Mostra a Roma : Leonardo. La Madonna Litta dall’Ermitage di San Pietroburgo

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"Palantir"
00mercoledì 12 novembre 2003 02:25
Leonardo. La Madonna Litta dall’Ermitage di San Pietroburgo


Dal 7 novembre al 10 dicembre 2003.
Palazzo del Quirinale, Sala delle Bandiere.
Piazza del Quirinale.
Orari: lunedì-venerdì, 9-12:30, 16-19; sabato fino alle 21, domenica, 8:30-12 (l’8 dicembre, 8:30-12). Chiuso il 9 novembre.
Ingresso libero, senza prenotazione.
Sito web: www.quirinale.it
Dopo 150 anni torna in Italia la Madonna Litta, la madonna della discordia. Opera indiscutibilmente bella, ma non indubbiamente di Leonardo. Intorno a lei ruota ancora, come una questione destinata a rimanere forse aperta, una complessa diatriba critica. Di sicuro c’è che venne dipinta presumibilmente intorno al 1490, durante il soggiorno milanese del genio di Vinci, quando fu reclutato come ingegnere e pittore alla corte degli Sforza. Nasce all’origine come tempera su tavola, di 42x33 cm, trasportata, nel 1865 su tela, senza non pochi danni, subito dopo che il duca Antonio Litta Visconti la vendette al museo imperiale di San Pietroburgo, insieme ad un Correggio, un Parmigianino e ad un Sassoferrato, per 100 mila franchi. Rappresenta la “madonna lactans”, come una madre che allatta il suo bambino, in piedi, come ha rivelato l’esperto Carlo Pedretti. Nel volto della donna, non del tutto di profilo, l’accenno di un dolce sorriso, velato di tristezza, nella preveggenza della passione di Cristo. Il bambino, pur attaccato al seno, volge lo sguardo verso lo spettatore e tiene in mano un cardellino, le cui piume rosse alludono alla corona di spine intrisa di sangue che un domani cingerà il capo di Cristo. Alle loro spalle, due finestre ad arco si aprono su un paesaggio. Da un’analisi tecnica, la stesura dei pigmenti fa pensare ad una sola ed esclusiva mano esecutrice dell’opera, scartando l’ipotesi di una collaborazione. Se emeriti esperti di Leonardo, come Marani, Fiorio e Brown, vedono la mano di un allievo, Marco d’Oggiono o Giovan Antonio Boltraffio, favorevoli all’autografia di Leonardo rimangono Tatiana Kustodieva, conservatrice dell'opera di Leonardo all'Ermitage e curatrice della mostra, e Carlo Pedretti, che considera l’opera un prototipo del leonardismo.


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