Il culto di Osiride significa che la morte fisica non è la fine di tutto ma c'è un aldilà che attende l'intero genere umano. Consolazione grande perché non solo gli iniziati vi accederanno, ma anche il popolo che si propizierà il dio. Dunque nella storia d'Egitto ebbe molta importanza la devozione ad Osiride, tanto che il centro sacro di Abydos, 550 chilometri a sud del Cairo non lontano dal fiume Nilo e da Luxor, al tempo dei faraoni fu una meta annuale affollata di pellegrini, come dimostra la miriade di vasi di terracotta, di ceramiche, di pietre con cartigli, ossia resti rituali e offerte di massa alla divinità. Per capire il valore di quest'area archeologica è aperta fino al 21 ottobre (con orario 9.30-13.30 e 15-19, lunedì chiuso) a Venezia, nella Scuola grande di San Giovanni Evangelista (San Polo), la mostra Il tempio di Osiride svelato. L'Antico Egitto nell'Osireion di Abydos curata dal fotografo documentarista Paolo Renier in collaborazione col Museo egizio di Firenze e l'associazione Friends of Abydos. L'evento è eccezionale non solo perché questa città sepolta, necropoli isolata e accessibile agli studiosi -in particolare due università, tedesca e statunitense-, è interdetta ai turisti; ma anche perché è stato fatto un grosso lavoro di riproduzione fotografica per trasferire alla mostra peculiari testimonianze di storia, arte e cultura altrimenti ignote.
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