Noia

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AhiUnPoDiLui
00mercoledì 28 gennaio 2009 23:10
(Cercherò di esprimermi al meglio. E’ un tema parecchio filosofico, quello di cui vorrei parlare – parecchio, persino!^^ - e non so se ho i mezzi per poter spiegarmi al meglio, come vorrei. Proviamo^^).

Mi scuso in anticipo per l'abuso che è stato fatto in questo post del verbo "sentire" e della parola "sentimento":)

Parliamo di Noia.
Non di quella di tutti i giorni che si sente quando non si sa che fare – figurarsi! -; ma di quella Noia esistenziale che, prima o poi, si comincia a sentire.
“Ah, davvero? E la sentono proprio tutti?!” dirà sicuramente qualcuno di voi.
Non lo so. Non so se tutti siano portati a sentire questo “sentimento”; io si, e sono pure convinto che tutti, da un certo periodo in poi della vita, ne siano “affetti” – per così dire -.
Parliamo di “quel qualcosa” che è stato tema centrale in Leopardi, in Pascal (quel matematico bigottone che s’è fatto filosofo, proprio lui!), ma pure in Kierkegaard e chissà in quante altre filosofie!
Parliamone, certo.
Ma che è, la Noia?!
E’ il sentirsi tanto vicini al nulla quanto all’infinito – cioè la totale impossibilità dell’uomo di poter raggiungere ciò cui aspira per le pulsioni innate del proprio essere?
E’ l’angoscia che sentiamo nel momento in cui ci troviamo nella condizione unica ed irripetibile tale per cui siamo soli con noi stessi ed il confronto con l’interiorità ci annienta – siamo, quindi, la peggiore compagnia di noi stessi?
E’ l’angoscia che scaturisce all’aumentare dell’intelligenza – cosa che ci rende maggiormente coscienti delle sofferenze cui siamo costretti, che paiono quasi connaturate in noi?
E’ il semplice ed inspiegabile malessere interiore – diverso da qualsiasi altro tipo di astio che invece ha cause conosciute?
Ad ogni modo, è davvero importante porsi tutte queste domande quando, alla fine dei conti, ci troviamo tutti, prima o poi, a dover soffrire il travaglio angoscioso e palpitante della Noia?
La Noia è quell’angoscia che vi prende quando – e non ce ne sarebbe il motivo – siete immobili; quando state parlando con degli amici; è quella cosa con la quale – così è per me – dobbiamo condividere ogni minuto della nostra vita; quella cosa che ci rende il vivere un continuo affanno.
Sentite questo sentimento? Capite di cosa parlo?
O sono l’unico che ha continuamente il cuore in gola, pur non soffrendo di problema cardiaci ?!
Zeranzo
00mercoledì 28 gennaio 2009 23:19
Io definisco la noia come avversione alla tensione...
yuko90
00giovedì 29 gennaio 2009 08:59
secondo me la noia è quel momento in cui vorresti far qualcosa per passare il tempo ma allo stesso tempo non hai l'energia per farlo e quindi rimani sdraiato sul divano ad oziare davanti alla televisione sprecando del tempo prezioso.
Shian Tieus
00giovedì 29 gennaio 2009 09:49
Re:
AhiUnPoDiLui, 1/28/2009 11:10 PM:

(Cercherò di esprimermi al meglio. E’ un tema parecchio filosofico, quello di cui vorrei parlare – parecchio, persino!^^ - e non so se ho i mezzi per poter spiegarmi al meglio, come vorrei. Proviamo^^).

Mi scuso in anticipo per l'abuso che è stato fatto in questo post del verbo "sentire" e della parola "sentimento":)

Parliamo di Noia.
Non di quella di tutti i giorni che si sente quando non si sa che fare – figurarsi! -; ma di quella Noia esistenziale che, prima o poi, si comincia a sentire.
“Ah, davvero? E la sentono proprio tutti?!” dirà sicuramente qualcuno di voi.
Non lo so. Non so se tutti siano portati a sentire questo “sentimento”; io si, e sono pure convinto che tutti, da un certo periodo in poi della vita, ne siano “affetti” – per così dire -.
Parliamo di “quel qualcosa” che è stato tema centrale in Leopardi, in Pascal (quel matematico bigottone che s’è fatto filosofo, proprio lui!), ma pure in Kierkegaard e chissà in quante altre filosofie!
Parliamone, certo.
Ma che è, la Noia?!
E’ il sentirsi tanto vicini al nulla quanto all’infinito – cioè la totale impossibilità dell’uomo di poter raggiungere ciò cui aspira per le pulsioni innate del proprio essere?
E’ l’angoscia che sentiamo nel momento in cui ci troviamo nella condizione unica ed irripetibile tale per cui siamo soli con noi stessi ed il confronto con l’interiorità ci annienta – siamo, quindi, la peggiore compagnia di noi stessi?
E’ l’angoscia che scaturisce all’aumentare dell’intelligenza – cosa che ci rende maggiormente coscienti delle sofferenze cui siamo costretti, che paiono quasi connaturate in noi?
E’ il semplice ed inspiegabile malessere interiore – diverso da qualsiasi altro tipo di astio che invece ha cause conosciute?
Ad ogni modo, è davvero importante porsi tutte queste domande quando, alla fine dei conti, ci troviamo tutti, prima o poi, a dover soffrire il travaglio angoscioso e palpitante della Noia?
La Noia è quell’angoscia che vi prende quando – e non ce ne sarebbe il motivo – siete immobili; quando state parlando con degli amici; è quella cosa con la quale – così è per me – dobbiamo condividere ogni minuto della nostra vita; quella cosa che ci rende il vivere un continuo affanno.
Sentite questo sentimento? Capite di cosa parlo?
O sono l’unico che ha continuamente il cuore in gola, pur non soffrendo di problema cardiaci ?!



Parli dello "spleen" romantico, il "tedio esistenziale" e ti capisco perfettamente.

Sono stati scritti fiumi di pagine sull'argomento, specie nell'ottocento.
In proposito ti consiglio la lettura di tali autori (LeopardiColeridge ecc...), in particolare di Baudlaire, nella cui poesia lo Spleen è tema portante.

Per quanto riguarda me, lo spleen non è un mio problema.
Lo attribuisco, a volte, alla spiacevole sensazione di non avere uno scopo, o qualcosa a cui tendere.
è una cosa comune, specie per le persone intelligenti, e spiego il perchè.

La scienza ha recente dimostrato che l'uomo tende a ragionare in termini finalistici (Ogni evento ha uno scopo ed un fine ultimo), mentre in realtà la natura non si comporta affatto così.
Una persona mediamente intelligente (a maggior ragione uno scienziato come Pascal) percepisce, anche se non riesce a capire, questa intrinseca contraddizione.
AhiUnPoDiLui
00giovedì 29 gennaio 2009 13:04
Sono state scritte molte parole circa l'argomento, certo^^. Sono lieto di aver ricevuto questa risposta - è la prova che mi sono fatto capire! -; è bello, perlomeno, trovare qualcuno che sembra essere disposto a spendere due o tre parole sulla questione. Di fatto, ogni volta che propongo l'argomento a qualche mio amico, mi trovo davanti un muro di offese e denigrazione; ogni parola sdegnata che mi viene rivolta, in risposta alle mie elucubrazioni esistenziali, pare nascere dal cuore stesso dell'Utilitarismo che la società pone nei confronti dell'individuo come fine e mezzo di ogni cosa.

E' interessante, ad ogni modo, quello che mi hai detto: la scienza ha dimostrato che l'uomo tende, di suo, ad abbracciare idee/mentalità finalistiche - e, di fatto, nella natura non c'è altro che Caos -. Questa analisi, che non posso non condividere, presuppone che ci sia un qualcosa di innato nell'uomo che lo porta a voler spiegare ogni evento in base al "progetto Divino", o quello che sia - anche una persona non religiosa può credere, in effetti, che tutto abbia un significato -.
E quindi, per te, non è un fatto emotivo ma intellettuale, questa Noia - il che è molto anti-romantico^^ -. Capisco!

Sono portato a credere, in base alle mie convinzioni filosofiche, che sia un fatto "spirituale" - sarà che sono giovane e mi sento idealista, in senso stretto -.

Grazie Shian.
Zeranzo
00giovedì 29 gennaio 2009 19:07
Re: Re:
Shian Tieus, 29/01/2009 9.49:


La scienza ha recente dimostrato che l'uomo tende a ragionare in termini finalistici (Ogni evento ha uno scopo ed un fine ultimo), mentre in realtà la natura non si comporta affatto così.


Come ha fatto?
Shian Tieus
00venerdì 30 gennaio 2009 14:35
Re: Re: Re:
Zeranzo, 1/29/2009 7:07 PM:


Come ha fatto?




Si chiama antropologia. Stessi risultati ci pervengono dalla psicologia sociale.
Si studiano le reazioni in base a dati eventi.

In pratica, si fa vedere a una persona un evento assolutamente casuale, e si vedono le conseguenze che essa ne trae.
Ovviamente, non solo in un ambiente controllato (laboratorio) ma nella vita di tutti i giorni. Spesso attraverso fatti di storia o di cronaca.
Ti faccio qualche esempio piuttosto banale:
il cartomante:
Essenzialmente, mischia le carte e le tira fuori una per volta in ordine assolutamente casuale.
Chi si rivolge al cartomante, è però portato a credere che l'ordine in cui escono le carte voglia significare qualcosa.

Altro esempio: il fulmine o altri eventi atmosferici, che sono stati da sempre ricollegati a segnali mistici o religiosi, perlomeno fino al 1800.
Anche adesso, numerosissimi uomini di scienza cercano di comprendere l'inizio e la fine dell'universo, sebbene questi due momenti non siano assolutamente interessanti come quello che avviene "in mezzo"

Lo stesso concetto di "destino" o di "divinità" affascina da così lungo tempo l'umanità proprio perchè si adatta molto bene al modo di pensare dell'uomo.

Altro esempio: supponi di avere di fronte a te due scatole, una è vuota, l'altra è piena di soldi, e ne devi scegliere una. su una c'è un numero assolutamente casuale, sull'altra, guarda caso, la tua data di nascita (o il tuo numero di telefono, o il tuo numero preferito... insomma, un numero con un significato particolare).
Statisticamente, la maggior parte delle persone, sceglierà la scatola con la propria data di nascita, pur essendo le probabilità assolutamente equivalenti.
L'uomo ragiona in termini del tipo "il fatto che ci sia quel numero, è un diretto messaggio per me", quando in realtà, è una cosa assolutamente casuale.
Un po' come il programma televisivo "affari tuoi", che (credo, non guardo la TV) funzioni circa in questa maniera.

La spiegazione di questo modo di pensare, è puramente darwiniana: chi si pone degli scopi sopravvive molto più facilmente ci chi non se li pone, perchè più determinato, dunque, un sistema di pensiero che veda finalità in ogni azione è molto avvantaggiato, ai fini della sopravvivenza.

Poi, io non sono un sociologo ne un antropologo, quindi non saprei dirti, di preciso, come si è arrivati a questi risultati.
Avevo letto qualcosa di preciso non più di qualche giorno fa. Dovrebbe esserci una pubblicazione divulgativa a riguardo, ma, sfortunatamente, non ricordo ne titolo ne autori.
Era un libro a "sei mani", comunque, scritto da uno psicologo, un antropologo ed un filosofo della scienza, tutti e tre italiani.
Sono uno studente di fisica: se vuoi ti spiego Newton^^.



E' interessante, ad ogni modo, quello che mi hai detto: la scienza ha dimostrato che l'uomo tende, di suo, ad abbracciare idee/mentalità finalistiche - e, di fatto, nella natura non c'è altro che Caos -. Questa analisi, che non posso non condividere, presuppone che ci sia un qualcosa di innato nell'uomo che lo porta a voler spiegare ogni evento in base al "progetto Divino", o quello che sia - anche una persona non religiosa può credere, in effetti, che tutto abbia un significato -.
E quindi, per te, non è un fatto emotivo ma intellettuale, questa Noia - il che è molto anti-romantico^^ -. Capisco!



Esattamente, hai capito in pieno.

In ogni modo, fra emotivo ed intellettuale la differenza è a mio parere estremamente labile^^...

In fin dei conti, ho detto in maniera un po' più "scientifica" (o pseudo tale) ciò che i romantici dicevano duecento anni fa, ossia lo spleen è una vaga ma al contempo sostanziale sensazione di "disarmonia" tra il proprio modo di pensare ed il mondo esterno.

Quella da me indicata è solo quella che mi è parsa l'ipotesi più plausibile, ma sarebbe stupido porla come unica causa. Il problema è sicuramente più complesso
AhiUnPoDiLui
00venerdì 30 gennaio 2009 18:09
Indubbiamente, nè è mia intenzione, d'altronde, andare a fare uno studio di tipo eziologico cira la questione; a me è bastato leggere che c'è qualcuno - tu^^ - che comprende quello che dico, in virtù del fatto che non è estraneo a questo sentimento.
Mi pare significativo, però, prendere in considerazione una cosa che hai detto: tra Emotivo e Intellettuale non c'è poi tutto 'sto mare (il Dire e il Fare mi scuseranno se gli rubo, per un momento, quello che li rende così antitetici). Siamo, quindi, puro Intelletto - razionalità -, per te? Sono semplicemente curioso^^; sei una di quelle persone che credono che ogni emozione e sentimento, che attribuiamo a quella parte recondita e ineffabile di noi che chiamiamo generalmente Spirito, siano le conseguenze allucinatorie delle reazioni chimiche che avvengono nel nostro corpo? O che credono che l'emotività nasce dallo svilupparsi dell'intelletto, che nel mondo animale rimane "primitivo" - "istino" -?:)
O ti rifai ad altri presupposti...?!

Se anche qualcun altro, ad ogni modo, volesse dire la sua sull'argomento, il quale - come avrete capito! - mi affascina parecchio, non oserei zittirlo...!:)

Zeranzo
00venerdì 30 gennaio 2009 19:14
Shian Tieus, 30/01/2009 14.35:




Si chiama antropologia. Stessi risultati ci pervengono dalla psicologia sociale.
Si studiano le reazioni in base a dati eventi.

In pratica, si fa vedere a una persona un evento assolutamente casuale, e si vedono le conseguenze che essa ne trae.
Ovviamente, non solo in un ambiente controllato (laboratorio) ma nella vita di tutti i giorni. Spesso attraverso fatti di storia o di cronaca.
Ti faccio qualche esempio piuttosto banale:
il cartomante:
Essenzialmente, mischia le carte e le tira fuori una per volta in ordine assolutamente casuale.
Chi si rivolge al cartomante, è però portato a credere che l'ordine in cui escono le carte voglia significare qualcosa.

Altro esempio: il fulmine o altri eventi atmosferici, che sono stati da sempre ricollegati a segnali mistici o religiosi, perlomeno fino al 1800.
Anche adesso, numerosissimi uomini di scienza cercano di comprendere l'inizio e la fine dell'universo, sebbene questi due momenti non siano assolutamente interessanti come quello che avviene "in mezzo"

Lo stesso concetto di "destino" o di "divinità" affascina da così lungo tempo l'umanità proprio perchè si adatta molto bene al modo di pensare dell'uomo.

Altro esempio: supponi di avere di fronte a te due scatole, una è vuota, l'altra è piena di soldi, e ne devi scegliere una. su una c'è un numero assolutamente casuale, sull'altra, guarda caso, la tua data di nascita (o il tuo numero di telefono, o il tuo numero preferito... insomma, un numero con un significato particolare).
Statisticamente, la maggior parte delle persone, sceglierà la scatola con la propria data di nascita, pur essendo le probabilità assolutamente equivalenti.
L'uomo ragiona in termini del tipo "il fatto che ci sia quel numero, è un diretto messaggio per me", quando in realtà, è una cosa assolutamente casuale.
Un po' come il programma televisivo "affari tuoi", che (credo, non guardo la TV) funzioni circa in questa maniera.

La spiegazione di questo modo di pensare, è puramente darwiniana: chi si pone degli scopi sopravvive molto più facilmente ci chi non se li pone, perchè più determinato, dunque, un sistema di pensiero che veda finalità in ogni azione è molto avvantaggiato, ai fini della sopravvivenza.

Poi, io non sono un sociologo ne un antropologo, quindi non saprei dirti, di preciso, come si è arrivati a questi risultati.
Avevo letto qualcosa di preciso non più di qualche giorno fa. Dovrebbe esserci una pubblicazione divulgativa a riguardo, ma, sfortunatamente, non ricordo ne titolo ne autori.
Era un libro a "sei mani", comunque, scritto da uno psicologo, un antropologo ed un filosofo della scienza, tutti e tre italiani.
Sono uno studente di fisica: se vuoi ti spiego Newton^^.


E se fosse esattamente il contrario? Purtroppo, credo che parlarne vada OT...

Il problema della definizione della "noia", intesa come quella esistenziale, è legata al fatto che la concenzione varia da soggetto a soggetto. è un po' come definisce l'amore: sicuro ognuno ha una propria concezione di esso...
AhiUnPoDiLui
00venerdì 30 gennaio 2009 20:12
Certo, la Noia è individuale; eppure molte persone hanno trovato affinità nel mettere a confronto il proprio disagio esistenziale con quello altrui, così come, del resto, - così si mormora^^ - "tra innamorati ci si intende". E infatti mica pochi hanno espresso, con termini spesso diversi, di aver provato nel corso della loro vita questo "sentire"; è possibile ricostruire un filone (non quello del pane!) che va da Pascal e arriva a Freud (per dire, 'sto filone sicuramente si protende oltre) e che passa per altre centinaia di menti.
Certo, ognugno ha la propria concezione; la tua, qual'è?^^
Zeranzo
00venerdì 30 gennaio 2009 20:24
Re:
AhiUnPoDiLui, 30/01/2009 20.12:

Certo, la Noia è individuale; eppure molte persone hanno trovato affinità nel mettere a confronto il proprio disagio esistenziale con quello altrui, così come, del resto, - così si mormora^^ - "tra innamorati ci si intende". E infatti mica pochi hanno espresso, con termini spesso diversi, di aver provato nel corso della loro vita questo "sentire"; è possibile ricostruire un filone (non quello del pane!) che va da Pascal e arriva a Freud (per dire, 'sto filone sicuramente si protende oltre) e che passa per altre centinaia di menti.
Certo, ognugno ha la propria concezione; la tua, qual'è?^^




Già detta: Io definisco la noia come avversione alla tensione... vuoi che spieghi perché?
Shian Tieus
00venerdì 30 gennaio 2009 20:27
Re:
Zeranzo, 1/30/2009 7:14 PM:


E se fosse esattamente il contrario? Purtroppo, credo che parlarne vada OT...





Esattamente il contrario cosa? Non ho ben capito. Potresti spiegarti meglio, al limite ne parliamo via mail?

Zeranzo
00venerdì 30 gennaio 2009 20:31
Re: Re:
Shian Tieus, 30/01/2009 20.27:




Esattamente il contrario cosa? Non ho ben capito. Potresti spiegarti meglio, al limite ne parliamo via mail?



Che è invece l'uomo a pensare meccanicamente e la natura ad agire finalisticamente... magari apriamo un altro topic (così anche gli altri si possono esprimere)?
Shian Tieus
00sabato 31 gennaio 2009 12:23
Re: Re: Re:
Zeranzo, 1/30/2009 8:31 PM:


Che è invece l'uomo a pensare meccanicamente e la natura ad agire finalisticamente... magari apriamo un altro topic (così anche gli altri si possono esprimere)?



No no.
Non sono uno psicologo/antropologo, quindi non posso dirti come l'uomo si comporti (ma ti dico che è tutto scientificamente provato).
In quanto fisico, però, ti posso garantire che il mondo fisico e naturale non può comportarsi in maniera finalistica.
Chiunque nella storia abbia pensato in questa maniera, ha portato solo danni:
ti cito Hitler che voleva creare la "razza definitiva", oppure i dittatori comunisti, che volevano creare la "società finale", entrambi distorcendo l'evoluzionismo darwiniano, che invece è assolutamente antifinalistico.
Nel mio campo, invece, ti cito Einstein, la cui teoria della relatività (assolutamente non deterministica e quindi antifinalistica) fu irrazionalmente osteggiata da larga parte della comunità scientifica per oltre cinquanta anni.

Altra precisazione: "meccanicamente" non significa ASSOLUTAMENTE "casualmente", anzi, è l'esatto opposto.
Il meccanicismo deterministico è quella corrente di pensiero (assolutamente FINALISTICA) diffusa nell'illuminismo*, che ritiene che due eventi siano legati tra loro in maniera necessaria e consequenziale.
Un modo di pensare estremamente matematico, estremamente lontano dall'attuale interpretazione probabilistica della scienza.
Meccanicamente e finalisticamente sono più o meno sinonimi. Occhio alle parole.

*e anche qui, ti cito tutti i massacri fatti da Robespierre e soci nel tentativo di creare il perfetto stato democratico
Zeranzo
00sabato 31 gennaio 2009 13:38
Re: Re: Re: Re:
Shian Tieus, 31/01/2009 12.23:



No no.
Non sono uno psicologo/antropologo, quindi non posso dirti come l'uomo si comporti (ma ti dico che è tutto scientificamente provato).
In quanto fisico, però, ti posso garantire che il mondo fisico e naturale non può comportarsi in maniera finalistica.
Chiunque nella storia abbia pensato in questa maniera, ha portato solo danni:
ti cito Hitler che voleva creare la "razza definitiva", oppure i dittatori comunisti, che volevano creare la "società finale", entrambi distorcendo l'evoluzionismo darwiniano, che invece è assolutamente antifinalistico.
Nel mio campo, invece, ti cito Einstein, la cui teoria della relatività (assolutamente non deterministica e quindi antifinalistica) fu irrazionalmente osteggiata da larga parte della comunità scientifica per oltre cinquanta anni.

Altra precisazione: "meccanicamente" non significa ASSOLUTAMENTE "casualmente", anzi, è l'esatto opposto.
Il meccanicismo deterministico è quella corrente di pensiero (assolutamente FINALISTICA) diffusa nell'illuminismo*, che ritiene che due eventi siano legati tra loro in maniera necessaria e consequenziale.
Un modo di pensare estremamente matematico, estremamente lontano dall'attuale interpretazione probabilistica della scienza.
Meccanicamente e finalisticamente sono più o meno sinonimi. Occhio alle parole.

*e anche qui, ti cito tutti i massacri fatti da Robespierre e soci nel tentativo di creare il perfetto stato democratico


adesso ti faccio una domanda che sembra non c'entrare niente: quanto fa 1+1?
suinogiallo
00sabato 31 gennaio 2009 13:49
La natura non è finalistica? L'uomo non è finalistico?
Sagra delle seghe mentali...da fare il paio con altre disquisizioni filosoficomasturbatorie che di tanto appaiono in giro.
Comunque, se proprio volete continuare a parlare di questo aprite un nuovo topic. In questo siete Off Topic.

Hasta Luego
Zeranzo
00sabato 31 gennaio 2009 14:03
Re:
suinogiallo, 31/01/2009 13.49:

La natura non è finalistica? L'uomo non è finalistico?
Sagra delle seghe mentali...da fare il paio con altre disquisizioni filosoficomasturbatorie che di tanto appaiono in giro.
Comunque, se proprio volete continuare a parlare di questo aprite un nuovo topic. In questo siete Off Topic.

Hasta Luego




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