Cerchiamo di vederci chiaro, visto che i media non aiutano. Caso-Telecom. Esistono due diversi processi: uno penale, nel quale il GUP di Milano Mariolina Panasiti ha stabilito il 28 maggio scorso come i dossier Telecom fossero autorizzati dai vertici del gruppo e non vi fu, come sostenuto dalla procura (!), un’appropriazione indebita da parte di Tavaroli e Cipriani, ordita all’insaputa dei “capi” Telecom (Tronchetti Provera, nome e cognome), ma un vero e proprio mandato autorizzato. Così ha spiegato la situazione, in maniera molto chiara, Emanuele Cipriani intervistato da Raffaella Calandra per Il Sole 24 Ore, subito dopo il pronunciamento del GUP.
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Oltre a questo processo, che ora finalmente entrerà nel merito delle varie attività di dossieraggio (rischiando però di finirci subito, per prescrizione), ce n’è un altro parallelo, civile. Ed è quello intentato da Bobo Vieri, che ha accusato sia l’Inter che la Telecom di averlo illegalmente pedinato. Le richieste: 12 milioni di euro alla compagnia telefonica e 9 milioni 250 mila al club nerazzurro. Parliamo in questo articolo del secondo processo.
Ieri si è svolta la terza udienza davanti al giudice della decima sezione civile del Palazzo di Giustizia di Milano, Sara Silvestro. E’ stato ascoltato come testimone Emanuele Cipriani, l’investigatore privato che lavorava a stretto contatto con Telecom. Tra le dichiarazioni “forti” registrate facendo un collage dai vari media (un pezzettino minuscolo a testa), vi segnalo: “La richiesta di controllare Bobo Vieri proveniva dall’Inter e l’attività fu gestita da Giuliano Tavaroli”. Dichiarazione che non fa che confermare quanto è già agli atti dell’inchiesta penale sui dossier illegali. E cioe’ che nel 2000 ricevette “materialmente” l’incarico da Tavaroli di monitorare Vieri e altri calciatori, su richiesta della F.C. Internazionale Spa “a cui sono intestate due fatture”. Secondo quanto ribadito da Cipriani nella causa civile “il cliente era l’Inter e tutto veniva riferito al presidente Moratti e all’allora amministratore delegato Rinaldo Ghelfi”. Tra le molte precisazioni chieste a Cipriani dagli avvocati civilisti, anche quella se vi siano state o meno intercettazioni abusive. “In questa e altre pratiche – e’ stata la risposta – non ho mai trattato intercettazioni telefoniche e tabulati. Ci sono stati pedinamenti, verifiche di polizia, all’anagrafe tributaria, di conti correnti, ma mai intercettazioni”.
In particolare, con riguardo ai pedinamenti, Cipriani ha ammesso che fece seguire l’ex calciatore nerazzurro per 12 mesi da ben 6 investigatori privati, che lo controllavano 24 ore su 24.
Soddisfatto, all’uscita dal tribunale, l’ex calciatore.
La prossima udienza si terra’ il prossimo 26 ottobre. Non si sa ancora la data in cui Marco Tronchetti Provera, attuale presidente di Pirelli ed ex presidente di Telecom, citato da Vieri come testimone, verra’ in aula. Ieri non si è infatti presentato perchè aveva precedentemente assunto un importante impegno di lavoro all’estero.
P.S.
Questa volta, ovviamente, la Gazzetta dello Sport ha pubblicato la notizia a pag. 33, e non a firma Galdi o Piccioni, ma nientedimento che Carlo Laudisa, l’esperto di calciomercato. Gli avranno chiesto il favore, sai com’è. “Che ce lo fai tu st’articolo? Mettitelo nella sezione calciomercato, trovagli uno spazietto in fondo pagina”. Olè.
Oh, altro P.S., oggi raddoppiamo.
C’è un motivo per cui ho preferito riportare la notizia il giorno dopo, con calma. Ed è quella che alcuni siti avevano in buona fede fatto circolare la notizia che ad essere stato pedinato per un anno da 6 investigatori fosse stato Luciano Moggi, piuttosto che Bobone Vieri. Non è stato detto questo, in aula. Il che non vuol dire che non sia vero, ma per correttezza vanno riportati i virgolettati corretti.
Fonte:
www.uccellinodidelpiero.com