Luna

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Stregadelmare
00martedì 6 dicembre 2005 08:50
Arrivo sulla del fiume e mi siedo.
La luce filtra attraverso le foglie verdi degli alberi e si riflette sull’acqua dando al tutto un’immagine surreale.
Leo è tranquillo nel suo passeggino, si guarda intorno stupito, forse chiedendosi che posto è mai questo.
Ho sempre pensato che i luoghi dai quali proveniamo rimangano impressi nel nostro dna e che vengano trasmessi ai nostri figli, così che essi provengano da molteplici luoghi.
Guardando Leo, però, devo ricredermi.
Lui non appartiene a questa terra, il suo luogo d’origine non è questo, e forse non lo è neppure il mio.
A volte penso che Leo provenga da qualche dimensione sconosciuta, come spesso lo ho pensato di suo padre.
Eppure so benissimo dove è stato concepito e dove è nato mio figlio, come lo so, a grandi linee, di Luca.
È difficile spiegare questa sensazione. Ci sono momenti in cui lo guardo e quei suoi occhi strani emanano una luce e sembra che sia lui l’adulto, il genitore, non io.
Non so cosa provo in questo momento.
Credevo che tornare avrebbe alleviato il peso che ho dentro ma mi manca casa mia.
Questo posto non mi è familiare, non lo riconosco.
La persona che abitava qui non esiste più.
Non posso fare a meno di pensare al giorno in cui ho deciso di partire, di scappare, di decidere che quello era il giorno dell’ultima umiliazione e del primo occhio nero.


Ero su questa stessa riva, con quel ridicolo vestito troppo elegante che Mauro aveva preteso che indossassi per il pranzo con i suoi, in bilico sui tacchi a spillo nonostante la mia altezza perché “è così che deve vestirsi una donna”.
Poi tutto era precipitato, non ricordo il motivo, se mai Mauro ha avuto bisogno di un motivo.
Non so quale cosa abominevole avevo fatto per farlo arrabbiare tanto. Forse un commento in disaccordo con quello che aveva appena detto o qualcosa di più stupido.
Aveva aperto la porta di casa come una furia e aveva cominciato a sputarmi addosso tutti gli insulti che in quegli anni erano diventati tanto familiari, arrabbiandosi di più perché non riusciva a trovare qualcosa di nuovo che avesse effetto su di me.
Ormai ero immune, avevo imparato a chiudere la mente. Mi isolavo fin quando non era troppo esausto o fin quando si convinceva che ero troppo stupida per capire.

Il primo ceffone mi colpì di sorpresa e quando arrivò il secondo ero ancora troppo stordita per reagire.
Gli altri non li contai..
Non so quanto tempo passò prima di rendermi conto che era tutto finito, che Mauro non era più in casa.
Sentivo in bocca il gusto del sangue che, con mia enorme soddisfazione, era schizzato un po’ sul vestito. Avevo il viso in fiamme ma dentro non sentivo niente.
Ricordo di aver pensato che sono gli uomini giusti a ferirti, non quelli sbagliati.
Così presi la decisione, andai nello studio dove sapevo teneva i soldi, chiamai un taxi e me ne andai sui miei tacchi alti.

Il treno correva veloce da ormai un numero interminabile di ore, io sentivo solo il freddo del finestrino e gli occhi incuriositi dei miei compagni di viaggio che mi scrutavano cercando di capire.
Dovevo avere un aspetto tremendo con l’occhio gonfio che cominciava a scurirsi, il vestito macchiato di sangue e senza valigie.
Ancora oggi mi domando perché nessuno abbia chiamato la vigilanza, forse perché più che paura facevo pena o forse perché quando il Destino entra in gioco, le regole degli esseri umani cessano di esistere.
Ma questo è un pensiero che ho maturato solo dopo, quando ho capito che le coincidenze troppo numerose non possono essere attribuite al caso ma a quello spirito monello del Destino.

[Modificato da Stregadelmare 08/01/2006 15.24]

poeta76
00martedì 6 dicembre 2005 09:10
Continua!
flora2
00martedì 6 dicembre 2005 12:06
...racconto a quattro mani. ricordi?
Ma dove stavo andando davvero? Mi fermai un attimo a riflettere, in quel momento nessun luogo particolare poteva davvero proteggermi in un caldo abbraccio di cui avrei avuto bisogno.
E poi iniziai a pensare a quello che avrebbe detto Mauro dopo aver scoperto la mia fuga...ma non m'importava finalmente ero riuscita a scappare, avevo me e questo mi bastava. Avev occhi, braccia, un cuore e un'anima e avrei, come avevo sempre fatto, giocato un'altra partita con la vita...non avevo paura, perchè ero libera di essere me stessa e questo mi rendeva forte. Come mi rendeva forte l'impegno che avevo messo nello studio, a dispetto di quanti avevano criticato la mia voglia di rimettermi sui libri...ma conoscere e sapere...anche questo mi rendeva libera. Ecco perchè quegli schiaffi, ora ricordavo gliavevo urlato con tutta la forza che ancora mi rimaneva che anche se mi avesse chiusa in una stanza, sarei stata libera, libera, perchè il pensiero non si può chiudere.
L'avevo già urlato tanti anni prima a mio padre...oggi lo stesso senso di liberazione di allora...
Sentii il treno rallentare...avevo perso qualsiasi cognizione di tempo e di luogo, in quel momento era come se fossi un'altra persona che mi osservava...guardai fuori...costeggiavamo un fiume... il fiume...ce n'era stato sempre uno nella mia vita, quasi fosse il mio vero amore, ed è per questo che decisi, senza pensarci un minuto di più, di scendere alla stazione successiva, ignoravo dove fossi, ma non importava, avevo un appuntamento lì, sulla riva del fiume per ritrovarmi..........



Flora
dadauuumpa
00giovedì 8 dicembre 2005 00:01
brava Anna
mi piace il modo in cui scrivi,è un peccato che tu non lo faccia più spesso..

Nina
poeta76
00giovedì 8 dicembre 2005 13:32
Vedendomi pronta a scendere, il controllore mi fece notare che non era la mia fermata, che nn ero ancora giunta a destinazione e solo allora, guradando bene il mio viso, si rese conto del mio stato: < Signora! ma cosa l'è successo? E' stata aggredita da qualcuno per caso? E' accaduto adesso su questo convoglio? >
Non risposi, anzi, abbassai lo sguardo e il volto. Lui insistette:< Signora, la prego, senza timore, mi dica cos'è successo, devo avvisare la polfer prima di giungere in stazione, è mio dovere oltre al piacere di fare ricevere al farabutto responsabile ciò che merita. >
Gli risposi di non preoccuparsi e che mi tovavo gia in quello stato molto prima di salire sul suo treno, aggiungendo anche, guardandolo fisso negli occhi quasi con irriconoscente aria di sfida, che ero in grado di cavarmela benissimo da sola.
Il funzioario incalzò e invece di mandarmi al diavolo, come forse avrei meritato, con un tono quasi paterno aggiunse:< E' sicura di stare bene e di non aver bislgno di nulla? magari...del ghiaccio...? >
Lo ringraziai scusandomi mentre il treno stava quasi per fermarsi alla piccola stazione e, girandomi verso la porta, che dopo poco si sarebbe aperta davanti a me, scivolando sui suoi binari, senza guardarlo dissi:< Grazie della premura. >

Scesi i due gradini del vagone lentamente, guardandomi intorno, quasi a voler fotografare quella stazione che era perfettamente ugale a tutte le stazioni di provincia, pensando che non mi sarei meravigliata, di incrociare persone viste in altre stazioni come quelle, le stesse medesime persone, anche loro fotocopie di se stesse, come fotocopie le stazioni.
Uscii all'esterno e inalai profondamente un sorso d'aria fresca, con la speranza di rigenerarmi l'anima e m'incamminai vero la riva del fiume, non avevo intenzione di giungere in ritardo al mio appuntamento, forse al più importante della mia vita...con la persona più importante della mia vita: me!

Stregadelmare
00giovedì 8 dicembre 2005 15:29
La fermata2

So che non funziona così ma...permettetemelo...




Un altro pensiero mi attraversò la mente in quel momento…era vero, nella mia vita c’era sempre stato un fiume, mi sentivo nata dalle sue acque…ma gli avevo appena detto addio e stabilirmi vicino ad un altro fiume avrebbe solo significato trascinarmi dietro un pezzo di quel passato che volevo strapparmi di dosso.
Sì, il fiume mi chiamava ma io dovevo tagliare ogni legame, costruirmi la mia nuova vita cambiando tutto, avevo bisogno di spazio, dovevo andare fino in fondo e in fondo a quel fiume io sapevo che c’era il mare.
Sbucò all’improvviso dopo una curva, dietro una collina.
La notte vellutata riversava le stelle nell’acqua scura e le luci di un paesino si mescolavano ad esse.
In lontananza, una nave aveva gettato l’ancora ma della sua mole gigantesca si intravedeva solo la sagoma.
Ero arrivata a destinazione.







[Modificato da Stregadelmare 08/12/2005 15.30]

Stregadelmare
00giovedì 8 dicembre 2005 15:31
Luca
Il freddo mi fa bruciare gli occhi e la pelle del viso sembra volersi spaccare lì, dove un attimo prima le lacrime hanno scavato solchi profondi.
Mi manca.
Dio se mi manca.
Non ho smesso un attimo di pensare a lei e a Leo sperando che loro mi sentissero…che capissero…
Non che abbia mai fatto molto perché succedesse.
Li ho lasciati, semplicemente. Abbandonati come tante volte nella mia vita sono stato abbandonato io…ma loro non ne hanno colpa, questa non può essere una giustificazione.
E non posso fare a meno di chiedermi chissà se lei lo sa che penso a lei costantemente, chissà se lei lo sa che lo sto facendo per loro, chissà se capisce che non mai amato così come amo lei, chissà se ha capito che le sto solo dimostrando il mio amore. Chissà se lei lo sa che non avevo niente da darle..e che invece volevo darle tutto.
Mi manca.
Sono arrivato alla fine del viaggio.
Ho ricomposto la mia anima e ora ho qualcosa ancora da dare…ora che non sono sicuro di avere ancora le uniche persona a cui voglio darla…
Ho fermato la macchina un po’ prima della curva che svela la mia città e il mio mare…qui dove Luna prese la decisione di stabilirsi qui, di cambiare la sua vita…e la mia…

[Modificato da Stregadelmare 08/01/2006 15.24]

flora2
00giovedì 8 dicembre 2005 17:55
certi giorni
...E mi venne in mente il titolo di un film" ci sono certi giorni e certe lune"...già ma quando sarebbero finite le mie?
Avevo voglia di mettere radici , ma poi avevo paura e fuggivo lontano da chi mi amava...era questa la mia condanna e me la sarei portata dentro per sempre.
Scesi dalla macchina,mi appoggiai, faceva freddo,ma quello che avevo nel cuore era il peggiore.
Quante delusioni...ancora mi bruciavano dentro, ma il dolore era forte, forte...avrei voluto urlare contro il mondo, contro il cielo, contro di me...ero stremato, solo, arrabbiato...
Solo..era questo quello che mi faceva più male e non potevo dare colpa se non a me...
Mi appoggiai sulle gambe e iniziai a piangere...sono stanco, sfinito, basta.....

Flora
Stregadelmare
00sabato 10 dicembre 2005 08:42
Luna
Il treno si era fermato.
Feci un respiro profondo, raccolsi la mia borsetta di Gucci e sui miei tacchi da cinquecento euro mi avviai verso l'uscita.
Il treno non era molto affollato e davanti alla porta c'ero solo io.
Dietro c'era il mio furturo...
Misi cautamente il piede sul primo scalino e quando feci per fare il secondo passo, il mio tacco destro decise di avere incontrato l'amore della sua vita e di non volerlo puù lasciare.
Cercai appiglio ma trovai solo aria e caddi...
Chiusi gli occhi aspettandomi l'impatto ma...atterrai tra due braccia morbide e forti..e mi sentii a casa.
Mi abbandonai fiduciosa a quelle braccia che, senza sforzo alcuno, avevano assorbito l'impatto.
Alzai gli occhi e vidi...allora pensai di vedere due occhi che mi sorridevano ironici...ma vidi anche qualcos'altro che in quel momento non riuscii a decifrare..
Il treno alle mie spalle ripartì portandosi via una coppia felice, il mio tacco e il suo scalino, e il mio passato.
- Scusami...ti ho fatto perdere il treno...
Lui sorrise:
- Sono appena arrivato.
Solo in seguito imparai a porre le domande nel modo giusto, solo in seguito capii che lui aveva un modo di vedere la verità tutto suo..

[Modificato da Stregadelmare 10/12/2005 8.49]

Stregadelmare
00domenica 8 gennaio 2006 10:50
- Credo che tu abbia bisogno di qualcosa per cambiarti. Vieni…
Misi la mia mano dentro la sua, grande, calda, morbida.
Non so perché lo seguii così fiduciosa, avrebbe potuto essere anche un balordo che mi avrebbe fatto del male…e nessuno sapeva che ero lì..sarei scomparsa nel nulla..ma il pensiero non mi sfiorò neppure, mi lasciai condurre alla sua auto parcheggiata fuori della piccola stazione.
Mi aprì la porta e mi aiutò a salire.
- Mi chiamo Luca.
- Io Luna.
Di nuovo quella luce negli occhi, di nuovo qualcosa che fece capolino ma che io non colsi.

La luce è più bassa sull’acqua adesso. Leo si è addormentato sereno. E’ strano come in poche ore si riesca a ripercorrere anni di vita.
Il cellulare comincia vibrare facendomi ritornare a l presente.
E’ Angelina, la mia migliore amica.
- Ciao, Angelina.
- Luna! Ma che fine hai fatto? Sono andata a casa tua e ho trovato tutto chiuso. Vania mi ha detto che vi ha visti partire. Mi hai fatto prendere un colpo!
- Stai tranquilla, Angelina, sto solo facendo quello che dovevo fare già da tempo. Devo sistemare le cose con Mauro.
Il silenzio dall’altra parte è più eloquente di qualsiasi frase.
- Stai bene?
- Non ti preoccupare per me, ok? Sto bene..e torno in tempo, stai tranquilla..
- Ok..Luna…ti voglio bene.
- Anch’io..ciao.
Parlare con Angelina mi fa pensare a tutte le persone che ho lasciato laggiù, le persone che mi riempiono la vita tutti i giorni da quando Luca è partito..
Rivedo gli occhi chiari di Angelina, Angie quando faceva la vita; Fausto , macellaio e saggio del villaggio; Serena, sarta e fornaia che da quando Luca è andato via mi fa portare da suo figlio Saverio tutte le mattine i primi panini al latte che sforna ancora caldi e fragranti; Sibilla, la maga del paese, con tutte le sue pozioni e infusi che mi ha guarito il cuore..; Attilio, il pescatore che vive nel suo peschereccio, che si dice sia vecchio quanto il molo stesso e che ciò sia merito di Sibilla e dei suoi infusi…ed Elena, la mamma di Luca…la mia mamma, quella che non ho mai avuto..che non ho mai conosciuto…con il suo petto ampio e i suoi grembiuli sempre odorosi di basilico o rosmarino…quante lacrime hanno assorbito quei grembiuli…le mie, le sue, a volte quelle di entrambe…

[Modificato da Stregadelmare 08/01/2006 10.51]

dadauuumpa
00domenica 8 gennaio 2006 12:30
(era ora che tornassi a scrivere)

Nina
Stregadelmare
00domenica 8 gennaio 2006 15:22
Luca
(grazie Nina sei troppo carina. Guarda che continuo se dici così! E poi sono cavoli vostri!)

Mi era letteralmente caduta tra le braccia.
Aveva lo sguardo sperduto e spaventato di una bambina che cercava invano di mascherare con un’aria spavalda che svanì quando i suoi occhi incrociarono i miei.
Sospirai…guardando il treno che ripartiva dietro di lei e pensando che non era ancora arrivato il mio momento..
Non aveva valigie e aveva sicuramente bisogno di cambiarsi.
C’era solo un posto dove potevo portarla, da Elena.
Mia madre.
Il cuore si incrina un po’ ripensando a lei, alla sua vita, a come l’ha sempre spesa cercando di aiutare chiunque ne avesse bisogno..anche me..soprattutto me..solo che ero io che non ero in grado di farmi aiutare da lei…da nessuno..quanto deve aver pianto per me…per questo figlio strano che non si è mai lasciato amare…
Non credo di averla mai vista senza uno dei suoi ampi grembiuli, con il sorriso sempre pronto e una tazza del suo tè, caldo o freddo a seconda del clima.
E’ anche per lei se sono stato lontano.
Guardo il cielo limpido.
Una stella cadente solca il cielo nero…ci sono troppi desideri adesso che vorrei vedere esauriti..e tutti dipendono da me..
E’ ora di affrontare l’ultimo passo, tornare dalle persone che ho lasciato senza spiegazioni.
Mi chiedo, però, se sia giusto rimpiombare nelle loro vite così, dopo tre anni di assenza…di silenzio interrotto solo da brevi telefonate di qualche minuto.
Mi staranno ancora aspettando o tutti avranno girato la loro pagina verso il loro futuro com’è giusto che sia?
Salgo in macchina e mi avvio verso le ultime risposte, quelle più importanti.





[Modificato da Stregadelmare 08/01/2006 15.23]

Stregadelmare
00domenica 8 gennaio 2006 16:03
Ho spostato il racconto nel forum block notes perché...mi sembrava che fosse quello il suo posto...scusatemi..
Flora, mi sono permessa di mettere anche le parti scritte da te...
Stregadelmare
00domenica 12 novembre 2006 18:47
eccolo
Caleidos
00domenica 12 novembre 2006 21:44
Luna (racconto a più mani)
***


Ci sono molti bravi scrittori qui nella Grotta e tu e gli altri non siete da meno. Mi è piaciuta soprattutto la prima parte, il tema è sempre attuale: nella vita arriva prima o poi il momento in cui si deve decidere della propria vita. In quel momento non si puo' più lasciarsi condizionare, bisogna seguire il proprio istinto, assecondare la propria indole, rincorrere i propri sogni, cercare la propria strada.


Caleidos [SM=g27822]

[Modificato da Caleidos 12/11/2006 21.46]

Stregadelmare
00domenica 12 novembre 2006 22:13
Luna

La casa era bassa, dipinta di un giallo ocra caldo e accogliente. Gli scuri colore del cioccolato, aperti come braccia spalancate e la luce invitante si riversava fuori sull’erba del giardino e sulle aiuole di fiori colorati…Le finestre erano aperte per far entrare la brezza marina, e le tendine di pizzo si gonfiavano leggere.
Non so se Luca l’avesse avvisata che stavamo arrivando o se avesse sentito la macchina fermarsi ma Elena uscì di casa asciugandosi le mani nel grembiule proprio nel momento in cui mettevo i piedi scalzi fuori dall’auto.
Elena…i capelli che un tempo dovevano essere stati nerissimi, adesso erano striati d’argento e così com’erano pettinati, con uno chignon morbido, creavano uno strano disegno sulle tempie e sulla nuca, un disegno che sembrava fatto apposta. Il viso era segnato, non tanto dall’età ma dai molti dolori e da una vita che doveva essere stata tutt’altro che semplice. Ma il suo sorriso che risaliva sempre fino agli occhi era sempre pronto come il suo tè, immancabile, per le anime perse che era solito raccattare Luca. Erano i suoi stessi occhi, con la stessa luce dolorosa che si accendeva però solo quando si posavano sul figlio anche se di questo me ne accorsi solo più tardi, quella sera ero troppo bisognosa io di cure e d’affetto. Chissà come sapevo che in quella casa avrei trovato il calore che mi serviva.
- Vieni bambina..
- Ciao Luna…starai bene qui, vedrai…Mamma…io vado…ci vediamo domani mattina..
Mi voltai a guardarlo salire in macchina ed allontanarsi..sentendo quasi subito un inaspettato senso di vuoto.
Elena mi cinse le spalle e mi sospinse leggermente verso l’interno della casa.
- Così ti chiami Luna. Io sono Elena, vieni ti mostro dov’è il bagno e dei vestiti puliti e..un po’ più comodi.
Me lo disse guardando con un mezzo sorriso il mio abbigliamento. Non mi chiesi perché avesse dei vestiti per me, come facesse a sapere che ne avevo bisogno. Almeno allora non sapevo che Luca e sua madre erano soliti accogliere la più disparata e disperata varietà di persone e che si erano trovati spesso a dover provvedere anche ai vestiti.

@Barbarossa@
00martedì 14 novembre 2006 00:23
Shhh...scusate, continuate che ascolto.
Ragassi! Leggo in silenzio e sbalordisco. Non m'azzardo ad aggiungere nulla, manco un commentino piccino...Grazie [SM=g27837]

Il Barba
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