Napoli, 17enne ucciso, carabiniere indagato per omicidio colposo

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00venerdì 5 settembre 2014 15:50

L'episodio nella notte nel quartiere Traiano. La vittima, Davide Bifolco, era in sella a uno scooter insieme a tre persone ritenute dalle forze dell'ordine "sospette". Alla richiesta di stop, il gruppo è fuggito ed è nato un inseguimento. Gli abitanti del quartiere hanno incendiato due auto della polizia. Il fratello: "E' stato speronato e ucciso, è omicidio"




Un colpo sparato da un carabiniere durante un inseguimento e un ragazzo di 17 anni morto. Adesso il militare è indagato per omicidio colposo. Il fatto è avvenuto nel Rione Traiano di Napoli durante la notte tra il 4 e il 5 settembre. Rivolta degli abitanti del quartiere e dei familiari che nelle ore successive sono scesi in strada per protestare. Lancio di oggetti e sassi contro le forze dell’ordine, due auto della polizia sono state incendiate e altre sei danneggiate. Ressa di persone anche all’ospedale San Paolo dove si trova la salma di Davide Bifolco. Secondo i carabinieri, tre ragazzi viaggiavano senza casco su un motorino. Il primo ad essere riconosciuto dai militari è stato Arturo Equabile, un 23enne che aveva violato i domiciliari a febbraio scorso. Durante l’inseguimento, i tre avrebbero ad un certo punto rallentato la marcia e sarebbero stati urtati dai carabinieri. Sono caduti a terra. Il latitante è fuggito a piedi. Sono stati, invece, bloccati gli altri due che erano sul mezzo: Davide e Salvatore Triunfo, 18 anni, quest’ultimo con precedenti per furto e danneggiamento. “E’ stato un omicidio, non s’inventassero scuse”, ha commentato tra le lacrime il fratello Tommaso Bifolco. “Non è caduto durante l’inseguimento, è stato speronato e ucciso“. Il militare che ha sparato, un 22enne in servizio alla Radiomobile, è stato interrogato dal pm Manuela Persico, titolare dell’inchiesta coordinata dal procuratore aggiunto Nunzio Fragliasso.


Video di Andrea Postiglione
La dinamica di quello che è successo è ancora tutta da chiarire. “Davide è scappato”, ha raccontato il fratello, “perché guidava uno scooter non suo, non era assicurato e non aveva il patentino. La mia famiglia non aveva soldi per comprare un motorino a Davide. Forse si è spaventato, forse voleva evitare il sequestro del mezzo e per questo non si è fermato davanti alle forze dell’ordine. E’ stato colpito al cuore. E dopo, quando lui era a terra, i carabinieri hanno anche avuto il coraggio di ammanettarlo e di mettergli la testa nella terra. Aveva la polvere in bocca, mio fratello. Io mi vergogno di essere un italiano. Ora lo Stato, chi ci chiederà scusa per quello che è successo? Mio fratello era un ragazzo d’oro, mai droga, mai rapine, mai nulla. Non voleva proseguire gli studi e io lo stavo convincendo a fare il mio stesso lavoro, l’ascensorista. Stava facendo solo un giro nel quartiere con il suo motorino, e per questo a Napoli si deve essere uccisi? Qui di morti ne vediamo tanti ma stanotte un intero rione è sceso in strada e sapete perché? Perché non è stato ucciso un camorrista ma un ragazzo innocente”.

Rabbia anche nelle parole della madre. “Quando gli ha sparato non l’ha visto in faccia?”, ha detto la mamma di Bifolco. “Quel carabiniere non ha visto che Davide era un bambino? Ieri sera è venuto da me, aveva freddo e mi ha chiesto un cappellino mi ha detto: ‘Mamma, faccio l’ultimo giro col motorino e torno a casa’. Poi, mi sono venuti a chiamare, volevano i documenti. Sono scesa in strada e ho visto Davide a terra. Ho cercato di muoverlo, l’ho preso per il braccio, ma non si muoveva più. Era già morto. Ora, se ha il coraggio, quel carabiniere deve uccidere anche me, perché mi ha ucciso mio figlio”.


Durante un servizio per il controllo del territorio, i carabinieri del Nucleo Radiomobile di Napoli hanno notato tre persone in sella ad uno scooter che stavano percorrendo con fare sospetto viale Traiano. Secondo quanto riferito dai carabinieri i tre non hanno risposto alla richiesta di fermarsi ed è nato un inseguimento che si è concluso su via Cinthia. Secondo alcuni testimoni sul posto invece il mezzo sarebbe caduto dopo essere stato speronato dalla vettura dei carabinieri.

Subito dopo la caduta uno dei sospetti, inseguito da un carabiniere, è riuscito a fuggire a piedi facendo perdere le tracce. Mentre l’altro militare stava procedendo a bloccare e a mettere in sicurezza gli altri due, avrebbe accidentalmente esploso un colpo con la pistola d’ordinanza che ha raggiunto uno dei sospetti, un ragazzo di 17 anni. Il giovane è stato soccorso e portato all’ospedale San Paolo, dove è deceduto. L’autorità giudiziaria, subito intervenuta sul posto, ha sentito alcune persone per ricostruire l’esatta dinamica dei fatti.



Gli scooter secondo i testimoni erano due. A raccontarlo è Enrico, un amico della vittima che ripete, quasi a memoria, quel che ha vissuto stanotte. Era a bordo di un motorino insieme ad un amico. “Stavamo percorrendo un viale quando ad un certo punto una macchina dei Carabinieri è andata contro lo scooter di Davide. E’ iniziato l’inseguimento, è stata puntata la pistola e Davide è stato ucciso – dice ancora – l’hanno ammanettato come il peggior dei criminali, nonostante fosse già stato colpito”. “Davide era un bravissimo ragazzo – aggiunge Enrico – per me era un fratello. Giocavamo a calcio, scherzavamo tra di noi. Non eravamo delinquenti, stavamo soltanto facendo un ultimo giro prima di tornare a casa”.

Sulla pagina Facebook di Davide sono stati pubblicati tanti messaggi di solidarietà, ma c’è anche chi ha scritto messaggi razzisti nei confronti del ragazzo. ”In tre su uno scooter…e con un pregiudicato…e per di più napoletani…Certo, come no…poverino lui….. I carabinieri hanno sbagliato solo una cosa…a non aver sparato a tutti e tre!!!!!”, ha commentato un utente che ha poi aggiunto: “E voi da bravi napoletani colerosi incendiate le auto dei carabinieri…Ma vi dovrebbero incendiare loro! napoletani schifosi”.

www.ilfattoquotidiano.it/2014/09/05/napoli-carabiniere-uccide-ragazzo-di-17-anni-colpo-accidentale-non-si-e-fermato-allalt/1111054/#foto-il-dolore-della-famiglia-di-davide...




Davide
00sabato 6 settembre 2014 13:23
La vicenda praticamente si commenta da sola... in quei casi per uccidere qualcuno devi sparare ad altezza d'uomo, bisogna vedere quanto sono attendibili i testimoni, ma credo che quel carabiniere sia fottuto, al suo avvocato (ma se tanto mi dà tanto ne avrà più di uno perché per i casi mediatici spuntano come funghi) non resta che dimostrare l'omicidio colposo.
A margine e scritto senza nessuna pretesa: se non sbaglio siamo a una macchina delle forze dell'ordine bruciata a sei danneggiate, mi chiedo, da persona che capisce la tragedia ma che ha sempre rispettato la legge: era proprio necessario? Sono gesti che non comprendo del tutto come per esempio non capisco perché chi ha filmato l'omicidio di Ciro Esposito non ha consegnato il video direttamente alla polizia ma prima ancora alla famiglia della vittima. Non sono napoletano e non sono stato a Napoli, non conosco la mentalità dei napoletani ammesso che sia una cosa su sui si può discutere o troppo "volatile", ma non sono tutti segni di insofferenza verso le forze dell'ordine?
=Condor11=
00sabato 6 settembre 2014 15:03
questo caso mi sembra sinistramente simile a quello di Mario Castellano (vittima 17enne, agente 22enne, anche quella volta colpo partito "accidentalmente", sempre a Napoli...) avvenuto una quindicina di anni fa.
So che in quel caso la condanna fu di 10 anni, non so se per omicidio colposo o preterintenzionale (se non ricordo male 10 anni sono il massimo della pena nel primo caso e il minimo nel secondo. Propenderei per preterintenzionale, però sinceramente non ricordo)
Davide
00sabato 6 settembre 2014 21:51
Il delitto preterintenzionale è un sentiero irto di spine.
Molto brevemente e senza soffermarsi né sull'articolo né su ciò che si trova in internet, in dottrina è molto dibattuto perché alcuni giuristi sostengono che la responsabilità preterintenzionale non gode di autonomia, in pratica ci sarebbe un misto fra dolo (evento meno grave voluto dal soggetto) e colpa (evento più grave non voluto), così sostiene il Mantovani, per il Fiandaca invece il reato preterintenzionale è attribuibile al soggetto a titolo di dolo per l'evento meno grave voluto e a titolo di responsabilità oggettiva per l'evento più grave non voluto, le sentenze di Cassazione tendono più al Fiandaca che al Mantovani.
Ciò che è sicuro è che si tratta di un delitto caratterizzato da un evento voluto e da un evento di maggiore forza lesiva o di messa in pericolo non voluto, è una fattispecie complessa nella quale a un reato base, caratterizzato dal dolo, si sovrappone un evento non voluto casualmente riconducibile all'azione od omissione dell'agente, per cui il titolo in base al quale tale evento ulteriore è ritenuto imputabile e rimproverabile all'agente è risolto in vario modo dalla dottrina.
Per me omicidio colposo e via: il carabiniere è indagato per quello, c'è da dire che Spaccarotella è stato condannato a 9 anni e 4 mesi per omicidio volontario... il nostro sistema non funziona a precedenti, però ci sono sentenze che fanno giurisprudenza.
Iuzzolino
00domenica 7 settembre 2014 12:27
Re:
Davide, 06/09/2014 13:23:

Sono gesti che non comprendo del tutto come per esempio non capisco perché chi ha filmato l'omicidio di Ciro Esposito non ha consegnato il video direttamente alla polizia ma prima ancora alla famiglia della vittima. Non sono napoletano e non sono stato a Napoli, non conosco la mentalità dei napoletani ammesso che sia una cosa su sui si può discutere o troppo "volatile", ma non sono tutti segni di insofferenza verso le forze dell'ordine?



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Davide
00domenica 7 settembre 2014 14:05
Davide
00domenica 7 settembre 2014 14:09
Controllando il Mattino per vedere cosa ribattevano i giornalisti napoletani (a quanto pare niente) ho visto che il legale dei Bifolco ha annunciato l'esistenza di un supertestimone, insomma staremo a vedere.
Sono stato anche sul forum "Giuristi Federiciani" hostato da FFZ, a riguardo non si trova nulla, un vero peccato.
=Condor11=
00domenica 7 settembre 2014 14:13
intanto, come sempre in questi casi, si affidano le indagini allo steso Corpo di appartenenza del carnefice. Le coperture e i depistaggi del caso Aldrovandi sembrano non aver insegnato nulla.
Non credo sia così difficile metter come regola che le indagini debbano esser svolte dalla polizia quando è coinvolto un carabiniere e dai carabinieri quando è coinvolto un poliziotto.
Evidentemente non si VUOLE e non si PUO' fare. A proposito di fiducia nello Stato...
Davide
00domenica 7 settembre 2014 14:18
D'accordissimo.
Mi ricordo una puntata dei Simpson in cui Lisa chiede a Homer "Chi controllerà i controllori?" e lui: "La guardia costiera?".
Comunque è un'Italia tutta un po' sballinata, non solo in questi casi, mi vengono per esempio in mente molti esami di Stato o abilitanti in cui chi ti esamina è un tuo futuro (si spera) concorrente.
Davide
00domenica 7 settembre 2014 15:32
Qui trovate la cronaca del caso Sandri-Spaccarotella con tanto di flame, warning e risse varie:

basket.freeforumzone.leonardo.it/d/6969875/TAFFERUGLI-TRA-TIFOSI-IN-AREA-SERVIZIO-A1-UN-MORTO-/discussi...
Davide
00domenica 7 settembre 2014 22:47
[...] Nel video, recuperato dai legali della famiglia del giovane, si vedono gli avventori della sala scommesse che escono in strada, evidentemente attirati dallo sparo, e rientrano di corsa all'interno del locale, seguiti da un carabiniere, probabilmente non quello che ha esploso il colpo d'arma da fuoco. Il militare entra nella sala e riunisce i presenti che, con le mani alzate, si dispongono attorno a un tavolo da biliardo.
Immagini che, secondo l'avvocato Fabio Anselmo nominato legale dai familiari di Davide Bifolco, «dimostra in maniera eloquente lo stato psicologico in cui si trovava quel carabiniere in quel momento». La difesa ha nominato il perito di parte in vista dell'autopsia, in programma domani mattina al Secondo Policlinico di Napoli: si tratta del professor Vittorio Fineschi, dell'università La Sapienza di Roma. Il consulente balistico sarà invece Marzo Zonaro, ingegnere che ha già lavorato sul caso di Marta Russo. I difensori della famiglia Bifolco chiederanno che prima dell'autopsia venga eseguita una tac sul corpo, «come previsto da protocollo internazionale» per fotografare la situazione. [...]

www.leggo.it/NEWS/ITALIA/davide_bifolco_ucciso_napoli_carabiniere/notizie/8837...
Davide
00domenica 7 settembre 2014 23:45
La sorella ha messo su Facebook le foto del cadavere.
=Condor11=
00domenica 7 settembre 2014 23:52
classica mossa dell'avv. Anselmo.
Mi sa che è già iniziata la battaglia mediatica...
Davide
00lunedì 8 settembre 2014 01:15
Già...
Letto Bobbio?
ricicardo
00lunedì 8 settembre 2014 11:00
A Napoli (anzi, specifico, in certe aeree) si vive in una zona franca, in cui le forze dell'ordine sono viste in maniera negativa e in cui l'episodio è stato l'ennesima miccia per sfogarsi su un corpo visto come un ostacolo. Non difendo il carabiniere, abbiamo già parlato mille volte del fatto che la tensione in cui si vive comunque non giustifica un omicidio, però far passare il ragazzo come martire è la classica mossa mediatica all'italiana: un 22enne, probabilmente un novellino del mestiere, si è ritrovato in una situazione di inseguimento con pregiudicati coinvolti e 3 persone su uno scooter, non ha controllato i nervi e ha fatto una cazzata enorme. Tra l'altro Guarderei i criteri con cui si valuta l'idoneità al servizio, tra le mille cose.
Concordo sulle indagini, è come se io uccidessi qualcuno e le indagini imparziali fossero affidate alla mia famiglia, cosa ASSURDA, che schifo.

Condor penso che gli avessero dato omicidio colposo, perchè non credo si possa dare un preterintenzionale quando si spara: io sapevo che esiste per i reati di lesione, per esempio tiro un pugno ad uno e questo cadendo picchia la testa morendo. Quando sparo non posso provare di averlo fatto per spaventarlo, esistono altri modi, quando colpisco diventa o volontario o colposo. Posto che mi pare che fu scagionato in secondo grado.
Davide
00lunedì 8 settembre 2014 12:37
ricicardo, 08/09/2014 11:00:

Tra l'altro Guarderei i criteri con cui si valuta l'idoneità al servizio, tra le mille cose.


Ecco, questa è una cosa su cui insisto da anni, ma non solo per i militi, anche per i poliziotti, le guardie giurate, i maestri, i professori e così via, tutti quei lavori in cui viene esercitata autorità per cui se capita il matto può rovinare vite. Test psicologici a go go, altroché colloquietti.

ricicardo, 08/09/2014 11:00:

Condor penso che gli avessero dato omicidio colposo, perchè non credo si possa dare un preterintenzionale quando si spara: io sapevo che esiste per i reati di lesione, per esempio tiro un pugno ad uno e questo cadendo picchia la testa morendo. Quando sparo non posso provare di averlo fatto per spaventarlo, esistono altri modi, quando colpisco diventa o volontario o colposo. Posto che mi pare che fu scagionato in secondo grado.


Diciamo che quello è l'esempio scolastico, comunque sì, hai ragione.
L'omicidio preterintenzionale è configurabile con le percosse e le lesioni, poi una legge speciale ha introdotto l'aborto preterintenzionale.
C'è da dire che comunque tutti questi ragionamenti sono analizzati dalla dottrina e dalla giurisprudenza costantemente, mi ricordo ad esempio di aver letto che ci sono un sacco di fattispecie "minori" non accettate da tutti.
Poi lo sappiamo com'è la legge, vero? Fanno e disfano, fanno e disfano e dicono tutto e il contrario di tutto.

Ora la situazione diventa esplosiva, perché i napoletani hanno quest'attitudine a usare i media in maniera continuativa, spropositata e molto invasiva (niente di male in ciò, mi limito solo a dire che per esempio su 10 italiani su Twitter 4 sono napoletani per non parlare delle migliaia di testate e spazi web amatoriali), bisognerà vedere se lo prenderanno come uno "sfregio alla città" e allora bye bye corpo dei Carabinieri o se le proteste rimarranno confinate ai parenti e ai conoscenti.
ricicardo
00lunedì 8 settembre 2014 12:51
Ma sai probabilmente i test li fanno anche, mi preoccupano tantissimo le corsie preferenziali (chiamiamole così va) con cui molta gente riesce ad entrare nonostante i criteri.
Davide
00lunedì 8 settembre 2014 14:09
Davide
00lunedì 8 settembre 2014 14:12
ricicardo, 08/09/2014 12:51:

Ma sai probabilmente i test li fanno anche, mi preoccupano tantissimo le corsie preferenziali (chiamiamole così va) con cui molta gente riesce ad entrare nonostante i criteri.


basket.freeforumzone.leonardo.it/d/10422635/Vincitori-di-concorsi-pubblici/discussione.aspx?idm1=1220789...

Topic intero:

basket.freeforumzone.leonardo.it/d/10422635/Vincitori-di-concorsi-pubblici/discussi...
=Condor11=
00lunedì 8 settembre 2014 14:17
Letto Bobbio stamattina. Considerando che si tratta di un pm la sua tesi mi stupisce il giusto.

Comunque (senza volermi addentrare in analisi sociologiche per me funzionali alla tesi giustificazionista prontamente adottata dal circo mediatico) penso che tra quelli che hanno incendiato la macchina dei carabinieri, considerando anche che non mi pare si trattasse di una zona residenziale (ma qui servirebbe il supporto di Alcool), ci fosse un'altissima percentuale di affiliati o comunque "simpatizzanti". Discorso diverso per la manifestazione, tra i partecipanti c'era persino qualche persona di mia conoscenza.

A margine e per quel che interessa trattandosi non di un'analisi oggettiva ma di una testimonianza strettamente personale: io penso che quando indossi quella divisa cominci ad entrare nell'ottica di aver la capacità, l'occhio clinico, persino il diritto di poter stabilire chi merita di vivere. "Brave persone" da una parte, "criminali" dall'altra. Il problema è che nella categoria di "criminale" rientra una casistica di comportamenti che vanno dall'associazione mafiosa all'andare in 3 sul motorino.
Non è una questione "caratteriale". Per problemi, diciamo così, legati al "mecato del lavoro", ho a che fare con molti caribinieri e poliziotti e ho potuto toccare con mano la trasformazione della scala di valori di tantissimi conoscenti, persino amici. Insomma, il mio è un campione statistico consistente. Non è gente ignorante, non è gente fuori di testa (ce ne saranno, come ci saranno quelli politicizzati ma io personalmente non ne conosco) ma mi sono sentito tante volte fare discorsi allucinanti in cui l'uso della forza non è considerato ultima ratio ma un provvedimento a scopo per così dire "preventivo". Adesso, non so a cosa sia dovuto, se fa parte dell'addestramento o sia frutto dello "stato di tensione" (che poi tanti di questi li vedo a grattarsi i coglioni dalla mattina alla sera ma vabbé...) certamente penso che lo Stato sia colpevole non solo quando 3 persone salgono su un motorino, ma soprattutto quando mette una pistola nelle mani di un 20enne, lo manda allo Zen (per fare un esempio) e a tragedia compiuta magari lo copre per evitare di processare se stesso
the fire bug
00lunedì 8 settembre 2014 15:54
I piani sono molteplici. Sotto il profilo giuridico, la fattispecie più attinente mi sembra l'omicidio volontario con dolo eventuale, visto che non siamo nel far west. Dal punto di vista individuale direi che se scegli di girare con certa gente sei consapevole di correre certi rischi, anche a 17 anni, visto che il piombo non discrimina. Per quanto riguarda il versante sociale nient'altro che un pretesto per sfogare una rabbia che non è certo nata avantieri: la vittima farà la fine di tante altre, anche più innocenti, tipo Annalisa Durante, venendo velocemente dimenticata.
Davide
00lunedì 8 settembre 2014 16:26
=Condor11=, 08/09/2014 14:17:

Il problema è che nella categoria di "criminale" rientra una casistica di comportamenti che vanno dall'associazione mafiosa all'andare in 3 sul motorino.


the fire bug, 08/09/2014 15:54:

il piombo non discrimina


[SM=g2486768]

Comunque Condor e fire hanno toccato dei punti molto importanti, alcuni meriterebbero di essere ampliati, in ogni caso direi di seguire l'iter giudiziario, per il momento almeno non ci sono stati scontri.
ricicardo
00lunedì 8 settembre 2014 19:43
Il dolo eventuale è una figura che a me non fa impazzire, o è dolo o è colpa, troppo vaghi i contorni in una discriminazione già di per sè vaga (stabilire a posteriori dinamiche mentali è sempre arduo). Per questo io preferirei fermarmi all'omicidio colposo col massimo della pena.
Davide
00lunedì 8 settembre 2014 20:52
... che poi sarà proprio quello, né più né meno.
Davide
00lunedì 8 settembre 2014 20:55
... però se fire ci becca gli faccio una statua.
the fire bug
00martedì 9 settembre 2014 10:26
ricicardo, 08/09/2014 19:43:

Il dolo eventuale è una figura che a me non fa impazzire, o è dolo o è colpa, troppo vaghi i contorni in una discriminazione già di per sè vaga (stabilire a posteriori dinamiche mentali è sempre arduo). Per questo io preferirei fermarmi all'omicidio colposo col massimo della pena.



Spari in una situazione in cui sai che hai un'altra probabilità di causare un morto. L'omicidio colposo varrebbe solo nel caso in cui si dovesse credere al fatto che sia inciampato, finendo col centrare al cuore un bersaglio in movimento. L'unica sua colpa a quel punto sarebbe quella di essere inciampato, dato che il non aver innestato la sicura del carrello non può essere definita una colpa, perché in quelle situazioni le regole d'ingaggio prevedono che possano essere esplosi colpi in aria. Ma può essere definito un comportamento colposo che vorrei ricordarvi si verifica quando l'evento, anche se preveduto, non è voluto dall'agente e si verifica a causa di negligenza o imprudenza o imperizia, ovvero per l'inosservanza di leggi, regolamenti, ordini o discipline (art.43 CP), il fatto di inciampare in un marciapiede durante un inseguimento? Del resto c'è chi crede ai sassi volanti e alle reti devianti, c'è caso che il nuovo must sia il marciapiede inciampante.
Davide
00martedì 9 settembre 2014 13:05
Diciamo che bisognerebbe capire bene cos'è successo, la ricostruzione dei carabinieri è questa:

www.corriere.it/foto-gallery/cronache/14_settembre_06/napoli-ragazzo-ucciso-ricostruzione-carabinieri-d1d38a5c-358f-11e4-bdcf-fc2cde1011...

Però mi pare che ci sia di più, tipo una collutazione a causa della quale il carabiniere ha perso l'equilibrio. La famiglia ha annunciato l'esistenza di un sacco di testimoni, vedremo.
Riguardo il delitto colposo, è un tipo di delitto che viene definito anche "contro l'intenzione", in questo caso si suppone che il carabiniere non volesse uccidere il ragazzo, ovviamente la volontà caratterizzerebbe il dolo.
Non ha tutti i torti fire, ma finché non abbiamo alcuni dati è un po' difficile arrivare a delle conclusioni, intanto bisogna capire cos'era questo alt e se è stato fatto per i ragazzi o se faceva parte di un'operazione di qualche genere e, ancora più importante, la dinamica dell'omicidio.
Anche ci fosse stata una collutazione di sicuro non la fai con una pistola puntata in quel modo e senza sicura, occorre capire i motivi e addirittura dibattere dell'esistenza dei motivi stessi di alcune scelte.
Attendiamo una vera ricostruzione e non le solite cavolate giornalistiche.
=Condor11=
00martedì 9 settembre 2014 14:27

Il Consigliere della Corte d’Appello di Bologna Luca Ghedini è l’estensore della sentenza d’appello del processo sull’omicidio di Federico Aldrovandi. Descrivendo la vicenda, l’estensore della sentenza parlò esplicitamente di “manipolazioni ordite dai superiori” dei quattro assassini di Federico e di “modalità gratuitamente violente”, nei momenti in cui l’omicidio veniva consumato. Parole che confermavano i contenuti della celebre sentenza di primo grado, firmata dal giudice Caruso, e che trovavano riscontro anche successivamente in Cassazione dove i quattro poliziotti vennero definite “schegge impazzite”. Prendiamo avvio dall’ultimo episodio di malapolizia avvenuto a Napoli, dove nel ghetto del Rione Traiano un ragazzo di 17 anni, Davide Bifolco, è stato ucciso da “un colpo accidentale” sparato da un carabiniere.



Dott. Ghedini, è successo ancora. Un giovane non si ferma a un posto di blocco e al culmine dell’inseguimento parte un “colpo accidentale”. Quando sente parlare di “colpi accidentali”, e la storia della malapolizia è piena di colpi partiti per sbaglio, quali valutazioni fa da cittadino prima, da magistrato poi?
Da cittadino ma anche da magistrato - mi è difficile separare le due vesti - posso dire che non so se anche questa volta si è trattato del solito “colpo accidentale” tante, troppe volte partito da un’arma delle forze di polizia; di certo la situazione di degrado del Rione Traiano dove è maturato l’episodio non può certo essere considerata “accidentale”. Troppe aree del paese sono abbandonate dagli organi dello stato - gli stessi da cui, a volte, partono i colpi accidentali - al predominio della criminalità che si fa spazio grazie alla mancanza di alternative. Anche lì ci sarà del “grasso che cola”?

Non trova che sia un’anomalia il fatto che le indagini sull’evento vengano affidate all’Arma dei carabinieri, corpo di appartenenza dell’indagato? Cosa prevede la legge al riguardo?
La legge nulla prevede; il “buon senso investigativo”, invece, dovrebbe prevedere che, quanto meno, le indagini in ordine ad un ipotesi di reato commessa da appartenenti ad un corpo di polizia vengano svolte da diverso organo investigativo.

Nella vicenda Aldrovandi avvenne la medesima cosa. Sulla scena del delitto ad indagare c’erano i colleghi dei quattro che fermarono Federico. Noi riteniamo che le anomalie di tanti processi di malapolizia, derivino proprio dalla mancanza di indipendenza e oggettività nelle indagini. Un vero e proprio conflitto d’interessi e competenze: lei è d’accordo?
La vicenda della morte di Federico Aldrovandi - avvenuta per l’accertato omicidio colposo ad opera dei quattro agenti della Polizia di Stato della Questura di Ferrara - è ancora diversa rispetto a quella in cui ha trovato la morte il giovane Davide Bifolco: infatti, sin dalle prime battute la Polizia di Stato - e di concerto la Procura della Repubblica competente - non procedettero ad indagine alcuna in ordine alle condotte dei quattro agenti, ma si indirizzarono - in tal senso orientando anche gli accertamenti medico legali - a tentare di dimostrare che la causa di morte di Aldrovandi poteva e doveva essere legata ad un preteso abuso di sostanze stupefacenti.

Nel “caso Aldrovandi” la “deviazione investigativa” è stata immediata ed assoluta, sin dalle prime ore di quella mattina del 25 settembre; il documentario di Filippo Vendemmiati “E’ stato morto un ragazzo”, che spero tutti abbiano visto, documenta con agghiacciante precisione l’affanno con il quale i colleghi dei quattro condannati cercavano, mentre il telefono di Federico Aldrovandi, che ancora giaceva sul selciato di via Ippodromo, squillava a vuoto per le chiamate dei genitori, prove della pretesa agitazione psico - motoria della quale il giovane sarebbe stato preda.

Da giudice, come ha dovuto gestire tutti gli aspetti inerenti i depistaggi nel processo Aldrovandi?
Come giudici d’appello, altro non abbiamo potuto fare che prendere atto delle dinamiche processuali già svoltesi e “consumatesi” nella fase delle indagini preliminari prima e del processo di primo grado poi. La forza e il coraggio delle parti civili e l’abile perseveranza del loro collegio difensivo ha fatto sì che nel corso del processo di primo grado, sia stato possibile squarciare il velo frapposto dai c.d. “depistaggi” della prima ora. Ciò che niente e nessuno ha potuto - o voluto - evitare è stata la sottovalutazione, dal punto di vista della configurazione giuridica, del fatto: è evidente - lo si legge “in trasparenza” nella stessa sentenza d’appello, che non di omicidio colposo per eccesso nell’uso della forza si è trattato, bensì di un’ipotesi quasi di scuola di omicidio preterintenzionale che come tale meritava di essere vagliato e giudicato.

Nel caso di Davide Bifolco, cosa sarebbe auspicabile per preservare la trasparenza delle indagini?
Un Pubblico Ministero autonomo dalla polizia giudiziaria. In verità, il codice di procedura del 1989 aveva previsto l’istituzione di Sezioni di Polizia Giudiziaria presso le Procure della Repubblica, alle dirette dipendenze del Procuratore della Repubblica; purtroppo la previsione è stata svuotata di contenuto da un lato dalle ristrettezze degli organici assegnati e, dall’altro, dalla prassi distorta che ha visto molto spesso gli ufficiali di Polizia Giudiziaria addetti a funzioni di segreteria presso le Procure, a sollievo delle carenze di organico del personale amministrativo. Se, invece, nel corso degli anni si fosse sviluppata una forza di polizia giudiziaria autonoma dai comandi di provenienza, alle dirette e vere dipendenze del Pubblico Ministero, lo svolgimento di indagini nei confronti degli appartenenti ad altre forze dell’ordine sarebbe più facile.

A norma di legge, è esatto dire che l’imprinting del processo sarà determinato da quanto contenuto nei verbali dei carabinieri
Si, ma non del tutto: un ruolo importante avranno anche gli accertamenti di natura tecnico - scientifica e, quindi, anche il livello di “autonomia” dei periti.

La prospettiva sociologica più accreditata per questo tipo di eventi delittuosi è che le vittime siano sempre cittadini ai margini della società. Il Rione Traiano a Napoli è soprannominato il “Bronx” ed è un posto, se possibile, peggiore di Scampia o dei Quartieri Spagnoli: spaccio, camorra, criminalità. Vivere in quei posti non significa necessariamente appartenere a certi ambienti, ma respirarli sì, sicuramente. Si può parlare di un conflitto sociale in atto tra fasce marginali o deviate della società e forze dell’ordine?
Rischio di fare della sociologia d’accatto: il conflitto forse si crea nel momento in cui le forze dell’ordine non vengono - a torto o a ragione - più viste come portatrici di legalità.

Quali le soluzioni giuridiche e procedurali per garantire ai processi di malapolizia la massima trasparenza, ed evitare di arrivare a paradossi incredibili come il controllo assoluto del Pm Agostino Abate sul processo Uva, la morte violenta di Marcello Lonzi spacciata per infarto, o i proiettili deviati dai sassi?
Dell’esigenza di una forza di polizia indipendente ho già accennato; come spesso accade nel nostro paese, “le norme ci sono, basta applicarle correttamente”: il processo Uva, ad esempio, ha mostrato in modo inequivocabile l’opacità dell’applicazione del modello organizzativo delle Procure della Repubblica. La Procura della Repubblica è configurata dal nostro ordinamento - giustamente, a mio avviso - come un ufficio gerarchico: nell’ambito della delega di un procedimento il sostituto procuratore è autonomo ma risponde al Procuratore Capo che, eventualmente, può ritirare la delega ed assegnarla ad altro magistrato. Grazie al documentario “Nei secoli fedele” ed alla diffusione delle videoregistrazioni, ad esempio, degli interrogatori del testimone Bigioggero e del senatore Manconi, tutti abbiamo potuto valutare il tipo e le modalità di conduzione delle indagini da parte di uno dei titolari delle indagini.

Perché non è stata ritirata la delega e perché la Procura Generale ha rigettato l’istanza di avocazione? Una ventina (e più, non tutto è iniziato con l’era Berlusconiana), di attacchi frontali alla magistratura ci ha tolto la capacità di guardare al nostro interno: è diventato più comodo auto assolverci da ogni “peccato” perché dovevamo difenderci da “attacchi esterni”.

Quanto incidono i rapporti tra magistratura e polizia giudiziaria?
Troppo.

L’elevato livello di attenzione raggiunto intorno alla malapolizia non sembra corrispondere a una diminuzione degli episodi né a una maggior consapevolezza da parte delle forze dell’ordine nella gestione di situazioni di crisi. Cosa manca perché si giunga a una “pacificazione” in questo senso?
Una “rifondazione” delle forze di polizia e della loro formazione.

La gestione dei processi di malapolizia può essere la cartina di tornasole, una delle tante, dello stato in cui versa la giustizia italiana?
Si, ma non è un sintomo così grave come la domanda sembra suggerire: io non credo che i casi di “malapolizia” un tempo fossero più rari di ora, tutt’altro; i processi ora si fanno, alcuni bene, molti male, ma almeno si fanno.

Il suo auspicio per il processo su Davide Bifolco e sui tanti ancora in corso…
Che parti offese e indagati possano avere un processo serio.


contropiano.org/

Davide
00martedì 9 settembre 2014 14:46
Il "processo serio" ci sarà sicuramente, però ho come l'impressione che, nonostante l'intervista molto esplicativa, Ghedini si contraddica.
Prima dice...


Non trova che sia un’anomalia il fatto che le indagini sull’evento vengano affidate all’Arma dei carabinieri, corpo di appartenenza dell’indagato? Cosa prevede la legge al riguardo?
La legge nulla prevede; il “buon senso investigativo”, invece, dovrebbe prevedere che, quanto meno, le indagini in ordine ad un ipotesi di reato commessa da appartenenti ad un corpo di polizia vengano svolte da diverso organo investigativo.


... e poi sostiene...


Quali le soluzioni giuridiche e procedurali per garantire ai processi di malapolizia la massima trasparenza, ed evitare di arrivare a paradossi incredibili come il controllo assoluto del Pm Agostino Abate sul processo Uva, la morte violenta di Marcello Lonzi spacciata per infarto, o i proiettili deviati dai sassi?
Dell’esigenza di una forza di polizia indipendente ho già accennato; come spesso accade nel nostro paese, “le norme ci sono, basta applicarle correttamente”: il processo Uva, ad esempio, ha mostrato in modo inequivocabile l’opacità dell’applicazione del modello organizzativo delle Procure della Repubblica. La Procura della Repubblica è configurata dal nostro ordinamento - giustamente, a mio avviso - come un ufficio gerarchico: nell’ambito della delega di un procedimento il sostituto procuratore è autonomo ma risponde al Procuratore Capo che, eventualmente, può ritirare la delega ed assegnarla ad altro magistrato. Grazie al documentario “Nei secoli fedele” ed alla diffusione delle videoregistrazioni, ad esempio, degli interrogatori del testimone Bigioggero e del senatore Manconi, tutti abbiamo potuto valutare il tipo e le modalità di conduzione delle indagini da parte di uno dei titolari delle indagini.


Io comunque penso che in questi casi sia avvocati che magistrati dovrebbero avere non solo una preparazione giuridica ma anche inerente alle scienze forensi, ci si scorda che nelle sentenze le perizie e le consulenze tecniche pesano molto di più di una volta e che la legge è la legge ma la scienza è la scienza, vi cito questo articolo che ne parla specificatamente:

www.earmi.it/varie/scienze%20forensi.html

Magari divago, comunque è una questione che ritengo interessante da sempre.
ricicardo
00martedì 9 settembre 2014 15:16

Un Pubblico Ministero autonomo dalla polizia giudiziaria. In verità, il codice di procedura del 1989 aveva previsto l’istituzione di Sezioni di Polizia Giudiziaria presso le Procure della Repubblica, alle dirette dipendenze del Procuratore della Repubblica; purtroppo la previsione è stata svuotata di contenuto da un lato dalle ristrettezze degli organici assegnati e, dall’altro, dalla prassi distorta che ha visto molto spesso gli ufficiali di Polizia Giudiziaria addetti a funzioni di segreteria presso le Procure, a sollievo delle carenze di organico del personale amministrativo. Se, invece, nel corso degli anni si fosse sviluppata una forza di polizia giudiziaria autonoma dai comandi di provenienza, alle dirette e vere dipendenze del Pubblico Ministero, lo svolgimento di indagini nei confronti degli appartenenti ad altre forze dell’ordine sarebbe più facile.


Concordo su questa risposta, ma ovviamente in Italia non riusciamo nelle piccole cose figuriamoci in queste!

Mentre tendo a odiare i periti, troppo spesso emettono pareri o fanno ricostruzioni non del tutto veritiere, solo per sostenere la versione di una parte: loro finito di dare il proprio contributo tornano a casa normalmente quasi non preoccupandosi degli effetti che le proprie parole, spesso appunto non genuine e trasparenti, potranno avere sulla vita di alcune persone!
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