Mondrian alla ricerca della «Realtà pura»

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vanni-merlin
00mercoledì 25 ottobre 2006 21:38
Mondrian alla ricerca della «Realtà pura»
di Stefano Biolchini

Pur approdando all'essenza della linea il percorso dal naturalismo all'astratto è stato tutt'altro che lineare. Ha il pregio di saper scandagliare i molteplici percorsi che condussero Piet Mondrian fin alle vette della realtà assoluta la mostra curata da Marco Goldin e Fred Leeman che Brescia dedica al pittore olandese (Mondrian, Brescia, Museo di Santa Giulia,dal 28 ottobre fino al 25 marzo 2007). Ottanta capolavori del genio del Neoplasticismo, in buona parte provenienti dal Gemeentemuseum dell’Aia, ripercorrono il cammino di un Mondrian che così descriveva la sua ricerca ed evoluzione artistica: «Mentre si cerca non si conosce mai dove e come».

Una ricerca la sua che partendo dal "deprecato" aspetto malinconico dei suoi primi paesaggi, (da lui stesso definiti "realisti") gli avrebbe concesso l'approdo alla "bellezza metafisica" della neoplastica.

Così Mondrian stesso descrisse il suo approdo evolutivo: «Alla fine le mie composizioni consistevano solo di linee verticali e orizzontali, che formavano delle croci. Osservando il mare, il cielo e le stelle, desideravo indicare la loro funzione plastica mediante una molteplicità di elementi verticali e orizzontali». Il tutto partendo da una natura che è «espressione di due forze opposte» mantenute in equilibrio: equilibrio tra forma e spazio. Spiegò Mondrian stesso: «Ritengo che sia possibile ottenere un'opera d'arte tanto forte quanto vera grazie a delle linee orizzontali (Terra, femminile, ndr) e verticali (Albero, maschile, ndr) utilizzate in modo consapevole ma non calcolato , tracciate con grande intuizione e costruite con armonia e ritmo».

Cionostante la ricerca di quest'autore non si evolvette, come lui stesso consapevolmente ma falsamente affermò, secondo un percorso rettilineo. Proprio quest'assenza di rettilineità è il centro ampiamente documentato di questa rassegna bresciana. Partendo dal periodo naturalista (Il Bosco, 1898-99) e dalla Kindje del 1900-1901 si arriva alla Devotie del 1908, dove le lunghe pennellate dagli innaturali rosso, arancio e blu, (riprendendo un soggetto simbolista), relegano sullo sfondo l'aspetto della fanciulla «scacciando i pensieri rivolti a "capelli" e "vestito"» per far emergere in primo piano «il lato spirituale». Si passa quindi al cosiddetto periodo degli Alberi blu (L'albero grigio del 1911). Proprio il tema degli alberi, così importante nella poetica di Mondrian, lo condusse all'astrazione geometrizzante riassunta mirabilmente dal Melo in Fiore (Bloeiende Appelboom, 1912). Furono gli alberi di Domburg, realizzati a Parigi, che fecero dire ad Appollinaire: «Mondrian pur attingendo dai cubisti non li imita affatto». Ammiratore di Picasso e Leger (i cubisti sono per Mondrian «gli scopritori della vera via») contestò al cubismo la mancata accettazione delle «logiche conseguenze della sua stessa scoperta». Scrisse in proposito Mondrian: «L'intenzione del cubismo era esprimere il volume...rimanendo perciò fondamentalmente un'espressione naturalistica, una sola astrazione, non la vera arte astratta». Mancava insomma al cubismo la distruzione dello spazio, distruzione assolutamente necessaria per arrivare alla realtà pura. Riserve che tuttavia non impedirono a Mondrian di aderire al Cubismo, seppure come fase della sua ricerca verso forme espressive in linea con l'arte teosofica. Membro della Società Teosofica dal 1909, Mondrian considerò sempre come sua cifra distintiva rispetto agli altri pittori d'avanguardia il suo percorso in ascesa dove è «stretto il rapporto tra arte e filosofia». Un percorso in ascesa che lo avrebbe condotto a "staccarsi dalla materia" per approdare ad un «assoluto che è forma della bellezza astratta». Bellezza astratta che si raggiunge però solo attraverso una liberazione da parte del pittore di tutte le sovrastrutture naturalistiche che inquinano la vera visione della natura. La sua è un'arte che non deve in alcun modo essere inquinata dal soggettivo: punto d'arrivo è la chiarezza , ovvero, come lui stesso la definì, la Plasticità. Conseguente quindi che dalla tridimensionalità si arrivi al piano come unico mezzo plastico, con il solo colore puro come riferimento alla terza dimensione. Ancora Mondrian: «Per creare plasticamente la realtà pura è necessario ridurre le forme naturali agli elementi costanti della forma e il colore naturale a colore primario». Drasticamente consequenziale lo svuotamento delle forme e la tensione delle linee e dei piani, con l'angolo retto come unica costante. Costante che, come spiega il curatore Marco Goldin, «a Mondrian pare la sola cosa possibile da dire, per non farsi travolgere dal soggettivismo». E così le celebri strisce nere intersecano piani bianchi, linee pure delimitano quadrati rossi, gialli e blu, angoli retti trionfano: è il Mondrian più moderno e innovativo, la cui coerenza e rigore vennero ampiamente riconosciuti, anche e nonostante il tentativo, portato avanti dal pittore stesso, di rendere lineare un percorso che tale non fu. E merito di questo percorso espositivo è proprio lo spaziare fra "l'evoluzione e le intuizioni" che condussero, attraverso distruzioni, sottrazioni, rinnovamenti e trasformazioni continue, variazioni sottili e minime di colore, spessore e campiture al Mondrian che più apprezziamo.


Mondrian, Museo di Santa Giulia, Brescia, dal 28 ottobre 2006 al 25 marzo 2007.



da: www.ilsole24ore.com/art/SoleOnLine4/Tempo%20libero%20e%20Cultura/2006/10/sbio251006mondrian.shtml?uuid=7d445d24-643f-11db-b72b-00000e251029&DocRulesVie...

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