Morto "Veleno" Benito Lorenzi

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WEB RE1976
00domenica 4 marzo 2007 02:25
Si è spento oggi l'ex campione dell'Empoli, dell'Inter e della Nazionale.
Benito Lorenzi "Veleno", celebre per i suoi dribbling e il suo feroce sarcasmo, aveva compiuto 81 anni lo scorso 20 dicembre.
Il soprannome "Veleno" glielo diede sua madre Ida quando era ancora piccolo e particolarmente vivace.
Dopo aver giocato all'Empoli in serie B fino al 1947, arrivò all'Inter e non lasciò più la maglia nerazzurra fino al termine della sua carriera.
Attaccante forte fisicamente, era anche particolarmente furbo e rimase memorabile la buccia di limone infilata sotto il pallone in un derby prima che l'attaccante del Milan, Tito Cucchiaroni, calciasse un rigore: il pallone finì lontano dalla porta e l'Inter vinse per 1-0, con Lorenzi che corse rapidamente negli spogliatoi per evitare i tifosi avversari inferociti
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(Gazzetta dello Sport)
zeman!
00domenica 4 marzo 2007 09:24
Oggi sono ottanta. Ottanta gocce di Veleno. Quello che lasciava lo spirito nello spogliatoio pur di commettere i peccati d’ira in campo. Un giorno spiegò la teoria pure al cardinale Martini. «Il corpo peccava, lo spirito cattolico rimaneva nello spogliatoio». Questo era ed è Benito Lorenzi, quel signore racchiuso in un corpo nervi e miniatura che, chiunque abbia frequentato Appiano Gentile o la sede dell’Inter, ha tante volte incontrato con una grossa agenda sotto il braccio. «Qui ci sono le storie di calcio che racconterò in un libro: scriverò tutto», ti diceva ammiccante, sprizzando scintille da occhietti furbi e pungenti, brillanti e perfidi, la spia accesa dell’impenitenza. E anche ieri, che stavamo ad ascoltarlo, ha ripetuto: «Ricordi particolari ne ho, eccome. Ma a te non li dico. Li scrivo nel libro». Oggi la memoria di Benito Lorenzi non è più così ferrea, ma questo gioco delle parti rimane il suo divertimento, la natura del toscanaccio, border line tra dolcezza e ruvidità, il suo timbro di fabbrica. Veleno lo chiamò la mamma Ida. «Ma questo l’ho già raccontato troppe volte», ti dice spazientito. «In casa ero vivace, una peste. Poi lei lo raccontò anche ai giornalisti». E nacque Veleno con la maglia dell’Inter. Invece Benito nacque per idea del nonno, morto a 95 anni, per 77 della sua vita ogni giorno a fare il pane. Poi i fascisti gli chiusero il forno. E un giorno Veleno gli chiese. «Nonno, mi hai chiamato Benito e quelli ti hanno chiuso il forno. Ma che storia è mai questa?». Incomprensibile a uno nato per far dispetti, non per subirli.

Lorenzi è un’icona dell’Inter, non di una in particolare ma della sua storia. Con quella maglia ha vinto due scudetti. «E questi sono i ricordi più belli». Segnato una valanga di gol (142). Mandato in bestia un esercito di avversari. «Che fisico, Marisetta», disse un giorno a Boniperti. E nacque Marisa, il soprannome che il presidentissimo juventino non gradì mai. Senza dimenticare quella volta, ormai è storia, che Lorenzi pose un mezzo limone davanti al pallone che Cucchiaroni stava per calciare. Era un rigore. Era un derby. E Cucchiaroni tirò fuori. Ogni sberleffo era una medaglia.
Ogni dribbling una carezza all’amor proprio. E un’idea da gol per Stefano Nyers, l’ungherese apolide che solo Benito non perse mai di vista. In campo e fuori. Raccontò: «Una volta, a Firenze, Nyers sbagliò un gol facile. Non ci vidi più e gli diedi una botta in testa. Se ne andò dal campo offeso. Ed io: rientra che i conti li facciamo dopo». Eppure quel giorno Nyers segnò una rete di testa, come raramemte gli capitava. E dopo il gol cominciò a rincorrere Lorenzi.

Veleno era un guizzo. «Un guizzo che inceneriva», ricorda. Amava Valentino Mazzola. «Il più grande che ho conosciuto». Giocò insieme a lui la sua prima partita in azzurro. Veleno segnò. Valentino, dopo un mese e poco più, morì. E Lorenzi prese a benvolere Sandro. «Dicevo che era grande come il padre. Ma non era vero. Lo dicevo per tenerlo su». Oggi gli piace Adriano. «Ha i numeri per essere un grande giocatore, però deve dimostrarlo». Grande e grosso magari come John Charles. Quell’omaccione al quale Lorenzi ballonzolò intorno provocandolo: «La regina è una p...la regina è una p...». E quell’altro nulla. E lui: «Ti sto dicendo che la regina è una p...». E l’altro: «Dillo pure, tanto io non sono inglese». Oppure a quell’arbitro: «Ti chiami Merlo? E allora fischia». Capirete che Benito non si fece molti amici. Non contò più nemmeno il numero di espulsioni e squalifiche. Finché non arrivarono Sivori e Amarildo che gli soffiarono il record. Quando smise si dedicò al settore giovanile dell’Inter. Ma prima di mollare, giocò l’ultimo anno nell’Alessandria, diede un buon consiglio a Moratti. «Prenda Rivera». Angelo Moratti firmò un compromesso, ma poi lasciò cadere l’opzione. Che rabbia!

Questo, e tanto d’altro, è il dolce-amaro degli 80 anni di Lorenzi, che a 50 anni giocava ancora a pallone. Magari con i giornalisti. Un giorno mise le mani al collo di uno e cominciò a urlare come un pazzo. Il poveraccio pensò di aver chiuso. Ma in quel momento Veleno allentò la morsa, cominciò a sghignazzare e se ne andò. Come nulla fosse.


di Riccardo Signori da il giornale (brrrr brrrr)
zeman!
00domenica 4 marzo 2007 09:27
Benito Lorenzi
Benito Lorenzi (Borgo a Buggiano, PT, 20 dicembre 1925 - Milano, 3 marzo 2007), detto Veleno, è stato un calciatore italiano nel ruolo di attaccante.
Carriera
Lorenzi trascorse gran parte della sua carriera agonistica nell'Inter, in cui esordì il 28 settembre 1947 (Inter-Alessandria 6-0) dopo la gavetta all'Empoli FC in Serie B: i toscani l'avevano comprato dal Borgo a Buggiano di Prima Divisione solo un anno prima, pagandolo 100 mila lire, e l'avevano rivenduto ai nerazzurri per 12 milioni di lire. Vestì per l'ultima volta la casacca nerazzurra il 13 luglio 1958 (Como-Inter 0-3). Con la squadra milanese vinse 2 scudetti (1952-53 e 1953-54) totalizzando 314 presenze e 143 reti nelle gare ufficiali: campionato italiano (305 presenze, 138 reti), Coppe europee (3 presenze, 3 reti) e Coppa Italia (6 presenze e 2 reti).

In questo periodo, durante una partita con la Pro Patria, subì un duro intervento: l'entrata violenta di un avversario colpì il piede-appoggio di Lorenzi durante un cross, spezzandogli il perone. Durante la caduta a terra, Lorenzi alzò le mani per proteggersi il volto e, sbilanciato, andò a colpire con la testa le sbarre di ferro della porta. L'infortunio si risolse con 13 punti alla gamba e 15 alla testa, e un lungo periodo di stop.

Esordì nella nazionale italiana a Madrid (Spagna-Italia 1-3) realizzando anche una delle tre reti italiane. Con la maglia della nazionale disputò 14 gare ed fu autore di 4 reti.

Molti lo ricordano come un "cattivo" in campo. Solo per citare due degli episodi che giustificarono il soprannome: nella sua prima partita con l'Inter contro l'Alessandria si fece espellere, e ai Mondiali di calcio Svizzera 1954 rifilò un calcio all'arbitro brasiliano Viana nella partita contro la squadra di casa. Quando contro la Fiorentina il compagno Stefano Nyers sbagliò un gol, Lorenzi lo colpì e l'ungherese si allontanò dal campo. Richiamato bruscamente all'ordine ("rientra che i conti li facciamo dopo"), alla seconda occasione segnò e rincorse Lorenzi per restituirgli il favore.

Era noto per strizzare di nascosto i testicoli degli avversari per sbilanciarli durante i contrasti aerei, e non si tratteneva dall'usare il suo taglientissimo vernacolo toscano per provocare gli avversari.

Sua l'invenzione del soprannome Marisa, affibiato a Giampiero Boniperti con grande disappunto dell'interessato. In pieno stile Veleno la provocazione sulla presunta "professione" praticata dalla Regina d'Inghilterra, sbandierata da Lorenzi per provocare il giocatore John Charles. La provocazione non ebbe effetto, il giocatore gallese rispose: «Dillo, tanto io non sono inglese».

Il soprannome di Veleno però non deriva dai giornalisti, che si limitarono ad appropiarsene, ma dalla madre Ida Lorenzi, che lo chiamava così per i suoi trascorsi di bambino molto vivace. Anche il nome Benito nacque da uno scherzo, voluto dal nonno del calciatore come sfottò verso il nascente regime fascista che lo aveva costretto a chiudere la sua panetteria [1].

La sua azione più famosa fu anche una delle più "velenose": durante un derby Inter-Milan, venne fischiato un rigore assai dubbio a favore dei rossoneri. Lorenzi andò dal massaggiatore della sua squadra e si fece dare un pezzo di limone. Mentre l'arbitro Lo Bello era distratto dalle intemperanze dei giocatori in campo, lo posizionò rapidamente appena sotto il pallone sul dischetto degli undici metri.

Nonostante le grida dei tifosi il rigore venne tirato da Tito Cucchiaroni, ala sinistra del Milan, uscendo di oltre sei metri chiudendo la partita sull' 1 a 0 per gli interisti e costringendo Veleno ad una rapida corsa verso gli spogliatoi per evitare l'invasione di campo dei tifosi avversari infuriati.

Nonostante la fama, Lorenzi è sempre stato un cattolico praticante e molto assiduo, tanto da aver dichiarato di aver mancato ad una sola messa durante la sua intera carriera, e solo perché non era stato in grado di trovare una chiesa nel paesino siciliano in cui si trovava. Addirittura, dopo l'episodio del limone, si confessò in chiesa dicendo ho fatto una scorrettezza: il prete, interista, si mise a ridere [2]. Arrivò a dichiarare, in un colloquio con Carlo Maria Martini, allora cardinale Arcivescovo di Milano: <>.

L'almanacco 1946-1947 riporta solo 39 presenze di Lorenzi nell'Empoli, contro le 40 effettivamente svolte. Questo deriva da uno scherzo fatto dal portiere compagno di squadra di Veleno, che per prendere il giro l'amico centravanti aveva dichiarato ai giornali nella partita domenicale il centravanti sarebbe stato Pirinai.

La notizia venne riportata sui giornali e sugli almanacchi, salvo poi scoprire che "Pirinai" era il matto del paese: la presenza rimase accreditata al fantomatico Pirinai.

Chiuse la carriera nel 1959, dopo una stagione disputata nella file dell'Alessandria (26 presenze e 4 reti).

A seguito di un alunga malattia è deceduto il 3 marzo 2007 all'Ospedale Sacco di Milano.


da wikipedia l'enciclopedia libera

[Modificato da zeman! 04/03/2007 12.48]

zeman!
00domenica 4 marzo 2007 09:29
Le squadre del Mondiale...lombardo
(il testo della puntata di MUVI del 17 marzo 2002 - si ringrazia per la collaborazione Federica Villa)


3/ Vecchie Glorie

<< MUVI: il fatto che la Pro Patria fosse una quadra che incuteva terrore anche a grandi squadre blasonate ce lo facciamo raccontare e testimoniare da Benito Lorenzi detto Veleno che nell'Inter ha giocato parecchi anni, il quale quando siamo partiti con questo ragionamento sulla Pro Patria mi ha subito detto che il primo ricordo non era piacevole perché lui il più grave infortunio della sua vita l'aveva avuto proprio giocando con la Pro Patria, ma sentiamo che cosa ci ha raccontato "Veleno".

Benito Lorenzi: "Giocando contro un giocatore della Pro Patria, una mezzala della quale non mi ricordo mai il nome - era anche un amico che giocava nel Palermo ed era un centrocampista - è lì che mi dette un calcio e mi spaccò il perone e poi andai contro la sbarra di ferro e mi dettero altri 15 punti alla testa. Le sbarre di ferro erano vicine alla porta in quel periodo, io quando feci il cross quello mi dette il calcio sul perone del piede destro, che mi dettero 13 punti, andai a finire là e mi misi il gomito per salvarmi la testa e difatti mi salvai la tempia ma mi spaccai sopra la tempia, sulla testa."

MUVI: è vero che per ogni squadra andare a giocare a Busto era molto difficile…

Benito Lorenzi: "Sì, era una squadra ostica, capisce. Erano molto forti in casa, erano decisi, con un temperamento di carattere tale da farsi rispettare, come giustamente dovrebbero essere tutte le squadre ma loro esageravano anche un po' troppo qualche volta."

MUVI: se si può fare qualche paragone, erano una sorta di Chievo di adesso?

Benito Lorenzi: "Sì, tipo il Chievo, abbastanza deciso, forse anche più decisi del Chievo."

MUVI: signor Lorenzi, lei si è guadagnato una fama di demonio sul campo di calcio. Una sorta di satanasso del football…

Benito Lorenzi: "Io un ringraziamento divino sempre lo ho avuto; io sono un cattolico fervente e le dico sinceramente io nel giocare al calcio 15 anni ho perso solo una messa in Sicilia perché non trovavo la chiesa, ma io non ho mai perso una messa e sono felice di questo."

MUVI: noi la si conosceva di più per la cattiveria che esprimeva in campo…

Benito Lorenzi: "Cosa dicevano i giornali? Dicevano di me che io avevo della cattiveria… Tutto sbagliato! Io a un certo momento, ne avevo molti di amici, nessun giocatore poteva dire "mi ha fatto questo" o "mi ha fatto quest'altro"; qualche difensore per difendersi del fatto che gli avevi segnato aveva sempre lo scrupolo di dire qualcosa. Allora per dire mi ha fatto goal diceva "mi ha fatto questo mi ha fatto quest'altro". Se sono andato via o se con il mio scatto che avevo con la velocità lo mettevo un po' a disagio allora questo doveva difendersi, ma era brutto difendersi con la bocca."

MUVI: ci vuole raccontare della sua birichinata più famosa?

Benito Lorenzi: "Ah si, grossissima la combinai. Ho messo sotto il pallone dell'argentino che giocava con il Milan mentre tirava il rigore un pezzo di limone…c'era l'arbitro Lo Bello, io ero lì in distanza e passai di lì dal massaggiatore, che mancava un minuto alla fine, e gli chiesi dell'acqua e lui mi disse "ma non vedi che c'è lì la squadra che litiga con Lo Bello?" allora mi disse prendi questo mezzo limone e allora io camminando con questo mezzo limone c'era Cucchiaroni fermo che guardava l'arbitro sulla destra, io nell'istinto mi venne di prendere questo limone e lo misi sotto il pallone e lui lo girò. I tifosi del Milan, madre di Dio! gridarono "Il limone, il limone!" e il pallone andò fuori sei metri. E ormai si chiuse la partita e si vinse a 1 a 0. Io feci una bella volata, perché molti volevano saltare nel campo. Da quella gente lì, dagli sportivi quando sono agitati. E io ho preso subito gli spogliatoi."

MUVI: questo poi lo ha confessato? Perché questo è uno sgarro un po' cattivo…

Benito Lorenzi: "Sì, questo lo ho confessato. Ho detto "ho fatto una scorrettezza" e il prete che mi ha confessato era un interista e si è messo a ridere."

MUVI: ma torniamo alla Pro Patria. Ci ha raggiunto telefonicamente, quella che è stato un po' il centravanti doc della Pro Patria, il signor Antoniotti.Cosa dice Benito Lorenzi di Antoniotti?

Benito Lorenzi: "Antoniotti era un grandissimo giocatore, aveva una prestanza fisica molto leggera purtroppo e giocare come centravanti con una prestanza fisica così non era mica troppo facile. Era molto agile, con un controllo di palla e gioco "niente da dire", solo da apprezzarlo. Fermare la palla, trascinarla con il piede, fare tunnel all'avversario già a quel tempo non era facile."

Lello Antoniotti: "Io mi ricordo benissimo Benito Lorenzi anche perché Benito sul campo era terribile veramente. Fuori dal campo era uno dei più bravi ragazzi e campioni che abbia mai conosciuto…"

MUVI: ma lei era una sorta di Maradona da come racconta Lorenzi…

Lello Antoniotti: "Lasciamo stare… io so che io, Benito e Giampiero Boniperti eravamo gli amici di Peppino Meazza e mi basta il fatto di avere goduto della simpatia del più grande campione forse che il calcio italiano abbia mai avuto. Peppino Meazza è stato un ottimo allenatore, uno che capiva il calcio e non abusava del suo nome, gli piaceva stare con il suo amico Arturo in largo Cairoli a Milano. Noi eravamo centravanti, figli della guerra che era appena finita e avevamo voglia di giocare ed eravamo amici; sul campo Benito era terribile veramente però era un toscano, ma poi ha aiutato i figli di Mazzola, lui ha giocato in nazionale con la più grande squadra d'Italia che potevamo avere nel dopoguerra, il grande Torino..."

MUVI: senta signor Romussi il signor Antoniotti fa un po' il modesto ma vuole ricordare il Lello Antoniotti calciatore?

Giorgio Romussi: "Antoniotti è stato davvero un grande calciatore, avesse avuto un fisico più robusto sarebbe stato per lunghi anni il centravanti ideale della nazionale azzurra perché giocava veramente benissimo: controllo di palla perfetto, dribbling elegante, movenze molto belle, passaggi precisi, tiro secco e preciso. Giocava davvero bene ed è stato l'idolo della Pro Patria del dopoguerra. C'era tanta gente anche al fuori della città, per esempio della Valle Olona, che veniva allo stadio di Busto per vedere in modo particolare Lello Antoniotti. E' un ricordo che non è affatto sbiadito, a Busto lo si ricorda ancora davvero come un grande centravanti."

MUVI: si continua a dire che Lorenzi era tremendo in campo e lei ci ha giocato di fianco, e noi sappiamo di due o tre marachelle, ma che cosa faceva?

Lello Antoniotti: "Ma no, lui era toscano, ogni tanto aveva qualche parolaccia. Era cattolico ma era toscano quindi si vede che il confessore dimezzava la pena. Comunque, Benito è stato un campione, è stato un ragazzo generoso, è stato un figlio di quel tempo. Aveva uno scatto irresistibile…
Comunque, la Pro Patria la ricordo certamente…erano anni in cui si giocava con entusiasmo."

MUVI: si ricorda una partita che le è rimasta impressa con la Pro Patria? Il signor Turconi ci ha parlato di una Juventus Pro Patria 4 a 0 per voi…

Lello Antoniotti: "Ah, lui sì la ricorda perché quella partita l'aveva poi portato alle Olimpiadi a Londra, sia Turconi che il Caviggioli. A dir la verità avevano convocato anche il sottoscritto e io ero talmente sciocco che non ho dato importanza a questa cosa. Avevo giocato tutto l'anno e allora come Boniperti come Martelli, avevo trovato quasi… a dire la verità ero un giovane piuttosto immaturo, andavo anche a scuola, mi piaceva anche studiare, ma abbastanza immaturo, non pensavo che il calcio diventasse così importante nella mia vita. Non ho rifiutato, ho detto che ero stanco. Non l'ho presa sul serio, è stata una delle 4 o 5 stupidaggini che ho fatto nella mia vita. Questa è una di quelle.
La partita che mi ricordo…tutti quelli di Busto si ricordano della partita con la Fiorentina quando sono entrato in porta con la palla dribblando Retta, Chiappella, Cervati, Costagiovana… allora c'erano più spazi dicono adesso ma c'era voglia di concretizzare.
Ma io mi ricordo la prima partita che ho perso con la Pro Patria in seria A con il grande Torino, perché ci penso ancora adesso. Uno stopper di quei tempi, Rigamonti credo, ritenni che mi avesse fatto un fallo piuttosto vistoso e io sono caduto, ho guardato Dattilo e Dattilo mi ha detto "dai alzati, alzati" e Dattilo era noto per non dare calci di rigore. Però era la prima partita che perdevamo a Busto, ma noi eravamo una buona squadra sinceramente e il Torino era una grandissima squadra. Io la ricordo perché associo in questo momento quella squadra che era nata e che era diventata leggenda e questa Pro Patria che veniva dalla serie B ed era un bel gruppo. Si parla tanto di spogliatoio, noi non avevamo bisogno dei ritiri allora erano tempi in cui il calcio era totalmente diverso a parte quello giocato e quello vissuto. Non c'erano soldi purtroppo dico io, ma lasciando da parte la parte economica…"

MUVI: possiamo chiederle quanto guadagnava?

Lello Antoniotti: "No, no. Guadagnavo più di tanti che lavoravano molto duro. Sinceramente ho sempre sostenuto il fatto che ci piaceva giocare bene, perché Busto era una città che viveva nel lavoro e allora questi che venivano allo stadio almeno si divertissero a vedere giocare la loro squadra. Ma Busto era una città del dopoguerra che ha contribuito a riportare l'Italia sul piano economico a un certo livello. E il campo di Busto è sempre lì dove giocavamo noi. Io ho tre figli nati a Busto, mia moglie è di Busto."

MUVI: Lei segue ancora il calcio?

Lello Antoniotti: "Io sono stato tanti anni a Coverciano a fare l'istruttore degli allenatori. Poi a un certo punto come è giusto la mia parte pubblica l'avevo fatta. Seguo come Presidente onorario della Sparta. La Sparta è la società nella quale ho giocato da ragazzo, una società che ha dato nazionali, giocatori importanti…La Sparta è di Novara e ha avuto un presidente, il colonnello Patti che è stato anche in federazione che è stato un dirigente favoloso che mi ha insegnato a stare in campo come giocatore e come uomo e anche la buona educazione."

MUVI: Ringraziando tutti gli ospiti e soprattutto Giorgio Romussi, che ci ha aiutato a rintracciare questi testimoni in prima persona della Pro Patria, possiamo dire che sia emerso un ritratto del signor Antoniotti come di un uomo preciso, responsabile e conscio di dove e in che squadra stesse giocando…

Giorgio Romussi: "Sì, Antoniotti è stato un grande giocatore ed è anche una persona molto colta, è sempre stato piacevole ascoltarlo, seguirlo.">>

da indirizzo.url.it/muvi/muvicalcio3.htm

[Modificato da zeman! 04/03/2007 9.33]

zeman!
00domenica 4 marzo 2007 09:43
Io ricordo che durante il campionato di c1, con la squadra allenata da spalletti, fece capolino al castellani, era un venerdì, ricordo che fu riconosciuto da qualche tifoso un po’ in la con gli anni…..lo accerchiarono….dispensò una parola per tutti, qualche battuta ….. poi arrivò i Bini, e si allontanarono insieme……

Dopo mi raccontarono chi era…….”cazzo” dissi….non uno qualsiasi….

[Modificato da zeman! 04/03/2007 12.33]

dabustoarsizioxlempoli
00domenica 4 marzo 2007 12:40
caspita!! ha giocato nell'empoli?? non lo sapevo... era un grandissimo, e ha fatto la storia del calcio italiano.. complimenti a lui, e riposi in pace.

poi, mi fa molto piacere leggere queste parole: "Sinceramente ho sempre sostenuto il fatto che ci piaceva giocare bene, perché Busto era una città che viveva nel lavoro e allora questi che venivano allo stadio almeno si divertissero a vedere giocare la loro squadra. Ma Busto era una città del dopoguerra che ha contribuito a riportare l'Italia sul piano economico a un certo livello. E il campo di Busto è sempre lì dove giocavamo noi." [SM=g27823] è bello sapere vedere che la mia città ha scritto un pezzo della storia d'italia del dopoguerra, anche calcisticamente.. mentre oggi nel calcio moderno, dopo al chievo, tocca all'empoli scrivere una nuova favola! [SM=g27811]

[Modificato da dabustoarsizioxlempoli 04/03/2007 12.46]

CLAY60
00domenica 4 marzo 2007 13:13
E' stato un grandissimo della storia dell'Empoli! Lui e Pandolfini finirono in Nazionale. Sempre azzurro era....
WEB RE1976
00domenica 4 marzo 2007 14:45

[Modificato da WEB RE1976 04/03/2007 18.45]

WEB RE1976
00domenica 4 marzo 2007 20:02




CLAY60
00lunedì 5 marzo 2007 09:24
Brividi....pelle d'oca....commozione....grazie mitico WEB ! [SM=g27821]
empoliga
00lunedì 5 marzo 2007 10:06
Un mito si è spento. Ricordo ancora una megarissa in nazionale in una partita degli anni 60 che lo vide protagonista e per il quale fu espulso insieme ad un altro italiano.. Mi è sempre piaciuto il suo modo di fare da Toscanaccio, come Ulivieri.
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