V chap...
Scusate per eventuali errori di battitura... non ho il tempo di ricontrollarla! un bacio Angéle
DA AUROR A BABBANI V Chap: “All’improvviso… (II parte)”
Tutti i personaggi della mia ffc sono di proprietà della Rowling (a parte qualcuno) quindi ringrazio questa grande donna per averci regalato con i suoi libri un mondo meraviglioso… quello di Harry Potter… io ho terminato buona lettura… Angéle
* le parti in corsivo (come in tutte le ffc) sono ricordi….
Harry stava percorrendo il vialetto della Tana e, come al solito, stava pensando ai tempi andati.
Aprì velocemente la porta d’ingresso. Entrò e gridò:
-Sono tornato!-
Nessuna risposta.
-Ehi… c’è qualcuno in casa?!- aveva urlato ancora.
Ma come risposta ebbe solo il silenzio della Tana vuota.
-Ma dove saranno andati… quei due!- disse ad alta voce.
Si diresse verso la cucina. Il suo stomaco gridava.
-Vediamo…- disse aprendo il frigo.
Fortunatamente era sempre pieno.
Afferrò due uova, un po’ di prosciutto, una padella e si mise a cucinare.
Quando fu pronto, prese un piatto e versò l‘uovo.
Si avviò verso il salotto, mangiando di gusto. Si sedette pesantemente sulla poltrona di fronte al fuoco. Era spento. Prese la bacchetta:
-Rescaldo- immediatamente il fuoco si ravvivò da solo.
Si guardò in torno. Il suo sguardo si fermò sulla famosa pendola di casa Weasley. Molte lancette erano sparite(a causa della morte di Arthur, Molly, Fred, George e Percy). Ne erano rimaste solo 5. Segnavano dov’erano Bill e Charlie (gli unici fratelli sopravvissuti oltre a Ron e Ginny), naturalmente la posizione di Virginia e Ronald ed anche dove si trovava… Harry. Il signor Weasley l’aveva incantato prima di quel tragico giorno. Harry ancora ricordava bene tutti i particolari.
-Ron… mi sai dire dov’è Harry?- stava chiedendo Arthur al figlio maschio più giovane.
-Veramente, papà… non ne ho la più pallida idea… aveva detto che doveva andare dai Dursley a prendere la sua roba e poi sarebbe tornato…ora non so…- aveva risposto il rosso.
-Ma che razza di amico sei?! Lasci andare Harry da solo dall’altra parte dell’Inghilterra… con i tempi che corrono…Ron… mi meraviglio di te!- aveva concluso il signor Weasley andando all’ orologio a pendolo del salotto.
-Dannazione… sono proprio uno sciocco! Dovevo mettere anche Harry…l’ho proprio dimenticato…- aveva detto aprendo lo sportello della pendola magica.
-Ehmm… cosa fai adesso papà?!- aveva chiesto timidamente Ron.
-Cosa faccio, figliolo?! predispongo questa dannata pendola al mio incantesimo modificatore…- Aveva tirato una leva all’intermo dell’oggetto che aveva iniziato a muoversi e a fare uno strano rumore…
-Puoi farlo papà… c’è voglio dire Harry non… Harry non è un Weasley vero e proprio!- gli aveva chiesto.
-Certo che posso farlo!-
In quell’istante si era sentito un ‘ pop’. Harry era comparso nel salotto.
-Harry… grazie a Dio…per colpa tua, mio padre mi stava linciando… ma dov’eri finito?!-gli aveva detto Ron appena l’aveva visto.
-Scusatemi… ho impiegato più tempo del previsto! Ma… cosa sta facendo Sig. Weasley?!- aveva domandato il brunetto vedendolo armeggiare contro la pendola.
-Sto aggiungendo a questo vecchio orologio… il tuo nome… vieni un attimo qui ragazzo- aveva concluso Arthur facendo un segno con la mano.
Harry si era avvicinato.
-Metti la mano qui…- aveva asserito indicando una strana sostanza blue che ricordava molto, per la sua consistenza, la cera pongo.
Come Harry aveva appoggiato la mano, la pendola aveva iniziato a vibrare.
-State indietro- aveva detto Arthur ai ragazzi.
L’orologio a pendolo aveva tremato e poi velocemente si era richiuso. Ora c’era un’altra lancetta…
Harry si riscosse, mentre, metteva in bocca l’ultimo boccone.
Si guardò ancora in torno. Un oggetto, lasciato sul divano, attirò la sua attenzione.
Era un quadernino rilegato in pelle nera. Portava la scritta:
“Diario segreto di Virginia Weasley” .
Harry non avrebbe voluto, ma senza accorgersene, si era ritrovato con il diario in mano.
Lo aprì e senza troppe indecisioni andò a leggere l’ultima pagina scritta.
“7-11-2003
Caro Diario,
Ieri sera è successa… una cosa… Inaspettata… Ti ricordi H.P. di cui ti parlo spesso… e di cui… beh ecco… sì… insomma… quando ero piccola ero innamorata… Beh, lui ieri sera… lui ieri sera mi… mi… ha baciata… Non so dire bene cosa esattamente ho provato… ma posso dire che mi è piaciuto… però ecco lui… quel brutto deficiente, zoticone, mi ha allontanata molto bruscamente… ed io non posso pensare ad altro che adesso lo odio… Sì… mi ha fatto molto male ieri… mi ha lasciata sola sulle scale come una deficiente e senza dirmi una parola… a parte un farfuglio di cui non ho capito una sola parola… Uffa! Adesso non voglio più vederlo e se per caso lo incontro per le scale gli sputo in un occhio. Mi ha trattato malissimo… ho pianto tutta la notte… mi sento tanto triste e sola… perché non posso confidarmi con nessuno… Ora ti lascio un bacione
tua
Piccola Stella V.W.”
Ad Harry sembrò di aver avuto una doccia fredda all’improvviso. Virginia… la sua Virginia… lo odiava! Per colpa sua aveva pianto tutta la notte. Si sentiva un perfetto idiota! Ma come gli era venuto… di… di allontanarla così bruscamente e senza dare una buona spiegazione… Però adesso era inutile ripensare al passato… Virginia non l’amava… e quindi doveva dimenticarla… era inutile illudersi… sì, certo aveva detto che le era piaciuto… però aveva aggiunto che adesso lo odiava. Senza pensarci due volte chiuse bruscamente il diario e corse velocemente su per le scale, arrabbiato con se stesso, come non mai.
***
Ginny e Ron percorsero velocemente il corridoio dell’infermeria. Girarono un anglo e arrivarono alla stanza n. 7. La porta era chiusa. Delicatamente, Ron, per paura di svegliare Hermione, nel caso stesse dormendo, bussò alla porta.
-Avanti…- disse la voce dolce di Hermione.
I due fratelli entrarono timidamente.
-Ciao ragazzi- li aveva accolti Hermione sorridendo contenta (solo perché c’era Ron… Nd Angéle… no, anche per Ginny… Nd ‘Mione).
-Ciao ‘Mione…Come ti senti? Va meglio?!- le aveva chiesto Ron sedendosi sulla sedia accanto a lei e baciandole la fronte candida.
Hermione non riuscì a rispondere perché Ginny le si era lanciata al collo.
-Hermione…- aveva iniziato piangendo a dirotto –Mi hai fatto preoccupare… co-come stai?!- concluse Ginny affondando il viso nella sua camicia da notte azzurra.
-Ginny…- aveva cercato di risponderle ma non riusciva a frenare le lacrime che le stavano scendendo sulle guance morbide. Sapeva perché Virginia aveva avuto una tale reazione. Aveva già sofferto tanto, perdere un’altra persona amica sarebbe stato devastante per lei.
Ron le guardava pensieroso e, per quanto cercasse di fare il duro, non poté evitare ai suoi occhi di diventare lucidi. Anche lui, come Ginny, aveva sofferto tanto e vedere Hermione salva gli riempiva il cuore. Il rosso si alzò velocemente dalla sedia dov’era seduto e andò vicino alla finestra, cercando di tirare su col naso il più silenziosamente possibile.
-Sto-sto bene Ginny…- disse Hermione asciugandosi le lacrime con la manica del pigiama.
Ginny la guardò negli occhi. Era stata davvero in apprensione per lei. –Sta tranquilla…- disse Hermione sorridendole. Ginny le rispose con un sorriso a sua volta.
Virginia si sedette sulla sedia accanto al letto. Prese la borsa che aveva portato e tirò fuori un pacchetto.
-Ecco…- disse porgendolo ad Hermione. -Questa è la torta al limone che ti piace tanto… l’ho appena fatta… è ancora calda!- concluse appoggiando una mano sul pacco.
Hermione lo prese e lo aprì. Fu inondata automaticamente dal buon odore di limone. Aspirò profondamente chiudendo gli occhi.
-Grazie Ginny… sai sempre come farmi contenta!- esclamò la ragazza bruna sorridendo.
-Allora…- disse Ron che si era finalmente ripreso. –Mi vuoi dare un pezzettino di questa torta?-
-Giù le mani Ronald Anthony Weasley… quella è solo di Hermione… si deve rimettere in forze…- disse allontanando con lo sguardo suo fratello.
-Uffa, Ginny! Per me le torte non le fai mai… Sono o per Hermione o per… Harry!- concluse Ron indignato.
Senza volerlo Virginia abbassò velocemente la testa diventando rossa. Hermione la guardò ma non disse niente. Lei e la sua amica dovevano fare quattro chiacchiere su alcuni ragazzi di loro conoscenza.
TOC-TOC!
Quel rumore distrasse il terzetto dalla loro discussione.
-Chi è?- chiese prontamente Hermione.
-Ehm… Hermione sono io Mary Anne… la segretaria dei Capitani Malfoy, Potter e Weasley…-
-Oh… Anne- Fece Ron aprendo la porta.
-Salve Ca-capitano Weasley… cosa ci fa qui?- disse diventando un po’ rossa (Mai come lo era diventata per Draco… diciamo che questa ragazza aveva una divinazione per i suoi superiori… Nd Angéle).
-Dannazione Anne… quante volte ti devo ripetere di chiamarmi Ron…- disse il ragazzo afferrandola per un braccio e trascinandola dentro.
-Ciao Anne…- disse Ginny (la conosceva perché erano nello stesso anno ad Hogwarts… naturalmente in case diverse Nd Angéle).
-Ciao Anne! che bella sorpresa… accomodati- disse Hermione indicando una sedia dietro di lei.
-Grazie- fece la bella brunetta sedendosi volentieri.
-Ahi…- si lamentò quando appoggiò il sedere. Non credeva, ma la botta di prima era stata bella forte!
-Cosa c’è?-chiese Hermione guardandola.
-No, niente e che prima, di venire, qui mi sono scontrata con Draco…- spiegò la ragazza prima di essere interrotta da Ron.
-Aspetta, aspetta, aspetta… come l’hai chiamato? Draco… solo con me ed Harry usi chiamarci capitani…- disse Ron incrociando le braccia sul petto.
-Ecco, veramente io…- disse la ragazza diventando rossa e abbassando la testa.
-Ron, la nostra Anne… ha una piccola cottarella per il Biondino più sexy di tutta la base… non è vero?!- le disse Ginny.
Anne non rispose ma si limitò a continuare a guardare il pavimento.
-Cosa, cosa, cosa… Scusami, ma… perché proprio lui… non preferisci di più un Rosso focoso…- disse Ron avvicinandosi e mostrando il suo corpo perfetto.
- E’ inutile Ron,- intervenne Hermione –Tu non hai il fascino di Draco… lui è Troppo sexy… ma l’hai visto… con quello sguardo serio, gli occhi azzurri e quei bellissimi capelli biondi…- concluse Hermione diventando rossa.
-Ehi, ehi… andateci piano… volete dire che è meglio di me…- esclamò serio Ron.
-Beh…- iniziò Ginny.
-…Lui…- continuò Hermione.
- …E’ stupendo!- concluse Anne con gli occhi sognanti.
-Ah, sì beh se è così io tolgo le tende… Brutte sbavatone…- disse sorridendo e uscendo dalla porta.
-Beh…- iniziò Ginny.
-… anche lui…- continuò Anne.
-… E’ meraviglioso!- concluse Hermione.
Le tre ragazze si guardarono in faccia e scoppiarono a ridere.
***
Draco uscì dalla doccia. Indossava il suo accappatoio verde, ricordo dei suoi anni ad Hogwarts, nei Serpeverde. Si stava asciugando, con una salvietta nera, i bei capelli biondi. Si guardò intorno e notò, sul comodino, la lista di pozioni che aveva controllato ripetutamente la sera prima.
Aveva trovato qualcosa di interessante. Tre pozioni utilizzavano il cuore di una ragazza. La pozione eterno amore *, che serviva per soggiogare l’uomo o la donna dei sogni, la pozione non ti scordar di me *,occorreva per gli amori a lunga distanza, e la… resuchio, una pozione interessante di difficilissima preparazione che solo con i suoi fumi poteva privare un mago dei suoi poteri. Draco prese i suoi occhiali, che aveva appoggiato la sera prima sul comodino, e li inforcò. Con le lenti aveva uno strano aspetto. Hermione l’aveva definito “un medico senza camice”. Si sedette alla sua scrivania e guardò lo specchio di fronte a lui. Dio come assomigliava a suo padre, Lucius Malfoy, il più fedele mangiamorte del Signore Oscuro. Scrutò il suo volto. Tutto era identico al volto del genitore tanto odiato, le labbra sottili, ma ben disegnate, i capelli lisci e biondi, il suo naso dritto. Una sola cosa gli ricordava sua madre. I suoi occhi. Gli stessi occhi di sua madre. Celeste metallo e terribilmente freddi, ma che con un solo sorriso aiutavano ad illuminare tutto il volto. Del suo viso erano le uniche cose che apprezzava.
Abbassò nuovamente lo sguardo e si concentrò sul rapporto. Leggeva e rileggeva, ma solo una pozione lo convinceva, la resuchio. Se solo non avesse pensato che Voldemort non fosse stato così pazzo da farlo, quella sera, nulla sarebbe successo.
Appuntò su un foglio con una matita il nome della pozione. Si alzò dalla sedia e con passo elegante si diresse verso il suo armadio. Prese la sua divisa nera degli Auror. Infilò il pantalone e gli scarponi. La maglia nera e la catenina con le piastre con il suo nome e grado. Infilò il giubbotto a collo alto con il ricamo argentato e si diresse in cucina. Aprì il frigo e prese il succo di pompelmo. Lo versò in un bicchiere e con estrema precisione lo rimise a posto.
Trangugiò velocemente quel liquido agro, che aveva il potere di svegliarlo, e senza voltarsi indietro uscì di casa.
Attraversò velocemente il bel parco che c’era di fronte a casa sua e girò l’angolo. Era stato catturato dai suoi pensieri che non si accorse che i fronte a lui c’era un uomo, biondo e alto. Gli stava venendo addosso.
-Mi dispiace… non l’avevo vista- disse Draco rimettendosi sul naso gli occhialini trasparenti.
-Oh, non si preoccupi…- rispose quella voce calda.
Quel dono di voce lo fece rabbrividire. Non ricordava dove l’aveva già sentito, ma gli incuteva timore. Guardò negli occhi l’uomo che gli sorrise prima di voltarsi. Dove aveva sentito quella voce? Non riusciva a ricordarselo.
Rimase fermo lì, in mezzo al marciapiede, a vedere scomparire quell’uomo sconosciuto dietro l’angolo. Si mise le mani nelle tasche del mantello della sua divisa e ancora con la mente rivolta verso quell’uomo si avviò alla passaporta più vicina.
***
Ron si rigirò nel letto. Aveva ancora sonno. Guardò la sveglia. Segnava le 6.30. si girò dall’altro lato. Non voleva abbandonare il suo caldo rifugio di tante notti. Mai come in quella mattina avrebbe voluto rimanere sotto le coperte. Si tirò su a sedere. Oggi compiva 23 anni. Ancora ricordava i suoi compleanni quando era piccolo.
-Ron, tesoro?!- la signora Weasley si era seduta sul suo letto e gli stava accarezzando delicatamente la schiena.
–oh... mamma che vuoi sono… solo le 6.30?!- aveva chiesto il bel bambino rosso afferrando la sveglia.
-Lo so tesoro… ma sai quest’anno è un compleanno speciale! compi 10 anni… e così ho voluto svegliarti proprio l’ora in cui sei venuto al mondo piccolo mio…- gli aveva risposto mamma Weasley cercando di risistemargli i capelli sconvolti.
-Ah sì e cos’ha di speciale questo compleanno… che non avranno tutti gli altri?- aveva chiesto Ron rimettendosi sotto le coperte.
-Ecco tesoro, questo è l’ultimo che potremo festeggiare insieme… visto che gli altri li passerai ad Hogwarts… e quando uscirai di lì non avrai più tempo per passare dei compleanni con la tua mamma…- Molly aveva pronunciato queste parole con le lacrime ali occhi.
Ron si sentiva a disagio. Odiava vedere sua madre piangere.
-Dai mamma! Sono ancora piccolo, io… non ti lascerò per correre dietro ad una femmina… come Bill… e poi che schifo… quelle piagnucolone!- aveva detto il piccolo Ron serio.
A Molly era scappata una risata.
-Ma tesoro non tutte le bambine sono piagnucolone!- gli aveva spiegato continuando a sorridere a quel bambino tenerissimo.
-Ginny lo è…- aveva detto indicando una piccola testa rossa che usciva dalle coperte del suo letto.
-Dio!- aveva esclamato Molly.
-Shhh…- l’aveva zittita Ron puntandosi un dito sulle labbra.
-Cosa ci fa qui Ginny?!- gli aveva chiesto sua madre sussurrando.
-Ieri sera ha avuto paura del temporale… sapeva che da voi non poteva venire… così è venuta qui, io sono suo fratello maggiore!- aveva concluso il bimbo, dalla testa rossa, orgoglioso.
-Ohhh…e tu l’hai fatta dormire qui…- gli aveva chiesto orgogliosa del suo piccolo ometto.
-Beh veramente…stavamo un po’ stretti… però non volevo sentirla piangere di nuovo e così…ci siamo fatti piccoli, piccoli e siamo stati comodi…- aveva detto Ronald.
-Sai una cosa Ron…tua madre è orgogliosa di te e ti vuole tanto bene…- aveva terminato abbracciando quel bimbo pelle e ossa che ora gli sembrava cresciuto troppo in fretta e che presto, molto presto avrebbe dovuto consegnare al mondo degli adulti.
-Mamma… lasciami… Fred e George si potrebbero svegliare da un momento a l‘altro- aveva affermato velocemente il bimbo allontanandosi dalla mamma.
-Oh, scusami…ma almeno un abbraccio piccolo, piccolo me lo puoi concedere- aveva azzardato Molly.
Ron si era guardato velocemente intorno e poi aveva risposto:
-Veloce però…- aveva detto il bimbo avvicinandosi.
-Ti voglio bene Ron…- gli aveva sussurrato sua madre.
-Sai mamma, che rimanga tra noi, ma anche io ti voglio bene!-…
Ron sorrise a quel suo ricordo d’infanzia.
TOC,TOC!
Qualcuna aveva bussato alla sua porta.
-EHI, Ron posso entrare?! sono io, Ginny!- disse sua sorella dal corridoio.
-Che vuoi Ginny?!- rispose Ron falsamente arrabbiato mentre sua sorella entrava nella camera.
Ron la guardò attentamente. La sua sorellina era cambiata. Non era più la piccola bambina di 9 anni che si rifugiava nel suo letto per la paura dei tuoni. Virginia, la sua piccola Virginia, non assomigliava molto a sua madre. Era alta e slanciata, il viso rotondo ma non paffuto. Solo le labbra e i suoi occhi assomigliavano vagamente a quelli della dolce signora.
Ginny gli corse incontro e lo abbracciò forte:
-Tanti auguri fratellone!- gli gridò.
Ron era rosso. Quanto voleva bene a quel piccolo, ex scricciolo, rosso. Non avrebbe resistito se avesse perso lei. Dopo la morte dei suoi genitori era sopravvissuto solo per lei. Doveva occuparsi di Virginia. L’aveva promesso. Aveva giurato di occuparsi di due donne nella sua vita: la sua ‘Mione e la sua Ginny.
-Buon giorno Ginny… grazie!- le rispose il suo bel fratello.
-Figurati! Ho voluto, solo, mantenere la tradizione di mamma…- gli disse la rossa mentre i suoi begli occhi azzurri si riempivano di lacrime amare.
-Già…- asserì Ron ravvivandole i capelli lisci.
-Ehi…- fece Ginny cercando di togliere la mano del fratello dalla testa.
- Dov’è Harry?!- chiese il rosso guardando verso la sua stanza.
-Non lo so… e poi non mi interessa!- terminò acida Virginia.
-Che cosa è successo tra te e quel deficiente!?- le chiese serio il Rosso.
-Non è successo niente…- disse la sorella abbassando lo sguardo.
-Gin, non sei mai stata brava a dirmi le bugie… devo preoccuparmi anche per voi due… almeno che quell’idiota non ha fatto la stronzata di avvicinarsi in strano modo a te… perché in questo caso, amico o non amico gli spacco il suo bel fondo schiena!- concluse diventando rosso.
-1. non ha fatto niente, 2. prova a fare mai una cosa del genere e ti ritroverai ad andare a mangiare alla mensa della base per il resto della tua vita, e 3. anche se l’avesse fatto… non sono affari che ti riguardano perché io non sono più una bambina…- ultimò la bella ragazza guardandolo negli occhi.
Ron la scrutò. Era la seconda volta, che nel giro di pochi giorni, le sue donne gli ricordavano che non erano più bambine.
-Va bene, Ginny… non ti scaldare… sappi, però, che qualunque cosa accada il sottoscritto ci sarà sempre per spaccare il culo a quelli che non ti trattano come dico io!- finì il ragazzo.
-Ron!- lo riprese sua sorella per la parolaccia –Diventare più vecchi non vuol dire dimenticare l’educazione!- poi lo guardò in viso e continuò:
-Lo sai che anch’io ci sarò sempre per te… ti voglio bene!- e l’abbracciò di nuovo.
- Anch’io te ne voglio, piccola!- le rispose abbracciandola a sua volta.
***
Harry si svegliò di soprassalto. Era sudato. Aveva sognato il Signore Oscuro.
Rideva, rideva. Era felice, poteva sentirlo. La sua cicatrice gli bruciava come fuoco.
Si guardò intorno. Non riusciva a capire dove si trovava. Si guardò e vide che indossava solo un paio di boxer. Guardò più in là, nel letto, e vide che non era solo.
“Ma chi è questa?” pensò tra sé e sé. Si alzò dal letto e cercò in giro per la stanza, semibuia, i suoi indumenti.
-Ehi, Harry?!- gli disse una voce femminile alle spalle. Perché conosceva perfettamente quella voce?!
Si girò lentamente e si trovò di fronte Evelyn, una sua collega Auror. Come diavolo era finito a letto con quella…
-Ciao… Evelyn… cosa… cosa… diavolo è successo ieri sera?! Tra… tra noi due?!- chiese preoccupato Harry.
-Come non ti ricordi niente?!- rispose divertita la bruna.
-Ecco… veramente… ricordo solo di essere andato ad un bar babbano vicino casa mia e poi…- le rispose il bell’Auror cercando di ricordare.
-Ah, ah, ah,… fammi indovinare… era la prima volta che bevevi … e non hai retto l’alcol… poi sono arrivata io e ti ho sedotto…- gli disse con una sottile ironia.
-Non ho detto niente di tutto questo, semplicemente non mi ricordo niente… e poi per quello che so potrebbe anche essere vero!- rispose Harry arrabbiandosi.
-Senti la storia è andata così: io sono arrivata al locale… ci siamo incontrati, abbiamo bevuto un paio di drinks insieme e poi… beh… è successo quel che è successo- aveva concluso la bruna alzandosi dal letto è andando verso il bagno…-Se fossi in te andrei a trovare Virginia al più presto!-
Harry si bloccò.
-E tu che ne sai di Virginia…- chiese il ragazzo.
-Me ne hai parlato per tutta la sera, sei un tipo noioso! parli sempre delle stesse cose… Virginia, Virginia… Virginia… e sposatela ‘sta ragazza!- li confessò incrociando le braccia sul petto.
-Magari potessi!- rispose sospirando Harry.
-Cosa te lo impedisce?!- ribatté Evelyn curiosa.
-Ci sono problemi, incomprensioni e tante altre cose…- spiegò Harry infilandosi il giubbotto di pelle.
-Dimmi una cosa… ma tu ne sei innamorato?!- domandò la ragazza sedendosi su una sedia.
-Ecco… se innamorato significa pensarla prima di addormentarsi e appena svegli, volerla abbracciare e baciare ogni volta che pronuncia il mio nome… beh… forse sì sono innamorato!- ammise Harry avviandosi alla porta.
-Allora tutti i problemi sono facilmente risolvibili…- lo confortò la ragazza da amica.
-Non credo…- sospirò il bruno.
-Tentar non nuoce… parlale… se è così dolce come l’hai descritta ieri non credo che ti riderà in faccia…- chiarì Evelyn.
- Non lo so… e se mi dicesse che non ricambia…- domandò tristemente Harry.
-Allora… puoi tornare da me… quando vuoi, sei un tipo interessante e complicato!- disse sorridendo Evelyn.
Harry sorrise.
-Lo terrò presente… grazie Evelyn… ci vediamo al lavoro…- e sorridendole ancora uscì velocemente dalla casa di quella strana ma comprensiva ragazza.
Quella chiacchierata gli aveva fatto dimenticare il suo improvviso dolore alla cicatrice.
***
Hermione aprì i suoi occhi. Lentamente. Molto lentamente.
Si guardò intorno. Non ricordava esattamente dove si trovava. Si mise a sedere sul letto e si rese conto che quella camera, quel letto non erano i suoi. Ah… ma certo era ancora in infermeria… fortunatamente quella sera sarebbe uscita… non ce la faceva più.
L’unica cosa positiva della sua permanenza lì, erano state le visite di Draco, Ginny e di… Ron, naturalmente. Il suo Ron. Il dio dai capelli rossi. Come avrebbe voluto solo per una volta fare cose senza una logica precisa, corrergli incontro e baciarlo. Assaporare pienamente quelle sue bellissime labbra. Quante volte l’aveva sognato…Quante volte aveva immaginato il suo Ron che la guardava con occhi diversi, che la chiamava “amore”. Perché tutto quello doveva accadere soltanto nei suoi sogni.
Si alzò dal letto e si diresse vicino la finestra. Aprì le persiane e la forte luce del sole l’accecò, all’improvviso. Si portò una mano sugli occhi e cercò di farsi ombra. Guardò giù nel parco e vide dei bambini. Tre per la precisione. Quello strano terzetto le riportò alla memoria i vecchi tempi ad Hogwarts. Ci pensò. Era strano. Tutti i suoi ricordi più belli erano legati a tre cose: il mondo della magia, Hogwarts ed Harry&Ron. Quante ne avevano passate insieme. Al primo, al secondo anno erano già diventati famosi.“Il mitico trio!”così li chiamavano. Quanti, ad Hogwarts, invidiavano la loro amicizia. Il primo tra tutti Draco… Draco Malfoy. Il primo a prenderli in giro eppure il primo ad invidiarli. Che cambiamento radicale aveva avuto quel ragazzo. La stessa Hermione non avrebbe mai immaginato che lui, il biondino austero che la chiamava mezzosangue, sarebbe diventato, uno, dei suoi migliori amici. Se le avessero detto una cosa del genere al suo sesto anno ad Hogwarts, sarebbe scoppiata in una grossa risata…
“Uffa!” pensò Hermione ritornando verso il letto. Guardò l’orologio che c’era sul comodino: 8,00.
Ron le aveva detto che sarebbe andato a trovarla in mattinata… quindi non sarebbe stata da sola fino alla sera, prima di uscire. Avrebbe incontrato prima il bel cavaliere dalla sfavillante armatura. Quel solo pensiero le diede il sorriso. Si alzò dal letto e andò verso il bagno, felice che tra poche ore avrebbe rivisto il suo amato Ron.
***
Ron stava correndo velocemente lungo i corridoi della base. Sarebbe dovuto passare prima in ufficio e poi andare a trovare la sua ‘Mione in infermeria. Percorse i pochi metri che lo separavano dall’ufficio ma quando appoggiò una mano sulla maniglia il sottoufficiale Andrew lo chiamò:
-Capitano Weasley?!- James lo stava raggiungendo velocemente con delle carte in mano.
Ron si girò di malavoglia. Sapeva che ogni volta che il giovane sottoufficiale lo cercava, voleva dire parecchie ore di lavoro su delle scartoffie.
-Sì!? James…- disse cercando di sembrare contento di vederlo.
-Capitano Weasley… il Capitano Malfoy mi ha detto di darle questo… lui ha trovato più o meno tre pozioni interessanti però vorrebbe sapere la sua opinione…- così dicendo gli diede un libro di appunti che, da solo, avrebbe dovuto spulciare. Ci avrebbe impiegato tutto il giorno.
- D’accordo… da qua…- rispose Ron prendendo il rapporto e aprendo la porta dell’ufficio.
-Buona giornata Signore…- disse il ragazzo sorridendo si avviò per il corridoio. Si fermò all’improvviso. - Ah… signore…. Buon Compleanno…- concluse il ragazzo sorridendo sadicamente.
-Grazie…- rispose Ron contraccambiando il suo sorriso sadico.
***
Hermione era seduta sul suo letto. Aspettava con trepidazione l’arrivo di Ron. Erano quasi le 11.39 ma di lui nessun segno. Odiava aspettare. Non era abituata. Le uniche persone con cui usciva erano perfettamente puntuali. Eppure Ron, quella mattina, stava tardando. Le aveva dato appuntamento alle 10,30. Più di un’ora di ritardo.
Si alzò ed andò nuovamente verso la finestra. Il parco sottostante era quasi deserto. Si girò perché aveva sentito bussare. Era pronta a dare una bella strigliata a quel inconsueto ritardatario.
- E’ questa l’ora di…- ma non finì la frase perché la persona che aveva davanti non era quella che voleva.
-Ciao… mi aspettavi…- disse Draco infilando la testa nella stanza.
-Oh, ciao Draco… entra… scusami, stavo aspettando Ron… ma a quanto pare non verrà…- concluse guardando l’orologio sul comodino.
-Aveva appuntamento con te… scusami è stata colpa mia… gli ho dato un po’ di lavoro da fare…- spiegò Draco entrando e sedendosi sulla sedia.
-Oh… ah…- disse Hermione cercando di sembrare il più naturale possibile.
Per Draco quella sua espressione triste fu una pugnalata al cuore. Non sembrava contenta di vederlo.
-Scusami forse è meglio che vada…- disse alzandosi e diventando rosso dalla rabbia.
-No, Draco ti prego non andartene… sono così stanca di stare da sola in questa camera… vuoi pranzare, qui, con me…- disse Hermione assumendo la celeberrima espressione da cucciolo abbandonato.
Draco provò una fitta al cuore. Non poteva vederla così. Implorante e remissiva. Non poteva sopportare la vista di quella labbra ben disegnate che si imbronciavano, come quelle di una bambina. Non riusciva a trattenere i suoi “istinti di uomo”.
Si voltò sorridendo.
-Va bene ragazzina…- agitò la bacchetta e fece apparire un tavolo e due sedie. -Vuole accomodarsi?!- concluse Draco scostando una sedia per farla sedere.
Hermione sorrise contenta e prima di sedersi si gettò al suo collo.
-Grazie, Draco…- disse perdendosi tra le sue braccia e respirando profondamente il suo buon profumo.
Il biondino era paralizzato. Se solo avesse cinto la vita di Hermione, non avrebbe più resistito e si sarebbe lasciato guidare dai suoi istinti. Poteva tranquillamente sentire le perfette forme di Hermione schiacciate contro di lui, i suoi boccoli, il suo profumo… se fosse morto in quell’istante sarebbe morto con il sorriso sulle labbra (e molto sangue nelle parti basse…ihihih…Nd Angéle ?)
Hermione si staccò dopo poco sorridendo beata.
-Allora… cosa mangiamo oggi?!- chiese la bruna sedendosi compostamente.
-Allora la maison è orgogliuese de vous presenter la ma specialitè… Et voilà!- disse Draco con un perfetto accento francese ed agitando la bacchetta.
Nei piatti apparvero due panini del McDonald’s (scusate se ho sbagliato a scrivere ma non ci vado mai e nella mia città è stato addirittura chiuso! Sarà che qui nel mio paese abbiamo dell’ottimo pane…Chissà!? Nd Angéle).
-Hm… sembrano buoni…- disse Hermione a Draco, mentre si andava a sedere di fronte a lei.
-Sono i miei preferiti!- disse il bel Capitano sistemandosi il tovagliolo sulle gambe. Il suo movimento preciso ed elegante provocò l’iralità della sua metà.
-Che c’è?!- disse il ragazzo sorridendo.
-Sai… mi hai ricordato il protagonista di un film di altri tempi…- gli rispose mentre mordeva il suo panino.
-Ah, sì… non so se prenderlo come complimento…- le rispose addentando il suo sandwich.
-Mafa ceferto! Chefe efera un complifmenfto.!- farfugliò la ragazza con il boccone.
-Come?! Tu invece mi ricordi tanto dei porcellini che ho visto alla talavisione qualche anno fa…- le confessò il bel ragazzo.
Invece di offendersi la bruna scoppiò a ridere. Draco era sempre più confuso. La guardò strano.
-Scusa, scusa… non è talavisone ma televisione o al massimo TV… e poi sì, certo che era un complimento… non ce ne sono più ragazzi che conoscono, come te, le buone maniere, Signorino Malfoy…-
Draco scoppiò a ridere. Hermione aveva fatto un’imitazione perfetta della McGranitt.
Passarono tutto il tempo a ridere, scherzare e ricordare i bei tempi andati.(Tanto belli poi non erano! visto che Hermione era una secchiona e Draco uno scassa C****O… scusate la brutta parola Nd Angéle87)
Draco guardò velocemente l’orologio. Erano le 13,45. Alle 2,00 p.m. avrebbe avuto un incontro con il resto degli Auror per discutere sul caso della ragazza assassinata.
-Ora devo proprio andare…- disse alzandosi e rimettendosi il mantello nero.
-Di già…-gli rispose alzandosi a sua volta.
-Ho una riunione con gli altri auror… dobbiamo discutere su quel caso…- concluse Draco avviandosi alla porta.
-Ti va se questa sera quando… beh quando uscirai… ti venissi a prendere io… sai queste strade non mi piacciono… e poi…- ma non terminò perché ancora una volta Hermione li corse in contro e lo abbracciò.
-Sì, Draco mi farebbe piacere… sto così bene con te… Ti voglio un bene dell’anima…-
Ancora una volta Draco si trattenne dall’abbracciare quel suo esile corpo. Hermione si allontanò leggermente da lui e gli diede un piccolo ma dolcissimo bacio sulla guancia. Sulle gote di Draco comparve un leggero rossore. Accarezzò delicatamente i boccoli della ragazza e disse:
- Anch’io ti voglio bene… ragazzina- si abbassò leggermente e le diede un tenero bacio sulla testa.
-Ci vediamo sta sera…-
Così dicendo uscì velocemente dalla stanza lasciando Hermione stranamente accaldata.
Continua sotto...