Howling Wolf, 25/09/2008 0.11:
Da noi i dilettanti in genere sono straspremuti, perché il dilettantismo ad alto livello da noi è più stressante di un professionismo di medio livello.
Sono d'accordo. E trovo la "spremuta del dilettante" di pessimo gusto, paradosso senza senso e controproducente non solo per il movimento professionistico ma anche per la squadra under23 in sè. Se ottieni grandi risultati e poi le promesse non mantengono le aspettative una volta passate pro, di certo non è una bella pubblicità per il vivaio. Ma in Italia, come altrove, la memoria è corta, molto corta.
Howling, l'aggiunta dei paesi dell'Est è doverosa: quello che fu chiamato Merckx dei dilettanti (Popovich) sè rivelato poco più di un bidone, un corridore che non trova posto nè come gregario nè tantomeno come capitano.
Questa cultura della vittoria è la vera causa dello stritolamento delle giovani promesse. Non voglio fare l'uccello del malaugurio ma come può un ragazzo del 1988 spingere per una trentina di chilometri quel devastante rapporto? Un 55e11? Può avere tutta la potenza di questo mondo ma rischia di finire davvero la benzina nel giro di qualche anno. Meno male che passerà pro tra dodici mesi, nella stagione 2010. E qui arriviamo all'altro grande paradosso. Tra i migliori corridori nostrani (ma anche stranieri, pensate a Cancellara o a Boonen) ci sono quelli che il dilettantismo l'hanno appena assaggiato, come Cunego (il primo nome che mi viene in mente). Siamo arrivati al paradosso che per fare un buon professionista bisogna farlo passare SUBITO professionista?