Mulas, fotografo dell'arte

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vanni-merlin
00mercoledì 5 dicembre 2007 00:45
Mulas, fotografo dell'arte

Tra il Maxxi di Roma e il Pac di Milano, una doppia mostra di 600 immagini celebra Ugo Mulas
uno dei più importanti fotografi del Novecento che ha raccontato i protagonisti dell'arte contemporanea


di LAURA LARCAN

ROMA - "Non sono stato neanche un dilettante fotografo: la prima foto che ho fatto l'ho subito venduta. Ero uno studente, bivaccavo quasi sempre in quella specie di caffè che era allora il Jamaica, una latteria dove si riunivano dei pittori. Qualcuno m'ha prestato una vecchia macchina e mi ha detto: un centesimo e undici al sole, un venticinquesimo cinque-sei all'ombra. E io, con un'enorme diffidenza, ho preso in mano questa macchina". E in quel locale milanese, nel '53, Ugo Mulas ha cominciato a ritrarre i suoi amici artisti, un piccolo mondo antico di individui straordinari, da Piero Manzoni a Emilio Tadini, che amava riunirsi intorno ai tavolini, tra caffè, panini e sigarette, a parlare di neoavanguardia.

E' da lì che Mulas ha intrapreso il suo personalissimo viaggio nella storia dell'arte contemporanea, oltre venti anni decisivi per la svolta delle ricerche espressive indagati e raccontati da testimone oculare, a stretto contatto con i protagonisti e i loro lavori memorabili. Uno spettacolo in bianco e nero che offre la monumentale retrospettiva "Ugo Mulas. La scena dell'arte", che si articola in tre sedi illustri che per la prima volta "fanno sistema" in un progetto espositivo, il Maxxi di Roma, il Museo nazionale per le arti del XXI secolo (dal 4 dicembre al 2 marzo), e il Pac di Milano, il Padiglione per l'Arte contemporanea (dal 5 dicembre al 10 febbraio), per poi convergere nella Gam di Torino, la Galleria d'arte moderna (dal 26 giugno al 19 ottobre). Il tutto scortato dalla pubblicazione da parte di Electa di un catalogo-monumento della fotografia.

"Si tratta della mobilitazione di un patrimonio di circa 600 fotografie distribuite per tematiche tra Roma e Milano - spiega Pio Baldi, direttore della Darc - che evidenziano il carattere essenziale di Ugo Mulas, il suo essere stato narratore dell'arte contemporanea, delle ricerche italiane, tra gli anni Cinquanta e Settanta, così come dei fermenti a New York, dove ha risieduto tra il '64 e il '67".

La rassegna romana, sovraffollata di fotografie che seducono ed emozionano con l'immediatezza di piccoli grandi dettagli, si articola in varie sezioni emblematiche. La spina dorsale appare la portentosa documentazione delle Biennali di Venezia che Mulas ha fotografato dal '54 al '72, un reportage intimo e sornione, dove ogni scatto restituisce il genuino carattere dell'artista e della sua sperimentazione. Dalla laguna si diramano come affluenti, i Ritratti dei vari protagonisti dell'arte, gli Eventi che documentano le serie di mostre Sculture nella città a Spoleto, Campo Urbano a Como, Vitalità del Negativo a Roma e Nouveau Realisme a Milano. Fino alla fase finale più intensa delle Verifiche dove l'interesse di Mulas si concentra sulle potenzialità del mezzo fotografico.

C'è così tanta storia dell'arte che sembra di sfogliare un manuale, non certo, però, di stampo accademico. Come si fa a non sorridere nel vedere Alik Cavaliere che dondola con la schiena mentre osserva una scultura di David Smith, e Tancredi che osserva da vicino il virile cavaliere di Marino Marini, o Antonio Saura a piazza San Marco con un piccione che gli si sta posando sulla spalla, Lionello Venturi che passeggia perplesso tra le sculture di Viani, Alberto Burri che se la ride e Jean Fautrier che brinda alzando un bicchiere di spumante, e le faccette dolci e divertite di Giacometti mentre riceve l'annuncio di aver vinto il Gran Premio, o il gruppo di "amici", con Schifano in primo piano, che mandano un saluto collettivo a Mimmo Rotella in stato di fermo, e il conte Vittorio Cini che prova uno delle Dodici paia di occhiali "per una visione autre" di Julio Le Parc, e ancora le sale, i bivacchi, le passeggiate, le riunioni nei giardini, le provocazioni.

"Ugo Mulas ha restituito in modo straordinario quel clima incandescente delle Biennali di Venezia in anni nei quali la manifestazione rappresentava veramente il fiore all'occhiello dell'Italia - dice Anna Mattirolo, che ha curato l'evento insieme a Pier Giovanni Castagnoli e Lucia Matino - Mulas riesce a entrare nell'essenza dell'opera degli artisti, a indagarne la genesi, il suo farsi. E loro, gli artisti, si sentivano protetti e incoraggiati dall'obiettivo di Mulas. Mi piace ricordare una frase di Consagra: quando Ugo si entusiasmava per un altro artista diverso da noi, era una pugnalata".

A Milano, invece, il percorso si concentra sugli aspetti della sua attività a New York, quando Mulas entra in contatto diretto tra il '64 e il '67 con il gruppo dei grandi maestri, cominciandone a far parte. "In un primo momento, negli Stati Uniti, sono stato più stordito che convinto - racconta Ugo Mulas - poi mi sono entusiasmato, perché non si trattava soltanto di prendere contatto con una certa pittura, quanto di entrare nel mondo dei pittori".

E lo fa Ugo Mulas. Indaga e si fa testimone di quel mondo, scrutando John Cage a casa, il loft di Rauschenberg con il materasso a terra per dormire, dove si festeggia il giorno del ringraziamento, Tom Wesselmann a lavoro, la casa di Lee Bontecou, Richard Bellamy che posa per una calco in gesso di Gorge Segal, la mitica factory di Andy Warhol, Lichtenstein che gioca con i suoi fumetti. E sempre a Milano, sfilano le Nuove ricerche tra il '67 e il '69, periodo dell'apertura alla sperimentazione nei vari contesti della comunicazione visiva.

"Mulas è stato un fotografo che si è accontentato di essere fotografo e non artista - commenta Vittorio Sgarbi - E' il fotografo italiano nella piena consapevolezza di esserlo. Mulas vuole raccontare quello che ha visto, vuole essere un testimone dell'arte e non un servo di questa. Documenta l'eroismo dell'artista, i suoi gesti, le sue manie, le sue piccole grandezze". La retrospettiva, dunque, diventa una commemorazione di amici perduti.


Notizie utili - "Ugo Mulas. La scena dell'arte", a cura di Anna Mattirolo, Pier Giovanni Castagnoli e Lucia Matino.
Maxxi di Roma, dal 4 dicembre al 2 marzo
Orari: tutti i giorni, 11-19, chiuso lunedì.
Ingresso libero.
Informazioni: tel. 0632101801.
Pac di Milano, dal 5 dicembre al 10 febbraio.
Orari: lunedì 14:30-19:30, martedì-domenica 9:30-19:30, giovedì 9:30-22:30.
Ingresso: intero €5, ridotto €3.
Informazioni: tel. 0276009085.
Catalogo: Electa.


(4 dicembre 2007)



da: www.repubblica.it/2007/12/sezioni/arte/recensioni/ugo-mulas/ugo-mulas/ugo-mu...

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