Ha afferrato la borsetta della ragazza e, con uno strattone secco, l'ha scippata. Come aveva fatto tante altre volte. Troppe per un bambino di 12 anni che dal 2006 ad oggi è stato «pizzicato » dalle forze dell'ordine 46 volte. E, per 46 volte, ha sempre detto di chiamarsi Boby, di essere un romeno e di non avere i genitori. E ogni volta che è stato affidato a una comunità di recupero protetta è puntualmente fuggito. Furti messi a segno a Roma, Ancona, Venezia e maggiormente a Milano. Come l'altra mattina poco prima delle 13, quando Boby ha adocchiato la sua vittima da alleggerire in via Soperga, non lontano dalla Stazione Centrale. Una ragazza di 24 anni, bulgara, che fa la badante e che aveva appena ritirato dalla banca lo stipendio: 800 euro da mandare a casa.
Per Boby è stato un gioco proprio da bambini: le è arrivato alle spalle e con mossa fulminea ha afferrato la borsa ed è scappato. Stavolta però, come altre volte, la fortuna non gli è stata amica. La vittima si è messa ad urlare: «Aiuto, mi hanno derubata!», proprio mentre una pattuglia dei «Gatti», i motociclisti dei carabinieri del nucleo Radiomobile, stava passando di lì. Un breve inseguimento e il placcaggio. Boby non si è scomposto più di tanto. Boby ha dovuto crescere in fretta, tra scudisciate e calci nella pancia da chi lo ha obbligato a rubare. Non ha mai avuto paura del buio e si è sempre arrangiato per trovare da mangiare. Per sopravvivere, giorno dopo giorno, ai suoi sfruttatori. I carabinieri non hanno potuto far altro che accompagnarlo in caserma. I ragazzini con meno di 14 anni non sono imputabili. Al massimo ci sono le comunità protette. Che non son galere, non hanno guardie e vedette. Se un ospite vuole evadere lo fa. E Boby lo ha sempre fatto.
«È chiaro — spiega il tenente colonnello Antonino Bolognani, comandante del nucleo investigativo dei carabinieri — che non si possono prendere provvedimenti radicali. Siamo di fronte ad un bambino di 12 anni non imputabile. È anche per questo che il fenomeno si è diffuso. Il rimedio è intensificare i controlli, come stiamo facendo noi da tempo. Aver preso Boby in flagranza di reato, ne è una conferma. Diventano poi importanti i ruoli dei genitori, spesso però assenti, e delle comunità di accoglienza». In caserma, per capire chi è quel bambino che ha appena scippato una donna, gli investigatori gli hanno preso le impronte digitali. Boby non si è stupito più di tanto. E, dei genitori, nemmeno l'ombra. Il baby-scippatore ha aspettato in silenzio che i detective facessero la comparazione e che il terminale sputasse fuori i precedenti: dal 2006 è stato sottoposto a 46 segnalazioni fotodattiloscopiche, la prima quando aveva 10 anni. Poi, alle 1.30, prima di essere accompagnato in una comunità di Genova, Boby ha detto che aveva fame e i militari lo hanno fatto mangiare con loro, in mensa.
è incredibile che la legge italiana permetta una cosa del genere...47 volte accidenti