NEWS AVIARIA LUGLIO 2006

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marco cotti
00domenica 2 luglio 2006 01:01
INFLUENZA AVIARIA: NUOVO FOCOLAIO IN CINA
Pechino, 1 lug. - (Adnkronos/Dpa) - Nuovo focolaio di influenza aviaria in Cina: ad essere colpita dal virus H5N1 e' stata una citta' nella regione nordoccidentale di Ningxia, Zhongwei. Non e' stato precisato quale tipo di uccelli sia stato colpito dalla malattia ne' quanti esemplari siano morti. Campioni sono stati analizzati in laboratorio, ha reso noto il ministero dell'agricoltura cinese, confermando la presenza del virus. Funzionari della sanita' e dell'agricoltura hanno adottato le misure di emergenza previste, e' stato infine reso noto.

marco cottti
00martedì 4 luglio 2006 07:30
news del 4.7.06
Mesi di super lavoro per la Asl, ma l'aviaria non fa più paura
Lunedì 03 Luglio 2006
Tempo di bilanci per il servizio veterinario della Asl di Como. Mesi difficili per i tecnici del dipartimento dopo un inverno caratterizzato dai timori per la cosiddetta influenza aviaria. Cifre a tre zeri per i controlli effettuati su pollame, anatidi e volatili. 141 le carcasse di pennuti considerati 'a rischio' rinvenuti nel territrorio e analizzate per sicurezza dagli isitituti zooprofilattici di Binago e di Brescia. Nessuno di questi è però risultato pericoloso. 492 gli allevamenti sottoposti a indagini. Per 337 scattato anche il monitoraggio con prelievi sangue e feci.

Oltre all'allarme per l'influenza dei polli anche il lavoro di routine ha portato dati interessanti. E' sempre preoccupante la situazione per quanto riguarda il fenomeno dei cani randagi, i quattrozampe sempre più spesso vengono smarriti o abbandonati. 493 i cani recuperati dal servizio veterinario tra gennaio e giugno, 306 grazie ai nuovi microchip identificativi sono stati riconsegnati ai proprietari, 164 sono finiti al canile.

Sotto controllo anche cani e gatti dalle cattive abitudini, bestie che tendono a mordere e aggredire non solo le persone ma anche altri animali. Registrati 598 cani 'morsicatori', 505 sono staticontrollati. I gatti aggressivi controllati sono stati 83, i felini randagi sterilizzati 727, di cui 507 femmine.

marco cotti
00martedì 4 luglio 2006 07:31
news 2 del 4.7.06
Aviaria: il rischio c’è ancora?
Il virus cambia volto
Ormai non se ne sente parlare più da mesi della tanta temuta influenza aviaria. Infatti, mentre in molti Paesi le notizie sono state sottaciute per evitare che si creassero falsi allarmismi e per salvare le aziende di pollame entrate in crisi, in Italia, invece, c’è stato altro di cui parlare e su cui attirare l’attenzione dei cittadini. Evidentemente le varie campagne elettorali che si sono susseguite recentemente sono state più interessanti. C’è anche da ricordare che nell’Europa occidentale il virus è stato tempestivamente ed efficacemente isolato, dunque il pericolo è stato superato. Soprattutto in Italia dove i continui controlli, maggiormente apprezzati all’estero che a casa nostra, non permettono la diffusione dell’influenza.
Tuttavia ancora in molti Paesi del mondo il rischio permane, ed una conferma è pervenuta da Ginevra, dove l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha affermato che in Indonesia il virus è addirittura mutato. In seguito alla morte di sette membri di una famiglia indonesiana, sono state avviate delle analisi che hanno portato gli studiosi a sostenere, alcuni giorni fa, che il decesso sarebbe stato causato da una nuova forma di H5N1. Sembrerebbe che il virus si sia evoluto, ma che per il momento tale variazione non dovrebbe essere più pericolosa della precedente forma, né dovrebbe facilitare il contagio uomo-uomo. Come ha detto un portavoce dell’Oms “non si hanno indicazioni che il virus si sia evoluto in una forma facilmente trasmettibile tra umani” e quindi non vi è alcun ulteriore pericolo.
La pandemia ormai sembra scongiurata, ma bisogna guardarsi bene dal poter cantar vittoria contro questo virus che per mesi ha turbato la serenità dei nostri polli, e la nostra.


2 luglio 2006

Calogero Di Bella


marco cotti
00mercoledì 5 luglio 2006 11:24
news del 5.7.06
Aviaria: il rischio c’è ancora?
Il virus cambia volto

Ormai non se ne sente parlare più da mesi della tanta temuta influenza aviaria. Infatti, mentre in molti Paesi le notizie sono state sottaciute per evitare che si creassero falsi allarmismi e per salvare le aziende di pollame entrate in crisi, in Italia, invece, c’è stato altro di cui parlare e su cui attirare l’attenzione dei cittadini. Evidentemente le varie campagne elettorali che si sono susseguite recentemente sono state più interessanti. C’è anche da ricordare che nell’Europa occidentale il virus è stato tempestivamente ed efficacemente isolato, dunque il pericolo è stato superato. Soprattutto in Italia dove i continui controlli, maggiormente apprezzati all’estero che a casa nostra, non permettono la diffusione dell’influenza.
Tuttavia ancora in molti Paesi del mondo il rischio permane, ed una conferma è pervenuta da Ginevra, dove l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha affermato che in Indonesia il virus è addirittura mutato. In seguito alla morte di sette membri di una famiglia indonesiana, sono state avviate delle analisi che hanno portato gli studiosi a sostenere, alcuni giorni fa, che il decesso sarebbe stato causato da una nuova forma di H5N1. Sembrerebbe che il virus si sia evoluto, ma che per il momento tale variazione non dovrebbe essere più pericolosa della precedente forma, né dovrebbe facilitare il contagio uomo-uomo. Come ha detto un portavoce dell’Oms “non si hanno indicazioni che il virus si sia evoluto in una forma facilmente trasmettibile tra umani” e quindi non vi è alcun ulteriore pericolo.
La pandemia ormai sembra scongiurata, ma bisogna guardarsi bene dal poter cantar vittoria contro questo virus che per mesi ha turbato la serenità dei nostri polli, e la nostra.

luglio 2006
Calogero Di Bella
marco cotti
00mercoledì 5 luglio 2006 11:25
news 2 del 5.7.06
CINA - MYANMAR - THAILANDIA
Virus H5N1, forse presente in Cina già dal 2003

Preoccupa la reticenza di governi come Cina e Myanmar sulla reale diffusione dell’influenza aviaria tra gli uomini. Un gruppo di scienziati cinesi scopre l’H5N1 in un militare morto nel 2003, per presunta Sars. Yangon studia risarcimenti agli allevatori colpiti e diffonde solo ora i dati ufficiali sull’epidemia scoppiata a marzo.

Bangkok (AsiaNews) – Non sono buone notizie quelle che arrivano dal fronte che combatte il dilagare dell’influenza aviaria in Asia. In Cina non si riesce a determinare come il virus H5N1 abbia contagiato due uomini, mentre l’Oms sospetta che la malattia possa essere presente nel Paese già dal 2003 confusa con la Sars. Il Myanmar, dal canto suo, rende noti solo ora i dati sulla vastità dell’epidemia di aviaria, che ha colpito il suo pollame a marzo scorso. Da più parti la reticenza sul diffondersi del virus si prospetta come il maggior ostacolo nello studio di piani volti a contenere il contagio.

Cina

Ieri le autorità del Guangdong hanno ammesso di non poter escludere la possibilità di ulteriori casi di influenza aviaria tra gli esseri umani, per la difficoltà di individuare le cause dell’infezione in alcuni recenti malati. Huang Fei, vice direttore del Dipartimento sanitario del Guangdong, conferma che un uomo di 31 anni, dello Shenzhen, è ancora in condizioni critiche, ma che non si è riusciti a determinare la causa del contagio. Sia lui che un altro uomo morto nel Guangzhou hanno contratto il virus H5N1, sebbene nella zona non vi siano stati focolai della malattia tra il pollame.

Gli ultimi casi preoccupano ancora di più alla luce del sospetto che il virus dell’aviaria poteva essere presente in Cina già nel 2003. Su questo sta cercando chiarimenti l’Organizzazione mondiale della Sanità (Oms) dopo che otto scienziati cinesi hanno scoperto, tramite analisi retrospettive, che la morte di un soldato dell’Esercito di liberazione popolare tre anni fa, era stata causata da aviaria e non da Sars, come si sospettava senza aver avuto mai però conferme.

La settimana scorsa l’Oms ha inviato un documento al ministero cinese della Sanità chiedendo di far luce sulla reale diffusione dell’H5N1 tra gli uomini: servono informazioni esatte su quante analisi retrospettive sono state effettuate e sul loro risultato. Per tradizione la Cina ritiene segreto di Stato le informazioni sulla sanità pubblica. Pechino ha ammesso il suo primo caso di influenza aviaria tra gli uomini ad ottobre 2005.

Intanto il 28 giugno Hong Kong, Macau e il Guangdong hanno firmato un accordo per scambiarsi informazioni sulla malattia e collaborare in eventuali emergenze.

Myanmar

Il 23 giugno scorso il Myanmar ha annunciato piani per risarcire l’industria avicola colpita all’inizio dell’anno da un’epidemia di aviaria, che il governo ritiene ormai sotto controllo. Secondo i media di Stato, il ministero per la Pesca e l’allevamento “offrirà” a 545 allevatori nuovi polli e scorte di mangime. Le autorità non hanno fornito ulteriori dettagli, ma dovrebbe trattarsi di una semplice vendita a prezzi ridotti.

La giunta militare, che regge il Paese, ha impiegato tre mesi per definire il pacchetto di risarcimenti, ma ancora non è noto quando partirà il programma. Un’epidemia di influenza aviaria si è registrata in 13 cittadine delle divisioni di Mandalay e Sagaing i primi di marzo. Esattamente un mese dopo, il governo ha annunciato di aver debellato la malattia. Le cifre pubblicate in occasione del lancio dei piani di risarcimento rappresentano il primo bilancio ufficiale da aprile dei danni causati dal virus. Si parla di 342 mila polli e 320 quaglie soppressi, con 180 mila uova e 1,3 tonnellate di mangime distrutte. In termini di denaro il danno complessivo per il settore ammonta a 512.448 dollari. Nessun caso è stato registrato tra gli uomini.

In Myanmar, per ora, solo quattro laboratori sono in grado di testare l’influenza aviaria: due sono a Yangon, due a Mandalay. Le due città sono anche le uniche ad avere strutture per ospitare pazienti in quarantena.

Thailandia

Migliori le notizie dalla Thailandia. Il 28 giugno il ministro della Sanità, Phinij Jarusombat, ha reso noto i risultati delle analisi condotte sui due bambini di 10 e 3 anni nella provincia di Sukhothai: non si tratta di casi di aviaria, bensì di semplice influenza. La Thailandia non registra casi di contagio da H5N1 dall’inizio del 2006. L’allerta rimane comunque alta. L’ufficio di Sukhothai per il controllo degli animali domestici ha soppresso più di 5mila polli, annunciando che la zona sarà posta sotto controllo fino ad “ulteriori disposizioni
marco cotti
00giovedì 6 luglio 2006 09:09
news del 6.7.06
AVIARIA, IN NIGERIA PRESENZA DI CEPPI DIVERSI DEL VIRUS

Nature: risulta più difficile trovare un'efficace protezione dell'industria del pollame


Il virus dell'influenza aviaria, H5N1, penetrato in Nigeria all'inizio del 2006 , vi sarebbe successivamente, e più volte, rientrato. A dimostrarlo l'analisi del genoma virale che dice che siamo di fronte a ceppi virali diversi che non hanno alcuna relazione tra di loro. La scoperta fatta da Claude P. Muller, National Public Health Laboratory, Institute of Immunology, Lussemburgo, pubblicata su Nature, indicherebbe che i virus entrati in Nigeria, il primo paese africano ad essere infettato, avrebbero origine diversa.

Il virus dell'influenza aviaria fu individuato, per la prima volta, il 7 febbraio del 2006, in allevamenti di pollame situati a nord del paese. Questa scoperta indusse le autorità sanitarie locali a prendere immediate misure per contenere il propagarsi dell'infezione. Misure che furono criticate quando si scoprì che il virus era riuscito a fuggire verso il sud del paese, nonostante le barriere sanitarie predisposte.

Stando, però, alla ricerca di Muller, il virus, che sembrava essersi propagato in Nigeria, in realtà, non avrebbe affatto superato il cordone sanitario, ma più semplicemente sarebbe entrato più volte nel paese.
A conferma di questa tesi, il confronto tra i tamponi prelevati da polli di due diversi allevamenti nel Lagos del sud e il DNA di campioni genetici prelevati da polli appartenenti ad allevamenti che si trovano a nord del paese. Da questo confronto risulterebbe che i virus presenti in Nigeria sono geneticamente diversi l'uno dall'altro. "Un risultato, commenta Muller, che fa pensare che i virus sarebbero entrati in maniera indipendente ed ogni ceppo portato da uccelli migratori provenienti dal sud della Russia e dal nord Europa, ma certamente non dal sud est dell'Asia".

La presenza di ceppi diversi del virus H5N1 su gran parte del territorio nigeriano, rende più difficile una protezione efficace dell'industria del pollame, se non con l'adozione di misure sanitarie e commerciali molto restrittive.
marco cotti
00venerdì 7 luglio 2006 08:50
News del 6.7.06
Anti-aviaria, via ai test

In Italia

Potrebbe essere pronto a breve il vaccino pandemico che si basa sul ceppo H5N1 dell'aviaria. Si va infatti completando nei centri di Genova, Siena e Chieti il reclutamento per la prima sperimentazione di fase II, avviata nel nostro Paese per studiare un vaccino pandemico, lo stesso che verrà sperimentato entro l'estate negli Usa. "A oggi", spiega Rino Rappuoli, Novartis Vaccines, "è dimostrato che non basta vaccinare la popolazione con vaccini pandemici formulati in modo convenzionale e neppure con un maggior dosaggio di antigeni, perché in nessun caso si ottiene una risposta immunitaria sufficiente. Il nuovo vaccino contiene un adiuvante già autorizzato per uso umano, in combinazione con antigeni a subunità di vaccini influenzali interpandemici, in 14 Paesi europei, Italia inclusa, e in 9 extraeuropei". L'adiuvante MF59 è usato per aumentare la immunogenicità degli antigeni influenzali nei vaccini a subunità prodotti da Novartis Vaccines per gli "over 65". "Il vaccino influenzale adiuvato con MF59", continua Rappuoli, "è stato valutato in una serie di studi clinici randomizzati e controllati circa 20.000 soggetti. Ne sono state fino ad oggi distribuite in Europa circa 25 milioni di dosi". In passato Novartis Vaccines ha sperimentato sull'uomo il vaccino contro il ceppo dell'influenza dei polli H5N3, derivato dall'anatra, quello che riaccese la paura della pandemia, nel 1997 a Hong Kong. "Quel vaccino", continua Rappuoli, "potenziato con MF59, è l'unico, a oggi, in grado di proteggere da una pandemia". Nei vaccini prodotti in Italia, dice Novartis non è usato alcun conservante. La sterilità è garantita dalla perfetta tenuta delle operazioni di produzione, purificazione, miscelazione e confezionamento. "Siamo", conclude Rappuoli, "tra i pochi Paesi al mondo a ospitare un sito produttivo di vaccini, Novartis Vaccines a Siena. Vi sono prodotti diversi vaccini, tra cui quelli influenzali; e sempre qui, Novartis Vaccines ha sviluppato un processo per ottenere antigeni da ceppi di influenza aviaria potenzialmente pandemici. L'Italia è quindi all'avanguardia nella preparazione di una risposta in caso di pandemia". (giancarla rondinelli)
marco cotti
00venerdì 7 luglio 2006 16:09
ultim'ota del 7.7.06
Spagna, primo caso di aviaria

La Spagna ha registrato il suo primo caso di virus H5N1 dell'influenza aviaria: lo conferma il ministero dell'Agricoltura spagnolo. Il ceppo pericoloso anche per l'uomo è stato individuato su un volatile acquatico ritrovato in un'area acquitrinosa alla periferia della città settentrionale di Vitoria, nei Paesi Baschi. L'animale, sottoposto ad esami di laboratorio, è risultato positivo al virus H5N1. E' la prima volta che il virus nella sua forma più pericolosa si spinge così ad Occidente. Fino a questo momento l'Europa era stata colpita dall'H5N1 che è sbarcato in diversi Paesi dell'Unione con il ritrovamento di volatili morti, soprattutto nelle paludi dei Paesi dell'Est. Ora si teme che il temutissimo virus partendo dai Paesi Baschi possa dilagare in tutta la penisola iberica. Fino ad ora in nessuna parte del mondo, anche in quelle più colpite dell'estremo oriente, non si è registrato nessun caso accertato di contagio da uomo a uomo.
marco cotti
00domenica 9 luglio 2006 10:08
news del 9.7.06
BRUXELLES, 18.11
AVIARIA: UE, EUROPEI IMPREPARATI SUI RISCHI PER SALUTE/ ANSA
07/07/2006 18.11.00
[Salute]


(ANSA) - BRUXELLES, 7 LUG - Gli europei sono ben informati sull'influenza aviaria e hanno fiducia negli interventi presi dall'Europa e dai loro governi per combattere la malattia, ma le conoscenze sui rischi per la salute sono apparse in alcuni casi insufficienti. La pagella peggiore l'hanno ricevuta italiani, irlandesi, spagnoli e portoghesi. Al contrario francesi, tedeschi, danesi e belgi sono stati tra i primi della classe. E' quanto emerge da un sondaggio Eurobarometro effettuato dall'Ue presso 25.000 cittadini, tra il 27 marzo e il primo maggio scorso, in un momento cruciale della crisi dell'influenza aviaria in Europa, quando i consumi sono crollati per i timori di una diffusione del virus. L'Europa ha voluto un'indagine a tutto campo che ha coinvolto non soli i 25 stati membri, ma anche la Comunita' cipriota turca, i due paesi in via di adesione, Bulgaria e Romania, e i paesi candidati, Croazia e Turchia. Ai cittadini e' stato chiesto ad esempio: ''Il pollo contaminato rappresenta un rischio per la salute se e' ben cotto?''. O ancora, ''il virus dell'influenza aviaria puo' essere trasmesso da uomo a uomo?''. ''E' pericoloso mangiare la carne di pollo vaccinato contro l'influenza aviaria?''. ''La vaccinazione contro l'influenza stagionale e' efficace anche contro l'influenza aviaria?''. Insomma domande precise, a cui globalmente hanno dato risposte corrette un numero relativamente elevato di persone. Ma restano delle grosse lacune su informazioni essenziali. Ad esempio poco meno di un terzo degli europei interrogati (il 28%) ignora che l'influenza aviaria non puo' essere trasmessa tramite le uova o la carne di pollo quando questi alimenti sono ben cotti. Questa carenza nell'informazione ha certamente alimentato i timori di una diffusione del virus che nel momento di maggiore crisi si e' trasformato in vero panico. La conseguenza e' stata un crollo dei consumi di pollame e di uova che in Italia ha registrato la punta piu' elevata - meno il 70% - nel febbraio scorso, con la scoperta del virus in uccelli selvatici migratori, e tutta la filiale avicola sta ancora pagando conseguenze economiche e sociali gravissime. In Europa il virus e' stato individuato nei mesi scorsi in uccelli selvatici, in 14 stati membri: in ordine cronologico Grecia, Italia, Slovenia, Ungheria, Austria, Germania, Francia, Slovacchia, Svezia, Polonia, Danimarca, Repubblica Ceca, Regno Unito ed ora anche Spagna. Di questi, solo in cinque paesi (Italia esclusa) il virus si e' diffuso in qualche allevamento ma il sistema sanitario di intervento rapido europeo ha messo il tutto sotto controllo. Commentando i risultati dell'inchiesta, Markos Kyprianou, commissario europeo alla sanita', ha tenuto a sottolineare ''che una parte sostanziale degli europei ha delle idee sbagliate sulla natura e sugli effetti del virus''. Ad esempio, il 29% degli europei e' convinto che presenti un rischio mangiare della carne di pollo vaccinata contro l'influenza aviaria'', ma forse ancora piu' grave, e' che il 18% degli intervistati ha risposto ''che non era possibile essere contaminati dal virus toccando uccelli malati''. Al contrario il 74% era ben consapevole delle conseguenze. Kyprianou ne e' convinto: ''Di fronte ad un'eventuale ritorno dell'influenza aviaria questo inverno, bisogna raddoppiare gli sforzi per spiegare ai cittadini europei i rischi reali che incontrano, agire con fermezza, ma senza allarmare inutilmente la popolazione''. La crisi appena passata, ha sottolineato, dovrebbe essere stata un buon esempio per tutti. (ANSA). LEN

marco cotti
00mercoledì 12 luglio 2006 08:46
12.7.06
10 luglio 2006 - 13.16

Aviaria: FAO, continua ad espandersi in AfricaAggiungere l'articolo al mio swissinfo


GINEVRA - Le azioni di contenimento del virus H5N1 hanno avuto "successo" in Europa ed in buona parte del Sud-Est asiatico, ad eccezione dell'Indonesia, ma "in Africa l'influenza aviaria continua ad espandersi e rimarrà una minaccia ancora per anni, rischiando di diventare endemica in diversi Paesi". Lo ha affermato oggi il direttore generale aggiunto della FAO David Harcharik, intervenendo ad una conferenza del Consiglio Economico e Sociale delle Nazioni Unite (Ecosoc) a Ginevra.

Harcharik ha fatto in particolare riferimento alle difficoltà incontrate nell'attuazione di appropriate misure di vigilanza come l'abbattimento dei polli, piani di compensazione per i piccoli allevatori e i controlli sui movimenti animali nei paesi africani.

Un'altra difficoltà è stata il commercio illegale di pollame: "Fino a che questo tipo di commercio non sarà controllato da autorità veterinarie più incisive, e fintanto che non vi saranno migliori sistemi di sorveglianza, di allerta e risposta rapida, di diagnosi e di segnalazione dei casi, continueremo a convivere con il rischio".

Nei due anni e mezzo di sviluppo dell'emergenza sono stati abbattuti circa 200 milioni di polli, con perdite economiche, nel solo Sud-Est asiatico, pari a 10 miliardi di dollari. Secondo gli ultimi dati, aggiornati ai primi di luglio, sono 229 le persone che hanno contratto il virus e di esse 131 sono morte.

"È indispensabile che si intervenga tempestivamente e con decisione - ha concluso il direttore generale aggiunto della FAO - perché finché il virus H5N1 sarà in circolazione continuerà ad esserci una minaccia per la comunità internazionale".


SDA-ATS
psitta
00giovedì 20 luglio 2006 07:37
News del 20.7.06
Sanità
Toscana, Veneto e Sicilia testano le procedure
Esercitazione sul campo dei servizi veterinari per l'influenza aviaria
L'iniziativa del Ministero della salute non è collegata a nessun tipo di emergenza




I servizi veterinari delle Regioni Toscana, Veneto e Sicilia sono in queste ore impegnati in una esercitazione in cui viene simulata l'insorgenza sul territorio regionale di un focolaio di influenza aviaria.

La simulazione non è assolutamente collegata ad alcuna emergenza in atto, ma è uno strumento che permette di sondare la capacità di pronto intervento dei servizi veterinari, che hanno già dato prove positive nei mesi scorsi, e affinarne le procedure operative.

La simulazione, progettata dal Ministero della Salute in collaborazione con il Centro di referenza nazionale/Oie/Fao per l'influenza aviaria dell'Istituto Zooprofilattico Sperimentale delle Venezie (IZSVe), rientra nel programma di esercitazioni pianificate a livello comunitario per valutare l'efficacia delle procedure di emergenza, misurare il livello di preparazione dei servizi veterinari e identificare eventuali punti critici del sistema, per assicurare livelli operativi efficienti e uniformi nella gestione di eventuali emergenze. Le stesse procedure sono state già testate in Francia, Slovenia e Danimarca.

Susanna Cressati

psitta
00venerdì 21 luglio 2006 08:55
News del 21.7.06
Indonesia. Test confermano il 42esimo decesso per influenza aviaria



RaiNews24
aviaria_test
Il test e' stato effettuato in un laboratorio di Hong Kong

Giacarta, 20 luglio 2006

Il ministero della Sanità indonesiano ha comunciato che è stata confermata da test internazionali la 42esima morte causata dal virus H5N1 dell'aviaria in Indonesia. Si tratta di una uomo di 44 anni.

Con questo decesso, l'Indonesia raggiunge il Vietnam per numero di morti causati dall'influenza aviaria confermati dai test dell'Organizzazione mondiale della sanità.
marco cotti
00martedì 25 luglio 2006 00:28
News del 24.07.06
24 Luglio 2006
CINA - THAILANDIA - INDONESIA
Aviaria: sospetti contagi umani in Thailandia, nuovi casi in Cina

In Thailandia almeno 5 sospetti contagi umani, i primi del 2006. In Cina segnalati ancora nuovi focolai infettivi tra il pollame.



Pechino (AsiaNews/Agenzie) - Non si ferma l’influenza aviaria nel sud est asiatico. Mentre in Cina si registrano sempre nuove epidemie nel pollame, il morbo torna a manifestarsi in Thailandia.

Thailandia. Rivelati oggi 3 possibili contagi umani nella settentrionale Phichit, provincia ritenuta di “massimo rischio” dal Governo. Si tratta di due uomini di 59 e 86 anni e di un bambino di 7, ricoverati in isolamento con i sintomi tipici, in attesa delle analisi. Tutti hanno avuto stretti contatti con pollame, in zone dove è segnalata la morte improvvisa di centinaia di polli.

Surasing Wisarutarat, vice capo della Sanità della zona, ha ammonito la popolazione a non mangiare pollame. “Siamo molto preoccupati – ha detto – per i lavoratori migranti. Loro consumano molta carne di pollo e rischiano di contrarre l’influenza aviaria”.

Il 21 luglio sono stati ricoverati nell’ospedale di Uttaradit con i sintomi dell’influenza un cacciatore di 67 anni e il genero di 35, che avevano mangiato prede abbattute.

A livello pubblico, mentre il Dipartimento per lo Sviluppo dell’allevamento ribadisce che “non gli risultano” casi di aviaria tra gli uccelli, Nirundorn Aungtragoolsuk, direttore dell’Ufficio per il controllo delle epidemie, ha ammesso ieri esserci “un’alta possibilità di ritorno del contagio” per le forti piogge stagionali e la diminuzione della temperatura.

Il Governo indica come zone di massimo rischio le province di Sukhothai, Phitsanulok, Suphanburi, Nakhon Pathos e Kanchanaburi, oltre alle due già ricordate. In alcune di queste province sono segnalate estese morie di polli. Nel Phitsalunok sono stati abbattuti oltre mille polli per impedire il contagio. Dalla fine del 2003 il Paese ha avuto 19 contagi umani con 13 morti, l’ultimo era stato un bambino nell’ottobre 2005 nella provincia di Kanchanaburi.

Cina. Il Ministro dell’Agricoltura ha confermato il 22 luglio un nuovo focolaio epidemico tra il pollame dello Xinjiang, presso la città di Aksu, posta in quarantena. Il virus, segnalato già il 14 luglio, ha ucciso almeno 3.045 galline, mentre 356.976 polli sono stati abbattuti per contenere il contagio.

Il mese scorso era scoppiato un contagio nella provincia dello Shanxi, nella contea di Changzi, dichiarato “sotto controllo” il 13 luglio. Nel Paese ci sono stati 35 casi focolai riconosciuti di contagio e sono stati abbattuti oltre 25 milioni di polli.

Indonesia. La vastità del territorio e la scarsa informazione della popolazione – ha ammesso il 21 luglio il vice presidente Jusuf Kalla – ostacolano la lotta contro l’influenza aviaria. In specie, allevatori e commercianti di pollame sono “riluttanti” a uccidere gli uccelli contagiati, perché ignorano la gravità del rischio e ritengono troppo esiguo il risarcimento governativo di circa 10 centesimi di dollari Usa per animale.

Proprio questo mese l’Indonesia ha raggiunto il triste primato di 42 vittime umane accertate per il morbo. (PB)

marco cotti
00giovedì 27 luglio 2006 12:44
News del 27.7.06
Funzionari del Ministero della Salute sono impegnati a preparare un piano di intervento in caso di emergenza aviaria, 21 luglio 2006

(Gli Stati Uniti sponsorizzano un corso di formazione in Tailandia; in Indonesia, scoperto un nuovo caso umano di influenza aviaria)

A cura di Charlene Porter
Corrispondente del Washington File

Washington – In un incontro avvenuto in Tailandia dal 17 al 21 luglio, a cui hanno partecipato più di 100 esperti di salute umana ed animale provenienti da 14 paesi del mondo, è stata espressa una forte preoccupazione sull’eventualità dello scoppio di una pandemia di influenza aviaria, avvalorata da un rapporto presentato dall’Indonesia sul 42esimo decesso, avvenuto in quella nazione, provocato da H5N1, il virus responsabile dell’aviaria.

Il 20 luglio, il Ministero della Salute ha riferito il caso di un uomo di 44 anni della provincia di Jakarta contagiato dal virus H5N1, che si è ammalato il 24 giugno ed è deceduto il 12 luglio.

Il caso ha ricevuto conferma da parte dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), la quale ha dichiarato che l’uomo era entrato in contatto con pollame che viveva nei pressi di casa sua e del suo posto di lavoro, un mercato dove si macellano i volatili. Si sta procedendo ad effettuare i relativi test di laboratorio sui volatili nelle zone da lui frequentate, alla ricerca del virus H5N1.

Durante gli ultimi due anni e mezzo, l’alta patogenicità del virus dell’influenza aviaria ha provocato la morte di centinaia di milioni di animali.

Con la conferma di questo decesso, l’Indonesia ha registrato un numero di vittime, contagiate dal ceppo virale H5N1, uguale a quello del Vietnam, che finora risultava essere il paese più colpito, con il maggior numero di casi di propagazione della malattia tra gli esseri umani. In Vietnam non è stato registrato alcun caso umano dal 2005. Nel solo 2006, in Indonesia, si sono verificati 37 casi di influenza aviaria, il numero più elevato tra tutte quelle nazioni, dal sud-est asiatico al Corno d’Africa, che quest’anno hanno denunciato la presenza di casi di aviaria.

CORSO DI FORMAZIONE A BANGKOK SUL MONITORAGGIO DELLA MALATTIA

Il numero crescente di casi di influenza aviaria H5N1, da quando il virus ha iniziato a diffondersi alla fine del 2003 nel sud-est asiatico, ha portato i funzionari dei ministeri della salute di tutto il mondo ad esigere una maggiore consapevolezza, ed un’adeguata preparazione all’eventualità dello scoppio di una pandemia e di un’estesa emergenza sanitaria pubblica. Ecco perché 100 esperti sono convenuti a Bangkok, in Tailandia, per cercare di capire come organizzare un intervento immediato, in caso di scoppio della malattia infettiva.

Il Centro americano per il Controllo e la Prevenzione delle Malattie (CDC), il Ministero tailandese della Salute (MOPH) e l’OMS stanno collaborando per portare avanti un corso di formazione a Bangkok, che fornisce indicazioni sulle modalità attraverso le quali gli addetti alla salute pubblica devono intervenire entro le prime 72 ore dallo scoppio dell’affezione respiratoria, per riconoscere l’infezione, identificarla, contenerla ed iniziare il trattamento, la vaccinazione e le attività di informazione pubblica.

“I partecipanti sono epidemiologi, esperti di influenza aviaria o specialisti nel campo della formazione”, ha dichiarato Sonja J. Olsen, vice direttore del Programma Internazionale per le Malattie Infettive Emergenti”, un programma di collaborazione che viene svolto a Bangkok, ed è sponsorizzato sia dal centro americano CDC, che dal ministero tailandese MOPH. “Ciascuno di questi partecipanti, al rientro nel proprio paese, ha il compito di tradurre ed adattare il materiale ricevuto secondo le necessità, ed allestire a sua volta corsi di formazione”, ha affermato la Olsen, nel corso di un’intervista avvenuta con il Washington File tramite posta elettronica.

Gli specialisti che partecipano al corso di formazione provengono da paesi quali Bangladesh, Burma, Cambogia, Cina, Egitto, Guatemala, India, Indonesia, Kenya, Laos, Sud Africa, Tailandia, Stati Uniti e Vietnam.

La Tailandia è stato uno dei primi paesi ad essere colpito dal virus dell’influenza aviaria che, allo stato attuale, risulta essersi propagato nei volatili domestici o selvatici di più di 50 nazioni. Dalla prima apparizione del ceppo H5N1 dell’influenza aviaria ad alta patogenicità, avvenuta nell’Asia sud-orientale alla fine del 2003, il virus ha contagiato 231 esseri umani, causando 133 decessi in tutto il mondo.

In Tailandia si sono verificati 22 casi umani di infezione, 14 dei quali sono si sono tramutati in decessi.

Nel monitorare la diffusione del virus negli animali, le autorità tailandesi hanno presentato più di 80 rapporti all’Organizzazione Mondiale per la Salute Animale, alcuni dei quali hanno riferito della presenza di decine di focolai sia negli allevamenti casalinghi, sia in quelli industriali, che hanno condotto alla soppressione di migliaia di volatili.

Quando l’infezione inizia a diffondersi così ampiamente in un particolare ambiente, fornendo in tal modo molte opportunità di trasmissione del pericoloso virus tra animali ed esseri umani, aumentano seriamente le possibilità di propagazione della malattia tra gli uomini.

Nella sessione formativa di luglio, Il Ministero della Salute tailandese sta condividendo, insieme ad altri, l’esperienza maturata in quel contesto.

“Il nostro obiettivo consiste nell’utilizzare ciò che abbiamo imparato dai nostri interventi sui casi di influenza aviaria, ed aiutare i maggiori epidemiologi nella costituzione di gruppi che possano riconoscere ed intervenire in caso di diffusione dell’epidemia, la quale contiene in sé tutto il potenziale per diventare una pandemia”, ha dichiarato il Dr. Tawat Suntharaja, direttore generale del Ministero per il Controllo delle Malattie Infettive presso il Ministero MOPH. “Quando i partecipanti al corso di formazione faranno ritorno nei loro paesi, saranno maggiormente in grado di provvedere alla preparazione dei loro colleghi nel fornire un intervento immediato, in caso di qualsiasi emergenza epidemica”.

Per quanto riguarda l’esperienza tailandese della diffusione della malattia tra gli esseri umani ed animali a partire dal 2003, Olsen ha affermato: “Queste esperienze hanno insegnato a tutti noi quanto sia importante una buona comunicazione tra enti veterinari ed enti che si occupano della salute dell’essere umano, e quanto contino atteggiamenti di trasparenza ed apertura, affinché la comunità sanitaria internazionale possa lavorare insieme per prevenire l’insorgere di nuovi casi e nuovi decessi”.

La Tailandia sembra aver contenuto e controllato in modo efficace la diffusione del virus H5N1, dopo che la sua presenza non è stata più rilevata dal Novembre 2005.

Sebbene per l’immediato futuro non siano previste altre sessioni del corso di formazione, Olsen spera che, nei mesi a venire, ne vengano programmate delle altre.

Quest’ultimo ciclo di formazione fa parte di una strategia americana ed internazionale ad ampio spettro, per sostenere i paesi più vulnerabili nel rafforzare le loro capacità di rilevamento, contenimento e controllo della malattia infettiva, in quanto strategia per prevenire un’eventuale pandemia (Vedi fact sheet e articolo correlato ).

Per continui aggiornamenti, si prega di consultare la sezione Bird Flu (Avian Influenza).
marco cotti
00giovedì 27 luglio 2006 12:46
News 2 del 27.7.06
Aviaria, 17enne muore in Thailandia, nuova ripresa del virus
mercoledì, 26 luglio 2006 12.16
Versione per stampa

BANGKOK (Reuters) - Un ragazzo tailandese di 17 anni è morto per il ceppo H5N1 del virus dell'influenza aviaria, portando a 15 le vittime nel paese da quando il virus si è diffuso in alcune aree dell'Asia alla fine del 2003.

Lo ha detto un alto funzionario della salute oggi.

Il ragazzo è morto lunedì scorso nella provincia settentrionale di Pichit, proprio dove le autorità hanno confermato la prima propagazione del virus dei polli negli ultimi otto mesi.

"L'ultimo test di laboratorio ha confermato che è morto di influenza aviaria", ha detto a Reuters in un'intervista telefonica Kamnuan Ungchusak, capo del reparto di epidemiologia del ministero della Salute, parlando dall'ospedale dove il giovane è morto.

Riteniamo che il ragazzo sia stato infettato dal virus mentre aiutava il padre a seppellire polli morti la settimana scorsa. Il padre non è stato contagiato e gode di buona salute, ha detto Kamnuan.

"Abbiamo messo in quarantena la famiglia e ancora non ci sono voci che parlano di un nuovo caso", ha aggiunto.

L'ultimo caso di morte per influenza aviaria risale a dicembre 2005.

Senza contare l'ultima vittima, l'influenza dei polli ha ucciso 132 persone nel mondo da quando il virus è riemerso in Asia nel 2003, secondo quanto reso noto dalla Organizzazione Mondiale della Sanità.

Al momento, il ceppo altamente patogeno H5N1 rimane essenzialmente una malattia dei polli ed è difficile che gli esseri umani vengano contagiati.

Tuttavia gli scienziati temono che il virus possa mutare in una forma in grado di diffondersi facilmente tra gli esseri umani, un passo che porterebbe ad una pandemia in cui milioni di persone potrebbero morire.

L'Oms, a seguito delle indagini svolte sui casi dei mesi scorsi in Indonesia, aveva detto che il ceppo H5N1 è in qualche modo mutato tra gli indonesiani, ma che non si può evolvere in una forma trasmissibile tra persone.



© Reuters 2006
marco cotti
00sabato 29 luglio 2006 10:13
News del 30.7.06
Bangkok, 28 luglio 2006

Il virus dell'influenza aviaria H5N1 è stato trovato in un allevamento di polli nel Laos. Lo ha reso noto oggi un funzionario della Fao. Il focolaio è scoppiato in una fattoria a 25 km a sud della capitale Vientiane, dove circa 2.500 polli sono morti la scorsa settimana, secondo quanto riportano i media.

Il coordinatore regionale della FaoWantanee Kalpravidh ha voluto subito chiarire che sono già state adottate delle misure per prevenire la propagazione del virus. "Il governo del Laos ha intrapreso un'immediata azione di controllo per impedire al virus di diffondersi, disinfettando il luogo e imponendo restrizioni nei cinque chilometri di sorveglianza della zona", ha precisato.

Dagli Usa buone notizie sul vaccino
Per il momento ancora non si trasmette da persona a persona. Ma il virus dell'influenza aviaria fa comunque paura e proseguono gli esperimenti per trovare un vaccino. Passi avanti nella lotta all'influenza dei polli sono stati fatti negli Usa, dove un vaccino sperimentale ha mostrato di funzionare a dosi più basse del normale, persino inferiori a quelle usate nelle annuali immunizzazioni conro l'influenza.

L'annuncio è arrivato dall'azienda produttrice della nuova sostanza, la Glaxo-SmithKline, che ha studiato le reazioni al vaccino su 400 volontari in Beligio, di età compresa tra i 18 ed i 60 anni. Gli scienziati hanno confrontato gli effetti di dosi diverse del composto che contiene una versione devitalizzata del virus dell'influenza aviaria H5N1, del tipo circolato in Vietnam nel 2004 che ha causato vittime, e un additivo speciale segreto. L'addittivo funziona da stimolatore del sistema immunitario ed ha mostrato di permettere l'efficacia dle vaccino a livelli inferiori al normale.

I dati non sono ancora stati rivisti da un comitato scientifico indipendente, nè sono stati pubblicati su riviste specializzate, ma gli esiti ottenuti sarebbero significativi: più dell'80% dei volontari hanno evidenziato una protezione immunitaria con il virus dell'aviaria. Un risultato che potrebbe rivelarsi fondamentale in caso di un'epidemia. "E' un passo importante - ha commentato lo stesso Anthony Fauci, direttore dell'Istituto nazionale Usa sulle malattie infettive - è esattamente ciò di cui abbiamo bisogno per preparaci ad una possibile emergenza aviaria".
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