Inserisco qui la prima parte del "manifesto" della sezione liberale. Esso è ripreso da "Conoscenza, competizione e libertà", un'antologia di testi di F. A. von Hayek, filosofo, giurista, psicologo e premio nobel per l'economia nel 1974. Eventuali repliche devono farsi in altro topic di questa sezione.
Buona lettura
1- NON ESISTE NÉ LA “CLASSE” NÉ LA “SOCIETÀ”: ESISTONO SOLO INDIVIDUI
Le scienze sociali hanno continuamente a che fare con
concetti collettivi: stato, nazione, partito, ecc. I
collettivisti sostengono che ai concetti collettivi corrispondono effettive realtà sostanziali, autonome e indipendenti dagli individui i quali, verrebbero plasmati, quasi costruiti, da realtà collettive. Gli
individualisti metodologici affermano che ai concetti collettivi non corrisponde nessuna specifica realtà.
Esistono soltanto gli individui. Solo gli individui pensano ed agiscono
2- I COLLETTIVISTI FANNO DIVENTARE COSE QUELLI CHE SONO DEI CONCETTI
Il fatto che tutti parlino di “nazione” o di “capitalismo” porta a credere che il primo passo debba consistere nell’andarne a verificare l’aspetto. << L’errore consiste nel considerare alla stregua dei fatti quelle che non sono altro che teorie provvisorie>>. I collettivisti deificano, fanno diventare cose, quelli che sono solo concetti
3- I “DATI” DELLE SCIENZE SOCIALI: LE AZIONI COSCIENTI DEGLI INDIVIDUI
Esistono solo individui, i quali hanno idee e agiscono in base a queste loro idee. Credenze ed azioni degli individui rappresentano i “dati” delle scienze sociali. Qui troviamo una prima ragione di distinzione tra scienze sociali e psicologia: quello che per lo scienziato sono dati, costituiscono per lo psicologo oggetti di indagine. Ciò sta a significare che le scienze sociali non hanno per compito la spiegazione dell’azione cosciente: questa spiegazione "rappresenta il compito proprio della psicologia. Il compito dello scienziato sociale non può consistere nella descrizione della natura e nella spiegazione della genesi e dei mutamenti di quelle entità collettive di cui i collettivisti suppongono un’ esistenza autonoma dagli individui: non si può indagare ciò che non esiste"
4- NATURA E ORIGINE DEL COSTRUTTIVISMO
Il costruttivismo è la teoria stando alla quale "l’uomo, dato che ha creato egli stesso le istituzioni della società e civiltà, deve anche potere alterarle a suo piacimento in modo che soddisfino i suoi desideri e le sue aspirazioni"
5- IL COMPITO ESCLUSIVO DELLE SCIENZE SOCIALI
Il costruttivismo è una teoria errata per la precisa ragione che
le azioni umane intenzionali comportano necessariamente conseguenze inintenzionali. Carl Menger aveva mostrato come istituzioni di fondamentale importanza quali il linguaggio, la moneta, lo stato, i mercati ecc. , fossero sorti in modo inintenzionale, “cresciute su” al di fuori di progetti umani pensati e poi realizzati. Hayek afferma che
l’analisi delle conseguenze inintenzionali delle azioni umane intenzionali è il compito tipico ed esclusivo delle scienze sociali. Precisa poi che è su questa linea che le scienze sociali trovano la loro autonomia. Infatti se tutti gli eventi e tutte le istituzioni sociali fossero risultati di progetti intenzionali, le scienze sociali non avrebbero nessun problema da risolvere e si ridurrebbero a psicologia, considerata come lo
studio delle intenzioni degli individui
6- LE NOSTRE CONOSCENZE RESTANO “SMENTIBILI” E “PARZIALI”
Ad agire non sono, pertanto, le istituzioni, sono gli individui e costoro agiscono in base alle loro conoscenze. Però le conoscenze umane sono e restano smentibili,
falsificabili e sono sempre
parziali
7- IL GRANDE TEMA DELLA DISPERSIONE DELLE CONOSCENZE DI CIRCOSTANZE PARTICOLARI DI TEMPO E DI LUOGO
Il sostenitore della pianificazione centralizzata suppone che l’economia di una nazione possa venir pianificata, diretta dall’alto di un unico centro e suppone ciò partendo dalla presunzione che le conoscenze adatte allo scopo possano essere possesso dell’autorità preposta alla pianificazione. La pianificazione è una conseguenza dell’errato atteggiamento costruttivistico – scientistico. La nostra conoscenza è fallibile e parziale; le conoscenze oggi a disposizione non prevedono le conoscenze future; le nostre azioni, i nostri piani portano quindi a conseguenze inintenzionali. Ma c’è di più: esiste infatti un gigantesco insieme di
conoscenze che non vengono considerate
scientifiche. Si tratta di “conoscenze all’istante”, di
conoscenze di circostanze particolari di tempo e di luogo, le quali sono necessarie alla soluzione dei più svariati problemi e che
sono diffuse tra milioni e milioni di uomini
8- CONOSCENZE “NON SCIENTIFICHE” NECESSARIE PER LA SOLUZIONE DI PROBLEMI CONCRETI
Rispetto a questo tipo di conoscenze praticamente ogni individuo si trova in vantaggio rispetto a tutti gli altri, dal momento che possiede informazioni uniche che possono essere utilizzate con profitto, ma solo se le decisioni che dipendono da queste vengono lasciate a lui o sono prese con la sua attiva collaborazione. Qui è sufficiente ricordare quanto ci resta da imparare in ogni occupazione dopo che abbiamo completato l’addestramento teorico, quanta parte della nostra vita lavorativa è dedicata ad imparare lavori specifici e quale preziosa risorsa sia la conoscenza delle persone, delle condizioni locali e delle circostanze particolari
9- QUANDO L’IGNORANZA È A FONDAMENTO DELLA NOSTRA LIBERTÀ
La soluzione dei problemi concreti necessità della conoscenza di circostanze particolari di tempo e di luogo, conoscenze che non sono centralizzabili. Dice Hayek: << il problema economico della società consiste principalmente nel rapido adattamento ai cambiamenti che intervengono nelle particolari circostanze di tempo e di luogo (e allora) le decisioni finali devono essere lasciate alle persone che conoscono queste circostanze, che hanno conoscenza diretta dei cambiamenti rilevanti e delle circostanze immediatamente disponibili per farvi fronte>>. Cola nostra libertà si fonda sulla nostra ignoranza. Noi siamo fallibili quando e là dove conosciamo. Ma, oltre che fallibili, siamo ignoranti. Ognuno di noi non conosce un’infinità di cose che sono conosciute da uno o dall’altro tra milioni e milioni di individui. Talché, se vogliamo che una sterminata serie di problemi concreti possa venire risolta, è necessario che siano effettivamente utilizzate quelle “conoscenze all’istante” disperse tra milioni e milioni di uomini:
il buon funzionamento del sistema esige, come necessaria, la libertà dei singoli individui. Il valore della libertà individuale "poggia soprattutto sul riconoscimento dell’inevitabile ignoranza di tutti nei confronti di un gran numero di fattori da cui dipende la realizzazione dei nostri scopi.La libertà è essenziale per far posto all’imprevedibile e all’impredicibile, ne abbiamo bisogno perché da essa nascono le occasioni per raggiungere molti dei nostri obiettivi. Siccome ogni individuo sa poco e raramente sa chi di noi sa fare meglio, ci affidiamo agli sforzi individuali di molti, per propiziare la nascita di quel che desideriamo quando lo vedremo:
la concorrenza è un procedimento di scoperta
[Modificato da -Kaname-chan 15/07/2005 12.46]
[Modificato da -Kaname-chan 19/07/2005 12.50]