Misteriosi oggetti non identificati nell'Adriatico

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gildo.persone
00giovedì 9 settembre 2004 09:27
Corriere Romagna
martedì 10 agosto 2004
SPETTACOLO

Misteriosi oggetti non identificati nell'Adriatico

I "misteri" non abitano soltanto il cielo, ma anche il mare. Ne è convinto
il sociologo Roberto Pinotti, 60 anni, originario di Venezia, residente a
Firenze, giornalista scientifico, ma soprattutto presidente del Cuni, Centro
ufologico nazionale italiano. Per anni il suo lavoro e quello dei
collaboratori che lo circondano in tutta Italia è stato irriso e guardato
con diffidenza, nonostante ogni uscita di un suo libro e i simposi che da
dieci anni si svolgono nella Repubblica di San Marino, hanno destato nuova
attenzione, da quando soprattutto gli enti aerospaziali, ma soprattutto la
partecipazione a pieno titolo al Seti, l'ente radioastronomico per la
ricerca di intelligenze extraterrestri ha aperto anche ai "non scienziati"
il lavoro di indagine sui "fenomeni non classificati". Pinotti, nei giorni
scorsi, ha presentato a Rimini, nell'ambito degli "Incontri con l'autore" al
porto canale, il suo ultimo saggio Oggetti sommersi non identificati
(Editoriale Olimpia, 2003) che vengono identificati sotto la sigla "Uso". La
tesi di Pinotti prende le mosse, dal punto di vista culturale sia dai
contributi della letteratura fantascientifica, sia dagli apporti che sul
versante antropologico, fino ai fenomeni della cultura di massa (cinema in
testa) hanno accreditato il "mistero" in fondo agli oceani ancora non del
tutto esplorati. Per rafforzare questa impostazione, tra l'altro, Pinotti
cita i contributi che Ivan T. Andersone con il suo Invisible residents e
quello di Jean Prachan su Le Triangle des Bermudes, sono diventati classici
di una saggistica che ha conquistato larghe fette di lettori. Nel corso dell
'incontro Pinotti ha evidenziato gli "x-file" che, secondo la sua
ricostruzione, non hanno spiegazioni ma anche presentato alcuni "casi" che
riguardano da vicino il territorio adriatico, anzi proprio la fascia di mare
che riguarda la Romagna. Pinotti riporta l'episodio del racconto di un
anziano radiologo di una clinica privata che nel nell'estate del 1975
avrebbe riportato la seguente narrazione: "Erano circa le 8.30 antimeridiane
di una mattina del 1965 e io mi trovavo sul mio gommone, al largo del tratto
di spiaggia fra Cattolica e Gabicce per la pesca allo sgombro.
Improvvisamente vide l'impossibile. Uno, due, tre, quattro, cinque corpi
discoidali e luminosi emergere dai flutti, involandosi in rapida
successione, secondo una rotta inclinata di circa 45 gradi sull'orizzonte.
Tutti, uno dietro l'altro, senza fare il minimo rumore. E questo a due
chilometri da me. Le garantisco - ha raccontato a Pinotti - non era un
abbaglio". Altro episodio - riportato del resto nel libro sugli Uso - è
quello poi riportato dal settimanale "Panorama" n.664 del 9 gennaio 1979. Si
tratta delle osservazioni che decine di persone all'altezza di Bellaria
formularono il 21 dicembre 1978, poi immortalate nelle foto di un fotografo
locale. Il fenomeno visivo era già apparso dopo la mezzanotte del 20
dicembre. Un grande oggetto luminoso accecante, era comparso dal nulla all'
orizzonte, fra cielo e mare. Sul caso - tra l'altro - c'è un ricco "dossier"
al Centro ufologico nazionale italiano. E alla domanda inevitabile sul
motivo per cui Ufo e Uso si rendono non facilmente contattabili dai
"terrestri" Pinotti risponde imperturbabile. "Ditemi voi quale società,
quale moderno sistema di potere politico, militare, religioso accetterebbe
di rendere noto a tutti un contatto extraterrestre o anche solo un minimo di
certezza su un avvistamento. Ne saremmo sconvolti molto di più dei micenei
rispetto ai greci, o i seguaci di Montezuma nei confronti degli spagnoli.
Forse noi umani siamo, pur con tutte le nostre evoluzioni e tecnologie, non
molto dissimili dagli aborigeni che nel settecento incontrarono Cook e anche
in tempi moderni, durante la seconda guerra mondiale, hanno continuato a
dare vita e credibilità ai culti dei cargo, delle merci". E che sia leggenda
o verità, in Usa e in Francia i centri di ricerche su possibili presenze di
vita in altri mondi sono prese molto sul serio, al di là degli ufologi. Non
si spendono, da quelle parti, miliardi di dollari e milioni di euro solo per
placare illusioni. Rispetto a quaranta anni fa, Spielberg insegna, forse è
meglio essere più "agnostici" e meno "integralisti" nel negare, a priori, la
possibilità che qualcosa di diverso da noi, o comunque tenuto davvero come
"segretissimo" possa esistere, in forme e modi da continuare ad indagare.

Pietro Caruso

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