ipotesi progettuale- industria alimentare del tartufo
Innanzitutto chiedo scusa a chi ha letto il mio blog per gli strafalcioni che esso contiene dovuti alla mia congenita ritrosia a rileggere il testo appena scritto, e quello del blog è stato sovrimpresso a un’altra stesura di circa un mese prima.
Data questa premessa, provo a continuare il discorso su cosa fare per Carfizzi sin da ora. Allora, a mò di provocazione abbozzo una proposta al solo scopo di avviare le macchine visto che i motori sono già accesi e non bisogna per lungo tempo farli girare a vuoto.
Condizione sine qua non è che il Sindaco Caterina- alla quale non difettano certo capacità, caparbietà/tenacia, preparazione, passione politica e civile per il Paese – le stesse belle qualità del padre - sia e si consideri essa stessa promotore e perno del progetto complessivo. La presente ipotesi progettuale nasce dalla considerazione che ogni altro progetto basato sul turismo in genere (agriturismo) richiede qualche anno di preparazione, se non altro che per il coinvolgimento di enti, pubblici e/o privati, di per sé elefantiaci nel muovere i primi passi. Il progetto agrituristico intanto può essere avviato dall’Amministrazione comunale, o magari si avvierà da solo, naturaliter, come conseguenza delle attività dell’ipotesi progettuale oggetto del presente blog.
Presupposto necessario di tale ipotesi è che corrisponda a verità, cioè che sia stata accertata e verificata la presenza, nel territorio di Carfizzi, di Re Tartufo Qualche mio amico – ad esempio il mitico e sempre simpatico Ernesto- me ne ha dato conferma, tuttavia credo sia necessaria una ricognizione per le nostre colline con trifolari e cani appositamente addestrati: la dimensione dell’area tartufogina permette di programmare e impiantare una attività, sia pure sui generis, partendo da niente. Qualcuno di voi già sta ridendo sentendo della proposta a dir la verità alquanto balzana per la nostra cultura, ma bisogna avere il coraggio di osare, di buttarsi nell’intrapresa.
Avuta conferma della presenza del Tartufo – bianco o nero?– il Sindaco dovrebbe promuovere un gemellaggio con i comuni dove il regale Tubero viene celebrato in pompa magna con feste, mostre, fiere e mercati: non dico Alba, ma il comune di Quadri (CH) per esempio, e altri comuni, piccoli e medi, del centro e del sud. Certo i gemellaggi non si improvvisano, nel senso che fra i comuni da gemellare deve sussistere una comunanza di storia o di cultura, di usi, di costumi, tale da consentire una conoscenza reciproca dei due popoli con scambi annuali di delegazioni o di gruppi di cittadini.(La ripetizione annuale della ricorrenza del gemellaggio richiama di solito l’attenzione di centinaia di forestieri norditagliani, centro-suditagliani: in questo caso, tutto è nelle mani della pubblicità, Internet compresa). A mio parere il gemellaggio dovrebbe essere preceduto da una visita, al Sindaco e/o alla Giunta amica – non guardate mai al colore politico dell’interlocutore- del Sindaco di Carfizzi accompagnato da un paio di giovani appassionati di agricoltura o silvicoltura, che poi dovrebbero svolgere la funzione di addestratori mediante appositi corsi regionali retribuiti
(A questo punto, se il Sindaco sceglie, ad esempio, Franceschiello e Germanedo, apriti cielo; se poi si verrà a sapere che il tutto è a carico dell’Amministrazione Comunale di Carfizzi/ComunitàMontana,Provincia /Regione,UE,poveraindachessa). La Sindachessa dovrebbe convincere l’Amministrazione comunale amica a mandare a Carfizzi una delegazione di trifaroli con cani per l’addestramento sul campo. Ovviamente i relativi spesati dovrebbero essere a carico del comune di Carfizzi/Comunità montana/Regione.ecc.ecc.
La festa del Tartufo richiama, come dicevo, centinaia di turisti tale da prosciugare le poche risorse giacenti nelle cantine di Hora: prosciutti, lardo, sardella, salamoie, formaggi…. Sta ovviamente alla sagacia dei Carfizzoti – di tutte le famiglie sotto il pungolo della brava Sindachessa – prepararsi appositamente per la festa correndo il rischio di decuplicare- programmandolo- il volume delle merci alimentari. Da una indagine di mercato di qualche anno fa risulta che il milanese e il torinese – quelli di origine controllata, intendo dire celiando- magnen de tüc: le sarde salate piccanti, la sardella, il pecorino piccante, le olive in salamoia piccantissime come l’inferno, ecc, ecc.
Logicamente il gemellaggio, in particolare la visita della delegazione forestiera, andrebbe preparata con cura e con molta fantasia. Ad esempio, garante il Comune di Carfizzi, la neonata Associazione Onlus potrebbe stipulare una convenzione con alcuni albergatori di Cirò Marina e della Sila per ospitare a prezzi molto agevolati i turisti dell’Ostello, affinché questi possano fare 7 giorni in montagna, 7 giorni al mare, e 15 giorni a Hora, con passeggiate ecologiche guidate.( Così i giovani studenti potrebbero guadagnare anche loro qualcosa) Se poi i nostri cari turisti volessero trascorrere al mare tutti e trenta i santi giorni di ferie, nessun problema. Sono, questi casi, fattispecie concrete da prevedersi nella convenzione con l’attuale concessionario dell’Ostello, magari con una clausola quale parte integrante dell’atto comncessorio.
Se l’Ostello non è disponibile nemmeno in agosto – e questo sarebbe un male molto grave – i turisti potrebbero essere ospitati in case vuote o in case sottoccupate. Ovviamente a prezzi tali da invogliarne il ritorno l’anno successivo.
E non è finita qui.
Ci sarà ancora qualcuno – ed io spero ci sia- che sappia fare le cestelle o i panari; ci sarà ancora qualche donna che abbia un telaio la quale, facendo appello al suo buon cuore e all’interesse di tutta Hora, voglia insegnare ai giovani– pur se maschi, studenti o meno, laureati/diplomati o meno, l’arte della tessitura, magari riutilizzando gli stracci per farne ndrumide o i tappetini di una volta: ricostruendo il tessuto artigianale con il coinvolgimento, perché no? dei diplomati– si può incrementare il ventaglio delle risorse del paese. Le ragazze – anche quelle impiegate al municipio per lavori socialmente utili- potrebbero imparare il mestiere di tessitrice e quello di confezionatrice di trine che potrebbero essere esposte e rivendute da loro stesse su apposite bancarelle allestite dal comune lungo le vie di Hora. ( I tartufi e gli altri beni alimentari dovrebbero essere venduti anch’essi lungo le vie di Hora nei giorni prestabiliti di ottobre – novembre).
Insomma, ci vuole un po’ di intraprendenza veneta, nel senso che questa deve essere un’occasione dove non si va mai in pensione, e dove il dottore per antonomasia diventa contadino andando alla ricerca del tartufo e si siede senza provare vergogna lungo il Palacco Cona Vascialìa Prifti per vendere il regale tubero nostrano. Ma saremo capaci di diventare un po’ veneti, di superare l’atavico, ancestrale amor proprio, il benedetto vizio della rigida divisione dei compiti e dei mestieri all’interno della famiglia dove questo è compito della donna, quello non deve fare l’ortolano perché é disonorevole per un diplomato, ecc, ecc?
Ma ancora non è finita qui.
La regione Calabria dovrebbe sovvenzionare tramite il comune di Carfizzi l’addestramento e l’assunzione stagionale di giovani per la tutela del tartufo, mediante specifici corsi professionali in loco e successivo servizio da prestare all’imbocco dei sentieri. Il loro status dovrebbe essere quello di guardia ecologica regionale.
L’Associazione Onlus o Cooperativa senza fini di lucro di cui sopra, cioè il signor Sindaco dovrebbe cominciare sin da ora a pensare sulla fattibilità o meno di quest’abbozzo di progetto, sì da non perdere ulteriore tempo nel caso di oggettive difficoltà, ovvero di avviare le prime necessarie mosse, sondaggi, ecc, in caso di appetibilità.
Ma non è finita qui, cara Caterina.
Perché ti chiederai cosa c’entra tutto questo discorso con il problema del ripopolamento di Carfizzi per far sì che Hora viva, viva per mille anni ancora.
La mia risposta è: Intanto cominciamo, cioè cominciate, ma per subito partire con un altro progetto, quello di far ruotare intorno alla Trifola, cioè il dio Tartufo, una parte dell’economia del Paese, facendo sì che l’Amministrazione comunale unitamente alla ASL renda compatibili e agibili i nostri catoi per la lavorazione e la conservazione in vetro del Tartufo nelle sue varie versioni culinarie, attribuendo al tartufo di Carfizzi un noime di fantasia, appetibile da stampare sulle etichette. Ma questo è un discorso che potrà essere affrontato in un secondo momento, non senza aver precisato, però, che la piccola attività conserviera così avviata riguarda ogni altro prodotto della terra, come le cipulluzze, i carciofi selvatici, i capperi, nonché i fichi secchi, i pomodori sott’olio, la sardella, la nduia di carfizzi, le soppressate, le petghe ( l’equivalente della piadina),ecc.
A questo punto e sempre che le cose si avviino seriamente, magari qualche giovane, che era intenzionato a partire, rimane a fare il trifolau, e chissa che qualche altro emigrato attratto dalla sicurezza del guadagno non ritorni anche lui. Se poi, alla prospettiva che offrirebbe la nuova attività si accompagnasse un sostegno economico da parte di questa benedetta regione Calabria, per un paio di anni e a certe indissolubili condizioni, allora forse le cose potrebbero diventare più concrete ( Per quanto riguarda il sostegno economico, ricordo che a metà degli anni ’70 per poter reperire il personale necessario le Regioni – Regione Calabria compresa – erano autorizzate a offrire ai dipendenti degli enti locali un tot fisso di ore straordinarie, più le spese di trasloco, le trasferte per la durata di due anni, oltre, naturalmente, lo stipendio. Eppoi- problema dei guardiaboschi a parte- credo che nelle pieghe delle varie leggi nazionali e regionali e della UE se ne possa reperire la fonte giuridica autorizzatoria).
Adesso, siamo sì alla fine e mi scuso se vi ho fatto perdere tempo et passsiensa: volevo avviare la macchina anche se con propellente a base di molta fantasia, ché altrimenti non partiremo mai, ma continueremo a sognare e a fare progetti, un passo avanti e due indietro.
Ovviamente, se condiviso nelle sue linee generali, il progetto può essere arricchito, reso più semplice o più facilmente realizzabile.
PS.
Ho inteso abbozzare un progetto nella sua quasi compiutezza, direi nella sua dimensione di fattibilità, senza avere alcun interesse né alcuna presunzione se non quella di dare l’abbrivio a tutto il grande discorso su: “Facciamo qualcosa per Carfizzi che muore” , e tentare di partire. Per questa sacrosanta causa, mi troverete sempre pronto e disponibile.
Se ci sarò in qualche modo riuscito, bene per Carfizzi, se invece anche stavolta non si parte, non era nelle mie intenzione rendere l’avvio impossibile o quanto meno problematico.
Un saluto di cuore a voi tutti, miei amici cari, anche se a volte, per motivi generazionali, ignoti.
Peppino Bastone