Mostra:"GAUGUIN E VAN GOGH: l’avventura del colore nuovo"

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tazziana
00mercoledì 1 febbraio 2006 23:58
La mostra di Brescia dal titolo: “Guaguin e Van Gogh: l’avventura del colore nuovo”, che resterà aperta al pubblico sino al 26 marzo presso il Museo di Santa Giulia, rappresenta una delle pagine più suggestive ed emozionanti dell’arte contemporanea; come testimonianza dell’incontro forse più interessante tra due pittori come Vincent Van Gogh e Paul Gauguin che vissero insieme, sia pure per un breve periodo, sulla finire del 1888, ad Arles, proprio nella celeberrima “casa gialla” per condividere con altri pittori dell’epoca il percorso della pittura nell’arte.


Nella mostra, che si può forse definire curiosa per l’accostamento di due artisti all’origine emozionalmente diversi, espone ben 150 opere, di cui 100 dipinti e 50 opere su carta, suddivise in cinque sezioni, attraverso le quali percorrere le tappe ed i sentieri di vita che portarono Vincent Van Gogh a emettere e farci sentire quel grido di dolore che accompagnerà tutta la sua esistenza; quel suo grido disperato, come fuga dagli sterili canoni del quotidiano alla ricerca della libertà, che lui stesso definirà in una delle sue lettere: “Me ne sto in gabbia, me ne sto in gabbia, e non mi manca niente, imbecilli!...Ma per piacere, libertà, lasciatemi essere un uccello come gli altri”.
Verranno presentate le tappe della vita artistica dei due grandi geni della pittura, utili a segnare la vivacità e la novità dell’arte del XIX° secolo; che, a partire da un primo periodo trascorso per Paul Gauguin a Parigi e per Vincent Van Gogh in Olanda, condurranno alle famose, per genuinità ed esplosione di colore, opere di Tahiti per il primo ed a quelle di Provenza e di Auvers per il secondo, il quale percorreva quelle terre inseguendo la sua libertà per abbandonare la strada dolorosa del quotidiano, del doloroso e del banale.
Parleremo e guarderemo nella mostra non il pittore Vincent Van Gogh, ma la storia della sua anima dei drammi che sono gli stessi dell’uomo inquieto dell’epoca moderna, che vive sospeso tra due poli, quello ancora ancorato all’animale e l’altro in cui gli sembra di toccare l’assoluto e Dio; l’artista, attraverso il suo corpo si sente profondamente inserito nel mondo fisico e nelle “miserie” vissute dall’uomo. Non può restare lì ad attendere vivendo in questa dimensione “fisica” della vita, perché, a differenza delle altre creature del mondo animato, Vincent ha coscienza di queste contraddizioni insolute del vivere dell’uomo, sospeso tra le miserie e l’incertezza del presente, come se fosse una caricatura per il passaggio verso l’ignota certezza frutto delle risposte delle richieste a Dio.

Nelle lettere al fratello Theo (presenti nella mostra), lo stesso pittore parla di questo suo viaggio verso quella destinazione a lui ignota e nei suoi quadri dipinge la sofferenza e l’inquietudine dell’uomo a contatto con il duro lavoro, come nella “Testa di contadina con cuffia bianca” 1885, nel “Tessitore” 1884, in “Piantando le patate” e nel celeberrimo capolavoro “I mangiatori di patate”: in cui illuminerà la scena solo con la luce di una lampada, per fare capire, come lui stesso scriverà, “che quella povera gente, che alla luce di una lampada mangia patate servendosi del piatto con le mani, ha zappato essa stessa la terra dove quelle patate sono cresciute , quei contadini hanno onestamente meritato di mangiare quello che mangiano”.
Van Gogh, la cui esperienza artistica è iniziata con i colori della terra e del lavoro (i colori dell’oscurità), nel giro di pochi anni trascorrerà la vita prima ad Arles, dove venne colto paradossalmente dalla neve e dai colori accecanti del bianco delle cime sullo sfondo del cielo azzurro, poi a giugno, tornerà nelle stesse terre dei mangiatori di patate, con l’energia del sole e dei colori dell’immenso giallo abbagliante dei campi di grano;quella energia creativa del colore che lo porterà così a moltiplicare le idee, perché “il colore deve fare tutto , dando con la sua semplificazione un più grandioso stile alle cose”; che ammireremo in molte opere esposte, tra cui “Il seminatore” 1888, “I girasoli”, “Campo con due conigli” 1889, “Campo di grano”, 1888 ed il suo “Autoritratto con cappello di paglia” 1887.
Nel 1888 van Gogh, alle cui spalle sembrano essere anche pittori come Millet e Bernard, inviterà insistentemente Paul Gauguin, altro pittore conosciuto dal fratello Theo, a raggiungerlo ad Arles ed allestirà, per accoglierlo insieme ad altri pittori, una stanza solo per lui nella famosa “Casa gialla”, appendendo alle pareti i suoi “Girasoli” dipinti per l’occasione;cominciò così la sfida tra due artisti, l’uno Gauguin sicuro ed autorevole e l’altro, Van Gogh, che nella sua certezza, cercava nella natura sempre la realtà e la sua immedesimazione.

Ma in quei 61 giorni (tanto durò la loro convivenza), si scontrarono due nature troppo differenti tra loro, quella di un Gauguin orgoglioso, volitivo, inflessibile, più cerebrale che istintivo e quella di un Van Gogh, al contrario, umile, semplice, condiscendente ed istintivo, instabile; facendo sorgere degli scontri tra i due, manifestatisi dapprima solo come stridori, sorde irritazioni, che con il tempo causarono a Vincent una vera e propria crisi nervosa esistenziale; a causa della quale, oltre che di un forte litigio, si automutilò il lobo sinistro dell’orecchio sinistro per avere visto naufragare quel suo sogno di uno “studio nel Sud”.
Nel frattempo Paul Gauguin continuava nella sua esperienza pittorica maturata nel periodo precedente nel primo soggiorno a Tahiti, che darà come frutto una intensa produzione artistica, tra cui si potranno ammirare nella mostra: “Artesiane”, 1888, dipinto durante il periodo di permanenza nella “Casa gialla”, come omaggio alle donne di Arles cui riconosceva compostezza ed eleganza; “Bonjour Monsier Gauguin”, 1889, in cui, appena terminata la tormentata convivenza con Van Vogh, cominciava a ripensare a tornare nei mari del Sud, suo vero paradiso, ritraendo se stesso con aria pensosa.
In tutte le opere di Gauguin ciò che risalta è sempre quell’allusione alla castità e sensualità delle donne, colte attraverso l’utilizzo di quel giallo arso dal sole, come simbolo di potenza della natura, che si portava dalla Polinesia e da Tahiti, anche se conservava custodita dentro di sé la memoria della grande pittura occidentale; con chiazze di colore dell’abbigliamento delle donne raffigurate colte con il suo sguardo stregato dall’eleganza delle linee e della purezza di queste presenze.

Le donne di Gauguin vengono osservate con razionalità e mostrano differenza tra quelle artesiane o bretoni e quelle del Pacifico; in quanto tanto predomina la riservatezza e la ritrosia nelle prime, quanto un’aria di libertà e di prorompenza fisica nelle seconde; così come in “Tre tahitiani”, 1899, ed in “Le donne di Tahiti o Sulla spiaggia”, 1923.
Mentre Van Gogh si trova a Parigi e dipinge con i suoi accesi colori pieni di luce paesaggi come “Orti di Montmartre” 1887 ovvero ad Arles “Sentiero lungo il giardino fiorito”, 1888; Gauguin, in un breve viaggio in Martinica, influenzato dalla potenza della natura e dalla sua impulsività, ricomincerà a dipingere la natura, come nella sua “vegetazione tropicale”, 1887, con uno stile molto diverso, dettato dalle impressioni violente ed immediate che gli vengono trasmesse dal paesaggio delle isole del Sud.
Nella mostra il visitatore continuerà così a rincorrere impressioni pittoriche diverse dei due pittori, posti in una sorta di “competizione” di colore e sensazioni, ricostruendo l’intera vicenda biografica e pittorica dei due artisti, dalle prime opere su olio e su carta fino alle ultime; infine, dopo avere già ammirato numerose opere degli artisti, si troverà immerso in vero e proprio bagno multisensoriale di “colore nuovo” di Van Gogh e Gauguin.
Una innovazione di allestimento e regia che consentirà di percorrere un corridoio, lungo il quale le pareti della prima parte vedono armonicamente scorrere particolari delle opere del colore dei due artisti; mentre le seconde, mostrano una serie di opere degli artisti e documenti con fotografie d’epoca legati alla loro vicenda bibliografica.


Quanto mi piacerebbe andarci [SM=g27818]

"Palantir"
00giovedì 2 febbraio 2006 00:53
Tazz, metti da parte i soldini...
potremmo farci una scappata, che ne dici?
il museo dove viene esposta, tra l'altro, è un museo davvero molto molto interessante
tazziana
00giovedì 2 febbraio 2006 00:55
Quanto dista Brescia da Torino? [SM=g27818]
Dovrei salire presto per un concorso... [SM=g27823]
"Palantir"
00giovedì 2 febbraio 2006 00:58
Non ne ho la più pallida idea...
non penso troppo. sarà un'ora e mezza di treno, ma sto sparando
tazziana
00giovedì 2 febbraio 2006 01:02
Domani mi informerò meglio.Tu a parte sparare [SM=x131365] non sai fare altro...
"Palantir"
00giovedì 2 febbraio 2006 01:05
In onore del binomio Gauguin-Van Gogh, non ti rispondo
tazziana
00giovedì 2 febbraio 2006 11:07
Allora Quatt,prendendo l'autostrada son 226 km e ci si impiegano 2 ore e 13 minuti.Altrimenti ci sarebbero gli eurostar Torino-Milano...due ore e mezza più o meno... [SM=g27818]
"Palantir"
00giovedì 2 febbraio 2006 11:28
ok....
grazie, pensavo fossero un po' più vicine, ma se po fa
tazziana
00giovedì 2 febbraio 2006 12:03
Si che se po fa...
Appena so con esattezza la data del concorso,ci organizziamo [SM=x131423]
Aquila libera
00giovedì 2 febbraio 2006 15:30
Interessante....
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