News Aprile 2007

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psitta
00lunedì 2 aprile 2007 08:42
Chicchirichi! Si esce!
Svizzera: Polli all'aperto con un mese di anticipo


Con un mese di anticipo, i polli potranno tornare a razzolare all’aria aperta. L'Ufficio federale di veterinaria (UFV) ha tolto oggi le misure restrittive in vigore dall'inizio dell'inverno per preservare i volatili dall’influenza aviaria.



Tale decisione avviene in anticipo rispetto a quanto previsto - fine aprile - a causa del temperature miti registrate questo inverno e della situazione generale in Europa. Nessun caso di infezione è stato rilevato quest'anno.



I provvedimenti restrittivi adottati il 15 ottobre scorso erano limitati alle aree di 1 km attorno ai grandi laghi e ai corsi d'acqua, laddove gli uccelli migratori - possibili portatori del virus dell'influenza aviaria - svernano.

In Europa non è stato registrato quest'anno alcun caso di volatile allo stato selvatico contagiato dal virus dell'aviaria, indica la nota. Quanto ai focolai della malattia rintracciati in allevamenti inglesi e Ungheria, essi sono stati soffocati rapidamente. Quest'anno erano interessati dal confinamento in Svizzera circa 1000 allevatori professionisti e 4 mila non professionisti.



(lm)
psitta
00martedì 3 aprile 2007 09:01
News del 3.4.07
Uccelli acquatici, è cessato l'allarme aviaria
PIACENZA - Come ogni anno la Provincia, tramite gli agenti della Polizia provinciale, ha censito gli uccelli acquatici svernanti (Iwc) lungo i corsi d'acqua e nelle zone umide del nostro territorio. Il monitoraggio, che vede coinvolti 40 Paesi del mondo, è coordinato per l'Italia dall'istituto nazionale per la fauna selvatica (Infs). I dati raccolti servono a capire la consistenza e l'andamento delle popolazioni delle varie specie e ad approfondire le conoscenze sulle migrazioni. Ma non solo. «Conduciamo da anni il censimento - sottolinea l'assessore provinciale alla salvaguardia faunistica Mario Spezia - in collaborazione con l'Infs, anche e soprattutto per tutelare queste specie, tanto preziose quanto minacciate, che rappresentano una componente significativa della nostra fauna. E' un'iniziativa utile e meritoria che continueremo nei prossimi anni».
Sembra passata la paura dell'influenza aviaria: i circa 4.150 uccelli acquatici censiti a gennaio nella nostra Provincia erano in buona salute. I censimenti sono stati coordinati dall'ispettore Angelo Battaglia. Con lui hanno collaborato i colleghi esperti Roberto Cravedi, Pietro Masini, Enrico Merli, Adriano Migliorini e Claudio Michelotti. Sono state censite 31 specie diverse per un totale di 4152 uccelli. Fra le specie più numerose, il germano reale, con oltre 1600 esemplari, il gabbiano comune, con 1200, il cormorano, con circa 300 individui, la pavoncella, con 211, la folaga, con 152, il gabbiano reale, con 198, l'alzavola, con 105, la gallinella d'acqua, con 73, lo svasso maggiore, con 27. Sono stati visti anche 12 cigni reali, lungo il Po e in alcuni laghi, 16 tuffetti, 12 garzette, 18 aironi bianchi maggiori, 81 chiurli, 29 canapiglie, 5 fischioni, 4 mestoloni, 2 moriglioni e, in misura minore, altre specie. Tra le rarità, da segnalare una gavina, un gabbiano corallino, un falco pellegrino, due albanelle reali e due occhioni, che normalmente svernano più a sud ma, probabilmente per l'inverno particolarmente mite, hanno pensato di restare da noi.
Si sono notate differenze, forse sempre a causa dell'inverno anomalo, anche nel comportamento di certi uccelli: così non si sono quasi visti i Moriglioni, che solitamente vengono a svernare in buon numero all'Oasi De Pinedo, sono diminuiti i Cormorani, probabilmente rimasti più a nord, mentre sono aumentate di numero alcune specie che solitamente svernano più a sud, come le garzette e le pavoncelle. Più numerosi i cigni reali, che stazionano da noi tutto l'anno e che in diversi casi si riproducono. Interessante la presenza regolare di un buon numero di Chiurli, uccelli molto caratteristici per avere un lungo becco ricurvo con cui sondano il terreno umido alla ricerca di lombrichi, mentre sono in calo le folaghe, solo pochi anni fa molto più numerose. Ormai la maggior parte degli uccelli che hanno svernato da noi è ripartita per nidificare nel nord Europa, mentre sono arrivate o stanno arrivando le specie che hanno svernato in Africa; rondini, balestrucci, aironi rossi, cuculi, usignoli ecc. Tra le curiosità, si segnala il Cigno reale, probabilmente un giovane nato dalle nostre parti e finito nei giorni scorsi nel giardino di una abitazione a Nibbiano. E' stato recuperato, sta bene ed è già stato liberato in un ambiente adatto dalla Polizia provinciale.
psitta
00martedì 3 aprile 2007 09:03
News 2 del 3.4.07
Cala l’influenza aviaria, ma la minaccia resta
Data di pubblicazione: 03/04/2007
Cala l’influenza aviaria, ma la minaccia resta Meno casi quest'anno - segnale positivo per la Fao

Nonostante i notevoli passi avanti per tenere sotto controllo il virus mortale dell’influenza aviaria H5N1 a livello mondiale, la malattia continua a diffondersi in nuovi paesi ed in nuove parti di quelli dove non si è riusciti a contenerla, ha detto oggi la Fao. Il virus continua a rappresentare una minaccia per la vita delle persone che vivono e lavorano in prossimità di pollame, a danneggiare le economie rurali oltre che a ridurre la disponibilità di un alimento nutriente quale la carne di pollo.

La minaccia più grave è che ogni caso di contagio umano offre una nuova possibilità al virus di mutare in una forma trasmissibile tra gli esseri umani. Se questo dovesse accadere, secondo gli esperti dell’Onu, potrebbe seguire una pandemia di vaste proporzioni.

Da quando la malattia è ricomparsa, nel 2003, ha ucciso almeno 171 persone, 66 nella sola Indonesia, il paese con il più alto numero di vittime.

Secondo il capo del servizio veterinario della Fao, Joseph Domenech, nel mondo “vi sono stati quest’anno meno casi di quanti non ve ne fossero stati l’anno scorso nello stesso periodo. Questo indica che vi è una riduzione del carico virale complessivo. È minore la presenza del virus H5N1 nei volatili selvatici rispetto all’anno scorso, quando abbiamo assistito ad un incremento improvviso del virus particolarmente in Europa. Vi è inoltre maggiore trasparenza, migliore controllo e le segnalazioni dei nuovi casi sono molto più tempestive"

Dal 2003 ad oggi sono stati segnalati focolai di influenza aviaria in 56 paesi in Africa, Asia ed Europa. Nel 2006, 53 paesi hanno segnalato focolai; quest’anno sino ad ora sono stati colpiti 17 paesi.

Egitto, Indonesia e Nigeria non sono riusciti a contenere la malattia, diventando di fatto serbatoi del virus per una sua potenziale introduzione in altri paesi, secondo i veterinari della Fao.

Tailandia, Turchia e Vietnam sono riusciti a contenere e tenere sotto controllo il virus. In Tailandia non ci sono casi umani dall’agosto 2006.

In Vietnam vi sono stati casi sporadici tra il pollame. Tre casi di influenza aviaria H5N1 sono stati segnalati in tre allevamenti dove gli stormi di anatre non erano state vaccinate. Tuttavia, dicono i veterinari Fao, le autorità di salute animale sono immediatamente riuscite a contenere questi focolai, evitando il diffondersi della malattia.

La Turchia ha debellato il virus dell’influenza aviaria nel marzo del 2006, ma nuovi focolai si sono verificati in gennaio e febbraio di quest’anno. Si ritiene che gli uccelli selvatici possano essere stati all’origine dell’introduzione del virus, che molto presto si è spostato negli allevamenti peri-urbani dove però è stato contenuto con successo. Secondo la Fao quella della Turchia è stata “una campagna di controllo pienamente riuscita”.

In Indonesia solo tre province su un totale di 33, non sono state infettate, secondo la Fao. La malattia rimane endemica a Giava, Sumatra, Bali e nelle Sulawesi meridionali, con focolai sporadici in altre parti del paese. Si continua ad applicare misure di controllo attraverso il sistema partecipativo di sorveglianza istituito dalla Fao a livello di villaggio, oggi operativo in 130 dei 440 distretti del paese. Ciononostante, la vigilanza resterà alta fintanto che un maggior numero di distretti non sarà coperto dal sistema.

La lotta contro l’influenza aviaria in Indonesia è stata resa difficile dalle dimensioni del paese e dalla sua geografia, circa 17.000 isole che si estendono oltre tre fusi orari. Ma anche a causa della debolezza dei servizi veterinari nazionali e delle insufficienti risorse umane e finanziarie a livello nazionale ed internazionale investite per prevenire e controllare la malattia.

In Egitto si sono registrati focolai di H5N1 in quattro allevamenti industriali e dall’inizio di marzo sono stati segnalati 13 casi in piccoli pollai a livello familiare. Alla metà di febbraio erano stati confermati 24 casi umani, dei quali 13 mortali. L’Egitto ha avuto difficoltà nel contenere la malattia per diverse ragioni, non ultime la mancanza di programmi di compensazione per aiutare i contadini che hanno perduto il pollame a causa dell’abbattimento. Il paese sta rivedendo la propria strategia nazionale di lotta contro l’influenza aviaria con l’assistenza della Fao e di altri partner internazionali.

Nonostante le misure di controllo, l'influenza aviaria si è diffusa in numerose regioni della Nigeria, perché le autorità non sono stati in grado di realizzare controlli efficaci sui movimento dei volatili e sui prodotti avicoli provenienti dalle zone infette.

Nel mese di marzo per la prima volta la malattia è stata individuata in Bangladesh. Questo non 'sorprende secondo la Fao, poiché il virus continua a circolare nel continente e non si può scartare l’ipotesi che il virus venga introdotto dagli uccelli migratori, dal momento che il paese asiatico si trova lunga un’importante rotta migratoria.

Secondo il dr Domenech: “Il rischio di una pandemia continuerà ad essere presente nell’immediato futuro”. “Tuttavia la notizia positiva è che molti paesi sono riusciti a fronteggiare la malattia, quella negativa che il virus continua a circolare in alcuni paesi dell’Africa e dell’Asia . L’Egitto e l’Indonesia sono altamente infettati, così come la Nigeria, anche se in grado minore. Con questa situazione è necessario continuare ad incrementare gli sforzi globali per contenere la malattia, prima che abbia l’opportunità di mutare in una forma che potrebbe minacciare il mondo con una pandemia umana”.


Fonte Fao

[Modificato da psitta 03/04/2007 9.03]

psitta
00giovedì 5 aprile 2007 08:50
News del 5.04.07
» 04/04/2007 11:30
HONG KONG - CINA
Infuenza aviaria fra gli uccelli migratori di Hong Kong. Il silenzio della Cina
Scoperto un nuovo ceppo del virus che la Cina ha cercato di negare. La Fao segnala che Indonesia ed Egitto sono ad alto rischio di pandemia.

Hong Kong (AsiaNews/Agenzie) – L’influenza aviaria si diffonde negli uccelli selvatici di Hong Kong, mentre la Cina tace su possibili nuovi contagi. In Giappone si scopre un virus resistente ai farmaci antivirali, mentre in Indonesia si registra la 72° vittima del morbo. La Fao segnala che Indonesia ed Egitto sono ad alto rischio di epidemia umana.

Il dipartimento di Hong Kong per Agricoltura, pesca e tutela ha detto che nel 2007 su 3.430 uccelli trovati morti, 15 erano affetti dal virus del tipo “Fujian”. E’ un ceppo accertato per la prima volta nell’ottobre 2005, come indicato dai virologi Guan Yi e Malik Peiris dell’università di Hong Kong insieme all’esperto Robert Webster di Memphis (Tennessee, Usa) in una pubblicazione scientifica dell’ottobre 2006. Il virus è responsabile per la gran parte dei contagi avicoli e umani della Cina meridionale ed è presente anche in Laos, Thailandia e altre parti dell’Asia. Già nel 2006 nel territorio sono stati trovati 15 uccelli selvatici e 2 galline contagiate. La comunità scientifica sospetta perciò che la Cina non dica la verità sulla mappatura del contagio. Il ministero cinese dell’Agricoltura ha definito “falsi” i dati indicati dai ricercatori e “inesistente” tale variante del virus. Eppure nel dicembre 2006 David Heymann, vice direttore generale dell’Organizzazione mondiale della sanità, ha confermato l’esistenza del virus sin dal 2005, in base alle informazioni ricevute proprio da Pechino.

Fonti di Hong Kong confermano la moria di uccelli migratori malati anche in periodi in cui in Cina non sono segnalati contagi nella zona. Essi temono che il virus sia molto più diffuso di quanto risulti dai dati ufficiali cinesi, data la scarsa informazione fornita d Pechino per i nuovi contagi di uccelli o di esseri umani. Hong Kong ha bandito da mesi l’importazione di pollame vivo e morto da 13 province cinesi in cui ci sono stati contagi accertati.

Indonesia ed Egitto. Oggi il ministero della Sanità ha confermato la morte di una donna di 23 anni, avvenuta il 1° aprile subito dopo il suo ricovero nell’ospedale di Persahabatan a Jakarta. La donna ha avuto contatti con un’aquila tenuta in casa, morta poco prima.

Ieri Mari Pangestu, ministro indonesiano del Commercio, ha detto che sono in corso accordi con l’Egitto per la produzione congiunta di un vaccino. I due Stati hanno avuto il maggior numero di morti recenti per la malattia. “L’Egitto – ha detto Mari - ha una avanzata esperienza farmaceutica e ha già prodotto diversi vaccini”.

Jospeh Domenech, veterinario capo dell’Organizzazione Onu per il Cibo e l’agricoltura (Fao), ha osservato che in entrambi i Paesi c’è un elevato numero di contagi umani e uno stretto contatto tra persone e uccelli allevati, specie in pollai di cortile. “Questa situazione causa – ha detto – una diffusione del virus che potrebbe portare a una pandemia”. (PB)
psitta
00giovedì 5 aprile 2007 08:51
News 2 del 5.4.07
04-APR-07 09:30
INFLUENZA AVIARIA: DONNA DI 23 ANNI MUORE IN INDONESIA, VITTIME A QUOTA 72

Giakarta, 4 apr. - (Adnkronos/Adnkronos Salute) - Salgono a 72 le vittime indonesiane dell'influenza aviaria. L'ultimo decesso segnalato dalle autorita' sanitarie del Paese riguarda una giovane di 23 anni originaria della zona centrale di Gakarta, morta il 1 aprile dopo essere stata ricoverata al Persahabatan Hospital cittadino, centro di riferimento per la malattia. La giovane e' risultata positiva al virus H5N1 in due test condotti in loco.
(Sal/Zn/Adnkronos)
psitta
00venerdì 6 aprile 2007 09:04
News del 6.4.07
Esteri06 apr 00:36 Aviaria: positiva al virus H5N1 bimba di 2 anni

IL CAIRO - Una bambina egiziana di due anni e' risultata positiva al test dell'influenza aviaria, portando a 33 il numero delle persone colpite dal virus H5N1 nel paese nord-africano. L'annuncio e' stato dato da un portavoce del ministero della sanita' citato dall'agenzia ufficiale Mena. La piccola, e' stato precisato, si chiama Fatmah Farouk Abdel-Gawwad e vive in una localita' dell'Egitto centrale. A causa dell'aviaria, finora in Egitto sono morte 13 persone. (Agr)
psitta
00lunedì 9 aprile 2007 12:01
News del 9.4.07
EGITTO
L'aviaria colpisce una quindicenne
è il 34esimo caso sotto le Piramidi
La ragazza è stata ricoverata in ospedale giovedì scorso con una forte febbre. Salgono a 34 i casi di infezione nel Paese


Il Cairo, 8 aprile 2007 - Una egiziana di 15 anni è risultata positiva al virus H5N1 dell'influenza aviaria, facendo salire a 34 il numero dei casi umani dell'infezione nel Paese. Lo ha annunciato il portavoce del ministero della Sanità.


Marina Kamil Mikhail, originaria di Chobra, un quartiere del Cairo, è stata ricoverata in ospedale giovedì scorso con una forte febbre, ha dichiarato Abdel Rahmane Chahine. Alla ragazza, che è stata in contatto con degli uccelli, è stato somministrato il Tamiflu, l'antibiotico attualmente più efficace contro il virus.


La maggior parte delle vittime dell'influenza aviaria in Egitto sono donne e bambini che sono più spesso in contatto con gli uccelli. L'Egitto dove il virus H5N1 è comparso un po' più di un anno fa, è il Paese più colpito dal virus fuori dell'Asia, con 13 persone morte.

psitta
00giovedì 12 aprile 2007 08:57
News del 12.04.07
L’aviaria vuole tutto il mondo

Ilaria Capua: c’è una sola strategia per poterla battere ed è la mia

L’influenza aviaria, chi se la ricorda? Nessuno, eppure sta accelerando la sua avanzata globale. E proprio adesso che imperversa nel Sud-est asiatico e colpisce una decina di nazioni africane, facendo strage di polli, cibo-base per milioni di poveri, è calato il silenzio mediatico.

Nessuno è in grado di dire se L’H5N1 diventerà il temuto (e fotogenico) virus pandemico. Quello che si sa è che una pandemia influenzale prima o poi arriverà: il virus avrà quasi certamente una componente aviaria, ma a diffonderla non saranno i migratori o i volatili domestici. Saranno gli umani, spostandosi su jet, navi, treni. Ed è impossibile prevedere se l’epidemia gobale sarà catastrofica, replica della «Spagnola» del 1917-1918, o un evento quasi impercettibile, come nel 1968.

Padova, ore 12. E’ passata un’ora e mezza e l’affresco che Ilaria Capua traccia all’«Istituto Zooprofilattico Sperimentale delle Venezie» non smette di espandersi: per la comunità degli scienziati è uno dei massimi esperti di influenza aviaria. E infatti a lei - l’eroina raccontata da «Science» e «Nature» - è stato affidato il coordinamento dell’Offlu, il centro per combattere la malattia di Fao e Oie, le istituzioni che si occupano di alimentazione umana e animali da allevamento.

Dottoressa, e in Italia? Neanche una carica, o sbaglio?
«Non me lo spiego: “Nemo propheta in patria”».

Di recente, comunque, ha avuto due importanti riconoscimenti.
«Il profilo su “Science” e la richiesta di operare nel gruppo di sostegno al Commissario europeo alla Ricerca».

Mi spiega meglio?
«Sono l’unica italiana nel team di consulenti del Commissario per l’area “Food, Agriculture&Biotechnology” del 7° Programma Quadro di Ricerca».

Lei sta per festeggiare: ha sfidato l’Oms con la richiesta di una rivoluzione etica che permetta la condivisione dei dati genetici sul virus e, dopo aver raccolto consensi in tutto il mondo, è sul punto di trasformare in realtà un progetto che rivoluzionerà le ricerche.
«Ho applicato il buon senso, che a volte nel mondo scientifico è carente. Ciascuno insegue un pezzo di ricerca e si perde l’obiettivo strategico: tutelare la salute pubblica».

E così parte il suo database GISAID, acronimo di Global Initiative on Sharing Avian Influenza Data, sottoscritto da 70 ricercatori e 6 Premi Nobel: come condividerete le informazioni?
«E’ un database gratuito, accessibile a tutti i ricercatori, che permette e promuove la condivisione delle sequenze geniche dei virus e tutela la proprietà intellettuale, in particolare nel Terzo Mondo».

Perché è così importante?
«I virus influenzali aviari infettano molti animali e l’uomo. Quando passano la barriera di specie, modificano il loro genoma per adattarsi all’ospite. I cambiamenti sono alla base delle loro caratteristiche di aggressività e patogenicità. Allora, che senso ha tenere le sequenze in database ad accesso limitato? La contraddizione che mi ha spinto ad agire è evidente: se l’Oms ammonisce che l’H5N1 scatenerà una pandemia gravissima, com’è possibile che solo un gruppo ristretto analizzi i dati, escludendo gli altri? Come ci si può permettere di aspettare mesi o anni per diffondere informazioni che potrebbero essere cruciali nella comprensione dell’epidemiologia della malattia? E così ho lanciato un appello e con me si sono schierati in tanti, compresa Nancy Cox, capo della Divisione Influenza del “Center for Disease Control” di Atlanta: abbiamo lavorato per un anno e ora ci siamo quasi».

Chi gestirà il database? E dove?
«La Svizzera ha messo a disposizione i fondi al “Swiss Institute for Bioinformatics”, che ha sviluppato un software specifico: non solo raccoglie, ma analizza le sequenze con strumenti straordinari. E c’è di più: abbiamo coinvolto i Paesi musulmani, la Cina e altri, che erano riluttanti a depositare le sequenze. Ora sanno che dopo sei mesi le informazioni nel GISAID saranno disponibili nelle principali banche dati: sono informazioni che, altrimenti, non sarebbero mai state analizzabili nel contesto globale».

Ci sono già dei risultati?
«Sì. E’ uscito un lavoro su “Emerging Infectious Diseases”, reso possibile grazie a contatti con studiosi dall’Afghanistan alla Croazia e dall’Egitto alla Nigeria, in cui si delineano tre sottopopolazioni virali in Africa e mutazioni che facilitano il salto di specie».

Dove trova i soldi per la ricerca?
«Attualmente attraverso bandi europei e del ministero della Salute. Per esempio con il mio team siamo coordinatori dei progetti Flu-Aid e Flu-Train e siamo coinvolti in altre sei iniziative dell’Ue».

Allora, nonostante tutto, in Italia si può fare ricerca?
«Anche nella criticata Sanità si possono raggiungere risultati eccellenti ed essere riconosciuti per ciò che valiamo. Sono orgogliosa che la mia iniziativa abbia fatto il giro del pianeta. Sono anche orgogliosa che sia stata concepita nel mondo veterinario e da una donna».

CHI E'
Ilaria Capua, Virologa
RUOLO: E’ ricercatrice all’«Istituto Zooprofilattico Sperimentale delle Venezie» di Padova e coordina l’Offlu il centro di ricerca per combattere l’influenza aviaria creato dalla Fao di Roma e dall’Oie di Parigi.

GABRIELE BECCARIA
psitta
00domenica 15 aprile 2007 10:15
News del 15.4.07
Meno casi d’influenza aviaria quest'anno - segnale positivo per la FAO
Ma persiste la minaccia per l'uomo e l’economia

Roma - Nonostante i notevoli passi avanti per tenere sotto controllo il virus mortale dell’influenza aviaria H5N1 a livello mondiale, la malattia continua a diffondersi in nuovi paesi ed in nuove parti di quelli dove non si è riusciti a contenerla, ha detto oggi la FAO . Il virus continua a rappresentare una minaccia per la vita delle persone che vivono e lavorano in prossimità di pollame, a danneggiare le economie rurali oltre che a ridurre la disponibilità di un alimento nutriente quale la carne di pollo.

La minaccia più grave è che ogni caso di contagio umano offre una nuova possibilità al virus di mutare in una forma trasmissibile tra gli esseri umani. Se questo dovesse accadere, secondo gli esperti dell’ONU, potrebbe seguire una pandemia di vaste proporzioni.

Da quando la malattia è ricomparsa, nel 2003, ha ucciso almeno 171 persone, 66 nella sola Indonesia, il paese con il più alto numero di vittime.

Meno casi di H5N1 quest’anno:

Secondo il Capo del Servizio Veterinario della FAO, Joseph Domenech, nel mondo "vi sono stati quest’anno meno casi di quanti non ve ne fossero stati l’anno scorso nello stesso periodo. Questo indica che vi è una riduzione del carico virale complessivo. È minore la presenza del virus H5N1 nei volatili selvatici rispetto all’anno scorso, quando abbiamo assistito ad un incremento improvviso del virus particolarmente in Europa. Vi è inoltre maggiore trasparenza, migliore controllo e le segnalazioni dei nuovi casi sono molto più tempestive".

Dal 2003 ad oggi sono stati segnalati focolai di influenza aviaria in 56 paesi in Africa, Asia ed Europa. Nel 2006, 53 paesi hanno segnalato focolai; quest’anno sino ad ora sono stati colpiti 17 paesi.

Egitto, Indonesia e Nigeria non sono riusciti a contenere la malattia, diventando di fatto serbatoi del virus per una sua potenziale introduzione in altri paesi, secondo i veterinari della FAO.

Campagne di controllo riuscite:

Tailandia, Turchia e Vietnam sono riusciti a contenere e tenere sotto controllo il virus. In Tailandia non ci sono casi umani dall’agosto 2006.

In Vietnam vi sono stati casi sporadici tra il pollame. Tre casi di influenza aviaria H5N1 sono stati segnalati in tre allevamenti dove gli stormi di anatre non erano state vaccinate. Tuttavia, dicono i veterinari FAO, le autorità di salute animale sono immediatamente riuscite a contenere questi focolai, evitando il diffondersi della malattia.

La Turchia ha debellato il virus dell’influenza aviaria nel marzo del 2006, ma nuovi focolai si sono verificati in gennaio e febbraio di quest’anno. Si ritiene che gli uccelli selvatici possano essere stati all’origine dell’introduzione del virus, che molto presto si è spostato negli allevamenti peri-urbani dove però è stato contenuto con successo. Secondo la FAO quella della Turchia è stata "una campagna di controllo pienamente riuscita".

Situazione ancora difficile in tre paesi:

In Indonesia solo tre province su un totale di 33, non sono state infettate, secondo la FAO. La malattia rimane endemica a Giava, Sumatra, Bali e nelle Sulawesi meridionali, con focolai sporadici in altre parti del paese. Si continua ad applicare misure di controllo attraverso il sistema partecipativo di sorveglianza istituito dalla FAO a livello di villaggio, oggi operativo in 130 dei 440 distretti del paese. Ciononostante, la vigilanza resterà alta fintanto che un maggior numero di distretti non sarà coperto dal sistema.

La lotta contro l’influenza aviaria in Indonesia è stata resa difficile dalle dimensioni del paese e dalla sua geografia, circa 17.000 isole che si estendono oltre tre fusi orari. Ma anche a causa della debolezza dei servizi veterinari nazionali e delle insufficienti risorse umane e finanziarie a livello nazionale ed internazionale investite per prevenire e controllare la malattia.

In Egitto si sono registrati focolai di H5N1 in quattro allevamenti industriali e dall’inizio di marzo sono stati segnalati 13 casi in piccoli pollai a livello familiare. Alla metà di febbraio erano stati confermati 24 casi umani, dei quali 13 mortali. L’Egitto ha avuto difficoltà nel contenere la malattia per diverse ragioni, non ultime la mancanza di programmi di compensazione per aiutare i contadini che hanno perduto il pollame a causa dell’abbattimento. Il paese sta rivedendo la propria strategia nazionale di lotta contro l’influenza aviaria con l’assistenza della FAO e di altri partner internazionali.

Nonostante le misure di controllo, l'influenza aviaria si è diffusa in numerose regioni della Nigeria, perché le autorità non sono stati in grado di realizzare controlli efficaci sui movimento dei volatili e sui prodotti avicoli provenienti dalle zone infette.

L’influenza aviaria continua ad espandersi in nuovi paesi:

Nel mese di marzo per la prima volta la malattia è stata individuata in Bangladesh. Questo non sorprende secondo la FAO, poiché il virus continua a circolare nel continente e non si può scartare l’ipotesi che il virus venga introdotto dagli uccelli migratori, dal momento che il paese asiatico si trova lunga un’importante rotta migratoria.

Secondo il dr Domenech: "Il rischio di una pandemia continuerà ad essere presente nell’immediato futuro. Tuttavia la notizia positiva è che molti paesi sono riusciti a fronteggiare la malattia, quella negativa che il virus continua a circolare in alcuni paesi dell’Africa e dell’sia . L’Egitto e l’Indonesia sono altamente infettati, così come la Nigeria, anche se in grado minore. Con questa situazione è necessario continuare ad incrementare gli sforzi globali per contenere la malattia, prima che abbia l’opportunità di mutare in una forma che potrebbe minacciare il mondo con una pandemia umana".

FAO Foto: La fototeca della FAO offre immagini di alta qualità.

psitta
00lunedì 16 aprile 2007 08:50
Falso vaccino Aviaria
"Non esiste in commercio alcun vaccino antiaviaria, e un farmaco antivirale non può certamente essere spacciato per vaccino. Serve una punizione esemplare".
Questa l'immediata risposta della Federazione degli ordini dei farmacisti (Fofi) al servizio trasmesso la sera del 23 settembre da una trasmissione televisiva, che ha "scovato", in una farmacia di Napoli, un presunto vaccino antiaviaria, pubblicizzato con un fantasioso cartello esposto all'ingresso dell'esercizio. Dura la presa di posizione del presidente della Fofi, Giacomo Leopardi, che ha presentato oggi una denuncia all'autorità giudiziaria competente. Leopardi ha inoltre inviato una segnalazione all'Ordine di Napoli, affinché intraprenda tutte le iniziative utili per accertare e sanzionare le responsabilità deontologiche e disciplinari di tutti i professionisti coinvolti nella vicenda.

Netta la censura della Fofi
La condanna della Federazione, del resto, era subito emersa dallo stesso servizio di Striscia la notizia. Il vicepresidente nazionale della Fofi Andrea Mandelli, infatti, è intervenuto nel corso della trasmissione per chiarire che non esiste in commercio alcun vaccino antiaviaria e che un farmaco antivirale non può certamente essere spacciato per vaccino. La Fofi ha dunque deciso per la linea dura: "Non avremo - sottolinea Leopardi in una nota - nessuna esitazione nel perseguire ogni comportamento scorretto e tale comunque da procurare danni agli interessi generali della professione farmaceutica. E non escludiamo - conclude - neppure l'eventualità di costituirci parte civile nei confronti di chiunque lo faccia".
Un episodio sconcertante, ma che testimonia anche la grande confusione che si è generata nel pubblico a proposito dell'influenza aviaria. Una confusione che trae origine sia dalla difficoltà di far comprendere esattamente i termini del problema, sia da un eccesso di sensazionalismo dei mezzi di comunicazione, o almeno di una certa parte di loro. Probabilmente non giova neppure lo scarso coordinamento dei paesi dell'Unione sulle misure da attuare per fronteggiare quella che, pur riguardando soltanto gli animali, resta un'emergenza.
psitta
00giovedì 19 aprile 2007 08:59
VIARIA: USA, APPROVATO IL PRIMO VACCINO
mercoledì 18 aprile 2007

Per ora non è in commercio, ma il governo fa scorte in caso di emergenza

vaccino aviaria_usa E' stato approvato in America il primo vaccino per la prevenzione dell' influenza aviaria.
La sostanza immunizzante messa a punto dalla Sanofi-Aventis non verra' per ora messa in commercio o utilizzata su larga scala: il governo Usa sta acquistando il prodotto per farne delle scorte e poterlo distribuire solo in caso di emergenza.
L'influenza dei polli ha sinora colpito 291 persone nel mondo, uccidendone 172.


Wall Street Italia, 18 aprile 2007
psitta
00venerdì 20 aprile 2007 08:48
Newsdel20.04.07
Ricerca rivela l'evoluzione continua dell'influenza aviaria in Europa

[Data: 2007-04-18]

Studi genetici dettagliati di campioni di influenza aviaria H5N1 raccolti in Europa, Medio Oriente e Africa hanno rivelato l'esistenza di un specifico ceppo euroafricano della malattia presente nella regione e hanno fornito nuove spiegazioni sulla sua diffusione.

Lo studio, finanziato in parte dall'UE, è stato pubblicato nella rivista «Emerging Infectious Diseases».

I ricercatori hanno sequenziato i genomi completi di 36 campioni di H5N1 prelevato da uccelli ritrovati in Europa, Medio Oriente, Africa (EMA) e Vietnam. L'influenza aviaria è stata individuata per la prima volta nella regione EMA tra la fine del 2005 e l'inizio del 2006.

I ricercatori hanno scoperto che i campioni dell'area EMA erano strettamente correlati, malgrado provenissero da volatili trovati in paesi tra loro molto distanti, quali Slovenia, Afghanistan e Sudan. Tutti i campioni rientravano in un ceppo distinto euroafricano, diverso dalle altre tre principali famiglie virali di H5N1 che circolano attualmente in Asia. Tale ceppo EMA è a sua volta suddiviso in tre sottofamiglie.

«è la prima volta che vengono esaminati tutti i genomi H5N1 presenti in occidente», ha commentato Steven Salzberg dell'Università del Maryland, l'autore principale dell'articolo. «Finora, gli studi si sono concentrati principalmente sui campioni provenienti dall'Estremo Oriente. Il nostro studio mostra che il virus si sta diffondendo a occidente e che vi sono stati tre diversi momenti di penetrazione dell'H5N1 in Europa, Medio Oriente e Africa.»

«Il fatto che i virus appartengano allo stesso ceppo indica una fonte genetica unica di introduzione dell'influenza (H5N1) in Europa occidentale e in Africa settentrionale e occidentale», scrivono i ricercatori, che individuano tale fonte in Russia o nella provincia cinese di Qinghai.

Inoltre, mentre le tre sottofamiglie si stanno evolvendo in maniera indipendente, un campione del virus prelevato da un pollo nigeriano ha evidenziato un genoma generato dall'unione di due delle sottofamiglie EMA. Secondo i ricercatori, il fatto che tutte e tre le sottofamiglie siano presenti nella stessa area geografica significa che vi sono varie possibilità di «riassortimenti» del genere.

«Occorreranno misure di sorveglianza aggiuntive per determinare se tale ceppo frutto del riassortimento si diffonderà ulteriormente nella popolazione aviaria e per valutare la sua capacità di contagiare i mammiferi», osservano i ricercatori.

Lo studio ha inoltre rivelato che i ceppi EMA presentano una mutazione che è associata alla virulenza nei topi e che si adatta agli ospiti mammiferi.

«La diffusione nell'EMA è coincisa con il rapido emergere di contagi ai danni dei mammiferi, compresi gli umani in Turchia, Egitto, Iraq e Gibuti, e i gatti in Germania, Austria e Iraq», fanno presente i ricercatori, aggiungendo che i ceppi EMA del virus sembrano avere la medesima virulenza dei ceppi asiatici, in quanto quasi la metà dei contagi umani ha avuto esiti letali.

Secondo i ricercatori, l'ampia diffusione della malattia suggerisce inoltre che, responsabili del rapido contagio ad opera dell'H5N1sono gli spostamenti degli umani e non le migrazioni degli uccelli selvatici.

«Le rotte migratorie degli uccelli selvatici non corrispondono agli spostamenti dei genomi da noi sequenziati», ha spiegato il dottor Salzberg. «Gli umani trasportano pollame attraverso molti dei paesi oggetto del nostro studio e spesso coprono grandi distanze. Questo fattore, unito ai bassi standard di biosicurezza presenti nella maggior parte delle aree rurali, indica i trasferimenti di pollame vivo da parte degli umani come causa dell'introduzione dell'H5N1 in alcuni paesi.»

«Tali conclusioni dimostrano come l'analisi genomica completa dei virus dell'influenza sia vitale per comprendere meglio l'evoluzione e l'epidemiologia di tale infezione», concludono i ricercatori. «Tale analisi e altri studi correlati, agevolati da iniziative globali di condivisione dei dati sull'influenza, ci aiuteranno a comprendere la dinamica delle infezioni tra popolazioni di uccelli selvatici e domestici, una comprensione che a propria volta dovrebbe promuovere lo sviluppo di strategie di controllo e prevenzione.»

Lo studio ha riunito ricercatori di molti paesi, tra cui Egitto, Costa d'Avorio, Iran e Afghanistan. «Collaborazioni del genere sono essenziali se la comunità scientifica vuole monitorare l'influenza aviaria, ma quasi tutti i ricercatori nell'ambito di tale disciplina continuano a lavorare da soli», ha commentato il dottor Salzberg. «Dobbiamo riconoscere che l'influenza non ha confini, e che dobbiamo non solo collaborare intensamente, ma anche condividere reciprocamente e liberamente i dati, come è successo in quest'occasione.»
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