«Or sorse sopra l’Egitto un nuovo re che non aveva conosciuto Giuseppe. Egli disse al suo popolo: Ecco, il popolo dei figliuoli d’Israele è più numeroso e più potente di noi. Orsù, usiamo prudenza con essi; che non abbiano a moltiplicare e, in caso di guerra, non abbiano a unirsi ai nostri nemici e combattere contro di noi e poi andarsene dal paese» (v. 8-10).
È questo il ragionamento d’un cuore che non ha imparato a far entrare Dio nei propri calcoli. Un cuore non rigenerato non può tener conto di Dio, di modo che, quando si tratta di Lui, i suoi ragionamenti cadono nel nulla; al di fuori di Dio, indipendentemente da lui, i suoi piani e i suoi calcoli possono sembrare molto saggi; ma da quando entra in scena Dio, la loro completa follia è manifestata.
Perché dunque ci lasceremo noi influenzare da ragionamenti la cui apparente verità si basa sulla totale esclusione di Dio? L’agire così è, in linea generale, dell’ateismo pratico. Faraone poteva calcolare con esattezza le diverse eventualità degli affari umani: l’aumento numerico del popolo, la probabilità d’una guerra, la possibilità che gli Israeliti facessero alleanza col nemico, la loro fuga dal paese; poteva, con insolita abilità, pesare tutte quelle circostanze, ma non gli è mai venuto in mente, neanche per un istante, che Dio poteva avere qualcosa da fare in tutto ciò. Questo solo pensiero, se gli fosse salito in cuore, avrebbe capovolto tutti i suoi ragionamenti e messo a nudo la follia di tutti i suoi piani.
Bisogna, dunque, che ci persuadiamo che è sempre così: i ragionamenti dello spirito incredulo dell’uomo escludono Dio, in modo assoluto; non solo, ma la loro verità e la loro forza si basano su questa esclusione. L’introdursi di Dio sulla scena dà il colpo di grazia ad ogni scetticismo e incredulità. Se, fino a quel momento, possono glorificarsi sfoggiando la loro abilità, da quando l’occhio intravede il più pallido riflesso del beato Iddio, essi si trovano spogli del loro manto e messi a nudo in tutta la loro deformità.
Nel caso del re di Egitto si può ben dire che «errava grandemente» non conoscendo Dio né i suoi immutabili consigli (confr. Marco 12:24-27). Egli ignorava che da secoli, prima che lui stesso venisse al mondo, la Parola e il giuramento di Dio, queste due cose immutabili, avevano assicurato la liberazione completa e gloriosa di quel popolo che lui, Faraone, si proponeva di distruggere. Faraone non sapeva nulla di tutto ciò; i suoi pensieri e i suoi piani si basavano sull’ignoranza di questa grande verità, fondamento di ogni verità: che Dio è. Egli immaginava, follemente, di poter impedire con la sua saggezza e il suo potere, l’incremento di quel popolo, riguardo al quale Dio aveva detto: «Io moltiplicherò la tua progenie come le stelle del cielo e come la rena ch’è sul lido del mare» (Genesi 22:17): per questo tutti i suoi piani e la sua saggezza non erano che follia.
Agire senza tener conto di Dio è l’errore più grande in cui possa cadere un uomo. Presto o tardi, il pensiero di Dio si imporrà al suo spirito e allora tutti i suoi piani e i suoi calcoli saranno annientati. Ciò che l’uomo intraprende, con indipendenza da Dio, può durare tutt’al più per il tempo presente. Tutto ciò che è umano, per quanto solido, brillante e attraente possa essere, è destinato a diventare preda della morte e a divenire polvere nelle tenebre e nel silenzio della tomba. Tutta la gloria e la magnificenza dell’uomo saranno sepolte sotto le «zolle della valle» (Giobbe 21:33). L’uomo ha in fronte il marchio della morte e tutti i suoi progetti svaniscono perché sono passeggeri. Al contrario, tutto ciò che si riferisce a Dio e che si basa su lui, durerà in eterno. «Il suo nome durerà in eterno, il suo nome sarà perpetuato finché duri il sole» (Salmo 72:17).
Quanto è grande, dunque, la follia del debole mortale che si innalza contro l’Eterno Iddio, che gli si slancia «audacemente contro sotto il folto dei suoi scudi convessi»! (Giobbe 15:26).
Per il re d’Egitto sarebbe stato più facile tentare di fermare, con la sua debole mano, il movimento delle acque del mare, che voler impedire l’aumento di questo popolo, oggetto degli eterni disegni di Dio. E così, anche quando «stabilirono sopra Israele dei soprastanti ai lavori che l’opprimessero con le loro angherie» (v. 11), «più l’opprimevano e più il popolo moltiplicava e si estendeva» (v. 12). È sempre così. «Colui che siede nei cieli ne riderà; il Signore si befferà di loro» (Salmo 2:4). Sarà eternamente confusa ogni opposizione d’uomini e di demoni. Questa sicurezza dà riposo al cuore in un mondo in cui tutto è così contrario a Dio e alla fede.