, dalla sua tasca dei pantaloni, la pergamena. Iniziò a scrutarla e sia Ron che Draco pensarono che per quella ragazza avrebbero fatto di tutto. –Dunque- aggiunse Hermione. Ron la trovò tremendamente bella con lo sguardo assorto e quelle bellissime labbra imbronciate.
–Questa notte siamo di turno a… Notturn Alley!- Quella frase rimase sospesa in aria. Ron e Draco erano increduli. Non riuscivano a parlare…all’improvviso fecero mente locale ed esclamarono insieme:
-COSA?!-
-NOTTURN ALLEY!- gridò più forte Hermione.
-No!- fece Ron –Io a Notturn Alley non ti ci porto in pattuglia…-
-Nemmeno Io…- lo aiutò Draco.
-COSA?!- adesso Hermione aveva perso le staffe.- 1. Ron TU non mi porti da nessuna parte, 2.Ho superato come voi l’addestramento per auror… e 3. DRACO non dargli ragione!- concluse Hermione lanciando uno sguardo omicida al biondino.
-NO! Tu non vieni a NOTTURN ALLEY!- le gridò in faccia Ron. Poi senza preavviso la prese di peso e se la caricò sulle spalle.- Draco prendile la bacchetta!- Hermione, però, fu più veloce, si divincolò con agilità dalla presa da orso di Ron. Lo tirò dal bavero del cappotto e con una mossa da manuale lo atterrò sedendosi sull’addome del ragazzo mentre puntava la bacchetta contro Draco. –Allora?!- disse la ragazza con un sorriso trionfo –Sono stata brava? Ho meritato come voi il distintivo da Auror…- Il biondino era spiazzato.
–Ehi, ragazzina… nessuno voleva mettere in dubbio la tua bravura …. E solo che… beh, Notturn Alley di notte è un posto molto pericoloso…- cercò di dire Draco.
–Oh, andiamo ragazzi… ho tenuto testa a due dei migliori auror in circolazione… figuriamoci se non ce la faccio contro due mangiamorte Ubriachi…Andiamo!- Ron senza nessuno sforzo sollevò, nuovamente, di peso la brunetta e si rimise in piedi pulendosi il jeans.
- Promettici che starai sempre vicina a noi e non ti allontanerai… come al tuo solito!- Ron aveva uno strano sguardo… era preoccupato.
–Va bene…- gli disse Hermione senza entusiasmo e diventando rossa per la rabbia. Odiava quando lui la trattava come una bambina.

***

Ginny ed Harry erano seduti una di fronte all’altro. Il brunetto, dai capelli sempre e perennemente in disordine, aveva uno sguardo perplesso. Al contrario la rossa sorrideva soddisfatta.
–Sei sicura che questa mossa si possa fare…- Stavano giocando a scacchi.
–CERTO!- gli rispose Virginia facendo una falsa espressione indignata. Poi tramutò il suo sorriso da soddisfatto a malizioso.
- Cos’è Capitano Potter ?! Non riesci a perdere contro una ragazza?!- lo stuzzicò sorridendo ancora di più.
– Sì, che so perdere! Ma quella mossa Ron non l’ha mai fatta… e se non l’ha fatta mai lui… non so da dove tu l’abbia presa!- le rispose Harry senza staccare gli occhi dalla scacchiera.
–Non ti fidi di me?- gli disse, accavallando le sottili gambe, con una voce sensuale (secondo il suo parere Nd Angéle).
–Oh, beh… Sì… NO!- annuì ironicamente Harry.
–Cosa?! Capitano Potter da lei non me lo sarei mai aspettato!- si alzò bruscamente e fece cadere dalla tasca dei jeans il cavallo…
-Oh, butta imbrogliona!- gridò Harry ridendo e iniziando a rincorrerla. Ginny era esile ed agile. Harry per quanto veloce non riusciva a prenderla. Si sarebbero rincorsi all’infinito se il timer della torta non avesse suonato.
–Time out, Harry devo uscire la torta dal frigo…- incrociando le dita corse in cucina seguita da Harry. La ragazza prese due stoviglie e due forchette. Tagliò due abbondanti porzioni e le sistemò nei piatti. Una l’avvicinò ad Harry, che era ancora con il fiatone.
–Ehi, - disse Ginny. –Non mi sembri molto in forma… eppure passi tanto tempo in palestra…-
-Ah, ah, ma quanto sei simpatica questa sera… stai camminando sul filo del rasoio… un'altra battutina e non terminerai di mangiare la tua torta…- disse affondando la forchetta nella panna.
–Non mi fai paura capitano Potter… - prese un po’ di panna dalla torta e gliela lanciò addosso iniziando a ridere. Harry non si scompose. Si pulì la manica sporca e la guardò negli occhi.
–Non mi provocare… non ho nessuna intenzione di sprecare la mia torta preferita tirandotela addosso…-
-Oh, sì come no… dì la verità hai paura che ti possa battere come prima…- incalzò Ginny rincominciando a ridere come una pazza.
–Ti sbagli prima non mi hai battuto… ci siamo fermati solo per la torta… che stai sprecando… su di me!- concluse Harry pulendosi la guancia dalla panna che Ginny gli aveva nuovamente tirato.
–Oh, dai capitano Potter gioca un po’ con me…- Virginia sbatté le ciglia e questa volta fu lei ad assumere l’espressione da cucciolo bisognoso. “No, non mi guardare così Virginia… altrimenti non rispondo più di me…” aveva pensato il brunetto quando aveva appoggiato gli occhi sulle sue labbra color della ciliegia che avevano assunto un’espressione corrucciata.
–Dai… - aveva continuato la rossa come un diavoletto tentatore. Harry si alzò bruscamente. Fece finta di andarsene ma invece prese una buona porzione di panna e la lanciò direttamente sul collo di Virginia che non era riuscita a reagire, per la sorpresa.
–Se tu avessi frequentato i corsi di Auror sapresti che il nemico va sorpreso…- esordì Harry ridendo. Era così preso nel godersi il trionfo che non si accorse che Ginny gli stava lanciando la panna in piena faccia.
SPLASH!!
Gli occhiali, il naso, i capelli erano tutti bianchi… Virginia approfittò della sua distrazione e corse fuori dalla cucina superandolo con agilità. Harry si pulì alla meglio la faccia e rincorse la rossa. Sporcarono tutto il salotto e il tappeto ma Harry non era ancora riuscito a colpirla. Ginny era arrivata sulle scale e si era voltata gridando:
-Harry tanto non mi prendi…- le parole però gli erano morte in gola, perché il ragazzo non era in fondo alle scale.
-Io dico di Sì…- la sua voce le arrivò alle spalle. Harry l’afferrò per la vita e bruscamente la voltò. Erano lì uno di fronte all’altra. Abbracciati stretti, stretti… i loro visi erano a poca distanza … “Oh, Virginia… sei così bella che guardarti mi fa male… perché non ti posso avere… perché Ron doveva per forza essere tuo fratello… il mio migliore amico… Virginia…” mentre questi pensieri vorticavano nella mente del ragazzo, impercettibilmente le loro teste si erano fatte più vicine. Ora Harry riusciva a vedere quella leggera spolverata di lentiggini sul naso di Ginny… i suoi occhi azzurri e penetranti… si stavano chiudendo lentamente… La mente di Harry si annebbiò. Eliminò con un piccolo movimento, la distanza tra di loro e la baciò. All’inizio un bacio timido… quando poi si accorsero che era tutto vero iniziarono a divorarsi. “Harry tienimi d’occhio Virginia…” le parole di Ron risuonarono come una campanella nella sua mente. Si staccò immediatamente e farfugliando qualcosa del tipo:
-Mi dispiace… sono stato uno stupido, non volevo… cioè non dovevamo!- corse di sopra,in camera sua. Ginny rimase sulle scale. Non riusciva nemmeno a piangere.

***

Un uomo alto e robusto dai lineamenti marcati si aggirava per le strade della Londra babbana. Aveva un lungo mantello nero, che a stento riusciva a coprirgli le gambe fino al ginocchio. Aveva lunghi capelli biondi raccolti in una coda bassa e due occhi azzurro ghiaccio. Se non fosse stato certo che Lucius Malfoy avesse avuto solo un figlio, qualcuno avrebbe potuto dire che Mellifluo Mcstrict fosse un altro figlio della stirpe dei malvagi purosangue. Con passo sicuro stava pedinando una ragazza che poteva avere all’incirca 22 anni. Lei o meglio il suo cuore, ancora puro, era l’ultimo ingrediente della pozione che il suo oscuro signore stava preparando. Lord Voldemort aveva bisogno di un cuore di una ragazza che era amata ed innamorata eppur ancor vergine. Avrebbe dovuto prendere il suo cuore alla mezzanotte momento in cui la luna era al massimo del suo splendore. Mellifluo controllò l’orologio. 23,45. Mancavano esattamente 15 min. Avrebbe avuto il tempo di addormentarla e portarla a Notturn Alley in uno di quei vicoli scuri dove avrebbe potuto lavorare in pace. Quella ragazza non avrebbe neanche sofferto. “Si addormenterà e non si sveglierà più” gli aveva detto il suo signore. Eppure perché non voleva farlo… Mentre camminava un ricordo affiorò alla sua mente.
Era dinnanzi al suo signore oscuro prostrato come sempre ai suoi piedi… pronto a fare qualsiasi cosa per lui e per la sua“ causa” .
-Oggi, mio caro Mellifluo… è un buon giorno per te e per gli altri mangiamorte… una nuova sorella si è unita a noi…- così dicendo il signore oscuro aveva fatto cenno ad una figura alta e slanciata di farsi avanti.
–Miei fedeli mangiamorte… una nuova donna riceverà il marchio nero… Angelia… vieni avanti e mostrati ai tuoi fratelli…-
Mellifluo aveva alzato leggermente il capo. Un dolore lancinante all’altezza dello stomaco gli aveva fatto riabbassare velocemente la testa. La donna che si parava davanti a lui era… bellissima. I suoi lunghi capelli neri… i suoi bellissimi occhi azzurri… il suo corpo sinuoso… era meravigliosa… la più bella donna che lui avesse mai visto. Angelia ricevette il marchio nero e come ricompensa Lord Voldemort le “concesse di concedersi” a lui, il grande signore oscuro. Mellifluo in quei momenti aveva iniziato ad odiare profondamente Il SUO Signore Oscuro.
Abbassò la testa e ricontrollò l’orologio. 23,47. Doveva sbrigarsi. Prese dalla piccola tasca interna del mantello, la sua bacchetta. “9 pollici e mezzo, legno di pioppo, estremamente flessibile e con anima di crine di unicorno… perfetta per gli incantesimi” così gli aveva detto il signore Olivander quando 13 anni prima era andato a comprare la bacchetta per il suo primo anno ad Hogwarts.
Si avvicinò furtivo alla ragazza ignara e senza che se ne accorgesse l’addormentò e se la caricò in spalla. Mellifluo aveva, stranamente il cuore pesante. Sarebbe diventato un assassino a sangue freddo per una persona che odiava.
***

Tre figure si stagliavano contro la luce di un debole lampione, a Notturn Alley. Hermione la ragazza del terzetto, stava discutendo animatamente con il ragazzo più alto, Ron.
-Ron, non sono più una bambina! È meglio che te lo fai entrare in quella zucca… non siamo più ad Hogwarts… adesso so difendermi anche da sola!- stava dicendo in tono acido l’unica rappresentante del gentil sesso. Ron non la stava ascoltando. Con i ricordi era tornato a molti anni prima (ma questi stanno sempre a ricordare Nd Angéle… mi serve per fare capire la storia…).
Era nei corridoi di Hogwarts. Era in ritardo. Aveva aspettato Harry. “Il signorino si poteva almeno degnare di dirmi che scendeva prima… con Cho…”.(Hai capito ad Harry che se l’ è fatta con Cho…Nd Angéle) Era arrivato sparato in classe e fortunatamente il professor Vitious, l’insegnante d’incantesimi, non era ancora lì. Aveva scorto tra i ragazzi, seduti in aula, Hermione. Come al solito era sola in fondo alla classe. Lei non era molto popolare tra le sue coetanee di Grifondoro. Gli unici suoi amici erano Ron, Harry e Ginny. Quando aveva visto il Rosso, si era illuminata. -Ehi, Ron!- gli aveva gridato alzando una mano per farsi notare. Lavanda e Calì sedute un po’ più lontano aveva iniziato a parlottare tanto forte che le loro parole furono ben chiare a tutti.
-Hai visto, quella smorfiosa… fa tanto la santarellina ma sotto, sotto… poveri Harry e Ron… sono succubi di quella arpia…hai visto i suoi denti… e i suoi capelli…- Le due megere avevano iniziato a ridere. Hermione si alzò in piede tremando. Aveva chinato il capo. Chiaro segno che aveva iniziato a piangere…senza aspettare oltre corse via fuori dalla classe. Lui l’aveva rincorsa ed Hermione aveva pianto per un’ora intera tra le sue braccia. Ron in quell’occasione non aveva potuto far niente…l’aveva vista piangere impotente di farla pagare a quelle due…
In quel preciso istante si era ripromesso che non sarebbe successo mai più! Che l’avrebbe protetta da qualsiasi cosa… e adesso lei gli stava dicendo che era cresciuta… che non aveva bisogno più di lui… del suo cavaliere dalla sfavillante armatura.
-Ron… mi hai capito… Ron ma mi stai ascoltando…- La voce cristallina di Hermione lo riportò alla realtà.
Lui le sorrise e le rispose con quanta più calma avesse in quel momento (si era innervosito di nuovo a pensare all’avvenimento di molti anni prima…):
-Piccola… ho capito… ma cerca di capire anche me… io non mi perdonerei mai se ti succedesse qualcosa… e poi ho una parola da mantenere…-
-Una parola da mantenere…ma…-
-Shhh!- Draco, che fino a quel momento era stato in silenzio, la zittì, mettendole un dito sulle labbra… (Credo che Hermione parli troppo… Nd Angéle… come me… eh, eh :p)
-Cosa hai sentito…- chiese Ron afferrando la bacchetta. Il biondino si concentrò. Era famoso alla base per il suo udito e la sua mente fredda.
-Da quella parte… presto…- disse indicando un vialetto buio.
Quando arrivarono lo spettacolo che si parò davanti ai loro occhi era raccapricciante. Una donna sulla ventina d’anni era riversa sull’asfalto in una pozza di sangue. Un uomo incappucciato e con una maschera bianca sporca di sangue incombeva su di lei.
-mio dio…- aveva sussurrato Hermione prima di portarsi una mano alla bocca. Ron e Draco erano rimasti senza parole.
L’uomo dalla maschera bianca si voltò. In quel preciso istante Ron aveva urlato:
-LASCIA LA BACCHETTA…BASTARDO!-
L’uomo incappucciato si abbassò lentamente. L’aveva quasi abbandonata a terra quando la riprese ed urlò, puntandola contro Hermione.
-CRUCIATUS!-
Hermione fu veloce a respingere Ron che si era gettato su di lei per salvarla. La maledizione, però, la colpì in pieno. La potenza dell’incantesimo la sollevò di peso e la fece ricadere in malo modo al suolo. Hermione perse i sensi. Draco e Ron erano pallidi. Le loro attenzioni non erano più rivolte all’assalitore dalla maschera bianca. Si precipitarono entrambi sulla ragazza.
-Hermione…- disse il rosso prendendola delicatamente tra le braccia.
–Ehi… ragazzina… non fare brutti scherzi…- disse sussurrando Draco che era diventato ancora più bianco del normale…
Mellifluo li guardò e provò una strana morsa allo stomaco… poi pensò: “Sentimenti… la rovina degli uomini…” Era arrabbiato con se stesso. In quel periodo troppi sentimenti avevano frullato per la sua testa…
Gettò ancora uno sguardo a quei tre e poi con un colpo di bacchetta si smaterializzò.

Fine terzo chap….

Bene... anche il terzo chap l'ho inserito! un bacio Angéle [SM=x240544]
Angele1987
00mercoledì 26 maggio 2004 14:59
Ecco a voi il IV chap!
Spero tanto che questa ffc vi piaccia! se è sì fatemelo sapere...

DA AUROR A BABBANI IV Chap: “All’improvviso…(I parte)”

Tutti i personaggi della mia ffc sono di proprietà della Rowling (a parte qualcuno) quindi ringrazio questa grande donna per averci regalato con i suoi libri un mondo meraviglioso… quello di Harry Potter… io ho terminato buona lettura… Angéle

* le parti in corsivo (come in tutte le ffc) sono ricordi….


Draco e Ron erano ancora piegati su Hermione quando sentirono il classico “pop” della smaterializzazione. Si voltarono entrambi nello stesso istante.
-Dannazione… quel Bastardo è scappato…- disse il rosso ritornando poi a concentrarsi su Hermione ancora priva di sensi tra le sue braccia.
-Dobbiamo chiamare rinforzi, Ron… Hermione ha bisogno di un medimago… e lei…- disse indicando con il capo, il corpo della ragazza scempiato –dobbiamo scoprire chi era…- Poi alzandosi, prese il suo M.C.P. e convocò tutti gli auror a rapporto.

***

Harry era sdraiato supino sul letto nella sua camera alla Tana. Aveva un braccio sugli occhi, per ripararsi dalla fioca luce che proveniva dalla lampada che si trovava sul suo comodino. Stava riflettendo. O meglio stava ricordando. Con i suoi pensieri era tornato a molti anni addietro. Come in ogni suo flashback d’infanzia, c’era Hogwarts, Grifondoro… il Quidditch… ma stranamente il ricordo che gli affiorava non riguardava i suoi soliti amici…. Riguardava Ginny, la dolce e timida sorellina di Ron da sempre innamorata di lui… e che questa sera aveva baciato… appassionatamente…. Ormai erano da parecchi mesi che Harry guardava quei capelli rossi, quegli occhi blue… in un altro modo. Aveva iniziato a vederla diversa… a guardarla sotto una luce nuova… non la reputava più la sorellina che non aveva mai avuto… la considerava una donna… una donna bellissima…
Harry stava percorrendo come al solito i lunghi corridoi di Hogwarts. Stava tornando in sala comune, dove come sempre avrebbe incontrato Ron ed Hermione, e con loro due avrebbe terminato i compiti assegnati dal professore di pozioni… la materia che più odiava…
“Quella ricerca sull’utilizzo dell’artemisia è meglio farla con Hermione…” aveva pensato oltrepassando il buco dietro il ritratto della signora grassa. Era così immerso nei suoi pensieri che non aveva notato che una figura esile e minuta stava uscendo nello stesso istante…
BOOOM!!
Lui era rimasto saldo sulle sue gambe, mentre la povera figuretta era caduta in malo modo sul duro pavimento di alabastro, riversando tutto il contenuto della sua borsa per terra.
-Ahi…- aveva esclamato. Harry aveva abbassato il suo sguardo e aveva incontrato quello di Ginny (Allora la chiamava ancora così…). “Benissimo” aveva pensato Harry. “Tra tutte le persone con cui potevo scontrarmi… proprio con lei dovevo farlo…adesso rischia di mettersi a piangere solo se le chiedo se si è fatta male!”
-Tutto bene Ginny!?- aveva chiesto Harry allungandole la mano per poi ritrarla subito, al pensiero che quella ‘bambina’ avesse potuto piangere solo per averlo ‘toccato’. Virginia lo aveva guardato negli occhi. Aveva notato il suo gesto stupido (ma cosa ci volete fare Harry è pur sempre un ragazzo… sto scherzando Nd Angéle). La ragazzina aveva ripreso velocemente e bruscamente tutto quello che le era caduto dalla borsa e ignorando la domanda di circostanza di Harry l’aveva superato ed era uscita rapidamente dal buco del ritratto…
Si girò verso il suo comodino dove, oltre la lampada, c’era la sua sveglia. Segnava le 00,10.
Solo qualche minuto fa aveva baciato Virginia… e adesso si sentiva così confuso… Prima, l’aveva quasi costretta a rispondere al suo atto di affetto, e poi, come un pazzo, quando le parole del suo migliore amico li erano rimbombate in testa, l’aveva allontanata bruscamente e senza dare una spiegazione ma solo farfugliando qualcosa del tipo “non dovevamo” era corso via…
Si mise a sedere sul letto e si guardò in torno. La sua stanza semi illuminata, di solito, gli metteva tranquillità… ma in quel momento non ci riusciva neanche quell’ambiente. Era ancora emozionato. Non poteva crederci che finalmente aveva baciato quelle bellissime labbra color ciliegia… e che lui come uno stupido l’aveva allontanate senza motivo… si appoggiò al suo cuscino e iniziò a batterlo con il pugno, dicendosi:
-Stupido, stupido, stupido, stupido, stupido…-
-HARRY!- una voce nella semioscurità lo interruppe.
-Harry dannazione rispondi al M.C.P. siamo nei guai fino al collo! vieni immediatamente a Notturn Alley nel vicolo tra Slytherin Alley e Salazard street. Muovi il culo! C’è stato un omicidio ed Hermione è in infermeria!-
Harry a quelle notizie sobbalzò. Hermione in infermeria! Un omicidio?! Non era possibile… se avesse tenuto una classifica delle serate più brutte della sua vita quella avrebbe conquistato tranquillamente il secondo posto (solo per il bacio di Virginia si era piazzata seconda)
Si alzò e velocemente indossò la divisa nera degli auror. Sul colletto aveva ricamato in lettere d’argento (il colore dei capitani) Capitano Harry James Potter.
Uscì dalla sua camera e prima di smaterializzarsi guardò verso la porta della stanza di Virginia. Il suo stomaco si stava contorcendo.
-Scusami Virginia…- sussurrò e poi si udì un pop nel silenzio della Tana.

***

Quando arrivò al piccolo vicolo che la voce di Draco dal M.C.P. gli aveva indicato si sentì male.
Una ragazza di non più di 22 anni era riversa sull’asfalto in un lago di sangue. Un po’ più distante dal corpo, c’era un gruppo di medimaghi che assisteva Hermione, a terra, priva di sensi. Aveva una brutta ferita sulla testa e un rivolo di sangue gli colava dalla fronte.
Accanto a lei con uno sguardo spaventato, c’era Ron, che le teneva la mano. Harry si avvicinò a Draco che guardava la scena un po’ più distante e con uno sguardo che non era certo dei più solari.
-Ehi… cosa è successo!?- aveva chiesto al biondino quando gli si era avvicinato.
-Oh, ciao Harry…una tragedia... Questa ragazza aveva 22 anni e pare fosse una babbana… i suoi documenti dicevano che era scritta all’università di Londra… e poi Non abbiamo scoperto più niente fino ad adesso…-
Draco aveva i suoi freddi occhi azzurri puntati su quello che i medimaghi stavano facendo ad Hermione.
-Draco tutto bene!?- gli aveva chiesto Harry. Il ragazzo, però, non rispose.
-Draco mi stai ascoltando?! DRACO!- gridò il brunetto.
Malfoy fu come riportato alla realtà.
-Sì?- chiese candidamente senza staccare gli occhi dai medimaghi che ora stavano trasportando Hermione all’ospedale della base.
-Stai bene?- gli richiese pazientemente il ragazzo.
Draco finalmente staccò gli occhi dai medimaghi (solo perché si erano smaterializzati) e rispose ad Harry massaggiandosi le tempie.
-Sì… sì, sto bene!- I suo tono era poco convincente.
-Sicuro?- gli chiese nuovamente Harry.
-Cazzo, Harry come vuoi che stia? Ho appena visto afflosciarsi al suolo la persona che…- poi si corresse –La mia migliore amica…-
Harry lo guardò sottecchi.
-Hai ragione scusami…-
-Capitano Malfoy, Capitano Potter!- il sottoufficiale Andrew li stava chiamando.
-Sì, sottoufficiale Andrew!?- gli rispose Malfoy avviandosi verso il giovane seguito a ruota da Harry.
-Abbiamo scoperto una cosa… qui…- disse indicando il corpo della vittima.
-Cosa avete scoperto?!- chiese subito il capitano Potter.
-Pare che… beh… alla vittima… sia stato portato via il cuore…-
-Che cosa?!- gridarono all’unisono i capitani.
-Sì… insomma nella cassa toracica non c’è più!- il giovane sottoufficiale era diventato verde. Avrebbe dato di stomaco da un momento all’altro.
-Solo nella magia nera occorre il cuore di un essere umano… James…- fece rivolto al sottoufficiale
-Voglio sulla mia scrivania tutte le pozioni oscure che abbiano come ingrediente il cuore di un essere umano…entro domani mattina … -
Il ragazzo deglutì rumorosamente. Fece un cenno militare e poi si smaterializzò.
-Harry, per favore, va a dare una mano a quei due imbecilli di Matt e Angelus… gli ho mandati a tenere i curiosi lontani da qui… ma non mi fido molto di quei due…- concluse il biondino.
-Va bene Draco… sei sicuro che ci riesci da solo qui?!- chiese Harry.
-Sì… non preoccuparti… io me la cavo benissimo da solo!-
-Allora ci vediamo più tardi…- il brunetto si girò e si smaterializzò.
Draco era finalmente solo. Si diresse verso il corpo della ragazza mentre, silenziosamente, una lacrima gli solcò il bel viso candido.

***

Hermione era seduta sotto l’albero che si trova ad Hogwarts sulle sponde del lago.
Aveva un grosso libro sulle gambe e il suo sguardo era completamente assorto.
Una leggera brezza le stuzzicava il viso. Adorava leggere all’aria aperta.
Poco distante al campo di quidditch, Harry e Ron, si stavano allenando.
Era sola sotto quella imponente quercia.
Era così immersa nella sua lettura che non udì dei passi dietro di lei.
-Ehi… mezzosangue!- la voce trascinata di Draco Malfoy le era arrivata alle spalle.
Hermione aveva fatto finta di non sentire.
-Ehi tu! Oltre che mezzosangue… sei anche sorda!-
“Non accettare le sue provocazioni… lo fa solo perché vuole un buon pretesto per andare da Piton e farti togliere il distintivo di prefetto… ignoralo Hermione…”
Malfoy era ormai davanti a lei.
-Mi chiamavi…- gli aveva chiesto candidamente.
-Questo albero è il mio posto… quindi smamma… me lo stai sporcando…-le aveva detto Draco altezzoso.
-Cosa!? Scusami ma non ci vedo scritto il nome sopra!- gli aveva risposto Hermione in tono acido.
-Ah, non ce lo vedi scritto?!- Draco aveva avanzato lentamente verso di lei costringendola ad arretrare. Hermione era premuta contro l’albero e Draco continuava ad avanzare. Arrivò di fronte alla ragazza aveva appoggiato una mano, sulla corteccia dell’albero, sopra la sua spalla mentre con l’altra cercava febbrilmente la bacchetta. Quando la aveva trovata l’aveva afferrata saldamente. Si era avvicinato ancora di più alla Grifondoro che aveva girato la testa da un lato(per non guardarlo negli occhi o per la paura che Draco potesse farle qualcosa) e aveva scritto a fuoco il suo nome poco più sopra della testa di Hermione.
-Bene!- aveva esclamato alla fine allontanandosi un po’ da lei. –Adesso il mio nome è impresso a fuoco… quindi questo albero è mio…- aveva abbassato lo sguardo e si era avvicinato ancora di più a lei. Le aveva preso il mento costringendola a voltarsi e a guardarlo negli occhi. –Tu farai meglio a non tornarci più… sono stato chiaro?!- il biondino la aveva guardata ancora un po’ nei suoi occhi color cioccolato e poi se ne era andato lasciando una Hermione terrorizzata incapace anche di piangere.
-Lasciami in pace MALFOY!- urlò Hermione svegliandosi madida di sudore e con un forte dolore alla testa.
-Ehi… piccola va tutto bene…- Ron era acanto a lei e le teneva stretta una mano. Si alzò e si mise a sedere accanto a lei sul letto dell’infermeria. –E’ stato solo un brutto sogno…- Ron iniziò delicatamente ad accarezzarle una mano. Poi se la portò alle labbra e le baciò il dorso candido, con infinita dolcezza.
Hermione si guardò in torno. Non riusciva a capire dov’era. Non ricordava niente. L’ultimo ricordo era la litigata con Ron.
-Dove sono?- chiese spaventata mentre un dolore lancinante le colpiva la testa. Istintivamente si portò una mano alla fronte chiudendo gli occhi.
Ron ebbe quasi un infarto .
-Ehi, piccola che hai?!- le chiese terrorizzato. Mettendole una mano sulla spalla.
-Mi fa male un po’ la testa… ma che cosa è successo ieri… mi ricordo… che Tu e Draco siete venuti a prendermi e poi ho litigato con te… il vicolo scuro… l’uomo con la maschera bianca… Oh mio dio!- disse portandosi una mano sulla bocca. –Quella ragazza… chi… chi era?- chiese Hermione diventando ancora più pallida.
-Veramente… - disse Ron riprendendo la sua mano tra le proprie e accarezzandola. –Io non so molto… perché sono rimasto qui con te per tutta la notte … non ho seguito le indagini-
A Hermione il cuore iniziò a battere… quanto era bello e dolce il suo Ron… era rimasto con lei tutta la notte…
-Ma sei proprio inefficiente! E adesso come faccio a sapere cosa è successo!?- disse Hermione falsamente irritata.
-Non lo so… piccola!- disse Ron con un sorriso a 32 denti. Quanto era bello tirare un sospiro di sollievo e poter parlare di nuovo con la sua dolce, (mica tanto!Nd Angéle) piccola, ‘Mione. (tra Herm, Hermy, che non mi piacciono affatto ho deciso di trovare un nuovo diminutivo che non ho ancora letto in nessuna ffc, a parte qualcuna straniera, e che secondo me le calza meglio degli altri due… Nd Angéle naturalmente è un nomignolo che usano solo Harry e Ron quando vogliono trattarla come una bambina o stuzzicarla sempre Nd Angéle)
-‘Mione…- disse Ron senza lasciarle la mano. –Se non fai la brava il caffè alla vaniglia che ti piace tanto… non te lo porto!- così dicendo le mise delicatamente una mano sui i capelli.
-Va bene…- fece ‘Mione che stava sguazzando nel brodo di giuggiole…
-Mi hai fatto spaventare questa notte!- esordì Ron dopo un paio di minuti passati in silenzio a guardarle la mano affusolata.- Quando hai perso i sensi davanti a me… il mio cuore si è fermato…’Mione tu sei… tu sei… importante nella mia vita… non riuscirei ad immaginare un giorno senza vederti girarmi in torno, senza i tuoi rimproveri, i tuoi consigli, gli scherzi, i tuoi sorrisi… fai parte della mia vita da sempre… e voglio che tu ne continui a far parte!-
Hermione aveva le lacrime agli occhi. Ron. Il suo Ron stava dicendo che aveva bisogno di lei, che per lui era importante. “Oh, Ron se solo provassi qualcosa di più del semplice affetto per me!” aveva pensato la ragazza abbassando lo sguardo.
-Scusami… Ron- aveva detto Hermione ricacciando in dietro le lacrime.
-Non provarci più… tu sei la mia ‘Mione… ed io ho bisogno di te come tua hai bisogno di me!- disse guardandola negli occhi.
Hermione avvampò. In quel momento Ron le sembrava ancora più bello e dolce del normale… “Ron non guardarmi così… altrimenti non resisto e mi metto a piangere!” aveva pensato mentre diventava ancora più rossa. Il ragazzo si alzò e le baciò molto delicatamente la fronte.
-Ti voglio bene ‘Mione!-
In quel momento Hermione divenne liquido. Si sciolse. Fortunatamente il rosso andò velocemente via dopo averla baciata lasciandola sognante e attonita.

***
Harry era seduto nel suo ufficio. Stava cercando di capire qualcosa sul rapporto che il sottoufficiale Andrew aveva stilato. Sfogliava quelle pagine, ma niente, nessuna informazione, era recepita dal suo cervello. Rifletteva su quanto aveva fatto la sera prima. Gli ritornava alla mente la bella sensazione che aveva provato quando aveva sfiorato le labbra di Virginia. Non poteva togliersi dalla mente l’espressione dispiaciuta che aveva sul volto, quando, come un pazzo l’aveva allontanata bruscamente. “Oh, Virginia!” pensò Harry mettendosi le mani tra i capelli. Si alzò dalla sedia e si diresse verso la finestra. C’era un bel sole fuori. La giornata, pur se fredda, era davvero bella. Guardò in basso e vide una donna che accompagnava suo figlio all’asilo. “Tienimi d’occhio Virginia!” ancora una volta le parole del suo migliore amico gli rimbombarono in testa.
-BASTA!- gridò alla stanza.
-Basta che cosa!?- la persona che meno avrebbe voluto vedere era lì di fronte a lui.
-Ciao… Ron- disse Harry senza riuscire a guardarlo negli occhi.
-Cosa stai facendo alla finestra?! C’è qualche bella ragazza?- chiese Ron avvicinandosi velocemente vicino alla finestra.
-Ma che ragazze! Stavo semplicemente riflettendo… Cos’è! E’ vietato?!- gli rispose bruscamente il ragazzo andandosi a sedere.
-Ehi Harry… che hai sta mattina! Ringrazia il cielo che sono di buon umore… altrimenti…- concluse facendo un gesto poco rassicurante con le mani.
-Scusami…- fece Harry –Sono un po’ preoccupato… Come sta Hermione?!- chiese riuscendo finalmente ad alzare la testa.
-Oh… si è svegliata… le duole ancora un po’ la ferita, ma per il resto… possiamo fare un sospiro di sollievo.- disse il rosso mentre riversava una tazza di caffè.
-Cosa dice il rapporto?- disse dopo aver preso un lungo sorso di liquido nero.
Harry era stato di nuovo rapito dai suoi pensieri. Non l’aveva sentito.
-HARRY! COSA DICE IL RAPPORTO?!- gli chiese dopo aver atteso inutilmente la risposta.
-Ah!?- fece candidamente Harry.
Ron con una strana pazienza, non consona al suo personaggio, gli disse:
-Harry, ma cos’hai sta mattina! stai bene?!-
-Scusami ancora…-
-Va beh… comunque COSA DICE IL RAPPORTO DI JAMES?- disse alzando il tono della voce.
-Veramente…-
-Ho capito… non hai capito niente… andrò direttamente da lui a chiedere del suo rapporto, ahahaha!- disse Ron appoggiando la tazza del caffè ormai vuota.
-Pensi di essere furbo!?- chiese Harry prima che lui uscisse.
-Esattamente… Buona giornata!- e con un sorriso raggiante uscì dall’ufficio.
Di nuovo Harry cercò di leggere quel rapporto ma prima di riuscirci fu catturato nuovamente dai pensieri.
***

Draco era appena tornato. Aveva condotto le indagini. Aveva letto tutto il rapporto che il sottoufficiale Andrew gli aveva preparato. Era stanco. Non si reggeva in piedi. Avrebbe volentieri fatto rotta verso casa, ma non poteva, doveva vedere Hermione. Voleva vederla. Era preoccupato. Non aveva potuto chiedere a nessuno delle condizioni di salute del Capitano Granger. Della sua Hermione. La dolce ragazzina che tante volte aveva fatto piangere inutilmente nei corridoi di Hogwarts. Adesso, non poteva pensare che qualcosa in qualsiasi momento avrebbe potuto farle del male. Per non parlare, poi, della sua crescente gelosia. Era geloso di tutti gli uomini che si avvicinavano a lei, che le parlavano, che potevano guardare da vicino quelli espressivi occhi cioccolato. Fumava dalla rabbia… però non poteva fare niente, mai e poi mai avrebbe rivelato ad Hermione i suoi sentimenti… sapeva di non essere ricambiato, ma lui nonostante questo non riusciva a dimenticarla. La trovava così bella in tutti i suoi atteggiamenti. Poi, era stata la prima a credergli quando ancora nessuno lo faceva… era stato anche grazie al suo conforto se era riuscito a ribellarsi e a continuare dopo la morte di sua madre.
Percorse velocemente il lungo corridoio dell’infermeria della base. Arrivò alla stanza n. 7 (indicatagli dall’infermiera all’ingresso). Aprì piano la porta. Una fioca luce del tramonto, lo colpì negli occhi. Hermione era distesa sul suo letto e stava dormendo profondamente. Aveva tutti i capelli ricci sparsi sul cuscino, una mano appoggiata sull’addome e l’altra che ricadeva morbida sul guanciale. “Dio quant‘ è bella!” aveva pensato rimanendo sulla porta incantato. Si avvicinò lentamente al letto e si sedette silenziosamente su una sedia. Senza volerlo si ritrovò ad accarezzare teneramente quei ricci ribelli che ricadevano da tutte le parti. Draco pensò che avrebbe voluto rimanere lì, per sempre, a guardarla dormire. Il suo respiro regolare era per lui una soave musica. Voleva dire che la sua dolce Hermione stava bene. Rimase lì, così, senza parlare per una buona mezz’ora a guardarla. Ogni minuto che passava la trovava sempre più bella. Era innegabile. Si era perdutamente e irrimediabilmente innamorato di lei.
Impercettibilmente Hermione si mosse. Si stava svegliando. Lentamente aprì i suoi occhi. Draco le stavo ancora accarezzando i capelli.
-Ciao…- le disse piano il biondino sorridendo.
-Ciao Draco…- disse stiracchiandosi sorridendo.
-Come ti senti?- le chiese il ragazzo mantenendo il tono della voce basso.
-Un po’ meglio… Wendy (l’infermiera Nd Angéle) mi ha dato una pozione che ha cancellato gli ultimi dolori alla testa… meno male…- così dicendo si sollevò a sedere, sottraendosi dalle affettuose mani di Draco.
-Bene…- fece asciutto il biondino.
-Ascoltami Dra’…- disse Hermione guardando la sua divisa nera. –Mi puoi dire cosa abbiamo scoperto di quella ragazza? Dimmi che almeno tu ne sai qualcosa! Quel tonto di Ron…è rimasto tutta la notte qui con me…- mentre lo diceva iniziò a gongolare dalla felicità. – e non mi ha saputo dire molto…- concluse mentre si rimetteva sotto le coperte.
Sperava che Draco ricominciasse ad accarezzarle i capelli. Adorava quando qualcuno lo faceva … si rilassava e non pensava più a niente. Draco non si fece aspettare, visto che, non appena., si fu appoggiata sul guanciale lui ricominciò a coccolarle i morbi boccoli.
-Mi vizi se continui ad accarezzarmi i capelli… lo adoro!- disse chiudendo gli occhi e sorridendo contenta.
-Ah, sì…- fece Draco senza distogliere il suo sguardo dalle labbra di Hermione. –è quello che voglio…- disse sorridendo malizioso al pensiero di quante volte aveva sognato di baciarla…
-Beh?!- fece impaziente la ragazzina ancora con gli occhi chiusi. –Mi vuoi dire qualcosa su queste indagini…- concluse sorridendo ancora di più.
-Uffa…- disse allegro il biondino (felice come una pasqua di essere finalmente solo con lei) –Ma tu non sai pensare ad altro che al lavoro…-
-Sono una persona che non sa stare con le mani in mano… ho bisogno di sapere qualcosa anche solo per sentirmi partecipe e non restare in dietro… sai che adoro essere la prima!- Gli disse Hermione aprendo finalmente gli occhi e guardandolo nelle iridi azzurre.
-Sì, lo so… mia signora…- le rispose Draco sorridendo.
-E sai anche…- disse mentre faceva camminare due dita sul profilo del giovane –Che odio quando mi chiami così!- concluse pizzicandogli leggermente le sottili labbra rosa.
Draco ebbe un brivido che gli percorse tutta la schiena. Dio cosa avrebbe fatto per poterla amare liberamente… cosa avrebbe fatto per potersi avvicinare e baciare le sue carnose labbra rosse. O semplicemente poterle dire: “Ti amo” senza la paura delle conseguenze.
Cercando di controllare i suoi istinti più animali le rispose:
-Era una ragazza di 22 anni, di Londra, una babbana, si chiamava aspetta…- disse estraendo un foglietto dalla tasca –Evelyn Pureheart… era una studentessa di medicina all’università babbana di Oxford…- Draco stava abilmente sorvolando sul fatto più inquietante… l’asportazione del cuore della ragazza.
-Poi?- fece seria Hermione.
-Poi… in che senso?!- disse innocentemente Draco.
- Cos’altro c’è Dra’… non mi dire niente perché ti conosco troppo bene mi stai nascondendo qualcosa!- concluse Hermione.
-Non è vero non ti sto nascondendo niente…- il tono con cui l’aveva detto non aveva convinto neppure lui figuriamoci la nostra Hermione.
-Va bene… è vero! Ecco… c’è un fatto strano, alquanto inquietante… ecco l’assassino, l’uomo con la maschera bianca, beh… le ha asportato il cuore… penso che ci sia di mezzo una pozione di magia nera… solo nelle Arti Oscure si utilizzano parti di esseri umani… ho provato a consultare gli archivi di tutte le pozioni… ma non ho trovato ancora niente…- le disse Draco.
-Lo sapevo… quando non ci sono io le indagine vanno a rilento- disse la brunetta sarcasticamente. Sapeva che Draco, Harry e Ron erano gli auror più efficienti di tutta la base e che lei, in realtà, non aiutava di più di loro, nelle indagini.
-Ma sentitela…- le rispose guardandola scherzosamente.
-Eh già… ho proprio ragione Capitano Malfoy…- Disse Hermione.
La loro conversazione fu interrotta dall’infermiera che era entrata con un altro boccale di pozione fumante.
- E’ l’ora della pozione Hermione!- disse Wendy sorridendo a Draco e indicandogli la porta con la testa.
-Beh…- cominciò Draco –Devo proprio andare…- così dicendo prese la mano di Hermione, se la portò alle labbra e la baciò delicatamente. –Rimettiti presto abbiamo bisogno di te, ragazzina!- disse Prima di avviarsi alla porta e sorridere a Wendy che lo aveva guardato storto.
-Lo farò mio signore.- Gli disse Hermione prima che uscisse. Si voltò e sorridendole chiuse la porta della stanza n. 7.
***

Quando Draco uscì dall’infermeria corse velocemente lungo i corridoi. Era stanco voleva tornare a casa, farsi una doccia e togliersi quei vesti che davano di morte. Percorse il vialetto della base a lunghi passi. Stava quasi per arrivare alla passaporta quando il suo M.C.P. vibrò nella tasca.
-Draco?- la voce profonda di Ron riecheggiò nel silenzio del violetto.
Draco afferrò velocemente il piccolo schermo e rispose:
-Dimmi Ron? E’ successo qualcosa…- il suo pensiero era corso ad Hermione… “Ma no!” pensò “L’ho appena lasciata e stava benissimo…”
-No… no, non ti preoccupare volevo solo dirti che mia sorella ti vuole invitare, assolutamente, a cena per… per, per… Ecco il mio compleanno. Domani alle 8, 30.- concluse Ron mentre lanciava un’occhiata a qualcuno che si trovava nella stanza dove stava videochiamando.
Draco tirò un sospiro di sollievo. Che strana sensazione stava provando. Si sentiva bene. Si sentiva accettato e voluto bene. Quella sensazione gli scaldava il cuore. Voleva bene a Ron. Forse più che ad Harry. Lo considerava il fratello che non aveva mai avuto. Poi era un tipo in gamba.
-Certo Ron! Vengo molto volentieri e poi tua sorella cucina molto bene…- disse Draco sorridendo.
-Bene…- fece Ron lanciando un’altra occhiata a qualcuno nella stanza.
-Ma… chi c’è lì, con te?- disse Draco avendo notato le sue rapide occhiate.
-Nessuno c’è solo quella scema di mia sorella che quando ha sentito quello che hai detto ha iniziato a ridere come una pazza…- non finì la frase perché Ginny gli strappò il M.C.P.
-Ehi, Draco… non ci vieni mai a trovare… ti sei dimenticato quale passaporta si prende…- disse Virginia comparendo nel M.C.P.
Draco avvampò. Gli sarebbe piaciuto andare a trovare i suoi amici, però aveva paura di disturbare, e lui che di educazione ne aveva avuta sapeva che la cosa più ineducata era arrecare disturbo agli altri.
-Mi dispiace Ginny… ho solo paura di dare fastidio… scusami…- fece il biondino diventando piccolo, piccolo.
-Va bene… per questa volta ti perdono… anche perché hai detto di apprezzare la mia cucina ci vediam… ahhahaha!! lasciami Ron ci sto parlando io!- la sua immagine fu sostituita da quella del Rosso
-Draco scusami… ci vediamo alle 8,30 p.m. domani! ora dobbiamo andare a trovare Hermione…altrimenti Wendy non ci fa più entrare!- lo salutò con la mano e la sua immagine scomparve dallo schermo.
Draco stava sorridendo. Era così contento che non si accorse della piccola figura che stava venendo dalla parte opposta alla sua marcia.
BOOOM!
Si scontrarono. Draco rimase saldo sui suoi piedi. L’altra figura, invece, cadde in malo modo al suolo.
-Ahi!- disse la piccola ragazzina bruna mentre si rialzava e si massaggiava il sedere.
-Scusami!- fece Draco aiutandola. –Ti sei fatta male?! O ciao Mary Anne…- disse quando una ragazzina bruna ma molto carina lo guardò in faccia.
Questa divenne bordeaux. Lo guardò nei profondi occhi azzurri. Si fece piccola, piccola nel suo bel cappotto di nappa.
-Ci-cciao Draco!- disse balbettando e paralizzandosi.
-Cosa ci fai qui!?- chiese Draco mentre ancora le teneva un braccio.
-Io… so-sono venuta a trovare Hermione… m-mmi hanno detto che non sta bene!- disse abbassando lo sguardo e diventando rossa.
-Mi fa piacere… beh ora devo andare… ciao Mary Anne…- così dicendo le lasciò finalmente l’arto superiore e scomparve dietro l’angolo.
Mary Anne rimase a toccarsi il braccio. Non poteva crederci. Il bel Capitano Malfoy l’aveva toccata. Ancora rossa e sognante si diresse verso la base. Dove ricoverata nell’infermeria c’era la donna, che senza volerlo, le portava via il suo Draco.

***

In una sala in penombra, la figura di Voldemort si stagliava contro la parete. Indossava il lungo mantello nero. Stava aggiungendo ingredienti in un calderone.
-Mellifluo…- disse con la sua voce profonda.
-Sì, mio signore…- Rispose l’imponente ragazzo biondo.
-Dammi l’ultimo ingrediente…-
Da un piccolo sacchetto di velluto rosso Mellifluo prese il cuore ancora caldo della ragazza che aveva ucciso la sera prima.
-Eccolo mio signore… il cuore di una ragazza amata, innamorata eppur ancor vergine.-
Sul volto scheletrico del Signore Oscuro si disegnò un inquietante sorriso. Prese delicatamente il muscolo cardiaco e lo gettò intero nel calderone.
La pozione che stava cocendo divenne rossa e poi blue.
-AHAHAHAH….- iniziò a ridere Voldemort.
-Questa è la fine di Potter e dei suoi insulsi amici… Ahahahahaha-
Mentre rideva una figura longilinea si fece avanti nell’oscurità.
-Mio signore…- disse inchinandosi dopo prima aver lanciato una strana occhiata a Mellifluo che ricambiò.
-Angelia… mia cara, vieni a vedere la pozione che farà vincere il tuo signore…- le rispose Voldemort allungandole una mano. Angelia non si mosse.
-Non preoccuparti, sciocca, la pozione non è ancora pronta, non ti farebbe niente anche se inalassi i suoi fumi…-
La bruna si alzò e si diresse al calderone.
-Non è ancora pronta mio signore?! E quando lo sarà?- chiese la ragazza lanciando un’occhiata al biondino.
-Domani sera… dopo di che Mellifluo si occuperà del resto…- rispose Lord Voldemort allargando il suo sorriso.
-Benissimo…- fu la risposta del giovane. Prima che il Signore Oscuro scoppiasse a ridere trionfante.

***

Mellifluo era disteso sul grande letto dalle lenzuola nere. Aveva il petto nudo e solo il pantalone del pigiama di seta. I lunghi capelli biondi ricadevano elegantemente sulle spalle.
All’improvviso la porta della stanza si aprì. Apparve sulla soglia, bella come non mai, Angelia, fasciata dai un aderente vestito nero.
Arrivò silenziosamente al letto del giovane e senza fare troppe domande si chinò su di lui e gli rubò un bacio mentre ancora dormiva.
-Angelia…- disse prima di aprire i suoi meravigliosi occhi azzurri.
L’attirò a se e continuò a baciarla. La ragazza circondò il collo di Mellifluo con le sue braccia morbide. Il biondo si avvinghiò con tutto se stesso alla sottile vita di lei.
-Mi sei mancata…- le disse quando, si distaccarono, ansimante.
-Anche tu…- disse lei ricominciando a baciarlo.
Mellifluo iniziò a giocare con la cerniera del suo vestito, mentre lei terminava di spogliarlo.
Si amarono per tutta la notte.
Prima di addormentarsi Mellifluo le sussurrò:
-Ti amo…-
Lei contenta si strinse ancora di più a lui e rispose sorridendo:
-Ti amo anch’io…-

***
Beh anche il IV chap è andato... un bacio Angéle[SM=x240544] [SM=x240542] [SM=x240558]
Angele1987
00mercoledì 26 maggio 2004 22:40
V chap...
Scusate per eventuali errori di battitura... non ho il tempo di ricontrollarla! un bacio Angéle[SM=x240544]

DA AUROR A BABBANI V Chap: “All’improvviso… (II parte)”

Tutti i personaggi della mia ffc sono di proprietà della Rowling (a parte qualcuno) quindi ringrazio questa grande donna per averci regalato con i suoi libri un mondo meraviglioso… quello di Harry Potter… io ho terminato buona lettura… Angéle

* le parti in corsivo (come in tutte le ffc) sono ricordi….


Harry stava percorrendo il vialetto della Tana e, come al solito, stava pensando ai tempi andati.
Aprì velocemente la porta d’ingresso. Entrò e gridò:
-Sono tornato!-
Nessuna risposta.
-Ehi… c’è qualcuno in casa?!- aveva urlato ancora.
Ma come risposta ebbe solo il silenzio della Tana vuota.
-Ma dove saranno andati… quei due!- disse ad alta voce.
Si diresse verso la cucina. Il suo stomaco gridava.
-Vediamo…- disse aprendo il frigo.
Fortunatamente era sempre pieno.
Afferrò due uova, un po’ di prosciutto, una padella e si mise a cucinare.
Quando fu pronto, prese un piatto e versò l‘uovo.
Si avviò verso il salotto, mangiando di gusto. Si sedette pesantemente sulla poltrona di fronte al fuoco. Era spento. Prese la bacchetta:
-Rescaldo- immediatamente il fuoco si ravvivò da solo.
Si guardò in torno. Il suo sguardo si fermò sulla famosa pendola di casa Weasley. Molte lancette erano sparite(a causa della morte di Arthur, Molly, Fred, George e Percy). Ne erano rimaste solo 5. Segnavano dov’erano Bill e Charlie (gli unici fratelli sopravvissuti oltre a Ron e Ginny), naturalmente la posizione di Virginia e Ronald ed anche dove si trovava… Harry. Il signor Weasley l’aveva incantato prima di quel tragico giorno. Harry ancora ricordava bene tutti i particolari.
-Ron… mi sai dire dov’è Harry?- stava chiedendo Arthur al figlio maschio più giovane.
-Veramente, papà… non ne ho la più pallida idea… aveva detto che doveva andare dai Dursley a prendere la sua roba e poi sarebbe tornato…ora non so…- aveva risposto il rosso.
-Ma che razza di amico sei?! Lasci andare Harry da solo dall’altra parte dell’Inghilterra… con i tempi che corrono…Ron… mi meraviglio di te!- aveva concluso il signor Weasley andando all’ orologio a pendolo del salotto.
-Dannazione… sono proprio uno sciocco! Dovevo mettere anche Harry…l’ho proprio dimenticato…- aveva detto aprendo lo sportello della pendola magica.
-Ehmm… cosa fai adesso papà?!- aveva chiesto timidamente Ron.
-Cosa faccio, figliolo?! predispongo questa dannata pendola al mio incantesimo modificatore…- Aveva tirato una leva all’intermo dell’oggetto che aveva iniziato a muoversi e a fare uno strano rumore…
-Puoi farlo papà… c’è voglio dire Harry non… Harry non è un Weasley vero e proprio!- gli aveva chiesto.
-Certo che posso farlo!-
In quell’istante si era sentito un ‘ pop’. Harry era comparso nel salotto.
-Harry… grazie a Dio…per colpa tua, mio padre mi stava linciando… ma dov’eri finito?!-gli aveva detto Ron appena l’aveva visto.
-Scusatemi… ho impiegato più tempo del previsto! Ma… cosa sta facendo Sig. Weasley?!- aveva domandato il brunetto vedendolo armeggiare contro la pendola.
-Sto aggiungendo a questo vecchio orologio… il tuo nome… vieni un attimo qui ragazzo- aveva concluso Arthur facendo un segno con la mano.
Harry si era avvicinato.
-Metti la mano qui…- aveva asserito indicando una strana sostanza blue che ricordava molto, per la sua consistenza, la cera pongo.
Come Harry aveva appoggiato la mano, la pendola aveva iniziato a vibrare.
-State indietro- aveva detto Arthur ai ragazzi.
L’orologio a pendolo aveva tremato e poi velocemente si era richiuso. Ora c’era un’altra lancetta…
Harry si riscosse, mentre, metteva in bocca l’ultimo boccone.
Si guardò ancora in torno. Un oggetto, lasciato sul divano, attirò la sua attenzione.
Era un quadernino rilegato in pelle nera. Portava la scritta:
“Diario segreto di Virginia Weasley” .
Harry non avrebbe voluto, ma senza accorgersene, si era ritrovato con il diario in mano.
Lo aprì e senza troppe indecisioni andò a leggere l’ultima pagina scritta.
“7-11-2003
Caro Diario,
Ieri sera è successa… una cosa… Inaspettata… Ti ricordi H.P. di cui ti parlo spesso… e di cui… beh ecco… sì… insomma… quando ero piccola ero innamorata… Beh, lui ieri sera… lui ieri sera mi… mi… ha baciata… Non so dire bene cosa esattamente ho provato… ma posso dire che mi è piaciuto… però ecco lui… quel brutto deficiente, zoticone, mi ha allontanata molto bruscamente… ed io non posso pensare ad altro che adesso lo odio… Sì… mi ha fatto molto male ieri… mi ha lasciata sola sulle scale come una deficiente e senza dirmi una parola… a parte un farfuglio di cui non ho capito una sola parola… Uffa! Adesso non voglio più vederlo e se per caso lo incontro per le scale gli sputo in un occhio. Mi ha trattato malissimo… ho pianto tutta la notte… mi sento tanto triste e sola… perché non posso confidarmi con nessuno… Ora ti lascio un bacione
tua
Piccola Stella V.W.”


Ad Harry sembrò di aver avuto una doccia fredda all’improvviso. Virginia… la sua Virginia… lo odiava! Per colpa sua aveva pianto tutta la notte. Si sentiva un perfetto idiota! Ma come gli era venuto… di… di allontanarla così bruscamente e senza dare una buona spiegazione… Però adesso era inutile ripensare al passato… Virginia non l’amava… e quindi doveva dimenticarla… era inutile illudersi… sì, certo aveva detto che le era piaciuto… però aveva aggiunto che adesso lo odiava. Senza pensarci due volte chiuse bruscamente il diario e corse velocemente su per le scale, arrabbiato con se stesso, come non mai.

***

Ginny e Ron percorsero velocemente il corridoio dell’infermeria. Girarono un anglo e arrivarono alla stanza n. 7. La porta era chiusa. Delicatamente, Ron, per paura di svegliare Hermione, nel caso stesse dormendo, bussò alla porta.
-Avanti…- disse la voce dolce di Hermione.
I due fratelli entrarono timidamente.
-Ciao ragazzi- li aveva accolti Hermione sorridendo contenta (solo perché c’era Ron… Nd Angéle… no, anche per Ginny… Nd ‘Mione).
-Ciao ‘Mione…Come ti senti? Va meglio?!- le aveva chiesto Ron sedendosi sulla sedia accanto a lei e baciandole la fronte candida.
Hermione non riuscì a rispondere perché Ginny le si era lanciata al collo.
-Hermione…- aveva iniziato piangendo a dirotto –Mi hai fatto preoccupare… co-come stai?!- concluse Ginny affondando il viso nella sua camicia da notte azzurra.
-Ginny…- aveva cercato di risponderle ma non riusciva a frenare le lacrime che le stavano scendendo sulle guance morbide. Sapeva perché Virginia aveva avuto una tale reazione. Aveva già sofferto tanto, perdere un’altra persona amica sarebbe stato devastante per lei.
Ron le guardava pensieroso e, per quanto cercasse di fare il duro, non poté evitare ai suoi occhi di diventare lucidi. Anche lui, come Ginny, aveva sofferto tanto e vedere Hermione salva gli riempiva il cuore. Il rosso si alzò velocemente dalla sedia dov’era seduto e andò vicino alla finestra, cercando di tirare su col naso il più silenziosamente possibile.
-Sto-sto bene Ginny…- disse Hermione asciugandosi le lacrime con la manica del pigiama.
Ginny la guardò negli occhi. Era stata davvero in apprensione per lei. –Sta tranquilla…- disse Hermione sorridendole. Ginny le rispose con un sorriso a sua volta.
Virginia si sedette sulla sedia accanto al letto. Prese la borsa che aveva portato e tirò fuori un pacchetto.
-Ecco…- disse porgendolo ad Hermione. -Questa è la torta al limone che ti piace tanto… l’ho appena fatta… è ancora calda!- concluse appoggiando una mano sul pacco.
Hermione lo prese e lo aprì. Fu inondata automaticamente dal buon odore di limone. Aspirò profondamente chiudendo gli occhi.
-Grazie Ginny… sai sempre come farmi contenta!- esclamò la ragazza bruna sorridendo.
-Allora…- disse Ron che si era finalmente ripreso. –Mi vuoi dare un pezzettino di questa torta?-
-Giù le mani Ronald Anthony Weasley… quella è solo di Hermione… si deve rimettere in forze…- disse allontanando con lo sguardo suo fratello.
-Uffa, Ginny! Per me le torte non le fai mai… Sono o per Hermione o per… Harry!- concluse Ron indignato.
Senza volerlo Virginia abbassò velocemente la testa diventando rossa. Hermione la guardò ma non disse niente. Lei e la sua amica dovevano fare quattro chiacchiere su alcuni ragazzi di loro conoscenza.
TOC-TOC!
Quel rumore distrasse il terzetto dalla loro discussione.
-Chi è?- chiese prontamente Hermione.
-Ehm… Hermione sono io Mary Anne… la segretaria dei Capitani Malfoy, Potter e Weasley…-
-Oh… Anne- Fece Ron aprendo la porta.
-Salve Ca-capitano Weasley… cosa ci fa qui?- disse diventando un po’ rossa (Mai come lo era diventata per Draco… diciamo che questa ragazza aveva una divinazione per i suoi superiori… Nd Angéle).
-Dannazione Anne… quante volte ti devo ripetere di chiamarmi Ron…- disse il ragazzo afferrandola per un braccio e trascinandola dentro.
-Ciao Anne…- disse Ginny (la conosceva perché erano nello stesso anno ad Hogwarts… naturalmente in case diverse Nd Angéle).
-Ciao Anne! che bella sorpresa… accomodati- disse Hermione indicando una sedia dietro di lei.
-Grazie- fece la bella brunetta sedendosi volentieri.
-Ahi…- si lamentò quando appoggiò il sedere. Non credeva, ma la botta di prima era stata bella forte!
-Cosa c’è?-chiese Hermione guardandola.
-No, niente e che prima, di venire, qui mi sono scontrata con Draco…- spiegò la ragazza prima di essere interrotta da Ron.
-Aspetta, aspetta, aspetta… come l’hai chiamato? Draco… solo con me ed Harry usi chiamarci capitani…- disse Ron incrociando le braccia sul petto.
-Ecco, veramente io…- disse la ragazza diventando rossa e abbassando la testa.
-Ron, la nostra Anne… ha una piccola cottarella per il Biondino più sexy di tutta la base… non è vero?!- le disse Ginny.
Anne non rispose ma si limitò a continuare a guardare il pavimento.
-Cosa, cosa, cosa… Scusami, ma… perché proprio lui… non preferisci di più un Rosso focoso…- disse Ron avvicinandosi e mostrando il suo corpo perfetto.
- E’ inutile Ron,- intervenne Hermione –Tu non hai il fascino di Draco… lui è Troppo sexy… ma l’hai visto… con quello sguardo serio, gli occhi azzurri e quei bellissimi capelli biondi…- concluse Hermione diventando rossa.
-Ehi, ehi… andateci piano… volete dire che è meglio di me…- esclamò serio Ron.
-Beh…- iniziò Ginny.
-…Lui…- continuò Hermione.
- …E’ stupendo!- concluse Anne con gli occhi sognanti.
-Ah, sì beh se è così io tolgo le tende… Brutte sbavatone…- disse sorridendo e uscendo dalla porta.
-Beh…- iniziò Ginny.
-… anche lui…- continuò Anne.
-… E’ meraviglioso!- concluse Hermione.
Le tre ragazze si guardarono in faccia e scoppiarono a ridere.

***

Draco uscì dalla doccia. Indossava il suo accappatoio verde, ricordo dei suoi anni ad Hogwarts, nei Serpeverde. Si stava asciugando, con una salvietta nera, i bei capelli biondi. Si guardò intorno e notò, sul comodino, la lista di pozioni che aveva controllato ripetutamente la sera prima.
Aveva trovato qualcosa di interessante. Tre pozioni utilizzavano il cuore di una ragazza. La pozione eterno amore *, che serviva per soggiogare l’uomo o la donna dei sogni, la pozione non ti scordar di me *,occorreva per gli amori a lunga distanza, e la… resuchio, una pozione interessante di difficilissima preparazione che solo con i suoi fumi poteva privare un mago dei suoi poteri. Draco prese i suoi occhiali, che aveva appoggiato la sera prima sul comodino, e li inforcò. Con le lenti aveva uno strano aspetto. Hermione l’aveva definito “un medico senza camice”. Si sedette alla sua scrivania e guardò lo specchio di fronte a lui. Dio come assomigliava a suo padre, Lucius Malfoy, il più fedele mangiamorte del Signore Oscuro. Scrutò il suo volto. Tutto era identico al volto del genitore tanto odiato, le labbra sottili, ma ben disegnate, i capelli lisci e biondi, il suo naso dritto. Una sola cosa gli ricordava sua madre. I suoi occhi. Gli stessi occhi di sua madre. Celeste metallo e terribilmente freddi, ma che con un solo sorriso aiutavano ad illuminare tutto il volto. Del suo viso erano le uniche cose che apprezzava.
Abbassò nuovamente lo sguardo e si concentrò sul rapporto. Leggeva e rileggeva, ma solo una pozione lo convinceva, la resuchio. Se solo non avesse pensato che Voldemort non fosse stato così pazzo da farlo, quella sera, nulla sarebbe successo.
Appuntò su un foglio con una matita il nome della pozione. Si alzò dalla sedia e con passo elegante si diresse verso il suo armadio. Prese la sua divisa nera degli Auror. Infilò il pantalone e gli scarponi. La maglia nera e la catenina con le piastre con il suo nome e grado. Infilò il giubbotto a collo alto con il ricamo argentato e si diresse in cucina. Aprì il frigo e prese il succo di pompelmo. Lo versò in un bicchiere e con estrema precisione lo rimise a posto.
Trangugiò velocemente quel liquido agro, che aveva il potere di svegliarlo, e senza voltarsi indietro uscì di casa.
Attraversò velocemente il bel parco che c’era di fronte a casa sua e girò l’angolo. Era stato catturato dai suoi pensieri che non si accorse che i fronte a lui c’era un uomo, biondo e alto. Gli stava venendo addosso.
-Mi dispiace… non l’avevo vista- disse Draco rimettendosi sul naso gli occhialini trasparenti.
-Oh, non si preoccupi…- rispose quella voce calda.
Quel dono di voce lo fece rabbrividire. Non ricordava dove l’aveva già sentito, ma gli incuteva timore. Guardò negli occhi l’uomo che gli sorrise prima di voltarsi. Dove aveva sentito quella voce? Non riusciva a ricordarselo.
Rimase fermo lì, in mezzo al marciapiede, a vedere scomparire quell’uomo sconosciuto dietro l’angolo. Si mise le mani nelle tasche del mantello della sua divisa e ancora con la mente rivolta verso quell’uomo si avviò alla passaporta più vicina.

***

Ron si rigirò nel letto. Aveva ancora sonno. Guardò la sveglia. Segnava le 6.30. si girò dall’altro lato. Non voleva abbandonare il suo caldo rifugio di tante notti. Mai come in quella mattina avrebbe voluto rimanere sotto le coperte. Si tirò su a sedere. Oggi compiva 23 anni. Ancora ricordava i suoi compleanni quando era piccolo.
-Ron, tesoro?!- la signora Weasley si era seduta sul suo letto e gli stava accarezzando delicatamente la schiena.
–oh... mamma che vuoi sono… solo le 6.30?!- aveva chiesto il bel bambino rosso afferrando la sveglia.
-Lo so tesoro… ma sai quest’anno è un compleanno speciale! compi 10 anni… e così ho voluto svegliarti proprio l’ora in cui sei venuto al mondo piccolo mio…- gli aveva risposto mamma Weasley cercando di risistemargli i capelli sconvolti.
-Ah sì e cos’ha di speciale questo compleanno… che non avranno tutti gli altri?- aveva chiesto Ron rimettendosi sotto le coperte.
-Ecco tesoro, questo è l’ultimo che potremo festeggiare insieme… visto che gli altri li passerai ad Hogwarts… e quando uscirai di lì non avrai più tempo per passare dei compleanni con la tua mamma…- Molly aveva pronunciato queste parole con le lacrime ali occhi.
Ron si sentiva a disagio. Odiava vedere sua madre piangere.
-Dai mamma! Sono ancora piccolo, io… non ti lascerò per correre dietro ad una femmina… come Bill… e poi che schifo… quelle piagnucolone!- aveva detto il piccolo Ron serio.
A Molly era scappata una risata.
-Ma tesoro non tutte le bambine sono piagnucolone!- gli aveva spiegato continuando a sorridere a quel bambino tenerissimo.
-Ginny lo è…- aveva detto indicando una piccola testa rossa che usciva dalle coperte del suo letto.
-Dio!- aveva esclamato Molly.
-Shhh…- l’aveva zittita Ron puntandosi un dito sulle labbra.
-Cosa ci fa qui Ginny?!- gli aveva chiesto sua madre sussurrando.
-Ieri sera ha avuto paura del temporale… sapeva che da voi non poteva venire… così è venuta qui, io sono suo fratello maggiore!- aveva concluso il bimbo, dalla testa rossa, orgoglioso.
-Ohhh…e tu l’hai fatta dormire qui…- gli aveva chiesto orgogliosa del suo piccolo ometto.
-Beh veramente…stavamo un po’ stretti… però non volevo sentirla piangere di nuovo e così…ci siamo fatti piccoli, piccoli e siamo stati comodi…- aveva detto Ronald.
-Sai una cosa Ron…tua madre è orgogliosa di te e ti vuole tanto bene…- aveva terminato abbracciando quel bimbo pelle e ossa che ora gli sembrava cresciuto troppo in fretta e che presto, molto presto avrebbe dovuto consegnare al mondo degli adulti.
-Mamma… lasciami… Fred e George si potrebbero svegliare da un momento a l‘altro- aveva affermato velocemente il bimbo allontanandosi dalla mamma.
-Oh, scusami…ma almeno un abbraccio piccolo, piccolo me lo puoi concedere- aveva azzardato Molly.
Ron si era guardato velocemente intorno e poi aveva risposto:
-Veloce però…- aveva detto il bimbo avvicinandosi.
-Ti voglio bene Ron…- gli aveva sussurrato sua madre.
-Sai mamma, che rimanga tra noi, ma anche io ti voglio bene!-…
Ron sorrise a quel suo ricordo d’infanzia.
TOC,TOC!
Qualcuna aveva bussato alla sua porta.
-EHI, Ron posso entrare?! sono io, Ginny!- disse sua sorella dal corridoio.
-Che vuoi Ginny?!- rispose Ron falsamente arrabbiato mentre sua sorella entrava nella camera.
Ron la guardò attentamente. La sua sorellina era cambiata. Non era più la piccola bambina di 9 anni che si rifugiava nel suo letto per la paura dei tuoni. Virginia, la sua piccola Virginia, non assomigliava molto a sua madre. Era alta e slanciata, il viso rotondo ma non paffuto. Solo le labbra e i suoi occhi assomigliavano vagamente a quelli della dolce signora.
Ginny gli corse incontro e lo abbracciò forte:
-Tanti auguri fratellone!- gli gridò.
Ron era rosso. Quanto voleva bene a quel piccolo, ex scricciolo, rosso. Non avrebbe resistito se avesse perso lei. Dopo la morte dei suoi genitori era sopravvissuto solo per lei. Doveva occuparsi di Virginia. L’aveva promesso. Aveva giurato di occuparsi di due donne nella sua vita: la sua ‘Mione e la sua Ginny.
-Buon giorno Ginny… grazie!- le rispose il suo bel fratello.
-Figurati! Ho voluto, solo, mantenere la tradizione di mamma…- gli disse la rossa mentre i suoi begli occhi azzurri si riempivano di lacrime amare.
-Già…- asserì Ron ravvivandole i capelli lisci.
-Ehi…- fece Ginny cercando di togliere la mano del fratello dalla testa.
- Dov’è Harry?!- chiese il rosso guardando verso la sua stanza.
-Non lo so… e poi non mi interessa!- terminò acida Virginia.
-Che cosa è successo tra te e quel deficiente!?- le chiese serio il Rosso.
-Non è successo niente…- disse la sorella abbassando lo sguardo.
-Gin, non sei mai stata brava a dirmi le bugie… devo preoccuparmi anche per voi due… almeno che quell’idiota non ha fatto la stronzata di avvicinarsi in strano modo a te… perché in questo caso, amico o non amico gli spacco il suo bel fondo schiena!- concluse diventando rosso.
-1. non ha fatto niente, 2. prova a fare mai una cosa del genere e ti ritroverai ad andare a mangiare alla mensa della base per il resto della tua vita, e 3. anche se l’avesse fatto… non sono affari che ti riguardano perché io non sono più una bambina…- ultimò la bella ragazza guardandolo negli occhi.
Ron la scrutò. Era la seconda volta, che nel giro di pochi giorni, le sue donne gli ricordavano che non erano più bambine.
-Va bene, Ginny… non ti scaldare… sappi, però, che qualunque cosa accada il sottoscritto ci sarà sempre per spaccare il culo a quelli che non ti trattano come dico io!- finì il ragazzo.
-Ron!- lo riprese sua sorella per la parolaccia –Diventare più vecchi non vuol dire dimenticare l’educazione!- poi lo guardò in viso e continuò:
-Lo sai che anch’io ci sarò sempre per te… ti voglio bene!- e l’abbracciò di nuovo.
- Anch’io te ne voglio, piccola!- le rispose abbracciandola a sua volta.

***

Harry si svegliò di soprassalto. Era sudato. Aveva sognato il Signore Oscuro.
Rideva, rideva. Era felice, poteva sentirlo. La sua cicatrice gli bruciava come fuoco.
Si guardò intorno. Non riusciva a capire dove si trovava. Si guardò e vide che indossava solo un paio di boxer. Guardò più in là, nel letto, e vide che non era solo.
“Ma chi è questa?” pensò tra sé e sé. Si alzò dal letto e cercò in giro per la stanza, semibuia, i suoi indumenti.
-Ehi, Harry?!- gli disse una voce femminile alle spalle. Perché conosceva perfettamente quella voce?!
Si girò lentamente e si trovò di fronte Evelyn, una sua collega Auror. Come diavolo era finito a letto con quella…
-Ciao… Evelyn… cosa… cosa… diavolo è successo ieri sera?! Tra… tra noi due?!- chiese preoccupato Harry.
-Come non ti ricordi niente?!- rispose divertita la bruna.
-Ecco… veramente… ricordo solo di essere andato ad un bar babbano vicino casa mia e poi…- le rispose il bell’Auror cercando di ricordare.
-Ah, ah, ah,… fammi indovinare… era la prima volta che bevevi … e non hai retto l’alcol… poi sono arrivata io e ti ho sedotto…- gli disse con una sottile ironia.
-Non ho detto niente di tutto questo, semplicemente non mi ricordo niente… e poi per quello che so potrebbe anche essere vero!- rispose Harry arrabbiandosi.
-Senti la storia è andata così: io sono arrivata al locale… ci siamo incontrati, abbiamo bevuto un paio di drinks insieme e poi… beh… è successo quel che è successo- aveva concluso la bruna alzandosi dal letto è andando verso il bagno…-Se fossi in te andrei a trovare Virginia al più presto!-
Harry si bloccò.
-E tu che ne sai di Virginia…- chiese il ragazzo.
-Me ne hai parlato per tutta la sera, sei un tipo noioso! parli sempre delle stesse cose… Virginia, Virginia… Virginia… e sposatela ‘sta ragazza!- li confessò incrociando le braccia sul petto.
-Magari potessi!- rispose sospirando Harry.
-Cosa te lo impedisce?!- ribatté Evelyn curiosa.
-Ci sono problemi, incomprensioni e tante altre cose…- spiegò Harry infilandosi il giubbotto di pelle.
-Dimmi una cosa… ma tu ne sei innamorato?!- domandò la ragazza sedendosi su una sedia.
-Ecco… se innamorato significa pensarla prima di addormentarsi e appena svegli, volerla abbracciare e baciare ogni volta che pronuncia il mio nome… beh… forse sì sono innamorato!- ammise Harry avviandosi alla porta.
-Allora tutti i problemi sono facilmente risolvibili…- lo confortò la ragazza da amica.
-Non credo…- sospirò il bruno.
-Tentar non nuoce… parlale… se è così dolce come l’hai descritta ieri non credo che ti riderà in faccia…- chiarì Evelyn.
- Non lo so… e se mi dicesse che non ricambia…- domandò tristemente Harry.
-Allora… puoi tornare da me… quando vuoi, sei un tipo interessante e complicato!- disse sorridendo Evelyn.
Harry sorrise.
-Lo terrò presente… grazie Evelyn… ci vediamo al lavoro…- e sorridendole ancora uscì velocemente dalla casa di quella strana ma comprensiva ragazza.
Quella chiacchierata gli aveva fatto dimenticare il suo improvviso dolore alla cicatrice.

***
Hermione aprì i suoi occhi. Lentamente. Molto lentamente.
Si guardò intorno. Non ricordava esattamente dove si trovava. Si mise a sedere sul letto e si rese conto che quella camera, quel letto non erano i suoi. Ah… ma certo era ancora in infermeria… fortunatamente quella sera sarebbe uscita… non ce la faceva più.
L’unica cosa positiva della sua permanenza lì, erano state le visite di Draco, Ginny e di… Ron, naturalmente. Il suo Ron. Il dio dai capelli rossi. Come avrebbe voluto solo per una volta fare cose senza una logica precisa, corrergli incontro e baciarlo. Assaporare pienamente quelle sue bellissime labbra. Quante volte l’aveva sognato…Quante volte aveva immaginato il suo Ron che la guardava con occhi diversi, che la chiamava “amore”. Perché tutto quello doveva accadere soltanto nei suoi sogni.
Si alzò dal letto e si diresse vicino la finestra. Aprì le persiane e la forte luce del sole l’accecò, all’improvviso. Si portò una mano sugli occhi e cercò di farsi ombra. Guardò giù nel parco e vide dei bambini. Tre per la precisione. Quello strano terzetto le riportò alla memoria i vecchi tempi ad Hogwarts. Ci pensò. Era strano. Tutti i suoi ricordi più belli erano legati a tre cose: il mondo della magia, Hogwarts ed Harry&Ron. Quante ne avevano passate insieme. Al primo, al secondo anno erano già diventati famosi.“Il mitico trio!”così li chiamavano. Quanti, ad Hogwarts, invidiavano la loro amicizia. Il primo tra tutti Draco… Draco Malfoy. Il primo a prenderli in giro eppure il primo ad invidiarli. Che cambiamento radicale aveva avuto quel ragazzo. La stessa Hermione non avrebbe mai immaginato che lui, il biondino austero che la chiamava mezzosangue, sarebbe diventato, uno, dei suoi migliori amici. Se le avessero detto una cosa del genere al suo sesto anno ad Hogwarts, sarebbe scoppiata in una grossa risata…
“Uffa!” pensò Hermione ritornando verso il letto. Guardò l’orologio che c’era sul comodino: 8,00.
Ron le aveva detto che sarebbe andato a trovarla in mattinata… quindi non sarebbe stata da sola fino alla sera, prima di uscire. Avrebbe incontrato prima il bel cavaliere dalla sfavillante armatura. Quel solo pensiero le diede il sorriso. Si alzò dal letto e andò verso il bagno, felice che tra poche ore avrebbe rivisto il suo amato Ron.

***

Ron stava correndo velocemente lungo i corridoi della base. Sarebbe dovuto passare prima in ufficio e poi andare a trovare la sua ‘Mione in infermeria. Percorse i pochi metri che lo separavano dall’ufficio ma quando appoggiò una mano sulla maniglia il sottoufficiale Andrew lo chiamò:
-Capitano Weasley?!- James lo stava raggiungendo velocemente con delle carte in mano.
Ron si girò di malavoglia. Sapeva che ogni volta che il giovane sottoufficiale lo cercava, voleva dire parecchie ore di lavoro su delle scartoffie.
-Sì!? James…- disse cercando di sembrare contento di vederlo.
-Capitano Weasley… il Capitano Malfoy mi ha detto di darle questo… lui ha trovato più o meno tre pozioni interessanti però vorrebbe sapere la sua opinione…- così dicendo gli diede un libro di appunti che, da solo, avrebbe dovuto spulciare. Ci avrebbe impiegato tutto il giorno.
- D’accordo… da qua…- rispose Ron prendendo il rapporto e aprendo la porta dell’ufficio.
-Buona giornata Signore…- disse il ragazzo sorridendo si avviò per il corridoio. Si fermò all’improvviso. - Ah… signore…. Buon Compleanno…- concluse il ragazzo sorridendo sadicamente.
-Grazie…- rispose Ron contraccambiando il suo sorriso sadico.

***

Hermione era seduta sul suo letto. Aspettava con trepidazione l’arrivo di Ron. Erano quasi le 11.39 ma di lui nessun segno. Odiava aspettare. Non era abituata. Le uniche persone con cui usciva erano perfettamente puntuali. Eppure Ron, quella mattina, stava tardando. Le aveva dato appuntamento alle 10,30. Più di un’ora di ritardo.
Si alzò ed andò nuovamente verso la finestra. Il parco sottostante era quasi deserto. Si girò perché aveva sentito bussare. Era pronta a dare una bella strigliata a quel inconsueto ritardatario.
- E’ questa l’ora di…- ma non finì la frase perché la persona che aveva davanti non era quella che voleva.
-Ciao… mi aspettavi…- disse Draco infilando la testa nella stanza.
-Oh, ciao Draco… entra… scusami, stavo aspettando Ron… ma a quanto pare non verrà…- concluse guardando l’orologio sul comodino.
-Aveva appuntamento con te… scusami è stata colpa mia… gli ho dato un po’ di lavoro da fare…- spiegò Draco entrando e sedendosi sulla sedia.
-Oh… ah…- disse Hermione cercando di sembrare il più naturale possibile.
Per Draco quella sua espressione triste fu una pugnalata al cuore. Non sembrava contenta di vederlo.
-Scusami forse è meglio che vada…- disse alzandosi e diventando rosso dalla rabbia.
-No, Draco ti prego non andartene… sono così stanca di stare da sola in questa camera… vuoi pranzare, qui, con me…- disse Hermione assumendo la celeberrima espressione da cucciolo abbandonato.
Draco provò una fitta al cuore. Non poteva vederla così. Implorante e remissiva. Non poteva sopportare la vista di quella labbra ben disegnate che si imbronciavano, come quelle di una bambina. Non riusciva a trattenere i suoi “istinti di uomo”.
Si voltò sorridendo.
-Va bene ragazzina…- agitò la bacchetta e fece apparire un tavolo e due sedie. -Vuole accomodarsi?!- concluse Draco scostando una sedia per farla sedere.
Hermione sorrise contenta e prima di sedersi si gettò al suo collo.
-Grazie, Draco…- disse perdendosi tra le sue braccia e respirando profondamente il suo buon profumo.
Il biondino era paralizzato. Se solo avesse cinto la vita di Hermione, non avrebbe più resistito e si sarebbe lasciato guidare dai suoi istinti. Poteva tranquillamente sentire le perfette forme di Hermione schiacciate contro di lui, i suoi boccoli, il suo profumo… se fosse morto in quell’istante sarebbe morto con il sorriso sulle labbra (e molto sangue nelle parti basse…ihihih…Nd Angéle ?)
Hermione si staccò dopo poco sorridendo beata.
-Allora… cosa mangiamo oggi?!- chiese la bruna sedendosi compostamente.
-Allora la maison è orgogliuese de vous presenter la ma specialitè… Et voilà!- disse Draco con un perfetto accento francese ed agitando la bacchetta.
Nei piatti apparvero due panini del McDonald’s (scusate se ho sbagliato a scrivere ma non ci vado mai e nella mia città è stato addirittura chiuso! Sarà che qui nel mio paese abbiamo dell’ottimo pane…Chissà!? Nd Angéle).
-Hm… sembrano buoni…- disse Hermione a Draco, mentre si andava a sedere di fronte a lei.
-Sono i miei preferiti!- disse il bel Capitano sistemandosi il tovagliolo sulle gambe. Il suo movimento preciso ed elegante provocò l’iralità della sua metà.
-Che c’è?!- disse il ragazzo sorridendo.
-Sai… mi hai ricordato il protagonista di un film di altri tempi…- gli rispose mentre mordeva il suo panino.
-Ah, sì… non so se prenderlo come complimento…- le rispose addentando il suo sandwich.
-Mafa ceferto! Chefe efera un complifmenfto.!- farfugliò la ragazza con il boccone.
-Come?! Tu invece mi ricordi tanto dei porcellini che ho visto alla talavisione qualche anno fa…- le confessò il bel ragazzo.
Invece di offendersi la bruna scoppiò a ridere. Draco era sempre più confuso. La guardò strano.
-Scusa, scusa… non è talavisone ma televisione o al massimo TV… e poi sì, certo che era un complimento… non ce ne sono più ragazzi che conoscono, come te, le buone maniere, Signorino Malfoy…-
Draco scoppiò a ridere. Hermione aveva fatto un’imitazione perfetta della McGranitt.
Passarono tutto il tempo a ridere, scherzare e ricordare i bei tempi andati.(Tanto belli poi non erano! visto che Hermione era una secchiona e Draco uno scassa C****O… scusate la brutta parola Nd Angéle87)
Draco guardò velocemente l’orologio. Erano le 13,45. Alle 2,00 p.m. avrebbe avuto un incontro con il resto degli Auror per discutere sul caso della ragazza assassinata.
-Ora devo proprio andare…- disse alzandosi e rimettendosi il mantello nero.
-Di già…-gli rispose alzandosi a sua volta.
-Ho una riunione con gli altri auror… dobbiamo discutere su quel caso…- concluse Draco avviandosi alla porta.
-Ti va se questa sera quando… beh quando uscirai… ti venissi a prendere io… sai queste strade non mi piacciono… e poi…- ma non terminò perché ancora una volta Hermione li corse in contro e lo abbracciò.
-Sì, Draco mi farebbe piacere… sto così bene con te… Ti voglio un bene dell’anima…-
Ancora una volta Draco si trattenne dall’abbracciare quel suo esile corpo. Hermione si allontanò leggermente da lui e gli diede un piccolo ma dolcissimo bacio sulla guancia. Sulle gote di Draco comparve un leggero rossore. Accarezzò delicatamente i boccoli della ragazza e disse:
- Anch’io ti voglio bene… ragazzina- si abbassò leggermente e le diede un tenero bacio sulla testa.
-Ci vediamo sta sera…-
Così dicendo uscì velocemente dalla stanza lasciando Hermione stranamente accaldata.

Continua sotto...
Angele1987
00mercoledì 26 maggio 2004 22:43
Scusate era un chap un pò lungo...

Continua del V chap.../S]


Mellifluo camminava silenziosamente tra i corridoi del vecchio castello sede del quartiere generale dei mangiamorte di Voldemort. Il suo signore l’aveva convocato. La pozione resuchio era quasi pronta. Indossava il mantello nero dei mangiamorte. I capelli biondi perfettamente legati dietro la testa, lo sguardo severo e il passo sicuro… era un perfetto Malfoy (forse più di Draco Nd Angéle).
Era quasi arrivato alla porta quando due sottili mani lo trascinarono in un passaggio segreto dietro alla statua di un cavaliere. Mellifluo sapeva chi era.
Angelia gli era saltata addosso appoggiando prepotentemente le sue labbra carnose su quelle dell’imponente ragazzo. La bruna sinuosa gli saltò in braccio circondandogli la vita con le lunghe gambe sinuose. Mellifluo si perse tra le sue braccia. Non ricordava più dov’era e cosa doveva fare.
-Aspetta, aspetta… non posso adesso… mi ha chiamato il signore Oscuro… la pozione resuchio è quasi pronta…- disse cercando inutilmente di staccare la sua bocca da quella della ragazza.
Angelia sorrise contro le sue labbra.
-Va bene…- e cercò di scendere dalle poderose braccia di Mellifluo.
-Dove stai andando?!- chiese il biondino risistemandola sulle braccia.
Angelia sorrise maliziosa.
-Sai che i rapporti frettolosi non sono fatti per noi due…- concluse riprendendo a baciarlo.
-Beh, vorrà dire che continueremo questa sera…- le rispose respirandole sul collo bianco.
Un brivido percorse la schiena della bella mora.
-Sai che non possiamo, questa sera… sei in missione ed io… dovrò soddisfare il signore Oscuro.-
Quelle parole bloccarono le labbra di Mellifluo.
-Presto finirà… e non dovrai più concederti a lui…- La ragazza sorrise tristemente.
-Come faremo… siamo destinati a vivere il nostro amore clandestinamente… - affermò la ragazza.
I suoi occhi azzurri si erano riempiti di lacrime.
-Ehi, ehi…- la confortò Mellifluo abbracciandola stretta. –Te lo prometto… presto , molto presto ci saremo solo noi due, una casa e tanti bambini…Ah, ah- concluse ridendo.
Angelia alzò lo sguardo. Sorrise.
-Ti amo Mellifluo, da morire…- così dicendo lo baciò dolcemente.
-Ti amo anch’io…Angelia- la strinse forte a sé. Dopo uscì dalla stanza segreta senza di lei.
Nessuno dei due aveva notato quell’ombra nascosta dietro l’angolo.

***

-Mio Signore…- disse Mellifluo inginocchiandosi. Come si sentiva pesantemente falso.
-Oh, Mellifluo…-gli rispose Voldemort facendogli cenno di avvicinarsi.
-La resuchio è pronta?!- chiese il bel ragazzo biondo.
-Sì, mio fedele mangiamorte…- ed estrasse dal suo mantello una piccola boccettina nera che conteneva del liquido rosso. Sembrava sangue.
-Fa molta attenzione quando la userai… ricordati l’incantesimo nonrespiro…Mi fido di te mio fedele servitore…- disse Voldemort iniziando a ridere…
-Certo mio signore…- rispose il giovane. Mai come in quel giorno si sentì un bugiardo.

***
-Dai Ginny…- aveva detto un voce maschile mentre le cercava di sbottonare la camicia della divisa dei Grifondoro.
-No, Mark… - aveva detto la rossa cercando di sottrarsi a quelle carezze diventate troppo insistenti.
-Dai…siamo insieme da 2 anni…mi puoi fare questo regalo…- Aveva risposto Mark iniziandole a baciare il bel collo lungo.
Erano sdraiati su una poltrona della sala comune dei Grifondoro. Era tardi, molto tardi.
-No Mark lasciami!- aveva gridato la rossa cercando di allontanarlo da lei.
-Shhh… sta zitta…lo so che anche tu lo…- ma non terminò la frase perché qualcuno l’aveva allontanato di peso da lei.
-Ti ha ripetuto più volte di lasciarla…- aveva detto Harry interponendosi tra lui e lei.
-Ehi, Potter dì un po’… troppo ore di volo ti hanno fuso il cervello…chi cazzo ti credi di essere!? Ginny è la mia ragazza… tu non l’hai voluta! ricordi?!- aveva affermato il ragazzo biondo rimettendosi in piedi.
Ad Harry era iniziata a pulsare la vena sul collo. Brutto segno. Tutti sapevano che era meglio lasciarlo stare quando il sangue iniziava a scorrergli velocemente verso la testa. Guardò Ginny mentre cercava di ricomporsi. Aveva gli occhi gonfi di lacrime.
No. Era troppo. Nessuno poteva permettersi di far piangere la sua piccola Virginia. Nessuno. L’aveva fatto, già, troppe volte lui.
Si catapultò su Mark dandogli un pugno in piena faccia. Poi senza dargli il tempo di riprendersi l’aveva afferrato e sbattuto vicino al muro. Ginny gridava.
-No, Harry… ti prego lascialo… basta…-aveva iniziato a singhiozzare.
Harry si era bloccato. Guardò Virginia e poi il suo rivale. Virginia e Mark. Mark e Virginia.
-Se vuoi continuare ad avere ancora tutte e due le mani funzionanti… non ti azzardare più a sfiorare Ginny…sono stato chiaro?!- il tono di Harry non ammetteva repliche.
Mark aveva guardato Ginny.
-Tra me e te è finita!- poi senza aggiungere altro era corso su, nel suo dormitorio.
Ginny singhiozzava forte.
-Ehi, piccola…- aveva detto Harry cingendole le spalle. Virginia aveva iniziato a piangere ancora più forte. -Shhhhh… ci sono io adesso… sta tranquilla…-
Ginny si svegliò di soprassalto. Si era addormentata mentre stava facendo il bagno. La schiuma, con i suoi massaggi, l’aveva così rilassata, che era sprofondata tra le braccia di Morfeo.
Il suo cuore batteva ancora forte. Che bella notte fu quella. Harry la tenne stretta a sé fino alla mattina seguente. Si riscosse. Perché pensava ancora a quel deficiente che l’aveva baciata e poi allontanata senza un motivo?! Si guardò intorno. L’orologio da polso che aveva appoggiato sullo sgabello del bagno segnava le 19,30.
-Cosa?!- urlò mentre usciva dalla vasca. Tra 30 min. sarebbero arrivati tutti. Lei doveva ancora prepararsi.
Prese il suo accappatoio giallo ed uscì dal bagno.
Din-don.
Forse era Ron che aveva dimenticato le chiavi… ma non poteva smaterializzarsi?! Ah, sì! Aveva messo quell’incantesimo protettivo sulla casa. Adesso nessuno poteva smaterializzarsi entro le mura di quella abitazione.
Corse giù per le scale. Il visitatore era già entrato.
Virginia aveva i piedi bagnati. Così, all’ultimo gradino scivolò rovinando pesantemente sul ragazzo appena entrato…
-Ciao…- le disse Harry guardandola negli occhi.

***

Hermione stava sistemando la sua camicia da notte celeste nel borsone. Aveva indossato la divisa nera da auror. Sul collo oltre ad esserci ricamato il suo nome e grado c’era anche una medaglia. Hermione era primo membro ad Honorem del gruppo speciale di ricercatori di nuovi incantesimi. Il G.S.R.N.I.. Ribattezzato da tutti il gruppo dei cervelloni.
-Era naturale che tu ci saresti entrata- le aveva detto Ron.
“Ron” pensò Hermione mentre afferrava il suo borsone. “Brutto idiota… va bene avevi da fare, ma 10 minuti di tempo, per me, potevi pure trovarli!” Afferrò con forza la maniglia della porta ed uscì velocemente dalla stanza che l’aveva imprigionata per ben 2 giorni. Attraversò con passo pesante il corridoio. Draco le aveva dato appuntamento alle 19,45 nella hall. Mentre si avvicinava una figura dai capelli rossi stava giocherellando con la bacchetta. Hermione strinse gli occhi per mettere meglio fuoco. Era Ron. Ne era certa. Non c’erano molti comandanti Auror con i capelli rossi e… “Sexy come lui” pensò Hermione mentre si avvicinava. Le sue gote si erano colorate di rosso. Era stata arrabbiata con lui per tutto il giorno e adesso le sue difese stavano crollando. Si era ripromessa di dirgliene quattro ma adesso…
Ron la vide arrivare. Dio quant’era bella con la divisa. Si alzò in piedi. Hermione aveva uno sguardo serio. Non l’aveva guardato in faccia. Lei si rendeva perfettamente conto che se solo l’avesse fatto si sarebbe sciolta come un ghiacciolo. Ron era troppo affascinante nella sua divisa nera da auror. Il pantalone leggermente aderente sul didietro metteva in risalto il suo sedere tonico, la casacca nera aderiva perfettamente alle sue spalle larghe. (mentre Angéle descrive Ron le cola la bava dalla bocca…ihihih Nd Angéle?)
-Ehi!- la richiamò lui quando Hermione l’oltrepassò senza fermarsi.
-Sì?!- gli rispose candidamente.
-Scusa… che per caso non mi hai visto?!- chiese Ron guardandola storto.
-Oh… tu stavi per caso aspettando me?! Sai anche io ho aspettato inutilmente una persona questa mattina… ma lei non è venuta… siamo in due!- concluse la bruna divincolandosi dalla sua presa.
-Aspetta Hermione! Ho avuto da fare! Draco mi ha chiesto di controllare una lista di pozioni interminabile (che l’avrà fatto a posta Chi lo sa?! Nd Angéle ihihihhihi…?)- cercò di spiegare il rosso.
-Lo so me l’ha detto… però potevi anche fare un salto… sai che odio stare da sola!- concluse Hermione abbassando la testa.
Quella frase fu per Ron una pugnalata. Lui la conosceva meglio di qualunque altro e la perdeva per queste sciocchezze! Le si avvicinò e senza che lei potesse ribattere l’abbracciò stretta.
-Scusami ‘Mione… hai ragione, non succederà mai più- Ron si era perso nel profumo della ragazza. Chiuse gli occhi e aspirò profondamente. Quella era essenza di Hermione, della sua ‘Mone.
-Va bene…- disse la ragazza cercando di ritornare allo stato solido. Guardò il suo orologio e per poco non ebbe un infarto era l’8 Novembre… il compleanno di Ron! Che stupida egoista e maleducata se ne era completamente dimenticata!
-Ehm, Ron?!- disse timidamente senza lasciare il ragazzo.
-Sì?!- disse Ron che nel frattempo era diventato una cosa sola con i boccoli di Hermione.
-Buon Compleanno!- gli disse distaccandosi leggermente e dandogli un bacio sulla guancia.
-Grazie…- le rispose dolcemente alzandole il capo e baciandole la fronte.
-Allora vuoi venire da me?! Ginny ha preparato una cena per tutti…- le disse mentre prendeva il borsone dalle sue mani.
-Verranno tutti, Draco, Harry…-
- Ciao Draco…- disse Hermione senza più ascoltare Ron.
-Ciao Hermione, Ron…- disse il ragazzo rispondendo all’abbraccio della bruna.
-Allora,- iniziò Ron cercando di non mostrare la sua gelosia. –Accompagniamo prima a casa questa bella signorina per cambiarsi e venire alla festa oppure…- ma non terminò la frase perché un uomo alto e incappucciato si era parato di fronte alla loro strada.
-Siete voi i giovani Auror amici di Harry Potter?!- disse l’uomo mentre estraeva dalla tasca una boccettina nera.
-Sì… Perché?!- chiese Draco che aveva l’impressione di aver già sentito quella voce.
-Niente… Il Signore Oscuro vi manda i suoi saluti!- così dicendo frantumò al suolo la boccettina. Il liquido rosso sangue si spanse sul marciapiede. Il fumo che sprigionava era nero e maleodorante.
L’ultima cosa che i tre Auror videro fu l’uomo smaterializzarsi, poi, più niente.

***

Grazie a chi legge questa storia... Angéle[SM=x240544]
Angele1987
00sabato 29 maggio 2004 15:02
Ecco il VI chap!
DA AUROR A BABBANI VI CHAP:
“… Babbani (I parte)”


Tutti i personaggi della mia ffc sono di proprietà della Rowling (a parte qualcuno) quindi ringrazio questa grande donna per averci regalato con i suoi libri un mondo meraviglioso… quello di Harry Potter…
io ho terminato, buona lettura…
Angéle


* le parti in corsivo (come in tutte le ffc) sono ricordi….


Harry era sdraiato per terra, all’ingresso della Tana. Erano le 19,30 p.m. quando era rientrato. Aveva trovato la porta chiusa e non riusciva a smaterializzarsi dentro. Aveva cercato le sue chiavi ma non le aveva trovate. Aveva deciso di suonare il campanello.
Din, Don.
Harry aveva atteso invano che qualcuno venisse ad aprire. Aveva cercato ancora le chiavi di casa.
“Eccole!” pensò mentre afferrava il freddo mazzo.
Aprì la porta ed entrò.
-Sto arrivando!- sentì, prima che qualcuno gli rovinasse addosso.
Aveva sbattuto forte la schiena a terra. Girò di scatto la testa e si ritrovò a pochi centimetri di distanza dalle labbra color ciliegia di Virginia. Si era perso nel guardare quei profondi occhi azzurri. Dio se avrebbe voluto riassaggiare quella bocca.
Distolse velocemente lo sguardo.
-Ciao…- le disse, mentre la bella ragazza diventava un peperone.
Ginny lo guardava stravolta. Non riusciva a muoversi.
-Ehm… Ciao Harry…- biascicò cercando di tirarsi su. Non ci riusciva. Qualcosa di saldo era attanagliato intorno alla sua vita.
Harry era tornato a fissare la labbra della ragazza. Quella bocca, per lui, era come un pendolo ipnotico. Virginia provò di nuovo, ma niente. Alla fine si arrese.
Harry non aveva staccato gli occhi da lei.
-Harry…- aveva cercato di dire Ginny mentre lentamente, molto lentamente si avvicinava a lui, come qualche sera prima.
Erano a pochi millimetri quando Harry girò la testa.
Virginia si sentì svenire. Era la seconda volta che la rifiutava. Senza pensarci due volte si alzò velocemente.
Harry le afferrò il polso.
-Lasciami! Lasciami! Ti odio Harry! L-A-S-C-I-A-M-I !- sillabò la rossa strattonando il polso.
-Virginia aspetta cerca di capire… io non posso… tu sei … tu sei … Ginny!- disse Harry.
Errore fatale. Si ritrovò 5 dita ben piazzate sulla guancia destra.
-Giusto…- iniziò Virginia con un tono gelido.-… Io sono solo Virginia Weasley… o meglio la povera stracciona che ti viene dietro da quando aveva 10 anni! Per il grande HARRY POTTER c’è bisogno di una veela… o di un’imperatrice… non di una… una stracciona.- Ginny abbassò lo sguardo e iniziò a piangere.
-No, Virginia non è vero non è così… tu sei Ginny nel senso che…- cercò di dire Harry.
-Sta zitto! Non voglio più ascoltarti! Ti Odio… ti Odio….ti odio…- urlò mentre correva di sopra nella sua stanza.
Harry rimase lì sulle scale, come la povera Virginia era rimasta pochi giorni prima.

***

Hermione fu svegliata da un rumore strano. Sembrava che tutti gli auror della base stessero marciando sul suo letto.
-Presto… prendi quella bacchetta… Va a vedere come si sente il Capitano Malfoy… Ehi tu! Sottoufficiale Andrew vieni qui a darmi una mano con il Capitano Granger!- ad Hermione sembrava la voce di Harry.
-Ehi, ‘Mione…- le disse quella voce mentre apriva gli occhi.
Hermione si sentiva stordita, ma non aveva dolori. Stava bene.
-Harry…- disse mentre si rimetteva seduta.
-Oh, grazie al cielo Hermione… stai bene?!- chiese il bruno mentre la sorreggeva inutilmente.
-Sì, Harry sto bene… ma cosa è successo… dove sono Draco e Ron?!- chiese preoccupata, guardandosi intorno.
-Stanno bene ‘Mione, non preoccuparti!- le rispose il brunetto accompagnandola da Wendy che stava controllando la temperatura a Ron.
-Ti ho detto che sto bene!- disse spazientito il rosso all’infermiera.
-Ron!-esclamò ‘Mione correndogli incontro.
-Hermione!- disse il ragazzo scendendo dalla barella dove l’avevano fatto sedere.
Si abbracciarono, come qualche ora prima. Di nuovo Ron si perse nel suo profumo.
-Dio, come stai ‘Mione?- le chiese il ragazzo senza lasciarla.
-Sto bene… un po’ intontita… ma non ho dolori. E tu?- gli domandò a sua volta.
-Bene…- disse il ragazzo aspirando profondamente il suo odore.
- Dov’è Draco?!- chiese la ragazza sciogliendosi dalla presa del rosso.
- E’ andato a fare degli analisi approfondite… pare che lui abbia aspirato più di tutti e due i fumi di quella pozione… ha cercato di proteggerti Hermione… ho meglio tutti e due hanno tentato- concluse Wendy lanciando un’occhiata al bel capitano rosso.
-Ron… ma perché devi, anzi dovete cercare, sempre, di proteggermi… adesso mi sento in colpa! Non è una bella sensazione!- disse dandogli un buffetto sulla nuca.
- E’ più forte di noi…- intervenne Harry che fino a quel momento era stato in silenzio.
-Beh, allora credo che dovrò ringraziarvi in anticipo ogni volta che usciremo in missione…- disse facendo un sorriso ironico.
-Dovresti…- intervenne Draco che era appena apparso sulla porta. Aveva un colorito ancora più bianco del solito.
-Draco!- esclamò la bruna correndogli in contro per abbracciarlo.
-Dio… sta sera avrei potuto perdervi… è tutto perché volete fare gli eroi con me… siete due stupidi!- concluse mentre iniziava a piangere.
-Hermione…- la consolò Draco
-‘Mione sta tranquilla! – la rassicurò Ron avvicinandosi ed accarezzandole la schiena.
La bruna allargò il suo abbraccio a Ron.
-Vi voglio bene ragazzi… non lasciatemi mai sola!- aveva singhiozzato Il bel capitano in gonnella.
-Ehi…- intervenne Harry che si sentiva un pò escluso.- E a me non ne vuoi di bene?!-
Hermione si girò sorridendo. Gli corse in contro e lo abbracciò.
-Sì, che te ne voglio James…-
Harry sorrise.
-Bene, ora va meglio!-

***

Mellifluo si smaterializzò all’interno del castello. Aveva buone notizie per il suo Signore (se ancora così vogliamo chiamarlo Nd Angéle).La sua missione era andata bene.
Percorse velocemente il corridoio scuro. Voltò un paio di angoli e si ritrovò di fronte alla stanza
Di -colui- che - non- deve- essere- nominato. Si fermò. Se solo avesse trovato Angelia nel suo letto non avrebbe più risposto a se stesso e avrebbe ucciso con le sue mani Voldemort.
Si guardò attorno. Il corridoio era deserto. Bussò alla porta scura. La voce calda e strascicata del signore nero rispose:
-Chi è?!-
-Mellifluo, mio signore, le vengo a portare buone notizie!-esclamò il ragazzo entrando.
-Oh, mio fedele mangiamorte…- disse il Voldemort versandosi un altro po’ di liquido rosso. Era seduto sul suo tono intarsiato. Indossava il suo inseparabile mantello nero (che lord Voldemort sia un po’ muffardo! Nd Angéle parola dialettale del mio paese che significa colui- che- non - si cambia- mai ihihihih ?), i suoi occhi neri erano spenti e persi nel vuoto.
-Allora…- continuò Voldemort –Come è andata la tua missione?!-
-Bene, mio Signore… molto bene…. Non hanno più un briciolo di magia nelle vene… sono babbani…facili prede nelle nostre mani - affermò il ragazzo inginocchiandosi.
Lord Voldemort rise. La sua risata gelida e crudele.
-Bene, bene… Mellifluo!- Il suo sorriso si ampliò. I suoi occhi si riempirono di lussuria.
-Ora, va a chiamarmi Angelia, la voglio!-
Mellifluo ebbe un colpo al cuore. Perché non aveva il coraggio di ribellarsi a quel Signore tiranno.
Guardò Voldemort negli occhi. Non poteva. Non poteva lasciare che quel mostro toccasse la carne candida del suo Angelo. Ma cosa poteva fare?!Nulla, era obbligato a servire quell’essere immondo.
Abbassò lo sguardo e con la morte nel cuore si recò dalla sua Angelia.

***

Angelia era distesa sul suo letto. Indossava una semplice camicia da notte nera con bretelle. Il lenzuolo di seta scura le copriva i fianchi e le lunghe gambe. La stanza era in penombra. Le uniche fonti di luce, erano un paio di candele che volteggiavano in aria.
Mellifluo aprì delicatamente la porta. Percorse velocemente con lo sguardo, la camera, in cerca della figura tanto amata.
La vide distesa, lì, tra le lenzuola nere. Quanto era bella. I lunghi capelli neri le ricadevano morbidamente sulle spalle nude, la sua bellissima bocca era chiusa in un broncio che fece impazzire il giovane mangiamorte. Non poteva svegliare il suo angelo per mandarlo da quel demonio.
Si avvicinò con passo silenzioso a quella bella figura sinuosa. Come qualche sera prima aveva fatto Angelia, Mellifluo si chinò su di lei e le rubò un piccolo bacio a fior di labbra.
-Hmmm…- fece Angelia sorridendo nel sonno.
-Angelia…- le disse Mellifluo con la sua bella voce calda.
La ragazza aprì lentamente i suoi bellissimi occhi azzurri.
-Mellifluo…- disse la ragazza abbozzando un sorriso. –Come è andata la missione?- gli chiese dopo averlo baciato appassionatamente.
-Bene…- disse il bel mangiamorte facendola sedere sulle sue gambe. Mellifluo all’improvviso divenne serio.
-Cosa c’è…- chiese Angelia ingenuamente. –Voldemort…- continuò abbassando lo sguardo –Vuole vedermi…non è vero?!- terminò la bella bruna.
Mellifluo ebbe un’altra pugnalata al cuore.
-Sì… ma tu non andrai… troveremo una scusa… - cercò di dire il biondino prima che Angelia gli mettesse un dito sulle sottili labbra.
-Shhh… sai che non posso… devo andare…- così dicendo appoggiò la fronte contro quella del ragazzo.
-No…- protestò inutilmente lui prima che Angelia lo facesse tacere con un suo bacio.
-Ti amo Mellifluo…- sussurrò la bruna.
-Ti amo anch’io…- le rispose il ragazzo abbracciandola con tutte le sue forze. Non voleva lasciarla andare.

***
-POTTER, GRANGER, WEASLEY, MALFOY… nel mio ufficio!- Gridò un uomo grande e grosso con la divisa nera da auror. Era il colonnello McDury. Il superiore della caserma degli auror di Londra.
Harry, Hermione, Ron e Draco si avviarono ancora un po’ spaesati nell’ufficio. Erano passate poche ore da quello strano attacco. Nessun ferito, nessun morto. Solo tre auror un po’ intontiti.
Nella stanza c’era un medimago che non avevano mai visto.
-Accomodatevi…- disse il colonnello indicando quattro sedie davanti alla scrivania.
-Come mai ci ha convocato?!- chiese spaurita Hermione.
-Capitano Granger… la situazione è più grave di quanto pensassimo…- cominciò grave l’imponente uomo dietro al tavolo.
Hermione sgranò gli occhi.
-Cosa intende dire?!- continuò ancora più preoccupato Ron.
-Credo… Capitano Weasley… che sia meglio che continui il Medimago Artemisy… ne sa qualcosa in più, di me, sull’argomento…- così dicendo fece cenno al giovane guaritore di farsi avanti.
-Salve… io sono il Medimago Artemisy Johnson… esperto in conseguenza di esposizione ai fumi della pozione resuchio…- iniziò il ragazzo.
Una bastonata colpì il cuore di Draco… doveva immaginarlo…Voldemort era, davvero, tanto pazzo da usarla… se solo non fosse stato tanto sciocco.
-Ho appena ritirato le analisi del vostro sangue… e ho purtroppo una brutta notizia da darvi… voi tre…- disse indicando Ron, Hermione e Draco – ecco voi tre siete stati smaghizzati…-
-Smaghiche?!- chiese Ron come assumendo un espressione alquanto stranita.
-Smaghizzati… voi non avete più poteri…- spiegò il medimago.
Hermione non riuscì a trattenere un gemito. Draco era più bianco e silenzioso del solito. Lui non aveva alcun motivo di far domande. Sapeva già abbastanza su quella pozione.
-No! Non ci credo… non posso essere diventato all’improvviso un magono’! E’ impossibile!- gridò sconvolto Ron.
-Capitano…- disse il medimago leggendo il nome sul ricamo della divisa. –Capitano Weasley… provi a fare una magia… provi un wingardium leviosa… un incantesimo dei più semplici … che viene insegnato nei primi anni ad Hogwarts… se i miei ricordi non mi ingannano…- terminò l’inespressivo ragazzo.
-Sì… i suoi ricordi non la ingannano…- disse sprezzante il Rosso.(Ron ricordava ancora benissimo la pessima figura che aveva fatto con Hermione al primo anno… Nd Angéle ?)
Estrasse la sua bacchetta. Agitò il polso, come tanti anni prima, gli aveva insegnato Hermione, e disse:
-Wingardium leviosa…- il portacenere che aveva puntato non si mosse di un millimetro. Non tremò, non sobbalzò. Rimase fermo lì, come se lui non avesse detto niente. Sgranò gli occhi incredulo.
-Mi crede ora… Capitano Weasley?!-
Hermione era sbiancata. Ron era diventato rosso per la rabbia. Harry era più agitato di Draco.
-M-ma… non c’è nessuna soluzione nessun rimedio…- chiese con gli occhi pieni di lacrime l’unica donna presente nella stanza.
-Naturalmente… - disse il medimago.
Ron lasciò andare il respiro. Hermione si rilassò sulla sedia. Draco finalmente parve iniziare ad interessarsi alla discussione.
-La pozione della fenice…- disse con calma l’uomo. –Badate la sua preparazione…è complicata…solo il suo tempo di ebollizione comporta quasi un anno… i suoi ingredienti sono quasi impossibili da trovare…-
I giovani auror ascoltarono il medimago senza perdersi una parola.
-Voldemort…- disse Harry a denti stretti.
-Cosa?!- chiese spaesato il medimago.
- E’ stato lui… bastardo… sa che colpire loro significa distruggermi… senza i loro poteri Draco, Hermione, Ron sono praticamente indifesi… adesso li attaccherà per ucciderli…- concluse il bel auror bruno.
-Ecco… esattamente dove vi volevo portare…- iniziò il colonnello McDury prendendo la parola.
–Ragazzi dovete nascondervi nel mondo dei babbani… se le supposizioni di Harry e le mie, sono esatte, il prossimo attacco di Voldemort sarà per uccidervi…- concluse l’uomo guardando i tre ragazzi interessati.
-No… io non mi nasconderò come un topo…- disse Ron battendo un pugno sul tavolo.
-Non fare l’eroe Weasley… ora come ora, qui, non servi a niente… se mai rischieresti di mettere più in pericolo i tuoi amici e… tua sorella…- il colonnello McDury pronunciò l’ultima parola incrinando leggermente la voce.
Ron divenne rosso. “Ginny…” pensò ricacciando indietro le parole che voleva pronunciare.
-Chi penserà a lei mentre sono via… non la posso lasciare sola… Voldemort sa tutto di me e della mia famiglia…- domandò preoccupato il ragazzo rosso. Tutti gli altri erano scossi.
-Abbiamo pensato anche a questo… tua sorella verrà a vivere all’interno della base… riceverà un po’ di addestramento sulla difesa personale… ne avrà molto bisogno…-
Ron si voltò a guardare Harry. Il suo sguardo era eloquente.
-Fuori troverete le vostre valigie…-
-Ma come di già…- chiese timidamente Hermione.
-Sì, capitano Granger…Credo che Voldemort non aspetterà i suoi comodi per attaccare…- disse con ironia i Colonnello.
-Ma non attaccherà neanche adesso… sa che ce lo aspettiamo…- aggiunse Draco che sembrava finalmente uscito dal trance.
-Capitano Malfoy… non mi interessa se Voldemort attacchi adesso o no… dovete nascondervi… Non ho nessuna intenzione di perdere tre dei miei migliori Auror… per i comodi di qualcuno…- rispose con un tono che non ammetteva repliche.
-Ma…- cercò di dire Draco
-Niente ma capitano Malfoy! Uscite e parlate con il sottoufficiale Andrew… vi darà tutte le informazioni necessarie… Forza muovetevi!! Questo è un O-R-D-I-N-E!- concluse scandendo bene l’ultima parola.
I quattro auror mal volentieri si alzarono e si avviarono fuori dall’ufficio.
-Harry?!- lo fermò il Colonnello.
-Sì?!- chiese il bell’Auror bruno.
-Va a prendere la sorella di Ron… verrà a vivere qui da ‘sta notte…- concluse McDury.
Harry sorrise. Non sapeva cosa gli chiedeva di fare.

***

Il colonnello McDury rimase da solo con il giovane medimago. Si voltò e lo guardò negli occhi. Poi aggiunse, sedendosi pesantemente sulla poltrona dietro la scrivania:
-Mi riporti indietro, presto, i miei ragazzi…-
Il medimago lo guardò sorridente.
-Farò del mio meglio Colonnello!- così dicendo uscì dalla stanza

***

Virginia era sdraiata sul suo letto. Era preoccupata. Suo fratello l’aveva videochiamata dicendole cosa era successo. Erano quasi le 10,30 p.m. ma di loro ancora niente. Aveva il cuore che le tamburellava nel petto. La stessa sensazione che aveva provato la sera dell’attacco alla sua famiglia.

-Corri, Ginny scappa!- le aveva urlato sua madre quella tragica notte.
-No! mamma io non ti lascio qui!- le aveva risposto la rossa.
-Non fare la sciocca…non è il momento… dall’altra parte ti aspetta Ron… sbrigati avanti!- le aveva detto mettendole un po’ di polvere volante in mano.
Ginny l’aveva abbracciata forte e per l’ultima volta le aveva sussurrato:
-Ti voglio bene…- era corsa nel camino. L’ultima cosa che aveva visto erano stati i mangiamorte che entravano nella stanza.

Una calda lacrima le solcò il viso.
-Mamma…- sussurrò abbracciando il suo cuscino.
Una mano le si poggiò sulla spalla.
-Chi è?!- disse spaventata girandosi.
Harry era chino su di lei.
-Cosa vuoi?!- disse sprezzante la ragazza. –Dov’è Ron?!- concluse guardando verso il corridoio.
-Ne parliamo mentre facciamo le valigie…- disse Harry calmo alzandosi dal letto.
-Valigie?! Quali valigie?!- chiese sconvolta la rossa.
-Credo che avrai bisogno di qualche cambio…- continuò Harry afferrando la bacchetta.
-Qualche cambio per cosa?! Io non ho intenzione di andare in vacanza da nessuna parte!- disse la ragazza mettendosi le mani sui fianchi e parandosi davanti ad Harry con aria di sfida.
-Dovrai Virginia…- disse Harry con la sua calma disarmante.
-Cosa?! Io non dovrò fare proprio niente! Soprattutto con te!- concluse la ragazza rimettendosi sdraiata sul letto.
-Va bene…- iniziò Harry –L’hai voluto tu!- così dicendo le si avvicinò e disse:
-Buonanotte Virginia!-
-Eh?!- fu l’ultima cosa che disse la ragazza prima di addormentarsi di botto.
Harry la guardò e le accarezzò i capelli lisci.
-Dormi bene Virginia…-

***

Hermione era seduta a gambe accavallate in un sedile di un vagone.
Era strano. Da quanto non prendeva un treno. Guardò fuori dal finestrino. Stava quasi sorgendo il sole. Aveva la testa appoggiata sul suo braccio. Non era riuscita a chiudere occhio. Per lei doveva essere meno traumatico il cambiamento. Invece… si era sempre distinta dagli altri per la sua magia… ma ora quella non c’era più! Cosa l’avrebbe resa speciale!
Guardò più in là nello scompartimento. Draco, che le sedeva accanto, dormiva. Aveva accartocciato il suo cappotto a mo di cuscino e ci aveva appoggiato la testa. Aveva allungato le gambe, appoggiando i piedi sul sedile opposto. Ron sedeva di fronte ad Hermione. Aveva disteso gli arti inferiori sistemandoli sotto le gambe della ragazza. Le mani appoggiate blandamente sull’addome e la visiera del cappellino nero tirata fin sugli occhi. Hermione era circondata. Non poteva muoversi. Se solo l’avesse fatto avrebbe svegliato tutti e due. Sospirò rumorosamente. Invidiava quei due. Riuscivano sempre a dormire. Si sistemò meglio sul sedile cercando di evitare accuratamente le gambe di Ron.
Guardò l’orologio da polso. Le 5,05 a.m. Tra meno di un’ora sarebbero arrivati alla cittadina indicatagli dal sottoufficiale Andrew. NewFreedom. Che nome strano per un tranquillo paesino di campagna.

-Dovete arrivare alla stazione della città… lì troverete un uomo fidato che vi mostrerà dove vivrete… La parola segreta è “caramelle tutti i gusti più uno”- le aveva spiegato l’efficiente sottoufficiale Auror.
-Consumerai quell’orologio a furia di guardarlo…- le disse Ron alzando la visiera del cappellino.
-Oh…- rispose Hermione guardandolo interrogativa.
-Sei agitata?! In fondo per te è come tornare alle origini… i tuoi genitori erano Babbani, no?!- continuò Ron mettendosi a sedere composto e liberando finalmente le gambe della ragazza.
-Beh… in effetti… sai quando ero piccola pensavo che io fossi inferiore agli altri… poi a 11 anni ho scoperto di essere una strega… è questo, beh… ha cambiato tutta la mia vita… era la cosa che mi distingueva dagli altri… ma adesso cosa… cosa mi renderà… speciale!- concluse la ragazza abbassando lo sguardo.
Ron sorrise. Era da Hermione comportarsi così. Aveva avuto la stessa crisi di identità quando era finita Hogwarts.
-Cosa ti renderà speciale?! ‘Mione! Tu sei speciale! Guardati… sei la migliore auror donna in circolazione, sei bella, divertente… sexy…- disse Ron sorridendo.
Hermione scoppiò a ridere.
-SEXY?!- ripeté senza trattenersi.
-Beh… non posso negarlo che quando ti alleni… noi ragazzi ci immaginiamo… beh in somma… sei una bomba, sudata!- concluse velocemente Ron diventando rosso e sorridendole maliziosamente.
Hermione iniziò a ridere ancora più forte. Poi, notando lo sguardo truce del Rosso, disse:
-Scusami… e che sai mai nessuno mi ha definito…hm, hm sexy…non so se prenderlo come un complimento il fatto che voi mi immaginiate in modi sconci… - e sorrise raggiante.
Ron in quel preciso istante la trovò bellissima e veramente sexy.
-…Ma grazie Capitano Weasley…- continuò Hermione guardandolo dolcemente. Ron divenne rosso… quanto avrebbe voluto baciarla.
-Pr-prego- balbettò il ragazzo.
Hermione gli si avvicinò e gli baciò una guancia.
-Sono contenta che ci sia anche il mio vecchissimo migliore amico…-gli disse ritornando a sedersi.
-Non ti avrei mai lasciato sola…- le replicò dolcemente.
-Lo so- disse appoggiandosi al finestrino e chiudendo gli occhi.
-Perché non cerchi di dormire?!- le domandò Ron preoccupato.
-Non ci riesco… sono scomoda…- ribatté riaprendo le sue iridi ambrate.
Senza preavviso Ron si alzò e la trascinò sul suo sedile abbracciandola. Le fece appoggiare la testa sul suo petto e iniziò ad accarezzarle i boccoli morbidi.
-Va meglio, ora?!- chiese mentre respirava profondamente il suo profumo.
Hermione aveva le gote rosse e lo sguardo sognante. Annuì leggermente contro il petto del ragazzo.
Lentamente, molto lentamente si rilassò e si addormentò profondamente, sicura, tra le braccia del suo vecchissimo migliore amico.

Continua sotto...

Angele1987
00sabato 29 maggio 2004 15:03
Continua VI chap!
Continua VI chap***

-Harry quando ti ho detto di andare a prendere la sorella di Ron non mi ricordo di averti detto di portarla qui in spalla!- stava dicendo una voce maschile.
Ginny aveva stranamente la nausea. Sembrava che il suo letto si stesse muovendo. Le si era addormentata tutta una gamba.
Aprì lentamente i suoi profondi occhi azzurri. Si guardò intorno. Quello che vide non fu la sua stanza, alla Tana, ma il lungo corridoio che aveva percorso qualche volta, quando era andata a trovare suo fratello, in ufficio.
Qualcuno la stava trasportano.
Si irrigidì nella morsa da serpente del suo portantino.
-Allora ti sei svegliata!- disse la voce di Harry, mentre lei si rizzava sulla schiena.
-Harry… lasciami… cosa è successo?!- domandò scalpitando per scendere.
-Niente… hai fatto un po’ di storie per seguirmi così ho dovuto addormentarti….- spiegò candidamente.
-Cosa?! Ma dov’è Ron?! Non lo vedo da ieri sera… mi sta facendo preoccupare!- affermò Ginny scendendo dalle possenti braccia di Harry.
-Beh… allora da dove devo iniziare…- cominciò il bruno.
-Spiegandomi dove si trova mio fratello… cosa è successo dopo l’attacco di Voldemort… per poi arrivare al mio rapimento… - concluse sprezzante la rossa.
Harry inarcò le sopracciglia.
-Rapimento?! Non ti sembra di esagerare?!-
Ginny lo guardò storto.
- D’accordo… allora…- incominciò Harry. Le raccontò di quello che era successo dopo l’attacco di Voldemort, le spiegò dove si trovava Ron fino ad arrivare al suo rapimento.
Ginny era diventata un cencio. Non riusciva a credere alle sue orecchie… suo fratello, Draco, Hermione non avevano più poteri… si erano dovuti nascondere… e adesso lei era davvero sola. Ron, il suo protettivo fratello, era nascosto in qualche località dell’Inghilterra e lei non l’aveva neanche salutato… chissà quando l’avrebbe rivisto.
Inconsciamente i suoi occhi si riempirono di lacrime. Abbassò la testa rossa . Perché si sentiva così.
Perché voleva che suo fratello non l’avesse lasciata sola con Harry. Qualche giorno prima avrebbe fatto carte false per farlo accadere… ma adesso! Si sentiva ferita, delusa, amareggiata… non voleva più vedere quel viso, quei suoi occhi verdi così espressivi, quelle labbra rosse ben disegnate, che per una sola volta aveva potuto assaggiare… Una mano si appoggiò sotto al suo mento.
Harry.
Non riuscì a guardarlo negli occhi.
-Lasciami… voglio stare sola…- disse girando di scatto la testa.
Harry la osservò. Piccola, dolce Virginia. Quanto avrebbe voluto abbracciarla e confortarla, come aveva fatto qualche anno fa (Il ricordo di Mark Nd Angéle).
-Va bene… come vuoi tu… Domani inizia l’addestramento quindi va a dormire…- concluse Harry avviandosi verso la porta della stanza di Virginia e indicandole di seguirlo.
-Questa è la tua stanza…-
-Quale addestramento?!- chiese Ginny disorientata.
-Ah, non te l’ho detto?! Vogliono che tu prenda lezione di difesa personale…- concluse Harry aprendo la porta di legno con la targhetta.
-Difesa personale?! Vuoi dire che dovrò fare… sport?!- domandò un po’ preoccupata la rossa.
-Hemm.. sì…- le rispose timidamente il bruno.
-E chi sarà il mio insegnante?!- indagò Ginny.
-Beh, io…- concluse Harry sulla soglia della porta.
-Cosa?!- gridò Virginia.
Harry inarcò le sopraciglia.
-Addestrante Weasley! Non voglio altre repliche… ci vediamo domani mattina alle 7,30 a.m. in palestra…-disse Harry con un tono che non ammetteva repliche.
Virginia lo fulminò con lo sguardo. Incrociò le braccia sul petto e si lasciò cadere pesantemente sul letto, voltando le spalle al bruno.
-Buona notte…- aggiunse Harry uscendo.
Non ebbe nessuna risposta.

***

Hermione, cullata dal respiro regolare del petto di Ron, si era profondamente addormentata.
Aveva anche sognato. Il suo sonno, però, sembrava essersi dissolto. Aprì lentamente i suo occhi. Ron la teneva ancora tra le braccia. Si guardò intorno. Draco era sveglio. La stava fissando.
-Buongiorno…- disse quando Hermione si fu completamente svegliata.
La ragazza si guardò intorno. Draco le aveva messo il suo cappotto sulle spalle.
-Ciao…- disse liberandosi delicatamente dall’abbraccio dell’amico rosso.
-Dove siamo?!- continuò sbadigliando.
-Siamo a 10 minuti dalla stazione… dovresti svegliare il bell’addormentato…- concluse Draco alzandosi e afferrando la sua borsa.
-Tieni… Dra’… questo è tuo… grazie…- gli disse la bruna allungandogli il cappotto di panno elegante.
-Oh… sì…- rispose afferrandolo distrattamente e infilandolo subito.
-Ron…- sussurrò Hermione all’orecchio dell’auror addormentato.
-Hmmm… ancora 5 min. Ginny!- esordì Ron voltandosi dall’altra parte. Draco ed Hermione si lanciarono un’occhiata furtiva, prima di scoppiare a ridere… Era proprio da lui confondere il sedile di un treno con il suo letto.
-Ron ti prego svegliati… o ci farai morire dal ridere…- La bruna era rossa in volto per le troppe risa.
-Già… bell’addormentato… se non ti svegli ti lasciamo qui…- aggiunse il biondo strattonandogli un braccio.
-Eh… cosa?!- fu la risposta di Ron al suo risveglio.
-Buongiorno dormiglione!- gli augurò la ragazza sorridendogli dolcemente, mentre gli scompigliava i capelli.
Ron fece un grande sbadiglio mentre ancora si guardava attorno.
-Siamo arrivati?!- chiese mentre apriva un po’ il finestrino, per far entrare un soffio di aria gelida, in modo da svegliarlo.
-Quasi…- fu la risposta di Draco mentre si rimetteva seduto.
Calò un silenzio interrotto solo dal rumore del treno.
-Allora hai dormito un po’ ‘Mione?!- chiese Ron interrompendo la quiete.
Hermione si colorì leggermente di rosso.
-Sì, grazie…- farfugliò prima che la voce del macchinista la interrompesse.
-Tutti i passeggeri per NewFreedom si preparino a scendere!- urlò l’uomo passando vicino al loro scompartimento.
-Beh, è per noi… siamo arrivati…- disse Draco alzandosi in piedi. (“Quanto sta bono…” pensa Angéle mentre se lo immagina… la bava le inizia a colare… ihihihih Nd. Angéle ? )
Hermione si riscosse tentando di tornare ad un colorito normale.
Si avviarono verso l’uscita e prima di scendere Hermione pensò: “Ben tornata ad Azkaban…”
Si guardò intorno e si diresse, con gli altri, verso l’uscita della stazione.


***

Mellifluo stava seduto a cavalcioni sul cornicione del terrazzo del castello. Guardava il bel panorama della campagna inglese. Il colore era davvero monotono. Verde e qualche spruzzo di rosso delle foglie secche. Aveva appoggiata sulle gambe una tela. Con movimenti precisi e da navigato pittore, aveva catturato, con un dipinto quella veduta. Si appoggiò al muro di pietra, della torretta di avvistamento, e iniziò a contemplare la sua opera. Non c’era paragone. I suoi capolavori nascevano solo quando doveva dipingere qualcosa che amava… come la sua Angelia. Sorrise al ricordo della sua prima tela con soggetto la bella bruna.
-Che cos’è?!- gli aveva chiesto Angelia sedendosi accanto a lui sul cornicione.
-Nulla… che ti riguardi!- le aveva risposto nascondendo il quadretto nel suo mantello da mangiamorte.
-Ah, no… e allora perché sembrava il mio ritratto?!- aveva asserito la bruna avvicinandosi maggiormente a lui.
-Ma cosa stai dicendo?! ti pare che io disegni… una come te! Quale ispirazione potresti darmi?!- aveva detto diventano leggermente rosso, il bel mangiamorte.
-Scusami… e allora perché sei diventato rosso?!- aveva domandato con un sorriso Angelia. –Dai fammi vedere!- aveva aggiunto allungando una mano per ricevere la tela.
-No!- aveva detto Mellifluo alzandosi in piedi.
-Dai… non fare il bambino… dammi un po’ ‘sta tela!- aveva iniziato facendogli il solletico.
-Ma cosa stai facendo… sei impazzita lasciami… no…ahaha… lasciami…ahaha- aveva cercato di dire il biondino accasciandosi al suolo e portando con sé Angelia.
-Aiuto!- aveva detto lei finendo sopra di lui.
Era stato un attimo. Si erano guardati negli occhi e molto lentamente si erano baciati…
Mellifluo sorrise a quel bel ricordo.
- Cos’hai tanto da ridere?!- chiese Angelia comparendo dalla porta della torretta.
-Niente… pensavo a te…- disse il ragazzo, mettendo da parte i colori e la tela, in modo da accogliere sulle sue gambe la bruna.
-Ah… e io ti farei ridere…- asserì la ragazza avvicinandosi rischiosamente alle sue labbra.
-Da morire…- disse il ragazzo prima di baciarla.
-Aspetta…- lo fermò la ragazza, quando Mellifluo era iniziato a scendere pericolosamente sul suo collo.
-Perché?!- chiese il ragazzo senza staccare le labbra dal collo di lei.
-Voldemort… vuole vederti… dovete pianificare l’attacco agli Auror…- disse lasciandosi scappare un gemito quando Mellifluo le aveva sfiorato la schiena sotto il mantello.
-Ah… sì…- rispose iniziando ad armeggiare con la cerniera dell’abito nero di Angelia.
Questa volta Mellifluo era deciso a non fermarsi. Avrebbe amato per tutto il tempo che avrebbe voluto la sua Angelia e dopo sarebbe andato da Voldemort… solo dopo… e solo se avesse avuto la sicurezza che quella notte la sua bruna sarebbe stata sua.


***

Ginny era sdraiata sotto le coperte. Aveva lottato a lungo contro l’insogna fino a quando alle 6.30 era finalmente riuscita ad addormentarsi.
Uno strano incubo la fece, all’improvviso, svegliare.
Era sudata e il cuore le batteva forte.
Si guardò attorno. Quella non era la sua stanza. Non aveva dormito nel suo letto. Lentamente i ricordi si fecero spazio nella mente.
Si alzò dal letto e, a piedi nudi, si diresse verso la scrivania dove la sera prima aveva lasciato l’orologio da polso.
8,00 a.m. Che strano, quell’orario le diceva qualcosa.
Andò in bagno e si fece una doccia. Mentre l’acqua calda scendeva lenta sulla schiena. Una luce si accese nel suo cervello.
“Harry… l’allenamento… sono in ritardo!!”
Si fiondò fuori dalla cabina e corse in camera. Indossò i vestiti che la sera prima le aveva consegnato Harry e uscì dalla stanza. Corse a per di fiato lungo i corridoi della base.
Arrivò in palestra. Non riusciva a respirare.
Harry era seduto a cavalcioni sull’asse d’equilibrio. Aveva le braccia incrociate sul petto e l’espressione severa e “incazzata” . Virginia ebbe quasi paura ad avvicinarsi.
Sapeva di aver sbagliato. Doveva scusarsi con lui. Quanto gli costò questo gesto.
-Scusami Harry, non mi sono ricordata…- cercò di spiegare Ginny ma il bell’Auror la interruppe bruscamente.
-100 giri di corsa… muoviti Addestrante Weasley… ah, quando sei qui io sono Il Capitano Potter! Tutto chiaro?! Adesso muoviti inizia a correre!- abbaiò Harry risedendosi sull’asse.
Virginia stentò a riconoscerlo. Ricacciò indietro le lacrime che spingevano per uscire e iniziò velocemente la sua punizione.
Alla fine dei 100 giri era sfiancata. Non si reggeva in piedi. Fortunatamente l’ora messa a disposizione dal colonnello McDury per farla allenare era terminata.
Si avvicinò ad Harry rossa in volto e con una mano su un fianco.
-Bene Addestrante Weasley… noto con piacere che hai un po’ di resistenza… l’ora a nostra disposizione è terminata… quindi puoi tornare nella tua camera… ci vediamo oggi pomeriggio alle 16,00 per la seconda fase d’allenamento… spero che arriverai puntuale…- disse il bruno inarcando un sopraciglio.
-Sta tranquillo Capitano Potter… sarò puntualissima.- così dicendo prese il suo asciugamano e con passo da elefante si diresse verso l’uscita.
Sulla soglia della palestra, incrociò il sottoufficiale Andrew e per poco non gli spaccò il naso con la porta. Senza nemmeno fermarsi per chiedergli scusa continuò la sua strada sempre più arrabbiata contro l’uomo che fino a qualche giorno prima sognava sempre.

***

-Carina! chi è una nuova addestrante, capitano Potter?!- chiese il sottoufficiale Andrew mentre iniziava ad allearsi sulle corde.
-Sì… un incrocio tra la bellezza femminile e il pessimo carattere di Ron… sono fatali insieme…-rispose Harry mentre prendeva il suo asciugamani e si dirigeva nell’ufficio del Colonnello McDury.
-Hmm, ora capisco perché il capitano Weasley è così geloso di lei…- disse il sottoufficiale iniziando a salire sulla corda.
-Già…- concluse Harry uscendo dalla palestra.

Continua…
Un bacio Angéle[SM=x240544]
Angele1987
00giovedì 10 giugno 2004 21:35
Il VI chap...
Harry era sdraiato per terra, all’ingresso della Tana. Erano le 19,30 p.m. quando era rientrato. Aveva trovato la porta chiusa e non riusciva a smaterializzarsi dentro. Aveva cercato le sue chiavi ma non le aveva trovate. Aveva deciso di suonare il campanello.
Din, Don.
Harry aveva atteso invano che qualcuno venisse ad aprire. Aveva cercato ancora le chiavi di casa.
“Eccole!” pensò mentre afferrava il freddo mazzo.
Aprì la porta ed entrò.
-Sto arrivando!- sentì, prima che qualcuno gli rovinasse addosso.
Aveva sbattuto forte la schiena a terra. Girò di scatto la testa e si ritrovò a pochi centimetri di distanza dalle labbra color ciliegia di Virginia. Si era perso nel guardare quei profondi occhi azzurri. Dio se avrebbe voluto riassaggiare quella bocca.
Distolse velocemente lo sguardo.
-Ciao…- le disse, mentre la bella ragazza diventava un peperone.
Ginny lo guardava stravolta. Non riusciva a muoversi.
-Ehm… Ciao Harry…- biascicò cercando di tirarsi su. Non ci riusciva. Qualcosa di saldo era attanagliato intorno alla sua vita.
Harry era tornato a fissare la labbra della ragazza. Quella bocca, per lui, era come un pendolo ipnotico. Virginia provò di nuovo, ma niente. Alla fine si arrese.
Harry non aveva staccato gli occhi da lei.
-Harry…- aveva cercato di dire Ginny mentre lentamente, molto lentamente si avvicinava a lui, come qualche sera prima.
Erano a pochi millimetri quando Harry girò la testa.
Virginia si sentì svenire. Era la seconda volta che la rifiutava. Senza pensarci due volte si alzò velocemente.
Harry le afferrò il polso.
-Lasciami! Lasciami! Ti odio Harry! L-A-S-C-I-A-M-I !- sillabò la rossa strattonando il polso.
-Virginia aspetta cerca di capire… io non posso… tu sei … tu sei … Ginny!- disse Harry.
Errore fatale. Si ritrovò 5 dita ben piazzate sulla guancia destra.
-Giusto…- iniziò Virginia con un tono gelido.-… Io sono solo Virginia Weasley… o meglio la povera stracciona che ti viene dietro da quando aveva 10 anni! Per il grande HARRY POTTER c’è bisogno di una veela… o di un’imperatrice… non di una… una stracciona.- Ginny abbassò lo sguardo e iniziò a piangere.
-No, Virginia non è vero non è così… tu sei Ginny nel senso che…- cercò di dire Harry.
-Sta zitto! Non voglio più ascoltarti! Ti Odio… ti Odio….ti odio…- urlò mentre correva di sopra nella sua stanza.
Harry rimase lì sulle scale, come la povera Virginia era rimasta pochi giorni prima.

***

Hermione fu svegliata da un rumore strano. Sembrava che tutti gli auror della base stessero marciando sul suo letto.
-Presto… prendi quella bacchetta… Va a vedere come si sente il Capitano Malfoy… Ehi tu! Sottoufficiale Andrew vieni qui a darmi una mano con il Capitano Granger!- ad Hermione sembrava la voce di Harry.
-Ehi, ‘Mione…- le disse quella voce mentre apriva gli occhi.
Hermione si sentiva stordita, ma non aveva dolori. Stava bene.
-Harry…- disse mentre si rimetteva seduta.
-Oh, grazie al cielo Hermione… stai bene?!- chiese il bruno mentre la sorreggeva inutilmente.
-Sì, Harry sto bene… ma cosa è successo… dove sono Draco e Ron?!- chiese preoccupata, guardandosi intorno.
-Stanno bene ‘Mione, non preoccuparti!- le rispose il brunetto accompagnandola da Wendy che stava controllando la temperatura a Ron.
-Ti ho detto che sto bene!- disse spazientito il rosso all’infermiera.
-Ron!-esclamò ‘Mione correndogli incontro.
-Hermione!- disse il ragazzo scendendo dalla barella dove l’avevano fatto sedere.
Si abbracciarono, come qualche ora prima. Di nuovo Ron si perse nel suo profumo.
-Dio, come stai ‘Mione?- le chiese il ragazzo senza lasciarla.
-Sto bene… un po’ intontita… ma non ho dolori. E tu?- gli domandò a sua volta.
-Bene…- disse il ragazzo aspirando profondamente il suo odore.
- Dov’è Draco?!- chiese la ragazza sciogliendosi dalla presa del rosso.
- E’ andato a fare degli analisi approfondite… pare che lui abbia aspirato più di tutti e due i fumi di quella pozione… ha cercato di proteggerti Hermione… ho meglio tutti e due hanno tentato- concluse Wendy lanciando un’occhiata al bel capitano rosso.
-Ron… ma perché devi, anzi dovete cercare, sempre, di proteggermi… adesso mi sento in colpa! Non è una bella sensazione!- disse dandogli un buffetto sulla nuca.
- E’ più forte di noi…- intervenne Harry che fino a quel momento era stato in silenzio.
-Beh, allora credo che dovrò ringraziarvi in anticipo ogni volta che usciremo in missione…- disse facendo un sorriso ironico.
-Dovresti…- intervenne Draco che era appena apparso sulla porta. Aveva un colorito ancora più bianco del solito.
-Draco!- esclamò la bruna correndogli in contro per abbracciarlo.
-Dio… sta sera avrei potuto perdervi… è tutto perché volete fare gli eroi con me… siete due stupidi!- concluse mentre iniziava a piangere.
-Hermione…- la consolò Draco
-‘Mione sta tranquilla! – la rassicurò Ron avvicinandosi ed accarezzandole la schiena.
La bruna allargò il suo abbraccio a Ron.
-Vi voglio bene ragazzi… non lasciatemi mai sola!- aveva singhiozzato il bel capitano in gonnella.
-Ehi…- intervenne Harry che si sentiva un pò escluso.- E a me non ne vuoi di bene?!-
Hermione si girò sorridendo. Gli corse in contro e lo abbracciò.
-Sì, che te ne voglio James…-
Harry sorrise.
-Bene, ora va meglio!-

***

Mellifluo si smaterializzò all’interno del castello. Aveva buone notizie per il suo Signore (se ancora così vogliamo chiamarlo Nd Angéle).La sua missione era andata bene.
Percorse velocemente il corridoio scuro. Voltò un paio di angoli e si ritrovò di fronte alla stanza
Di -colui- che - non- deve- essere- nominato. Si fermò. Se solo avesse trovato Angelia nel suo letto non avrebbe più risposto a se stesso e avrebbe ucciso con le sue mani Voldemort.
Si guardò attorno. Il corridoio era deserto. Bussò alla porta scura. La voce calda e strascicata del signore nero rispose:
-Chi è?!-
-Mellifluo, mio signore, le vengo a portare buone notizie!-esclamò il ragazzo entrando.
-Oh, mio fedele mangiamorte…- disse il Voldemort versandosi un altro po’ di liquido rosso. Era seduto sul suo tono intarsiato. Indossava il suo inseparabile mantello nero (che lord Voldemort sia un po’ muffardo! Nd Angéle parola dialettale del mio paese che significa colui- che- non - si cambia- mai ihihihih J), i suoi occhi neri erano spenti e persi nel vuoto.
-Allora…- continuò Voldemort –Come è andata la tua missione?!-
-Bene, mio Signore… molto bene…. Non hanno più un briciolo di magia nelle vene… sono babbani…facili prede nelle nostre mani - affermò il ragazzo inginocchiandosi.
Lord Voldemort rise. La sua risata gelida e crudele.
-Bene, bene… Mellifluo!- Il suo sorriso si ampliò. I suoi occhi si riempirono di lussuria.
-Ora, va a chiamarmi Angelia, la voglio!-
Mellifluo ebbe un colpo al cuore. Perché non aveva il coraggio di ribellarsi a quel Signore tiranno.
Guardò Voldemort negli occhi. Non poteva. Non poteva lasciare che quel mostro toccasse la carne candida del suo Angelo. Ma cosa poteva fare?!Nulla, era obbligato a servire quell’essere immondo.
Abbassò lo sguardo e con la morte nel cuore si recò dalla sua Angelia.

***

Angelia era distesa sul suo letto. Indossava una semplice camicia da notte nera con bretelle. Il lenzuolo di seta scura le copriva i fianchi e le lunghe gambe. La stanza era in penombra. Le uniche fonti di luce, erano un paio di candele che volteggiavano in aria.
Mellifluo aprì delicatamente la porta. Percorse velocemente con lo sguardo, la camera, in cerca della figura tanto amata.
La vide distesa, lì, tra le lenzuola nere. Quanto era bella. I lunghi capelli neri le ricadevano morbidamente sulle spalle nude, la sua bellissima bocca era chiusa in un broncio che fece impazzire il giovane mangiamorte. Non poteva svegliare il suo angelo per mandarlo da quel demonio.
Si avvicinò con passo silenzioso a quella bella figura sinuosa. Come qualche sera prima aveva fatto Angelia, Mellifluo si chinò su di lei e le rubò un piccolo bacio a fior di labbra.
-Hmmm…- fece Angelia sorridendo nel sonno.
-Angelia…- le disse Mellifluo con la sua bella voce calda.
La ragazza aprì lentamente i suoi bellissimi occhi azzurri.
-Mellifluo…- disse la ragazza abbozzando un sorriso. –Come è andata la missione?- gli chiese dopo averlo baciato appassionatamente.
-Bene…- disse il bel mangiamorte facendola sedere sulle sue gambe. Mellifluo all’improvviso divenne serio.
-Cosa c’è…- chiese Angelia ingenuamente. –Voldemort…- continuò abbassando lo sguardo –Vuole vedermi…non è vero?!- terminò la bella bruna.
Mellifluo ebbe un’altra pugnalata al cuore.
-Sì… ma tu non andrai… troveremo una scusa… - cercò di dire il biondino prima che Angelia gli mettesse un dito sulle sottili labbra.
-Shhh… sai che non posso… devo andare…- così dicendo appoggiò la fronte contro quella del ragazzo.
-No…- protestò inutilmente lui prima che Angelia lo facesse tacere con un suo bacio.
-Ti amo Mellifluo…- sussurrò la bruna.
-Ti amo anch’io…- le rispose il ragazzo abbracciandola con tutte le sue forze. Non voleva lasciarla andare.

***
-POTTER, GRANGER, WEASLEY, MALFOY… nel mio ufficio!- Gridò un uomo grande e grosso con la divisa nera da auror. Era il colonnello McDury. Il superiore della caserma degli auror di Londra.
Harry, Hermione, Ron e Draco si avviarono ancora un po’ spaesati nell’ufficio. Erano passate poche ore da quello strano attacco. Nessun ferito, nessun morto. Solo tre auror un po’ intontiti.
Nella stanza c’era un medimago che non avevano mai visto.
-Accomodatevi…- disse il colonnello indicando quattro sedie davanti alla scrivania.
-Come mai ci ha convocato?!- chiese spaurita Hermione.
-Capitano Granger… la situazione è più grave di quanto pensassimo…- cominciò grave l’imponente uomo dietro al tavolo.
Hermione sgranò gli occhi.
-Cosa intende dire?!- continuò ancora più preoccupato Ron.
-Credo… Capitano Weasley… che sia meglio che continui il Medimago Artemisy… ne sa qualcosa in più, di me, sull’argomento…- così dicendo fece cenno al giovane guaritore di farsi avanti.
-Salve… io sono il Medimago Artemisy Johnson… esperto in conseguenza di esposizione ai fumi della pozione resuchio…- iniziò il ragazzo.
Una bastonata colpì il cuore di Draco… doveva immaginarlo…Voldemort era, davvero, tanto pazzo da usarla… se solo non fosse stato tanto sciocco.
-Ho appena ritirato le analisi del vostro sangue… e ho purtroppo una brutta notizia da darvi… voi tre…- disse indicando Ron, Hermione e Draco – ecco voi tre siete stati smaghizzati…-
-Smaghiche?!- chiese Ron come assumendo un espressione alquanto stranita.
-Smaghizzati… voi non avete più poteri…- spiegò il medimago.
Hermione non riuscì a trattenere un gemito. Draco era più bianco e silenzioso del solito. Lui non aveva alcun motivo di far domande. Sapeva già abbastanza su quella pozione.
-No! Non ci credo… non posso essere diventato all’improvviso un magono’! E’ impossibile!- gridò sconvolto Ron.
-Capitano…- disse il medimago leggendo il nome sul ricamo della divisa. –Capitano Weasley… provi a fare una magia… provi un wingardium leviosa… un incantesimo dei più semplici … che viene insegnato nei primi anni ad Hogwarts… se i miei ricordi non mi ingannano…- terminò l’inespressivo ragazzo.
-Sì… i suoi ricordi non la ingannano…- disse sprezzante il Rosso.(Ron ricordava ancora benissimo la pessima figura che aveva fatto con Hermione al primo anno… Nd Angéle J)
Estrasse la sua bacchetta. Agitò il polso, come tanti anni prima, gli aveva insegnato Hermione, e disse:
-Wingardium leviosa…- il portacenere che aveva puntato non si mosse di un millimetro. Non tremò, non sobbalzò. Rimase fermo lì, come se lui non avesse detto niente. Sgranò gli occhi incredulo.
-Mi crede ora… Capitano Weasley?!-
Hermione era sbiancata. Ron era diventato rosso per la rabbia. Harry era più agitato di Draco.
-M-ma… non c’è nessuna soluzione nessun rimedio…- chiese con gli occhi pieni di lacrime l’unica donna presente nella stanza.
-Naturalmente… - disse il medimago.
Ron lasciò andare il respiro. Hermione si rilassò sulla sedia. Draco finalmente parve iniziare ad interessarsi alla discussione.
-La pozione della fenice…- disse con calma l’uomo. –Badate la sua preparazione…è complicata…solo il suo tempo di ebollizione comporta quasi un anno… i suoi ingredienti sono quasi impossibili da trovare…-
I giovani auror ascoltarono il medimago senza perdersi una parola.
-Voldemort…- disse Harry a denti stretti.
-Cosa?!- chiese spaesato il medimago.
- E’ stato lui… bastardo… sa che colpire loro significa distruggermi… senza i loro poteri Draco, Hermione, Ron sono praticamente indifesi… adesso li attaccherà per ucciderli…- concluse il bel auror bruno.
-Ecco… esattamente dove vi volevo portare…- iniziò il colonnello McDury prendendo la parola.
–Ragazzi dovete nascondervi nel mondo dei babbani… se le supposizioni di Harry e le mie, sono esatte, il prossimo attacco di Voldemort sarà per uccidervi…- concluse l’uomo guardando i tre ragazzi interessati.
-No… io non mi nasconderò come un topo…- disse Ron battendo un pugno sul tavolo.
-Non fare l’eroe Weasley… ora come ora, qui, non servi a niente… se mai rischieresti di mettere più in pericolo i tuoi amici e… tua sorella…- il colonnello McDury pronunciò l’ultima parola incrinando leggermente la voce.
Ron divenne rosso. “Ginny…” pensò ricacciando indietro le parole che voleva pronunciare.
-Chi penserà a lei mentre sono via… non la posso lasciare sola… Voldemort sa tutto di me e della mia famiglia…- domandò preoccupato il ragazzo rosso. Tutti gli altri erano scossi.
-Abbiamo pensato anche a questo… tua sorella verrà a vivere all’interno della base… riceverà un po’ di addestramento sulla difesa personale… ne avrà molto bisogno…-
Ron si voltò a guardare Harry. Il suo sguardo era eloquente.
-Fuori troverete le vostre valigie…-
-Ma come di già…- chiese timidamente Hermione.
-Sì, capitano Granger…Credo che Voldemort non aspetterà i suoi comodi per attaccare…- disse con ironia i Colonnello.
-Ma non attaccherà neanche adesso… sa che ce lo aspettiamo…- aggiunse Draco che sembrava finalmente uscito dal trance.
-Capitano Malfoy… non mi interessa se Voldemort attacchi adesso o no… dovete nascondervi… Non ho nessuna intenzione di perdere tre dei miei migliori Auror… per i comodi di qualcuno…- rispose con un tono che non ammetteva repliche.
-Ma…- cercò di dire Draco
-Niente ma capitano Malfoy! Uscite e parlate con il sottoufficiale Andrew… vi darà tutte le informazioni necessarie… Forza muovetevi!! Questo è un O-R-D-I-N-E!- concluse scandendo bene l’ultima parola.
I quattro auror mal volentieri si alzarono e si avviarono fuori dall’ufficio.
-Harry?!- lo fermò il Colonnello.
-Sì?!- chiese il bell’Auror bruno.
-Va a prendere la sorella di Ron… verrà a vivere qui da ‘sta notte…- concluse McDury.
Harry sorrise. Non sapeva cosa gli chiedeva di fare.

***
Angele1987
00giovedì 10 giugno 2004 21:36
La continua

Il colonnello McDury rimase da solo con il giovane medimago. Si voltò e lo guardò negli occhi. Poi aggiunse, sedendosi pesantemente sulla poltrona dietro la scrivania:
-Mi riporti indietro, presto, i miei ragazzi…-
Il medimago lo guardò sorridente.
-Farò del mio meglio Colonnello!- così dicendo uscì dalla stanza

***

Virginia era sdraiata sul suo letto. Era preoccupata. Suo fratello l’aveva videochiamata dicendole cosa era successo. Erano quasi le 10,30 p.m. ma di loro ancora niente. Aveva il cuore che le tamburellava nel petto. La stessa sensazione che aveva provato la sera dell’attacco alla sua famiglia.

-Corri, Ginny scappa!- le aveva urlato sua madre quella tragica notte.
-No! mamma io non ti lascio qui!- le aveva risposto la rossa.
-Non fare la sciocca…non è il momento… dall’altra parte ti aspetta Ron… sbrigati avanti!- le aveva detto mettendole un po’ di polvere volante in mano.
Ginny l’aveva abbracciata forte e per l’ultima volta le aveva sussurrato:
-Ti voglio bene…- era corsa nel camino. L’ultima cosa che aveva visto erano stati i mangiamorte che entravano nella stanza.

Una calda lacrima le solcò il viso.
-Mamma…- sussurrò abbracciando il suo cuscino.
Una mano le si poggiò sulla spalla.
-Chi è?!- disse spaventata girandosi.
Harry era chino su di lei.
-Cosa vuoi?!- disse sprezzante la ragazza. –Dov’è Ron?!- concluse guardando verso il corridoio.
-Ne parliamo mentre facciamo le valigie…- disse Harry calmo alzandosi dal letto.
-Valigie?! Quali valigie?!- chiese sconvolta la rossa.
-Credo che avrai bisogno di qualche cambio…- continuò Harry afferrando la bacchetta.
-Qualche cambio per cosa?! Io non ho intenzione di andare in vacanza da nessuna parte!- disse la ragazza mettendosi le mani sui fianchi e parandosi davanti ad Harry con aria di sfida.
-Dovrai Virginia…- disse Harry con la sua calma disarmante.
-Cosa?! Io non dovrò fare proprio niente! Soprattutto con te!- concluse la ragazza rimettendosi sdraiata sul letto.
-Va bene…- iniziò Harry –L’hai voluto tu!- così dicendo le si avvicinò e disse:
-Buonanotte Virginia!-
-Eh?!- fu l’ultima cosa che disse la ragazza prima di addormentarsi di botto.
Harry la guardò e le accarezzò i capelli lisci.
-Dormi bene Virginia…-

***

Hermione era seduta a gambe accavallate in un sedile di un vagone.
Era strano. Da quanto non prendeva un treno. Guardò fuori dal finestrino. Stava quasi sorgendo il sole. Aveva la testa appoggiata sul suo braccio. Non era riuscita a chiudere occhio. Per lei doveva essere meno traumatico il cambiamento. Invece… si era sempre distinta dagli altri per la sua magia… ma ora quella non c’era più! Cosa l’avrebbe resa speciale!
Guardò più in là nello scompartimento. Draco, che le sedeva accanto, dormiva. Aveva accartocciato il suo cappotto a mo di cuscino e ci aveva appoggiato la testa. Aveva allungato le gambe, appoggiando i piedi sul sedile opposto. Ron sedeva di fronte ad Hermione. Aveva disteso gli arti inferiori sistemandoli sotto le gambe della ragazza. Le mani appoggiate blandamente sull’addome e la visiera del cappellino nero tirata fin sugli occhi. Hermione era circondata. Non poteva muoversi. Se solo l’avesse fatto avrebbe svegliato tutti e due. Sospirò rumorosamente. Invidiava quei due. Riuscivano sempre a dormire. Si sistemò meglio sul sedile cercando di evitare accuratamente le gambe di Ron.
Guardò l’orologio da polso. Le 5,05 a.m. Tra meno di un’ora sarebbero arrivati alla cittadina indicatagli dal sottoufficiale Andrew. NewFreedom. Che nome strano per un tranquillo paesino di campagna.

-Dovete arrivare alla stazione della città… lì troverete un uomo fidato che vi mostrerà dove vivrete… La parola segreta è “caramelle tutti i gusti più uno”- le aveva spiegato l’efficiente sottoufficiale Auror.
-Consumerai quell’orologio a furia di guardarlo…- le disse Ron alzando la visiera del cappellino.
-Oh…- rispose Hermione guardandolo interrogativa.
-Sei agitata?! In fondo per te è come tornare alle origini… i tuoi genitori erano Babbani, no?!- continuò Ron mettendosi a sedere composto e liberando finalmente le gambe della ragazza.
-Beh… in effetti… sai quando ero piccola pensavo che io fossi inferiore agli altri… poi a 11 anni ho scoperto di essere una strega… è questo, beh… ha cambiato tutta la mia vita… era la cosa che mi distingueva dagli altri… ma adesso cosa… cosa mi renderà… speciale!- concluse la ragazza abbassando lo sguardo.
Ron sorrise. Era da Hermione comportarsi così. Aveva avuto la stessa crisi di identità quando era finita Hogwarts.
-Cosa ti renderà speciale?! ‘Mione! Tu sei speciale! Guardati… sei la migliore auror donna in circolazione, sei bella, divertente… sexy…- disse Ron sorridendo.
Hermione scoppiò a ridere.
-SEXY?!- ripeté senza trattenersi.
-Beh… non posso negarlo che quando ti alleni… noi ragazzi ci immaginiamo… beh in somma… sei una bomba, sudata!- concluse velocemente Ron diventando rosso e sorridendole maliziosamente.
Hermione iniziò a ridere ancora più forte. Poi, notando lo sguardo truce del Rosso, disse:
-Scusami… e che sai mai nessuno mi ha definito…hm, hm sexy…non so se prenderlo come un complimento il fatto che voi mi immaginiate in modi sconci… - e sorrise raggiante.
Ron in quel preciso istante la trovò bellissima e veramente sexy.
-…Ma grazie Capitano Weasley…- continuò Hermione guardandolo dolcemente. Ron divenne rosso… quanto avrebbe voluto baciarla.
-Pr-prego- balbettò il ragazzo.
Hermione gli si avvicinò e gli baciò una guancia.
-Sono contenta che ci sia anche il mio vecchissimo migliore amico…-gli disse ritornando a sedersi.
-Non ti avrei mai lasciato sola…- le replicò dolcemente.
-Lo so- disse appoggiandosi al finestrino e chiudendo gli occhi.
-Perché non cerchi di dormire?!- le domandò Ron preoccupato.
-Non ci riesco… sono scomoda…- ribatté riaprendo le sue iridi ambrate.
Senza preavviso Ron si alzò e la trascinò sul suo sedile abbracciandola. Le fece appoggiare la testa sul suo petto e iniziò ad accarezzarle i boccoli morbidi.
-Va meglio, ora?!- chiese mentre respirava profondamente il suo profumo.
Hermione aveva le gote rosse e lo sguardo sognante. Annuì leggermente contro il petto del ragazzo.
Lentamente, molto lentamente si rilassò e si addormentò profondamente, sicura, tra le braccia del suo vecchissimo migliore amico.

***

-Harry quando ti ho detto di andare a prendere la sorella di Ron non mi ricordo di averti detto di portarla qui in spalla!- stava dicendo una voce maschile.
Ginny aveva stranamente la nausea. Sembrava che il suo letto si stesse muovendo. Le si era addormentata tutta una gamba.
Aprì lentamente i suoi profondi occhi azzurri. Si guardò intorno. Quello che vide non fu la sua stanza, alla Tana, ma il lungo corridoio che aveva percorso qualche volta, quando era andata a trovare suo fratello, in ufficio.
Qualcuno la stava trasportano.
Si irrigidì nella morsa da serpente del suo portantino.
-Allora ti sei svegliata!- disse la voce di Harry, mentre lei si rizzava sulla schiena.
-Harry… lasciami… cosa è successo?!- domandò scalpitando per scendere.
-Niente… hai fatto un po’ di storie per seguirmi così ho dovuto addormentarti….- spiegò candidamente.
-Cosa?! Ma dov’è Ron?! Non lo vedo da ieri sera… mi sta facendo preoccupare!- affermò Ginny scendendo dalle possenti braccia di Harry.
-Beh… allora da dove devo iniziare…- cominciò il bruno.
-Spiegandomi dove si trova mio fratello… cosa è successo dopo l’attacco di Voldemort… per poi arrivare al mio rapimento… - concluse sprezzante la rossa.
Harry inarcò le sopracciglia.
-Rapimento?! Non ti sembra di esagerare?!-
Ginny lo guardò storto.
- D’accordo… allora…- incominciò Harry. Le raccontò di quello che era successo dopo l’attacco di Voldemort, le spiegò dove si trovava Ron fino ad arrivare al suo rapimento.
Ginny era diventata un cencio. Non riusciva a credere alle sue orecchie… suo fratello, Draco, Hermione non avevano più poteri… si erano dovuti nascondere… e adesso lei era davvero sola. Ron, il suo protettivo fratello, era nascosto in qualche località dell’Inghilterra e lei non l’aveva neanche salutato… chissà quando l’avrebbe rivisto.
Inconsciamente i suoi occhi si riempirono di lacrime. Abbassò la testa rossa . Perché si sentiva così.
Perché voleva che suo fratello non l’avesse lasciata sola con Harry. Qualche giorno prima avrebbe fatto carte false per farlo accadere… ma adesso! Si sentiva ferita, delusa, amareggiata… non voleva più vedere quel viso, quei suoi occhi verdi così espressivi, quelle labbra rosse ben disegnate, che per una sola volta aveva potuto assaggiare… Una mano si appoggiò sotto al suo mento.
Harry.
Non riuscì a guardarlo negli occhi.
-Lasciami… voglio stare sola…- disse girando di scatto la testa.
Harry la osservò. Piccola, dolce Virginia. Quanto avrebbe voluto abbracciarla e confortarla, come aveva fatto qualche anno fa (Il ricordo di Mark Nd Angéle).
-Va bene… come vuoi tu… Domani inizia l’addestramento quindi va a dormire…- concluse Harry avviandosi verso la porta della stanza di Virginia e indicandole di seguirlo.
-Questa è la tua stanza…-
-Quale addestramento?!- chiese Ginny disorientata.
-Ah, non te l’ho detto?! Vogliono che tu prenda lezione di difesa personale…- concluse Harry aprendo la porta di legno con la targhetta.
-Difesa personale?! Vuoi dire che dovrò fare… sport?!- domandò un po’ preoccupata la rossa.
-Hemm.. sì…- le rispose timidamente il bruno.
-E chi sarà il mio insegnante?!- indagò Ginny.
-Beh, io…- concluse Harry sulla soglia della porta.
-Cosa?!- gridò Virginia.
Harry inarcò le sopraciglia.
-Addestrante Weasley! Non voglio altre repliche… ci vediamo domani mattina alle 7,30 a.m. in palestra…-disse Harry con un tono che non ammetteva repliche.
Virginia lo fulminò con lo sguardo. Incrociò le braccia sul petto e si lasciò cadere pesantemente sul letto, voltando le spalle al bruno.
-Buona notte…- aggiunse Harry uscendo.
Non ebbe nessuna risposta.

***

Hermione, cullata dal respiro regolare del petto di Ron, si era profondamente addormentata.
Aveva anche sognato. Il suo sonno, però, sembrava essersi dissolto. Aprì lentamente i suo occhi. Ron la teneva ancora tra le braccia. Si guardò intorno. Draco era sveglio. La stava fissando.
-Buongiorno…- disse quando Hermione si fu completamente svegliata.
La ragazza si guardò intorno. Draco le aveva messo il suo cappotto sulle spalle.
-Ciao…- disse liberandosi delicatamente dall’abbraccio dell’amico rosso.
-Dove siamo?!- continuò sbadigliando.
-Siamo a 10 minuti dalla stazione… dovresti svegliare il bell’addormentato…- concluse Draco alzandosi e afferrando la sua borsa.
-Tieni… Dra’… questo è tuo… grazie…- gli disse la bruna allungandogli il cappotto di panno elegante.
-Oh… sì…- rispose afferrandolo distrattamente e infilandolo subito.
-Ron…- sussurrò Hermione all’orecchio dell’auror addormentato.
-Hmmm… ancora 5 min. Ginny!- esordì Ron voltandosi dall’altra parte. Draco ed Hermione si lanciarono un’occhiata furtiva, prima di scoppiare a ridere… Era proprio da lui confondere il sedile di un treno con il suo letto.
-Ron ti prego svegliati… o ci farai morire dal ridere…- La bruna era rossa in volto per le troppe risa.
-Già… bell’addormentato… se non ti svegli ti lasciamo qui…- aggiunse il biondo strattonandogli un braccio.
-Eh… cosa?!- fu la risposta di Ron al suo risveglio.
-Buongiorno dormiglione!- gli augurò la ragazza sorridendogli dolcemente, mentre gli scompigliava i capelli.
Ron fece un grande sbadiglio mentre ancora si guardava attorno.
-Siamo arrivati?!- chiese mentre apriva un po’ il finestrino, per far entrare un soffio di aria gelida, in modo da svegliarlo.
-Quasi…- fu la risposta di Draco mentre si rimetteva seduto.
Calò un silenzio interrotto solo dal rumore del treno.
-Allora hai dormito un po’ ‘Mione?!- chiese Ron interrompendo la quiete.
Hermione si colorì leggermente di rosso.
-Sì, grazie…- farfugliò prima che la voce del macchinista la interrompesse.
-Tutti i passeggeri per NewFreedom si preparino a scendere!- urlò l’uomo passando vicino al loro scompartimento.
-Beh, è per noi… siamo arrivati…- disse Draco alzandosi in piedi. (“Quanto sta bono…” pensa Angéle mentre se lo immagina… la bava le inizia a colare… ihihihih Nd. Angéle J )
Hermione si riscosse tentando di tornare ad un colorito normale.
Si avviarono verso l’uscita e prima di scendere Hermione pensò: “Ben tornata ad Azkaban…”
Si guardò intorno e si diresse, con gli altri, verso l’uscita della stazione.


***

Mellifluo stava seduto a cavalcioni sul cornicione del terrazzo del castello. Guardava il bel panorama della campagna inglese. Il colore era davvero monotono. Verde e qualche spruzzo di rosso delle foglie secche. Aveva appoggiata sulle gambe una tela. Con movimenti precisi e da navigato pittore, aveva catturato, con un dipinto quella veduta. Si appoggiò al muro di pietra, della torretta di avvistamento, e iniziò a contemplare la sua opera. Non c’era paragone. I suoi capolavori nascevano solo quando doveva dipingere qualcosa che amava… come la sua Angelia. Sorrise al ricordo della sua prima tela con soggetto la bella bruna.
-Che cos’è?!- gli aveva chiesto Angelia sedendosi accanto a lui sul cornicione.
-Nulla… che ti riguardi!- le aveva risposto nascondendo il quadretto nel suo mantello da mangiamorte.
-Ah, no… e allora perché sembrava il mio ritratto?!- aveva asserito la bruna avvicinandosi maggiormente a lui.
-Ma cosa stai dicendo?! ti pare che io disegni… una come te! Quale ispirazione potresti darmi?!- aveva detto diventano leggermente rosso, il bel mangiamorte.
-Scusami… e allora perché sei diventato rosso?!- aveva domandato con un sorriso Angelia. –Dai fammi vedere!- aveva aggiunto allungando una mano per ricevere la tela.
-No!- aveva detto Mellifluo alzandosi in piedi.
-Dai… non fare il bambino… dammi un po’ ‘sta tela!- aveva iniziato facendogli il solletico.
-Ma cosa stai facendo… sei impazzita lasciami… no…ahaha… lasciami…ahaha- aveva cercato di dire il biondino accasciandosi al suolo e portando con sé Angelia.
-Aiuto!- aveva detto lei finendo sopra di lui.
Era stato un attimo. Si erano guardati negli occhi e molto lentamente si erano baciati…
Mellifluo sorrise a quel bel ricordo.
- Cos’hai tanto da ridere?!- chiese Angelia comparendo dalla porta della torretta.
-Niente… pensavo a te…- disse il ragazzo, mettendo da parte i colori e la tela, in modo da accogliere sulle sue gambe la bruna.
-Ah… e io ti farei ridere…- asserì la ragazza avvicinandosi rischiosamente alle sue labbra.
-Da morire…- disse il ragazzo prima di baciarla.
-Aspetta…- lo fermò la ragazza, quando Mellifluo era iniziato a scendere pericolosamente sul suo collo.
-Perché?!- chiese il ragazzo senza staccare le labbra dal collo di lei.
-Voldemort… vuole vederti… dovete pianificare l’attacco agli Auror…- disse lasciandosi scappare un gemito quando Mellifluo le aveva sfiorato la schiena sotto il mantello.
-Ah… sì…- rispose iniziando ad armeggiare con la cerniera dell’abito nero di Angelia.
Questa volta Mellifluo era deciso a non fermarsi. Avrebbe amato per tutto il tempo che avrebbe voluto la sua Angelia e dopo sarebbe andato da Voldemort… solo dopo… e solo se avesse avuto la sicurezza che quella notte la sua bruna sarebbe stata sua.


***

Ginny era sdraiata sotto le coperte. Aveva lottato a lungo contro l’insogna fino a quando alle 6.30 era finalmente riuscita ad addormentarsi.
Uno strano incubo la fece, all’improvviso, svegliare.
Era sudata e il cuore le batteva forte.
Si guardò attorno. Quella non era la sua stanza. Non aveva dormito nel suo letto. Lentamente i ricordi si fecero spazio nella mente.
Si alzò dal letto e, a piedi nudi, si diresse verso la scrivania dove la sera prima aveva lasciato l’orologio da polso.
8,00 a.m. Che strano, quell’orario le diceva qualcosa.
Andò in bagno e si fece una doccia. Mentre l’acqua calda scendeva lenta sulla schiena. Una luce si accese nel suo cervello.
“Harry… l’allenamento… sono in ritardo!!”
Si fiondò fuori dalla cabina e corse in camera. Indossò i vestiti che la sera prima le aveva consegnato Harry e uscì dalla stanza. Corse a per di fiato lungo i corridoi della base.
Arrivò in palestra. Non riusciva a respirare.
Harry era seduto a cavalcioni sull’asse d’equilibrio. Aveva le braccia incrociate sul petto e l’espressione severa e “incazzata” . Virginia ebbe quasi paura ad avvicinarsi.
Sapeva di aver sbagliato. Doveva scusarsi con lui. Quanto gli costò questo gesto.
-Scusami Harry, non mi sono ricordata…- cercò di spiegare Ginny ma il bell’Auror la interruppe bruscamente.
-100 giri di corsa… muoviti Addestrante Weasley… ah, quando sei qui io sono Il Capitano Potter! Tutto chiaro?! Adesso muoviti inizia a correre!- abbaiò Harry risedendosi sull’asse.
Virginia stentò a riconoscerlo. Ricacciò indietro le lacrime che spingevano per uscire e iniziò velocemente la sua punizione.
Alla fine dei 100 giri era sfiancata. Non si reggeva in piedi. Fortunatamente l’ora messa a disposizione dal colonnello McDury per farla allenare era terminata.
Si avvicinò ad Harry rossa in volto e con una mano su un fianco.
-Bene Addestrante Weasley… noto con piacere che hai un po’ di resistenza… l’ora a nostra disposizione è terminata… quindi puoi tornare nella tua camera… ci vediamo oggi pomeriggio alle 16,00 per la seconda fase d’allenamento… spero che arriverai puntuale…- disse il bruno inarcando un sopraciglio.
-Sta tranquillo Capitano Potter… sarò puntualissima.- così dicendo prese il suo asciugamano e con passo da elefante si diresse verso l’uscita.
Sulla soglia della palestra, incrociò il sottoufficiale Andrew e per poco non gli spaccò il naso con la porta. Senza nemmeno fermarsi per chiedergli scusa continuò la sua strada sempre più arrabbiata contro l’uomo che fino a qualche giorno prima sognava sempre.

***

-Carina! chi è una nuova addestrante, capitano Potter?!- chiese il sottoufficiale Andrew mentre iniziava ad allearsi sulle corde.
-Sì… un incrocio tra la bellezza femminile e il pessimo carattere di Ron… sono fatali insieme…-rispose Harry mentre prendeva il suo asciugamani e si dirigeva nell’ufficio del Colonnello McDury.
-Hmm, ora capisco perché il capitano Weasley è così geloso di lei…- disse il sottoufficiale iniziando a salire sulla corda.
-Già…- concluse Harry uscendo dalla palestra.

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