Luttazzi: non mi vuole neanche la Rai di sinistra

Versione Completa   Stampa   Cerca   Utenti   Iscriviti     Condividi : FacebookTwitter
liama
00sabato 7 ottobre 2006 10:30

SPETTACOLI
DOPO UN LUNGO SILENZIO PRIMA INTERVISTA DEL COMICO EPURATO
Luttazzi: non mi vuole neanche la Rai di sinistra
«La satira è contro il potere, Grillo ha smesso di farla
Mai fatto sconti all’Ulivo, per Prodi è l’ultima occasione»
4/10/2006
di Andrea Scanzi




Daniele Luttazzi
ROMA. Per la sua prima intervista dopo un lungo silenzio, Daniele Luttazzi ha scelto un bar romano a due passi dalla Rai. «E' un caso - precisa - non mi faranno mai tornare». Il vero epurato d'Italia indossa t-shirt rossa e calzoncini corti «come un turista americano». E' reduce da una brutta enterite, «curata da solo, ricordo della mia laurea in medicina, mi piace tenermi aggiornato su farmaci e malattie». Il 24 novembre al Palalottomatica di Roma porterà in scena l'ultima data di Come uccidere causando inutili sofferenze, a fine gennaio esordirà a Bologna con il monologo politico Barracuda '07. E ad aprile uscirà per Feltrinelli un cofanetto, libro più cd: il secondo, due anni dopo Money for Dope.

E' tornato Santoro, è tornato Travaglio. Lei, no.
«La settimana scorsa ho partecipato alla presentazione di Canal Jimmy, l'unico in questi 5 anni a trasmettere i miei monologhi. Ho ripetuto che non è normale che il premier decida chi può stare in Rai e chi no. Comici e giornalisti presenti hanno applaudito. Due minuti dopo è intervenuto un altro comico, peraltro bravo (Alessandro Bergonzoni, ndr), sostenendo come il mio caso fosse simile a quello di uno che va in una pizzeria ma lì non lo vogliono: "Pazienza", ha detto, "si va in un'altra pizzeria". Il pubblico ha di nuovo applaudito, approvando in due minuti due opinioni opposte. Ormai in Italia il lavaggio del cervello è totale: io parlavo di diritti civili conculcati, altri paragonavano la Rai a una pizzeria».

Davvero non ha speranze di tornare alla Rai?
«Il direttore è Cappon, il vice è Leone, il Commissario di Vigilanza Landolfi: tutti durissimi con il mio Satyricon. E Claudio Petruccioli mi considera "coprolalico". A me non interessa tornare in tv, cosa che potrei fare subito: mi interessa tornare in Rai. Un servizio pubblico che non promuove la satira abdica al suo servizio pubblico. Domenica scorsa, su RaiTre, una comica affermata (Luciana Littizzetto a Che tempo che fa, Ndr) ha tentato di affrontare due temi satirici, la Finanziaria e la vicenda Telecom. L'argomento da lei usato per far ridere è stato: "Non ci si capisce niente". Apprezzo il fingersi massaia, ma la satira non può non capire: deve fare i compiti a casa, informarsi e poi esprimere un dissenso informato. Un comico non può improvvisarsi satirico».

Del nuovo Santoro cosa pensa?
«Sono molto contento che sia tornato in tv, ma il programma è troppo lungo e troppo sbilanciato sull'angoscioso. Nessuna realtà, per quanto drammatica, è totalmente senza speranza».

Oggi i comici non sono cattivi con Prodi come lo erano con Berlusconi: è il pensiero di molti.
«Al satirico non deve interessare chi è al potere: a chi tocca tocca, chi c'è c'è. E' un argomento di destra dire che i satirici fanno satira di sinistra: no, il satirico è di sinistra e fa satira dal suo punto di vista. Non può esistere satira neutra, sarebbe qualunquismo. La satira non dice che "è tutto un magna magna": prende posizione. L'argomento diventa poi becero e insultante se si accusa uno come me di fare sconti alla sinistra. A settembre di un anno fa, alla Festa Nazionale dell'Unità, feci un quarto d'ora sullo scandalo Unipol. I giovani applaudirono, quelli di mezza età raggelarono».

Lei è odiato a destra e temuto a sinistra, come Beppe Grillo: entrambi cacciati dalla tv, entrambi con un blog.
«Siamo molto diversi. Il blog favorisce il populismo. La massa ricerca attivamente un leader, non ci mette molto a coagularsi e a farti sentire forte del numero. La logica del potere è il numero, ma la satira è contro il potere. Nel momento in cui Grillo dice "questa è la via, seguitemi", cessa di essere un autore satirico e diventa un leader. La satira è una elaborazione culturale, deve scattare quando un fenomeno si è pienamente compiuto. Se invece commenti quotidianamente qualunque alito di vento, come fa Grillo, rischi l'effettaccio, l'argomento facile, la castroneria. Prima di un mio spettacolo in un Palasport, trovai sulle sedie dei volantini del Meetup - Amici di Beppe Grillo. Venivano additati al pubblico ludibrio dei parlamentari condannati in via definitiva, un tema caro a Grillo. Nel volantino non c'erano solo i nomi, mi sarebbe andato benissimo, ma le foto dei parlamentari: l'effetto era quello del wanted. Un argomento di destra, non di sinistra. Bisogna fare attenzione agli ispettori Callaghan in circolazione: Grillo rischia il populismo reazionario».

Un tema centrale dei suoi monologhi è la disinformazione.
«In Italia ci sono giornalisti incaricati di disinformare, ad esempio sulla guerra in Iraq. Faccio due nomi: Carlo Rossella e Giuliano Ferrara».

Che giudizio dà del governo Prodi?
«Con Berlusconi si è abdicato alla politica estera, ma anche la sinistra è in ritardo dai tempi del Kosovo. Se non altro adesso abbiamo ministri competenti nei loro settori: di Padoa-Schioppa puoi dire quello che vuoi, ma non che non sappia il suo mestiere (a differenza di Tremonti). Il centrosinistra è una congerie di partiti: ovvio che Mastella e Diliberto non si intendano. La delusione nasce piuttosto dal non rispettare il programma: è molto grave non avere ancora messo mano alla legge sul conflitto d'interessi, alla cancellazione delle leggi vergogna, e avere patteggiato sull'indulto. Il governo Prodi deve ricordare che queste sono state le ultime elezioni in cui un elettorato motivato gli ha dato fiducia. Non ci saranno altre occasioni».

Che programma farebbe se tornasse in tv?
«Un reality show intitolato Diamo la caccia a Paolo Bonolis e Luca Laurenti e uccidiamoli. E un tg satirico che riporti il genere in Rai. In tv ci sono tanti comici, ma tutti sostanzialmente innocui: zucchero filato. Una dieta di solo zucchero filato ti uccide, serve anche il pollo arrosto».

E' accusato, da sempre, di essere volgare.
«La volgarità è il pretesto principe per tappare la bocca alla satira. Chi dice queste cose è ignorante in materia, dovrebbe leggersi Rabelais, Swift, Sterne. La cacca per il satirico è come la pietra filosofale per l'alchimista. L'autore satirico utilizza l'escremento per arrivare alla grazia: un'arte pregevolissima».


la stampa

Questa è la versione 'lo-fi' del Forum Per visualizzare la versione completa clicca qui
Tutti gli orari sono GMT+01:00. Adesso sono le 07:39.
Copyright © 2000-2024 FFZ srl - www.freeforumzone.com