Marlen Haushofer - La parete

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mujer
00domenica 16 settembre 2007 10:28


Una donna, durante una gita in montagna, rimane separata dal resto del mondo da una parete sorta misteriosamente e deve organizzarsi per sopravvivere, maturando un nuovo rapporto con la natura, gli animali, se stessa e il proprio passato.

Marlen Haushofer (1920-1970), austriaca, è autrice di vari romanzi e racconti tra i quali Un cielo senza fine, La mansarda, Abbiamo ucciso Stella, pubblicati dalle Edizioni e/o. Pur avendo ricevuto nel 1963
il Premio Schnitzler, è vissuta sostanzialmente ai margini degli ambienti letterari, scrivendo "sul tavolo della cucina", la mattina presto, quando ancora marito e figli dormivano.


L'ho preso quest'estate nella mia libreria preferita, mi ha ispirato e, senza pensarci troppo su, sono andata alla cassa.
E' il libro che mi ci voleva, è il libro giusto in questo momento.

La scrittura è monotona, il ritmo piatto e l'andamento è lineare, ma nessun altro stile poteva essere più perfetto per questa storia così "isolata".
Il resoconto martellante a mo' di cronaca di una solitudine forzata ma vissuta come necessaria, una parete che permette a questa donna di curare i suoi gesti e di agire le sue scelte.

Nel suo percorso, al di qua del muro che la divide dal mondo rimasto in sospeso, sperimenta l'indifferenza per ciò che non è più e la ricerca di quello che le manca.

C'è un passaggio molto interessante in cui si trova ad esplorare i suoi "dintorni" per capire cos'è rimasto intorno a lei. Arrivata nella capanna disabitata del guardiacaccia così racconta:

"Nella capanna trovai anche una vecchia sveglia, rivelatasi poi molto utile. Veramente possedevo la piccola sveglia da viaggio e l'orologio da polso, ma la sveglia da viaggio mi cadde di mano poco dopo, e l'orologio da polso non segnava mai l'ora esatta. Oggi ho solo la vecchia sveglia trovata nella capanna di caccia, ma anche quella è ferma da molto tempo. Mi regolo col sole, oppure, quando è nuvolo, col volo delle cornacchie o con altri segni. Vorrei sapere che fine ha fatto il tempo esatto degli orologi, ora che non esistono più esseri umani. Ogni tanto mi torna in mente quanta importanza avesse una volta non arrivare nemmeno con cinque minuti di ritardo. Conoscevo molte persone, le quali sembravano considerare il loro orologio come un piccolo idolo, e io del resto lo trovavo assolutamente sensato. Vivendo nella schiavitù è bene attenersi alle prescrizioni e non indisporre il padrone. Il tempo, quel tempo artificiale degli uomini, sminuzzato dal ticchetio degli orologi, non l'ho sentito volentieri e questo mi ha spesso messo in difficoltà. Non ho mai amato gli orologi, e dopo un po' tutti quelli che possedevo si rompevano, oppure sparivano misteriosamente. Ma il metodo col quale distruggevo sistematicamente gli orologi, lo celavo perfino a me stessa. Oggi, naturalmente, so come tutto ciò sia accaduto. Ho tanto tempo per riflettere, e poco a poco riuscirò a scoprire i miei sotterfugi.
Me lo posso permettere, è un fatto privo di conseguenze per me. Anche se mi venisse improvvisamente offerta la più sensazionale delle rivelazioni, per me non avrebbe alcun significato.[...]
La mia testa è libera, può sbizzarrirsi come meglio le pare, è unicamente la ragione che non deve abbandonarla, la ragione che le serve per tenere in vita me e gli animali".

Marlen Haushofer, La parete, Edizioni e/o, pagg. 63-64.
Mac29
00lunedì 17 settembre 2007 08:41
Ciao Mujer, lo sai che sto proprio leggendo questo libro? Anzi per la precisione ormai l'ho finito, mi mancano solo una cinquantina di pagine. E' un libro per certi versi affascinante,pur avendo come dici te una scrittura a volte piatta,ma giusta per il racconto,e con alcuni versi molto belli. Mi è piaciuto molto il legame tra uomo e animale,logicamente in particolar modo con Lince il suo amato cane. Per maggiori informazioni alla prossima puntata, quando avrò finito di leggerlo.Ciao ciao.
mujer
00lunedì 17 settembre 2007 08:58
Ciao Matteo, che bella coincidenza!
Io sono ancora a metà e mi sta piacendo molto.
Infatti è emblematico il rapporto tra lei e gli animali, un legame che la rende viva, segno che le relazioni danno il senso ad una continuità, secondo me.
Avrò modo di continuare la lettura proprio sulle montagne vicine a casa tua in questi giorni, sarò sull'appennino a godermi La parete tentando di lasciare le amate sorelle al di là del muro. [SM=g11775]
sergio.T
00lunedì 17 settembre 2007 09:58
Caspita, che bella coincidenza davvero!!!
Qualcuno me lo presta? [SM=g10196]
mujer
00lunedì 17 settembre 2007 10:54
sì, io, appena lo finisco è tuo.
sono certa che ti piacerà
sergio.T
00lunedì 17 settembre 2007 16:55
Non ho letto questo libro, ma m'interessa.
Saranno queste cose, la montagna, il mare, un cane, una vita semplice, a salvarci.
Ne sono convinto.

Mac29
00martedì 18 settembre 2007 08:37
Si ha ragione Mujer ti piacerà sicuramente.Secondo me in questo libro ci sono alcune piccole perle da dover sottolineare. Quando avrai un po'di tempo leggilo Sergio.
sergio.T
00martedì 18 settembre 2007 09:29
ciao, matteo, ti ringrazio del consiglio.
Anche julia parla bene di questo libro; libro che acquisto' in una bellissima libreria di Chieti, quasi per caso, per intuito.
Ci sono librerie , se mi e' concessa una piccola digressione dal tema della stanza, che si annunciano foriere di cose belle.
Intendo dire che a differenza di quei grandi centri oggi tanto in voga ( le mega Mondadori o le mega Feltrinelli), alcune librerie di provincia si aprono ancora con quell'accoglienza del tutto familiare e in questo modo, tu lettore, ti senti spinto a girovagare con molta piu' calma tra gli scaffali; ti senti spinto a consultare i volumi con piu' lentezza, con piu' curiosita'.
Insomma, diciamo pure, che hai la sensazione che in un posto cosi' accogliente, per forza di cose , troverai qualche chicca, qualche gioiello ancora sconosciuto.
Sara' suggestione, ma e' cosi'.
mujer
00martedì 25 settembre 2007 22:27
Sai bene quanto sia legata a quella libreria, le cose più belle mi sono capitate lì.
Non è un caso che le mie scoperte intuitive le scovi tra quegli scaffali così ben creati da antonella, una libraia vera, un'ereditiera della cultura, una che ha continuato il mestiere del padre mantenendo la voglia di tramandare saperi.

Il libro mi ha tenuto compagnia in questi giorni di pace in montagna. Non c'è niente di meglio di qualche giorno lontano dalle corse e dagli schiamazzi.
Questo La parete è un libro particolare, un combattuto senso di monotonia che fa i conti con il caso.
Un paradosso, sembrerebbe, ma - tutt'altro - si tratta di un cambio di punto di vista: la sopravvivenza è data dalla semplicità dei compiti da svolgere, sempre gli stessi, oggi uguale a domani e lo stesso di ieri.

Pochi riferimenti al passato, alla vita prima de La parete.
Qualche timido ricordo:

"Da bambina avevo sempre sofferto della sciocca paura che tutto ciò che vedevo sparisse non appena gli voltavo le spalle. Nemmeno il raziocinio è servito a guarirmi completamente da quel timore. A scuola pensavo alla casa paterna e, improvvisamente, al suo posto riuscivo solo a scorgere una grande macchia vuota. Più tardi piombavo in un'angosciosa tensione nervosa se la mia famiglia non si trovava in casa. Mi sentivo realmente felice solo quando erano tutti nei loro letti, o quando ci trovavamo tutti seduti attorno al tavolo. Sicurezza per me equivaleva a poter vedere e toccare."

Un concetto molto coerente con quello che la protagonista, senza nome (senza identità?), si trova a vivere nella valle/prigione.
E' un libro da leggere per captare ciò che non è possibile raccontarvi (toglierei il piacere alla scoperta e minaccerei la vostra percezione che, proprio perchè attingiamo alle nostre storie mentre leggiamo, potrebbe captare qualcosa di molto diverso dalla mia lettura)
sergio.T
00mercoledì 26 settembre 2007 10:44
quella della tua amica e' veramente una libreria accogliente.
Peccato che in quel giorno avevo mal di testa e non abbia potuto girare con calma in mezzo a tutti quegli stravaganti scaffali.

Una libreria vecchia maniera.
Mac29
00mercoledì 26 settembre 2007 11:55
Ciao Mujer, hai ragione nel dire valle/prigione,dove però la prigione e coloro che stanno dalla parte della grata,fanno parte del mondo non descritto e mai citato del racconto;come a sugellare la purezza ed il valore della vita racchiusa da quell'ostacolo.
mujer
00mercoledì 26 settembre 2007 12:28
Io me lo chiedo perchè la Haushofer non citi mai il passato.
Tu dici che è per "sugellare la purezza ed il valore della vita racchiusa da quell'ostacolo", e ci sto pensando infatti.
Ma a volte ho avuto la sensazione che volesse liberarsene, e non per poter sopravvivere in solitudine ma perchè quel passato non le piaceva proprio.
Il marito (un solo accenno in tutto il libro) e le due figlie semplicemente non sono più. E' per questo che mi è piaciuto molto il brano che ho trascritto più su.

Nella valle, in quel momento, c'erano Lince, Bella, Toro, Perla e Tigre. Doveva vivere per loro (o grazie a loro?).
Ma c'è una riflessione da fare: lei fa il resoconto del passato nella valle e, in quel momento (quanti momenti possono viversi nell'adesso?), Lince, Toro, Perla e Tigre erano morti.

Questo è un libro trabocchetto Matteo! Non è il racconto di una donna prigioniera ma quello di una donna viva.
Mac29
00mercoledì 26 settembre 2007 15:17
Re:
mujer, 26/09/2007 12.28:

Questo è un libro trabocchetto Matteo! Non è il racconto di una donna prigioniera ma quello di una donna viva.



Quoto in pieno questa tua riflessione giustissima.Lei non è in prigione,ma al tempo stesso mi domando se non ci fossero stati gli animali da badare,era poi lo stesso?. Sicuramente è un libro che vuol far riflettere. L'uomo riesce a star da solo?


mujer
00martedì 2 ottobre 2007 09:16
L'ho finito la settimana scorsa, ed è un libro che consiglio a tutti e, particolarmente, alle donne.
E' il riconoscimento di una condizione attuale, è la parete che è già presente nella nostra vita, è la visione della solitudine e del legame primordiale, quello che non instaura situazioni di potere né sottomissioni ma che si basa sull'essenziale, sulla necessità di condividere per poter sopravvivere.
Alla fine del libro l'intruso (l'uomo, il selvaggio, l'assassino) viene velocemente e brutalmente eliminato.
Un'immagine che la Haushofer lascia impressa molto chiaramente, lapidaria e irreversibile.
- Al di qua della parete difendo il mio territorio e i miei animali, ogni interferenza è annientata - ci fa capire, senza ripensamenti.
L'uomo, colui che ha osato destabilizzare il suo equilibrio, non è solo una minaccia, ma la causa della perdita delle sue certezze.
Il gesto è immediato, lo uccide d'istinto.

Nella postfazione di un certo Gunhild Schneider, suo amico, si legge della scrittura femminile e del senso di rivalsa sull'uomo carnefice.
Ad un certo punto c'è scritto "L'io senza nome nella Parete non racconta della sberla ricevuta, che l'aveva portata al punto di temere solo gli essere umani, di fuggirli".
Quel passato non si intravede, non si conosce, eppure è profondo il senso di rifiuto per gli esseri umani e per le "loro cose".

La postfazione conclude con un'ultima annotazione nel diario dell'Haushofer, scritta prima della sua morte:

"Non ti preoccupare. Hai visto troppo e troppo poco come tutti gli uomini prima di te. Hai pianto troppo, forse troppo poco come tutti gli uomini prima di te. Forse hai troppo amato e troppo odiato - ma solo per pochi anni - venti più o meno. Ma cosa sono vent'anni? Poi una parte di te era morta, esattamente come in tutti gli uomini che non sono più capaci di amare o odiare.
Hai sopportato tanti dolori, malvolentieri - come tutti gli uomini prima di te. Il tuo corpo ben presto ti era noioso. Non lo hai mai amato. Questo ti faceva male - o bene, l'anima infatti non resta legata a un corpo non amato. Che cos'è l'anima? Probabilmente non l'hai mai avuta, solo intelletto, e quello non si curava dei sentimenti. Oppure c'era forse, ogni tanto, qualcosa di diverso? Per brevi attimi? Alla vista di campanelle o degli occhi di un gatto e della pena di un uomo, o di certe pietre, alberi, statue; delle rondini sopra la grande città di Roma.
Non ti preoccupare.
Anche se ti fosse data un'anima, essa non desidererebbe altro che un sonno profondo senza sogni. Il corpo non amato non farà più male. Sangue, carne, ossa e pelle, tutto questo sarà un mucchietto di cenere; e anche il cervello finalmente la smetterà di pensare. Per questo sia lodato Dio, che non esiste.
Non ti preoccupare - tutto sarà stato invano - come per tutti gli uomini prima di te. Una storia del tutto normale."

Marlen Haushofer
Steyr, 26-2-1970
mujer
00martedì 2 ottobre 2007 09:50
Ho deciso che leggerò gli altri libri della Haushofer.



Un cielo senza fine (Eine Handvoll Leben)
E' la storia dell'infanzia di una bambina, del suo rapporto con la madre, personificazione dell'ordine, con il padre guardiacaccia, gran narratore di storie, con il fratellino e soprattutto con la natura e gli animali. Il romanzo racconta il progressivo distacco della bambina da tutto ciò che ama che accompagna il passaggio dall'infanzia all'adolescenza.



Abbiamo ucciso Stella
(Wir töten Stella)
Madri che perdono i figli, in senso metaforico e reale, mogli tradite che assistono raggelate alla crudele seduzione di una giovane da parte del marito, donne sole, ma anche uomini vittime e beneficiari al tempo stesso del ruolo assegnatogli nella famiglia.



La Mansarda (Die Mansarde)
Una donna, un uomo, il loro matrimonio e una stanza nell'attico, ecco i quattro elementi con cui Marlen Haushofer costruisce il suo ultimo grande romanzo visionario. Se ne "La parete" c'era ancora una catastrofe che aveva segregato l'eroina al di là di un invisibile muro, ne "La mansarda" di quest'escamotage non c'è più bisogno: qui la protagonista non dispone che di un angusto spazio sotto il tetto come rifugio dalla soffocante realtà quotidiana. Tuttavia la mansarda è teatro di un'impresa ben più temeraria. A prima vista accade poco. Di giorno la donna si strema in orge di pulizia, intrattenimenti con persone detestabili e preparazioni di tartine per gli amici del marito, mentre la sera, nella mansarda, disegna. Significativamente disegna solo piccoli animali - insetti e uccelli - che nell'ordine creaturale hanno la stessa posizione marginale che la donna occupa nell'ordine simbolico della nostra società.
La monotonia della sua vita viene bruscamente interrotta dal confronto col proprio passato: quando lei, felicemente sposata e madre di un bambino, improvvisamente, al suono di una sirena notturna, diventa sorda e, per non essere di peso al giovane rampante marito avvocato, si ritira in una solitaria casa in montagna vivendo lì per più di un anno. In sei spedizioni, una per giorno, le vengono inviati i diari di quell'esilio, che essa legge, la sera, nella mansarda. Mittente delle missive è uno squilibrato, che l'aveva scelta, in quanto sorda, come testimone delle sue turpitudini.
In uno stile piano e disadorno, al quale la traduzione di Palma Severi duttilmente si adatta, col diario si intersecano descrizioni della vita presente e brevi flash sulle fasi salienti del periodo dopo la guarigione, in cui tutto è teso a non toccare l'inconfessata colpa del marito per avere sacrificato la moglie alla propria carriera.
Tuttavia il romanzo della Haushofer non si limita a registrare l'incomunicabilità fra i sessi e la crisi del matrimonio. Sotto la coltre convenzionale la donna si appresta a una vera e propria opera demiurgica. Non è certo un caso che la narrazione sia scandita dai sette giorni della Genesi e che la sera del sesto giorno, terminata la lettura del proprio passato, la creatività della donna si concretizzi nella folgorante visione di un drago, che però, rispetto alle leggende, ha subito una trasformazione così radicale da capovolgere questo classico mito maschile. Il settimo giorno infine, quando Dio riposò per ammirare la sua opera, l'io narrante, dopo un formale addio al mondo maschile, racchiuso nell'emblematica cifra del marito come "fedele soldato di piombo", sale nella mansarda per "vedere meglio gli occhi gialli del mio drago".
La creazione del drago non solo riscatta l'atopicità della donna nel nostro ordine simbolico, ma supera l'antinomia fra mito e storia, fra razionalità e vita emotiva, perché non è, come la creazione del Dio-padre, affidata al logos, bensì alla capacità di pensare e di comunicare per immagini. Un mite e inguaribilmente stupito piccolo drago come novello Adamo, fatto a immagine e somiglianza di colei che gli ha dato vita. Negli occhi color giallo oro di questa favolosa creatura pare di cogliere un'eco delle capacità poetiche che i greci attribuivano alla 'drakaina', lontana progenitrice del drago, per mezzo della quale Apollo si installava a Delfi. Che Marlen Haushofer abbia voluto congedarsi dalla letteratura e dalla vita indicando nella mansarda la Delfi delle donne, mitico e simbolico ombelico del mondo?



Purtroppo gli ultimi due sono indisponibili anche sul sito delle Edizioni e/o. Dovrò scovarli su qualche bancarella dell'usato.
sergio.T
00martedì 2 ottobre 2007 10:27
mah, piacere che ti sia piaciuto, pero' questa autrice..., insomma, quella annotazione sul suo diario lascia perplessi, molto perplessi.
Ci sarebbe da discutere su un animo nichilista e , fondalmentalmente, perdente.
mujer
00martedì 2 ottobre 2007 10:35
La vedi troppo simile alla Anna Maria Ortese, vero?
Io sono attirata da questo tipo di pensiero che non è nichilista ma liberante.
E' più vicino al pensiero femminile di quanto tu non creda.
E non è un caso che l'uomo, il maschio, non possa accettarlo.

Si sente la causa di questo "abbandono" ma non lo è affatto, credimi.
E' come se la donna dovesse "usarvi" per prendere consapevolezza che la natura la vuole così: servile.

Altro che nichilista, è un pensiero naturale e, quindi, fondante.
Creativo.
sergio.T
00martedì 2 ottobre 2007 10:46
per niente d'accordo.
Non mi riferisco al concetto uomo ( che a ben guardare sarebbe tutto da discutere) , bensi' a quella sua visione ( eufemismo) di se stessa come esistenza: quanto di piu' vicino possa assomigliare al nichilismo.
sergio.T
00lunedì 5 novembre 2007 17:36
adesso ho parecchie letture davanti, ma questa Haushofer la leggero' prima o poi.
sergio.T
00mercoledì 9 luglio 2008 09:12
Intanto ha incominciato mia madre a leggerlo. Lo ha trovato in montagna e se l'e' portato in giardino...Una pagina dopo l'altra...
mujer
00giovedì 10 luglio 2008 09:31
Bene! Spero che le piaccia.
sergio.T
00giovedì 10 luglio 2008 09:49
si , mi ha detto che le piace molto e ha gia' individuato la parete come paura. Se lo legge molto volentieri.
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