Messaggio da Peppino Bastone

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Mimmo1966
00domenica 12 novembre 2006 22:14
Vi inoltro un messaggio da Peppino Bastone, che ha gentilmente accettato a scrivere sul forum, che lui da un po’ di tempo segue. Peppino Bastone vive da oltre 40 anni a Milano dove ha svolto attività di funzionario del Comune, ma ha sempre seguito le vicende carfizzoti, portando Carfizzi sempre nel cuore.

Il dibattito che si sta sviluppando sulle pagine del blog (il nostro Rahji telematico) è fatto positivo in se stesso in quanto le proposte che ne scaturiscono mostrano di trascendere da interessi personali e immediati per proiettare preoccupazioni e soprattutto timori su un piano più ampio che quello della comunità locale. Il timore che vi emerge, infatti, è l’imminenza e la consapevolezza della tragedia - la scomparsa di un popolo come altrimenti si può definire? - e le stesse proposte intendono indicare una qualche via di uscita mediante la creazione di attività produttive idonee, concrete e durature: agriturismo o altro.
A questo punto, però, è imprescindibile una domanda: chi dovranno essere i destinatari, i consumatori finali di questa attività agrituristica o degli altri tipi di attività? Come e dove è possibile raggiungerli, e con quali mezzi? E’ sufficiente il “prodotto agrituristico” per far sopravvivere Carfizzi, cioè l’intera economia del Paese, quella diretta e quelle indotte, incoraggiando anche con incentivi economici quelli che intendessero tornare?
Prendiamo come esempio l’agriturismo. Esso, se sostenuto con interventi economico-finanziari dalla Regione, presuppone la produzione in loco dei beni primari quali frutta, verdura, latticini, formaggi, olive, carni, ecc.
La produzione deve essere garantita non solo per l’oggi e per l’immediato domani, ma deve essere programmata per una durata tale da incoraggiare colui che ancora non è emigrato a rimanere, e qualcuno che è emigrato a tornare.
Ebbene, vi sono le risorse umane necessarie per concretizzare una produzione agroalimentare di tale portata e che duri per un periodo tale che possa essere sostenuta economicamente l’intera economia del Paese?
Inoltre, chi sono, o chi dovrebbero essere i consumatori, cioè i turisti? Forse i turisti di Cirò Marina –Villagio Lipuda –Torretta –Tredici- Torre Melissa – Marina di Strangoli? Se no, chi altrimenti? E in tal caso,dove e come raggiungere questa diversa massa di turisti?
Oppure, pensare ad un turismo organizzato da far venire appositamente a Carfizzi in tutti i mesi dell’anno?
In alternativa o in modo complementare all’agriturismo, quali altri tipi di insediamento sono ipotizzabili in Carfizzi alla luce della sua conformazione, della sua posizione, delle sue risorse strutturali ed umane ?
Il discorso, come si vede, diventa talmente ampio e complesso da apparire addirittura ozioso o velleitario a causa della mancanza di prospettive concrete e immediate, cioè di risposte concrete da dare a queste e ad altre domande.
A meno di non trarre spunto dal (mio) vecchio progetto Arci Milano, per interessare altri interlocutori, come ad esempio l’Arci Crotone-Catania-Bergamo-Roma,ecc., o le Acli di Roma,Crotone,ecc., oppure con altri enti turistici nazionali ( l’Arci Corvetto e l’Arci Milano, subito dopo il fallimento dell’impresa che avevo avviato qualche anno fa, mi dissero chiaramente che ogni altro approccio al riguardo era da considerarsi chiuso per sempre).
Devo dire che intorno al progetto dell’immediato sfruttamento dell’Ostello ruotavano altre ipotesi di sviluppo parallele e/o complementari che dovevano coinvolgere le Università ( Cosenza e Milano) con Associazioni di categoria per ricerche specifiche, nonché enti locali e non per un discorso più ampio in campo turistico. Queste ipotesi poggiavano su elementi di fatto, circostanze concrete, e le avevo abbozzate per allettare l’Arci Corvetto e. perché no? gli stessi amministratori locali di maggioranza e di opposizione).
Altra ipotesi provocatoria: l’amministrazione comunale – intendo tutte le forze politiche, non solo quindi quelle di Giunta- dovrebbe sondare il terreno con le Università e le grandi industrie di ricerca e innovazione tecnologica, le prime per verificare quale tipo di attività potrebbe essere insediata a Carfizzi (un Call Center, un’attività artigianale su base tecnologica,ecc.); le seconde, per verificarne la disponibilità ad avviare in Carfizzi, sia pure a livello sperimentale, mini insediamenti di carattere tecnologico – quelle individuate con le Università- con tutte le agevolazioni che una piccola amministrazione può offrire di suo: terreno, case per i dipendenti, esenzione da tributi locali, pressione sugli organi politi centrali – Catanzaro, Crotone,ecc. - per far ottenere i necessari finanziamenti a fondo perduto,ecc.) .
Alcuni Call center sono collocati nelle parti più disparate del Paese se non addirittura in paesi sottosviluppati, così come di recente sono state avviate, ad esempio, sartorie con supporto informatico: misurazione e calibrazione somatiche del cliente che risiede ad esempio, in Canadà, confezionamento dell’abito per esempio a Carfizzi – e spedizione al consumatore in Canadà.
Una iniziativa simile fu realizzata anni fa da un calabrese di Verona, che impalmata la sua Giulietta, se ne tornò in quel della Sila dove con i genitori ed i fratelli e la moglie veneta, impiantò una porcilaia, macellò in casa una decina di maiali, ne fece salsicce e soppressate utilizzando il nostro sistema artigianale e tramite Internet ne reclamizzò prezzi (contenuti) e bontà.. Gli arrivarono ordini da dovunque ci fossero calabresi cannaruti. In un paio d’anni quell’iniziativa – estemporanea!- si trasformò in solida azienda familiare (Corigliano calabro?).
La questione della nostra lingua, è ovvio, si inserisce all’interno dei progett produttivii.
In caso contrario, se ne potrà solo prolungare l’agonia, ma la sua fine è certa. Rinni mir

Peppino Bastone

Milano, 24 ottobre 2006
Ho scritto il testo verso gli inizi di ottobre. Oggi, 24 ottobre, leggo le proposte, che vanno ovviamente approfondite, in sede politica locale,comprensoriale e provinciale, ed in termini di fattibilità.
celeste.basta
00lunedì 13 novembre 2006 20:43
Calorosi saluti al signor Peppino
Ciao a tutti,
volevo personalmente e a nome del forum ringraziare il signor Peppino per il suo intervento riportato nel forum. Ritengo che sia un onore per noi che il forum venga seguito da una tale figura e lo inviterei ad una partecipazione diretta, se ne avesse voglia e tempo, naturalmente. Sono sicuro che il suo amore verso il paese natale, la sua decennale esperienza lavorativa in un settore così interessante e la sua intelligenza siano un’ottima combinazione di fattori per un apporto determinante alla causa.
Spero che gli Enti da lui citati, Comune compreso, possano prendere spunto dalle sue considerazioni.
Un caloroso saluto al signor Peppino Bastone da parte del forum.
byggym
00lunedì 13 novembre 2006 23:10
Not e mir gjithve, rispondo al post di Peppino Bastone riportato da Mimmo. E’ da qualche tempo ormai che discutiamo in questo ra?i o krikj e sinceramente questo post lo trovo ricco di spunti interessanti sia per quello di qui abbiamo già discusso, che per punti di partenza per nuove e più fruttuose discussioni attinenti alle aspettative che ci spingono a partecipare attivamente a questo forum. Ho apprezzato molto il modo di mettere in risalto la fattibilità dei progetti esposti, con le domande che fanno riflettere e mettono a nudo quello che poi tutti pensiamo e cioè:

Ma se poi questi progetti non c’è nessuno che li mette in pratica a che servono?

Come fare a superare le difficoltà oggettive che si riscontrano nel raggiungere il paese?

Cosa avrebbe Carfizzi di speciale che altri posti del circondario non hanno?

Chi mai, viste le prospettive per il futuro, sarebbe cosi intraprendente da mettere in gioco soldi e futuro?

Certo il pessimismo forse non giova in questi casi, ma farsi delle illusioni ancora meno, e allora riflettendo, credo che piace a tutti dare buoni consigli, (sto parlando di me) infatti lo spirito di tutti i carfizzoti che si avvicinano al forum e quello di fare qualcosa, almeno virtualmente per il paese, ma poi ti accorgi dalle riflessioni, che man mano ti portano con i piedi per terra, che se Carfizzi fosse un luogo virtuale oggi sarebbe il posto più bello e più visitato del mondo, e lì noi tutti torneremmo ogni volta che ne avremmo voglia e qualcuno anche per sempre. Ma non è cosi e a meno che , e qui mi collego alla seconda parte del tuo discorso, del quale mi piacerebbe avere maggiori dettagli, qualcuno sopra di noi non decida di salvare la situazione. Recentemente sono stato molto contento nel leggere la lettera di Dea mandata a Celeste, speriamo in qualcosa di buono ma questo solo col tempo lo potremmo sapere, per ora non ci rimane che sperare che nell’era, dove tutto cambia così velocemente che Carfizzi non finisca per qualche motivo per servire alla globalizzazione.

Basta, concludo con una provocazione, per riscaldare un po’ il forum:

La mancanza di lavoro è la causa o la conseguenza del nostro modo di essere?

Siindetije gjithve.
giuseppe.bastone
00domenica 19 novembre 2006 18:10
ipotesi progettuale- industria alimentare del tartufo
Innanzitutto chiedo scusa a chi ha letto il mio blog per gli strafalcioni che esso contiene dovuti alla mia congenita ritrosia a rileggere il testo appena scritto, e quello del blog è stato sovrimpresso a un’altra stesura di circa un mese prima.
Data questa premessa, provo a continuare il discorso su cosa fare per Carfizzi sin da ora. Allora, a mò di provocazione abbozzo una proposta al solo scopo di avviare le macchine visto che i motori sono già accesi e non bisogna per lungo tempo farli girare a vuoto.
Condizione sine qua non è che il Sindaco Caterina- alla quale non difettano certo capacità, caparbietà/tenacia, preparazione, passione politica e civile per il Paese – le stesse belle qualità del padre - sia e si consideri essa stessa promotore e perno del progetto complessivo. La presente ipotesi progettuale nasce dalla considerazione che ogni altro progetto basato sul turismo in genere (agriturismo) richiede qualche anno di preparazione, se non altro che per il coinvolgimento di enti, pubblici e/o privati, di per sé elefantiaci nel muovere i primi passi. Il progetto agrituristico intanto può essere avviato dall’Amministrazione comunale, o magari si avvierà da solo, naturaliter, come conseguenza delle attività dell’ipotesi progettuale oggetto del presente blog.
Presupposto necessario di tale ipotesi è che corrisponda a verità, cioè che sia stata accertata e verificata la presenza, nel territorio di Carfizzi, di Re Tartufo Qualche mio amico – ad esempio il mitico e sempre simpatico Ernesto- me ne ha dato conferma, tuttavia credo sia necessaria una ricognizione per le nostre colline con trifolari e cani appositamente addestrati: la dimensione dell’area tartufogina permette di programmare e impiantare una attività, sia pure sui generis, partendo da niente. Qualcuno di voi già sta ridendo sentendo della proposta a dir la verità alquanto balzana per la nostra cultura, ma bisogna avere il coraggio di osare, di buttarsi nell’intrapresa.
Avuta conferma della presenza del Tartufo – bianco o nero?– il Sindaco dovrebbe promuovere un gemellaggio con i comuni dove il regale Tubero viene celebrato in pompa magna con feste, mostre, fiere e mercati: non dico Alba, ma il comune di Quadri (CH) per esempio, e altri comuni, piccoli e medi, del centro e del sud. Certo i gemellaggi non si improvvisano, nel senso che fra i comuni da gemellare deve sussistere una comunanza di storia o di cultura, di usi, di costumi, tale da consentire una conoscenza reciproca dei due popoli con scambi annuali di delegazioni o di gruppi di cittadini.(La ripetizione annuale della ricorrenza del gemellaggio richiama di solito l’attenzione di centinaia di forestieri norditagliani, centro-suditagliani: in questo caso, tutto è nelle mani della pubblicità, Internet compresa). A mio parere il gemellaggio dovrebbe essere preceduto da una visita, al Sindaco e/o alla Giunta amica – non guardate mai al colore politico dell’interlocutore- del Sindaco di Carfizzi accompagnato da un paio di giovani appassionati di agricoltura o silvicoltura, che poi dovrebbero svolgere la funzione di addestratori mediante appositi corsi regionali retribuiti
(A questo punto, se il Sindaco sceglie, ad esempio, Franceschiello e Germanedo, apriti cielo; se poi si verrà a sapere che il tutto è a carico dell’Amministrazione Comunale di Carfizzi/ComunitàMontana,Provincia /Regione,UE,poveraindachessa). La Sindachessa dovrebbe convincere l’Amministrazione comunale amica a mandare a Carfizzi una delegazione di trifaroli con cani per l’addestramento sul campo. Ovviamente i relativi spesati dovrebbero essere a carico del comune di Carfizzi/Comunità montana/Regione.ecc.ecc.
La festa del Tartufo richiama, come dicevo, centinaia di turisti tale da prosciugare le poche risorse giacenti nelle cantine di Hora: prosciutti, lardo, sardella, salamoie, formaggi…. Sta ovviamente alla sagacia dei Carfizzoti – di tutte le famiglie sotto il pungolo della brava Sindachessa – prepararsi appositamente per la festa correndo il rischio di decuplicare- programmandolo- il volume delle merci alimentari. Da una indagine di mercato di qualche anno fa risulta che il milanese e il torinese – quelli di origine controllata, intendo dire celiando- magnen de tüc: le sarde salate piccanti, la sardella, il pecorino piccante, le olive in salamoia piccantissime come l’inferno, ecc, ecc.
Logicamente il gemellaggio, in particolare la visita della delegazione forestiera, andrebbe preparata con cura e con molta fantasia. Ad esempio, garante il Comune di Carfizzi, la neonata Associazione Onlus potrebbe stipulare una convenzione con alcuni albergatori di Cirò Marina e della Sila per ospitare a prezzi molto agevolati i turisti dell’Ostello, affinché questi possano fare 7 giorni in montagna, 7 giorni al mare, e 15 giorni a Hora, con passeggiate ecologiche guidate.( Così i giovani studenti potrebbero guadagnare anche loro qualcosa) Se poi i nostri cari turisti volessero trascorrere al mare tutti e trenta i santi giorni di ferie, nessun problema. Sono, questi casi, fattispecie concrete da prevedersi nella convenzione con l’attuale concessionario dell’Ostello, magari con una clausola quale parte integrante dell’atto comncessorio.
Se l’Ostello non è disponibile nemmeno in agosto – e questo sarebbe un male molto grave – i turisti potrebbero essere ospitati in case vuote o in case sottoccupate. Ovviamente a prezzi tali da invogliarne il ritorno l’anno successivo.
E non è finita qui.
Ci sarà ancora qualcuno – ed io spero ci sia- che sappia fare le cestelle o i panari; ci sarà ancora qualche donna che abbia un telaio la quale, facendo appello al suo buon cuore e all’interesse di tutta Hora, voglia insegnare ai giovani– pur se maschi, studenti o meno, laureati/diplomati o meno, l’arte della tessitura, magari riutilizzando gli stracci per farne ndrumide o i tappetini di una volta: ricostruendo il tessuto artigianale con il coinvolgimento, perché no? dei diplomati– si può incrementare il ventaglio delle risorse del paese. Le ragazze – anche quelle impiegate al municipio per lavori socialmente utili- potrebbero imparare il mestiere di tessitrice e quello di confezionatrice di trine che potrebbero essere esposte e rivendute da loro stesse su apposite bancarelle allestite dal comune lungo le vie di Hora. ( I tartufi e gli altri beni alimentari dovrebbero essere venduti anch’essi lungo le vie di Hora nei giorni prestabiliti di ottobre – novembre).
Insomma, ci vuole un po’ di intraprendenza veneta, nel senso che questa deve essere un’occasione dove non si va mai in pensione, e dove il dottore per antonomasia diventa contadino andando alla ricerca del tartufo e si siede senza provare vergogna lungo il Palacco Cona Vascialìa Prifti per vendere il regale tubero nostrano. Ma saremo capaci di diventare un po’ veneti, di superare l’atavico, ancestrale amor proprio, il benedetto vizio della rigida divisione dei compiti e dei mestieri all’interno della famiglia dove questo è compito della donna, quello non deve fare l’ortolano perché é disonorevole per un diplomato, ecc, ecc?
Ma ancora non è finita qui.
La regione Calabria dovrebbe sovvenzionare tramite il comune di Carfizzi l’addestramento e l’assunzione stagionale di giovani per la tutela del tartufo, mediante specifici corsi professionali in loco e successivo servizio da prestare all’imbocco dei sentieri. Il loro status dovrebbe essere quello di guardia ecologica regionale.
L’Associazione Onlus o Cooperativa senza fini di lucro di cui sopra, cioè il signor Sindaco dovrebbe cominciare sin da ora a pensare sulla fattibilità o meno di quest’abbozzo di progetto, sì da non perdere ulteriore tempo nel caso di oggettive difficoltà, ovvero di avviare le prime necessarie mosse, sondaggi, ecc, in caso di appetibilità.
Ma non è finita qui, cara Caterina.
Perché ti chiederai cosa c’entra tutto questo discorso con il problema del ripopolamento di Carfizzi per far sì che Hora viva, viva per mille anni ancora.
La mia risposta è: Intanto cominciamo, cioè cominciate, ma per subito partire con un altro progetto, quello di far ruotare intorno alla Trifola, cioè il dio Tartufo, una parte dell’economia del Paese, facendo sì che l’Amministrazione comunale unitamente alla ASL renda compatibili e agibili i nostri catoi per la lavorazione e la conservazione in vetro del Tartufo nelle sue varie versioni culinarie, attribuendo al tartufo di Carfizzi un noime di fantasia, appetibile da stampare sulle etichette. Ma questo è un discorso che potrà essere affrontato in un secondo momento, non senza aver precisato, però, che la piccola attività conserviera così avviata riguarda ogni altro prodotto della terra, come le cipulluzze, i carciofi selvatici, i capperi, nonché i fichi secchi, i pomodori sott’olio, la sardella, la nduia di carfizzi, le soppressate, le petghe ( l’equivalente della piadina),ecc.
A questo punto e sempre che le cose si avviino seriamente, magari qualche giovane, che era intenzionato a partire, rimane a fare il trifolau, e chissa che qualche altro emigrato attratto dalla sicurezza del guadagno non ritorni anche lui. Se poi, alla prospettiva che offrirebbe la nuova attività si accompagnasse un sostegno economico da parte di questa benedetta regione Calabria, per un paio di anni e a certe indissolubili condizioni, allora forse le cose potrebbero diventare più concrete ( Per quanto riguarda il sostegno economico, ricordo che a metà degli anni ’70 per poter reperire il personale necessario le Regioni – Regione Calabria compresa – erano autorizzate a offrire ai dipendenti degli enti locali un tot fisso di ore straordinarie, più le spese di trasloco, le trasferte per la durata di due anni, oltre, naturalmente, lo stipendio. Eppoi- problema dei guardiaboschi a parte- credo che nelle pieghe delle varie leggi nazionali e regionali e della UE se ne possa reperire la fonte giuridica autorizzatoria).
Adesso, siamo sì alla fine e mi scuso se vi ho fatto perdere tempo et passsiensa: volevo avviare la macchina anche se con propellente a base di molta fantasia, ché altrimenti non partiremo mai, ma continueremo a sognare e a fare progetti, un passo avanti e due indietro.
Ovviamente, se condiviso nelle sue linee generali, il progetto può essere arricchito, reso più semplice o più facilmente realizzabile.
PS.
Ho inteso abbozzare un progetto nella sua quasi compiutezza, direi nella sua dimensione di fattibilità, senza avere alcun interesse né alcuna presunzione se non quella di dare l’abbrivio a tutto il grande discorso su: “Facciamo qualcosa per Carfizzi che muore” , e tentare di partire. Per questa sacrosanta causa, mi troverete sempre pronto e disponibile.
Se ci sarò in qualche modo riuscito, bene per Carfizzi, se invece anche stavolta non si parte, non era nelle mie intenzione rendere l’avvio impossibile o quanto meno problematico.
Un saluto di cuore a voi tutti, miei amici cari, anche se a volte, per motivi generazionali, ignoti.
Peppino Bastone
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