Locke

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Polymetis
00martedì 7 dicembre 2004 21:12
Visto che nella sezione "Rassegna stampa" eravamo fuori tema, riprendo qui la discussione con Maurizio.

“Bene, “nell’Epistola sulla Tolleranza” 1689 Locke afferma:
“ coloro che negano l’esistenza di Dio non possono essere tollerati in alcun modo”.
Una affermazione questa che, fatta da un “monumento” alla libertà di coscienza, come lui, stride per la contraddizione.”

Già, la sua argomentazione è che non credendo in Dio non sono in grado di tener fede ai patti. Sosteneva l'impossibilità di fondare una morale autonoma.

“ma….conosci il “Saggio sulla Tolleranza” di Locke del 1667 ?”

Certo

“Locke in questo precedente saggio dall’Epistola, afferma che i “papisti” dovrebbero essere esclusi dal beneficio della tolleranza in quanto si ritengono obbligati a negare la tolleranza degli altri.”

Più che altro il fulcro della critica ai papisti è che seguono un sovrano straniero, e dunque in uno stato liberale non sono tollerabili. Se non ho citato la critica che Locke rivolge loro è perché il tuo intervento verteva sui presunti pericoli dell'ateismo.

“Mi piace in Locke, la sua interpretazione della “scomunica”, scritta nell’Epistola. Che dici?”

Io la approvo, sarebbe una lezione per molti TdG. Riporto il testo in modo che gli interessati possano leggerla:

“Ciò posto, cerchiamo in seguito quali sono i doveri di ciascuno in relazione alla tolleranza. In primo luogo affermo che nessuna Chiesa è tenuta in nome della tolleranza a mantenere nel proprio seno chi, nonostante che sia stato ammonito, si ostina a peccare contro le leggi stabilite in quella società, perché, se a qualcuno fosse concesso di violare impunemente quelle leggi, la società stessa ne andrebbe di mezzo, dal momento che esse sono le condizioni della comunione e l’unico vincolo di quella società. Tuttavia bisogna badare che al decreto di scomunica non si accompagnino o offese verbali o violenze di fatto con le quali vengano lesi o il corpo di chi viene cacciato o, in qualche modo, i suoi beni. La scomunica non toglie né può togliere nessuno dei beni civili o dei beni che privatamente possedeva lo scomunicato: tutti quei beni appartengono al suo stato civile e sono sottoposti alla tutela del magistrato. In secondo luogo, nessun privato deve o occupare o diminuire in nessun modo i beni civili di un altro, perché costui si proclama estraneo alla sua religione e ai suoi riti.
Ciò che ho detto della tolleranza tra privati discordi reciprocamente in fatto di religione, intendo che valga anche nei rapporti tra Chiese particolari, che hanno tra loro relazioni in qualche modo simili a quelli che intercorrono tra persone private: perciò nessuna Chiesa ha un qualche diritto su un’altra, neppure nel caso in cui il magistrato civile appartenga a questa o a quella Chiesa.” (J. Locke, Epistola sulla tolleranza)
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