MeltdownMachine
00domenica 1 aprile 2007 13:58
Se fossi una persona che parla per luoghi comuni, direi che quella era una notte buia e tempestosa. Una di quelle notti da clichè, tanto che sembrava essere tratta da uno di quei film horror di serie B, o da un racconto di un autore in erba, che prosegue per stereotipi più e più volte visti.
Anche la pioggia, che batteva contro i vetri, spinta dal vento, creava un rumore di fondo ritmico, incostante nella sua progressione, dava l'impressione di un mondo profondamente immerso in uno stato catatonico, da cui nulla poteva riprenderlo. Questo white noise era ritmicamente interrotto, quasi come una composizione musicale, da numeri, lentamente pronunciati e scanditi, attraverso un microfono, in una sala blandamente illuminata da luci alogene.
" B Ventisei ", ripeté la voce, " Due Sei ", cantilenando le cifre come un bambino di sei anni. Era una voce femminile, ma che aveva ormai perso la sua sensualità. La voce si interruppe di nuovo, per qualche istante, come se attendesse una risposta. Dopo qualche secondo di silenzio, la voce riprese, e scandì altre due cifre. " N Cinquantadue, Cinque Due ". Questa volta la pausa successiva fu molto più breve. Una voce, infatti, fredda come il ghiaccio, aveva risposto a quella affermazione.
Le sue labbra, sottili come una ferita di coltello, non sembravano nemmeno essersi mosse, mentre, a denti stretti, pronunciava quella parola di 5 lettere, che aveva improvvisamente fatto calare una coltre di neve su tutta la stanza. " Bingo ".
Come vento artico quelle parole avevano pietrificato chiunque fosse seduto in quella stanza.
" Ho detto Bingo, troia. Dove cazzo sono i miei soldi ? “ Aveva proseguito, con la medesima freddezza, la stessa voce. Sembrava che l’inverno si fosse riversato all’interno della stanza tramite le sue labbra sottili. Ed era un inverno artico, polare. Almeno due dozzine di occhi erano direttamente puntati su di lui, mentre altre due dozzine avevano distolto lo sguardo, nel tentativo di evitarlo.
“ Oh, cazzo, lo so cosa state pensando. Voi pensate che non dovrei essere qui, che sono un invasore. Pensate che io sia come un ratto, o uno scarafaggio, una peste venuta ad infettare la loro tranquilla e pulita casetta. Pensate di meritare di meglio dopo aver vissuto delle vite misere e includenti. Pensate che questo è il vostro massimo divertimento, e che io ve lo sto rovinando. “
“ I Sessantanove, Sei Nove “
“ Che questo gioco è l’unica cosa che aspettate di fare, ogni settimana. Pensate che i vostri figli siano dei bastardi egoisti, ma che sono stati chiaramente genitori migliori dei miei, visto che sono cresciuto come uno stronzo degenerato. E volete sapere cosa me ne farò di questi soldi, anzi, in fondo già lo sapete. “
“S trentacinque, Tre Cinque “
“ Con questi soldi mi pagherò una troia, un bel cioccolatino scuro, con cui mi divertirò prima che la notte sia finita. Pensate che sia immorale, ma anche che è passato un fottio di tempo dall’ultima volta che avete sperimentato qualcosa di immorale, di sporco, di nuovo… “
“ G Tredici, Uno Tre “
“ E vorreste di nuovo essere giovani, per poter baciare, leccare, toccare ed essere toccati. Sudare, sbavare e bagnarsi attorno ad un corpo che ti fa impazzire di piacere, che trovate infinitamente più sexy del vostro. Non ne avete mai avuto abbastanza, ne mai ne avrete… Del resto, chi ne ha ? “
“ E sessantasei, sei sei “.
“ E sapete che vi dico ? Che non me ne fotte un cazzo di quello che pensate, ne mai mi importerà un maledetto accidente. Non so nemmeno perché vi sto dando retta, in questo momento, e non mi sto concentrando sul vincere qualche altro bigliettone in più, nel caso la troia volesse qualche dollaro in più per un qualche servizietto extra… “
“ O diciassette, dieci sette. “
“ Bingo. Deve essere la mia serata fortunata. “