MARCO TRAVAGLIO: PUBBLICANDO I NOMI NON SI ALIMENTA IL RICATTO

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INES TABUSSO
00giovedì 15 marzo 2007 20:04

"Nel fuoco della polemica il Giornale viene difeso da un giornalista non certo sospettabile di simpatie per la testata come Marco Travaglio: «Silvio Sircana - premette Travaglio - rimane un galantuomo, fino a prova contraria». E aggiunge: «Ricatto sembra essere la parola all’ordine del giorno ma credo si possa neutralizzare facendo uscire nomi e illazioni subito. Così le situazioni si chiariscono». E poi conclude: «Credo che il Giornale abbia fatto bene a pubblicare il nome. In questo modo il clima di ricatto non si è alimentato e la politica si è salvata da una gogna che avrebbe potuto soffocarla»".



VEDI:

IL GIORNALE
15 marzo 2007
"Velina Rossa" punge: via il portavoce di Prodi
di Luca Telese

Roma - Dunque, con tutti i giornali che hanno scelto di non pubblicare la notizia del tentato ricatto a Silvio Sircana, quello che avrebbe sbagliato sarebbe il Giornale, che l’ha pubblicata. Un bel paradosso. Ma per quanto possa sembrare strano è stato anche questo il dibattito che si è animato sulle agenzie, a partire da un attacco durissimo di Gad Lerner a questa testata: «L'ipocrisia con cui stamane il Giornale diretto da Maurizio Belpietro mette alla gogna il portavoce del governo, Silvio Sircana, fingendo di proteggerlo, è semplicemente vomitevole». Nella sua rubrica sul portale Alice news L’Infedele attacca: «Spruzzano il fango (una storia vaga, improbabile, e in ogni caso penalmente irrilevante di sguardi con un transessuale), titolone di prima pagina, tutti gli inesistenti particolari del mancato ricatto in cronaca... - prosegue Lerner - e poi accanto l'editoriale in cui si precisa che contro Sircana non c’è proprio nulla. C'è solo la gran voglia loro di sputtanarlo perché è un avversario politico».

Osserva il giornalista: «Prima dell’agguato devono averne parlato con qualche avvocato, per tutelarsi contro una causa civile di risarcimento. Potrà anche cavarsela in tribunale ma il direttore di quel giornale - conclude Lerner - si palesa della stessa risma di Fabrizio Corona. Anzi un po’ peggio, perché Corona almeno si autodefinisce “mostro”, mentre lui pretenderebbe anche la gratitudine di Sircana». Non meno dura la replica di Belpietro: «Ho letto - spiega il direttore in una nota - le dichiarazioni di Gad Lerner e trovo che l'unica cosa “vomitevole” sia la lezioncina di giornalismo di un direttore che, quando fu chiamato a guidare il Tg1, mandò in onda immagini di pedofilia. Quanto alla consultazione dell’avvocato - conclude Belpietro - posso assicurargli che vi sono ricorso solo dopo aver letto le sue frasi palesemente diffamatorie nei confronti de il Giornale».
Nel fuoco della polemica il Giornale viene difeso da un giornalista non certo sospettabile di simpatie per la testata come Marco Travaglio: «Silvio Sircana - premette Travaglio - rimane un galantuomo, fino a prova contraria». E aggiunge: «Ricatto sembra essere la parola all’ordine del giorno ma credo si possa neutralizzare facendo uscire nomi e illazioni subito. Così le situazioni si chiariscono». E poi conclude: «Credo che il Giornale abbia fatto bene a pubblicare il nome. In questo modo il clima di ricatto non si è alimentato e la politica si è salvata da una gogna che avrebbe potuto soffocarla».
Ma anche dentro i Ds l’effetto-Sircana suscita polemiche. Ad aprire le danze è la Velina Rossa, di Pasquale Laurito, il foglio informale di Palazzo più vicino a Massimo D’Alema: «L'onorevole Sircana - scrive Laurito - lo riteniamo una persona retta. Ma di fronte a determinate accuse non può che compiere un atto dovuto: rassegnare subito le dimissioni da portavoce». La contiguità della Velina costringe la portavoce del vicepremier a una clamorosa (mai accaduto prima) e tempestiva smentita, per allontanare il sospetto che fossero parole condivise: «Quella delle dimissioni è una notizia assolutamente infondata - osserva la portavoce di D’Alema - si cerca di aggiungere fango a fango». E ancora: «La velina di oggi non è piaciuta al vicepremier e non può assolutamente essere associata alle sue posizioni».

E oltre queste smentite informali interviene anche un deputato (quasi ex) della Quercia come Peppino Caldarola: «Non c’è un caso Sircana, c'è una vittima e quindi chiedere le dimissioni di una vittima, come fa la Velina Rossa, mi sembra totalmente inopportuna perché fa il gioco dei ricattatori». Conclude Caldarola: «Manco sappiamo se quelle foto esistono e per quanto mi riguarda non voglio entrare nel circuito mentale dei ricattatori». Osserva Fabrizio Rondolino, a sua volta ex portavoce di Palazzo Chigi: «Qui l’unica azione criminale mi sembra quella di coloro che hanno diffuso questa intercettazione».



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