MOGGI, IL MILAN, L'INTER, E L'ULTIMA INTERVISTA PRIMA DELLA BUFERA

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INES TABUSSO
00lunedì 22 maggio 2006 00:40

LA STAMPA
21 MAGGIO 2006
SCANDALO CALCIO
«MOGGI BIANCO & NOIR»: NEL LIBRO DI SIMONE STENTI L’ULTIMA INTERVISTA DEL MANAGER BIANCONERO PRIMA DELLA BUFERA
Lucianone: Berlusconi mi voleva portare al Milan
Andrea Scanzi


Sembra un instant book sul tema del momento, in realtà è un libro iniziato a gennaio e contenente almeno due rivelazioni forti: Silvio Berlusconi e Massimo Moratti, che oggi si comportano come se Luciano Moggi non l’avessero mai conosciuto, hanno più volte cercato di convincerlo a lavorare per Milan e Inter. Il libro si intitola «Moggi bianco & noir. Indagine su Luciano Moggi, un cittadino dietro ogni sospetto». Uscirà il primo giugno per Limina. L’autore è Simone Stenti, vicedirettore di GQ online e juventino dichiarato. «Doveva essere un giallo», racconta, «ma lo scandalo delle intercettazioni telefoniche lo ha un po’ spostato verso l’inchiesta giornalistica. Sono stato obiettivo, non amo gli squali. Quella di Moggi è la favola del Re Nudo: tutti sapevano ma nessuno diceva. Se da tifoso temo la serie B? Onestamente firmerei per la B, la serie C è un’ipotesi plausibile».

Celato dietro l’alter ego Joe Cavallo, Stenti «mette sotto torchio» amici e nemici di Moggi. Tra i tanti, sfilano il compagno di una vita Graziano Galletti e il grande accusatore Carlo Petrini. Ci sono anche molti giornalisti, «in interviste fatte prima che lo scandalo esplodesse, quindi più genuine». Hanno tutti toni critici (Beccantini, D’Orsi, Pastorin, Sconcerti), tranne Giorgio Tosatti: «E’ stato aggressivo, mi ha accusato di essere prevenuto su Moggi. Lo ha difeso strenuamente, ora capisco perché».

Decisivo il diciottesimo capitolo, dedicato all’incontro con Moggi. «L’ho visto più volte», rivela Stenti, «nel libro è riportata fedelmente la sua ultima intervista da direttore generale della Juventus: il 20 aprile, un mese fa, nel suo ufficio di Torino». Moggi comincia così: ««Eccomi, sono il Re del Mercato, il personaggio di una commedia, che recita una parte che non si è neppure scelto, ma che gli hanno ritagliato addosso. Quello che la gente conosce è una finzione teatrale». Quel 20 aprile, parla ancora come il Re del Mercato («Comunque vada a finire, la mia è stata una favola»). Dice di saper «resistere alla tentazione della simpatia». Parla degli arbitri («E’ l’unico mestiere che non farei mai. Sono soli di fronte al mondo, la moviola è uno strumento violento») e si racconta come uno che «è stato tradito tante volte, ma non ha mai tradito e sa perdonare».

Infine, le «rivelazioni» su Berlusconi e Moratti. Il primo, all’epoca Presidente del Consiglio, «mi chiese di lavorare al Milan». L’occasione fu la visita di Moggi a Palazzo Chigi per ringraziarlo di aver girato Abbiati alla Juve. Risale invece al 1998, dopo il famoso «caso Ceccarini», il tentativo di Moratti di mettere sotto contratto il grande nemico. «Questo non lo sa nessuno, ma conservo ancora in cassaforte il contratto firmato con l’Inter nel ’98». Perché il trasferimento saltò? «Prima ancora di dare le dimissioni dalla Juve, mi informano che Francesco Moriero è sulla lista dei partenti. Mi attivo, faccio una serie di colloqui e grazie agli ottimi rapporti che in quel periodo ho col Middlesbrough \ ottengo un pre-accordo per una cifra mostruosa. Orgoglioso, chiamo Sandro Mazzola, che era direttore sportivo dei nerazzurri, e gli do l’annuncio. Al che Sandro mi comunica che il Presidente ci ha ripensato e il giorno prima aveva confermato il contratto al giocatore. \ Mi è servito per capire che la totale autonomia che mi concedeva la Juve era un privilegio prezioso e forse unico nel nostro ambiente».

Moratti, probabilmente sfibrato per le continue sconfitte, non avrebbe rinunciato al “sogno” Moggi. Anzi, l’ultimo tentativo sarebbe avvenuto poco prima che lo scandalo-intercettazioni esplodesse. Ma Moggi rifiutò: «Ho conservato quel contratto (del 1998, ndr). Mi è servito anche recentemente quando l’Inter ha contattato Capello e me».


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