Non solo i Faraoni vanno in cielo

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EGIZIA72
00mercoledì 24 giugno 2009 12:55



Due inedite collezioni italiane raccontano in anteprima mondiale un Egitto meno ricco ma ancora più affascinante. Quello dei secoli e delle province “centrali”, dove anche la classe media iniziò a pensare all’aldilà e a prepararvisi

di Matteo Tosi

Introduzione allo studio dell’egiziano è il titolo dell’ultima bibbia dell’egiziano antico “per tutti”, uscita lo scorso anno per i tipi di Salerno editrice (pp.152, €18,00), con una bibliografia scientifica, curata dallo stesso autore, Alessandro Roccati, che se non è datata come la grammatica, la sintassi e il lessico a cui fa riferimento, è comunque ferma al nostro tanto vituperato Ventennio. Manuale e relativa appendice insieme sono il segno inequivocabile del fascino che i Faraoni e il popolo delle piramidi continuano a esercitare su noi tutti, ma anche di un certo “vuoto” esistente in materia dopo lo scemare della vera e propria egittomania che ha caratterizzato l’intero Vecchio Continente (e non solo) a cavallo tra Otto e Novecento.
Non deve stupire, allora, né che in quel di Trento si organizzi una grande esposizione di antichissimi reperti provenienti dalla Valle del Nilo, né che il suo titolo possa essere Egitto mai visto. Così è, infatti, perché gli oltre 800 “ritrovamenti” esposti nel dedalo del meraviglioso Castello del Buonconsiglio (che meriterebbe e merita una visita sempre e comunque, a prescindere dalla mostra del momento) sono un’incredibile anteprima assoluta, creata fondendo tra loro due tra le più suggestive collezioni “private” del mondo.

La prima, conservata da sempre proprio nei depositi del museo-fortezza tridentino, prese forma nella prima metà dell’Ottocento per mano di Taddeo Tonelli, ufficiale dell’Impero Austro Ungarico, e racconta alla perfezione quell’egittomania sopra evocata, tutta fatta di passione per gli oggetti più inusuali e stravaganti, da esibire nei salotti della nobiltà europea, meglio ancora se carichi di valenze magico-religiose, così da strizzare l’occhio a loro possibili risvolti esoterici: papiri, monili, reperti vari, statuette votive e corredi funebri quasi sempre “cacciati” in proprio, insieme a vere e proprie squadre di scienziati, esploratori e avventurieri assoldati all’uopo.
La seconda, invece, proviene direttamente dal Museo Egizio di Torino (e quindi dalla seconda “autorità” al mondo in materia – dopo quello del Cairo) ed è il frutto della passione e del lavoro del grande archeologo Ernesto Schiaparelli, assurto a planetaria notorietà per la sensazionale scoperta della tomba di Kha, l’architetto del faraone Amenofi III.
Ma non è stato solo il singolo “colpo” a renderlo una celebrità, bensì la precisione e l’inappuntabile competenza scientifica con cui guidò le diverse fasi della “Missione Archeologica Italiana” (qui alla sua prima esposizione-recensione integrale) fra il 1908 e il 1920 a Gebelein e soprattutto ad Assiut, la mitica città dove la tradizione copta vuole essersi rifugiata la Sacra Famiglia durante la fuga in Egitto.

I diari di scavo di Ernesto Schiaparelli e dei suoi, insieme alle lettere che si scambiarono o indirizzarono in patria per anticipare il successo delle loro ricerche e a un’eccezionale documentazione fotografica hanno consentito ai curatori della mostra (Elvira D’Amicone e Massimiliana Pozzi per quanto riguarda la sezione torinese; Sabina Malgora, con il coordinamento del direttore Franco Marzatico, per quanto concerne quella del Castello) di far rivivere al visitatore la tensione e l’atmosfera degli scavi, grazie anche a un suggestivo allestimento iniziale (realizzato dall’architetto Michelangelo Lupo) corredato da un video rigorosamente “contemporaneo” firmato da Giorgio Salomon.

Ma non è solo per la mise en scéne dei reperti o per la loro “blasonata” provenienza che quello esposto è un “Egitto mai visto”. L’assoluta peculiarità di questo percorso, infatti, è quella di saper raccontare un periodo poco celebrato del grande regno africano e, soprattutto, di affrontarlo non dalla consueta ottica dei Faraoni e dei loro notabili, ma da quella di una cosiddetta classe media che proprio in quei secoli (fra il 2100 e il 1900 a.C., ossia fra il Primo Periodo Intermedio e il Medio Regno) e proprio in quelle calienti province del Medio Egitto (crocevia di piste carovaniere e navi mercantili) iniziava ad alzare la testa e a guardare al cielo e all’aldilà. Fin dalle prime sale, infatti, l’esposizione offre una ricca teoria di sarcofagi “a cassa”, stuccati e con iscrizioni variopinte che raccontano la vita degli amministratori provinciali, dei mercanti di spezie e tessuti e dei piccoli proprietari terrieri, ovviamente accompagnati nel loro viaggio ultraterreno da tutti gli elementi della loro quotidianità, deposti nelle tombe, e cioè poggiatesta, specchi, sandali, bastoni, archi e frecce, vasellame, cassette in legno, modellini di animali e servitori, barche con equipaggi, modelli di attività agricole e artigianali: utensili e monili che raccontano di un mondo “nuovo”, finalmente libero dalla morsa del potere centrale e quindi in grado di dare vita a espressioni artistico-artigianli di straordinaria vivacità e originalità.

Per la prima volta inoltre, ecco 40 pareti di sarcofago con geroglifici incisi e dipinti, e dieci stele che svelano i segreti di questa scrittura e permettono di riconoscere credo e divinità. Alcuni, poi, svelano l’ascesa del culto di Osiride e la conseguente “democratizzazione” dell’accesso alla vita eterna che, grazie agli ultimi studi condotti sulla collezione Tonelli scopriamo aperta anche agli animali.
Uno dei più curiosi pezzi tridentini è, infatti, una mummia di gatto (databile a circa duemila anni fa e perfettamente conservata), animale sacro alla divinità Bastet che simboleggia il calore del sole ed è venerata come protettrice della casa e della famiglia. Ma le sorprese, e gli studi, non finiscono qui.
www.ildomenicale.it/articolo.asp?id_articolo=1109


-Kiya-
00mercoledì 24 giugno 2009 13:22
Il testo a cui si accenna all'inizio di questo articolo lo trovate schedato qui:

freeforumzone.leonardo.it/discussione.aspx?idd=8644639
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