terza parte
Esattamente in concomitanza con la distribuzione ai nostri reparti del bazooka da 60mm, sulle scrivanie degli alti comandi americani, arrivavano sempre più numerosi i preoccupanti rapporti inviati dalle truppe combattenti sul fronte coreano.
In parole povere e molto chiare veniva detto che il 2.36 inch (da noi 60mm) non valeva più nemmeno la fatica di portarselo appresso, in un dettagliato resoconto si narrava di un coraggioso ufficiale di fanteria che pur avendo messo a segno 22 colpi 22 da distanze inferiori ai 20 metri non era riuscito ad arrestare la marcia di un solo carro nordcoreano (!).
Fu così, la storia si ripete, che venne introdotto in servizio in fretta e furia il “superbazooka” da 3.5-inch designato M20, poi prodotto in diverse varianti.
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Questo modello era già bello e pronto alla fine del conflitto mondiale ma tagli di bilancio, miraggi di superiorità aerea garantita e scenari di conflitto atomico avevano indotto i soliti politici a non autorizzarne la produzione.
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Questo errore costò molto caro in termini di perdite umane sul fronte coreano e costrinse, ancora una volta, a correre ai ripari con procedure che definire sbrigative è poco.
Si decise di produrre e distribuire con la massima celerità l’M20, in coincidenza dell’arrivo ai reparti della nuova arma sarebbero stati ritirati dal servizio di prima linea sia il rocket launcher 2.36 inch M9/M18 che il recoilless rifle 75mm M20.
Il passo avanti in termini di potenza di fuoco, praticità di dispiegamento, approvvigionamento di munizioni e facilità di manutenzione risultò evidente.
Le nuove armi vennero distribuite a livello di Rifle Company ed andarono all’Headquarter Platoon.
Per l’istruzione del personale non si trovò di meglio che prendere da Fort Benning il sottufficiale anziano che aveva seguito lo sviluppo dell’arma, caricarlo su un aereo insieme a due suoi soldati e portarlo in Corea. Il Master Sergeant William M. Tillman raggiunse la prima linea e, percorrendola avanti e indietro senza risparmio, al termine della sua missione aveva istruito 1800 tiratori. Questo valse a lui la Bronze Star Medal e ai nordcoreani l’amara sorpresa di vedere i propri carri messi KO dopo mesi di virtuale impunità. Risulta che la baldanzosa sicurezza degli equipaggi dei T34/85 sia costata loro 8 carri solo nel primo giorno di impiego del nuovo lanciarazzi.
A parte la maggiorazione nelle dimensioni, nel peso e nel calibro il nuovo bazooka ricalcava esattamente le caratteristiche e le modalità operative dell’arma che era chiamato a sostituire.
Il munizionamento M28 era, naturalmente, molto più potente ed efficace del vecchio M6.
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L’M 20 fu prodotto in quattro modelli (M20-M20A1-M20A1B1-M20B1) che differivano tra loro per i materiali e i metodi di costruzione impiegati, si tenga presente, però, che si aveva piena compatibilità tra pezzi di modelli diversi con nessuna variazione nelle qualità balistiche, nel prosieguo del discorso, quindi, non baderemo più di tanto all’indicazione di un modello specifico.
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Il lanciarazzi ora, visto il maggior peso, era dotato di un bipede anteriore e di un monopiede posteriore, capaci di ampie regolazioni, da impiegarsi per il tiro dalla posizione “a terra” contro bersagli fissi.
Altre posizioni possibili: in piedi, seduto, in ginocchio, queste ultime due da preferirsi nel tiro controcarro da prevedersi alla distanza massima di 400 yarde con la maggiore efficacia entro le 200 yarde.
La procedura di caricamento è praticamente identica a quella descritta nel mio post precedente alla lettura del quale vi rimando.
Di seguito le immagini del caricamento. La differente “consistenza” del razzo è ben evidente.
La prima fase di inserimento……
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la rimozione della sicura, il bloccaggio del proiettile e la messa a massa….
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……leggera rotazione del colpo per assicurare l’incastro e collegamento del filo al contatto sul tubo di culatta.
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Nota, le illustrazioni che precedono sono tratte da un’istruzione dell’USMC datata 1956 e sono le uniche in mio possesso che ritraggano il personale addetto all’arma munito delle prescritte mascherine di protezione, l’impiego delle quali era rigidamente imposto da tutta la manualistica, italiana compresa, impiego del quale non è facile, però, trovare traccia fotografica.
L’M20 poteva montare tre differenti ottiche di mira.
Di seguito è illustrato il modello più diffuso ripiegato in posizione di trasporto.
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La prima era simile a quella già descritta per l’M9/M18.
La seconda aveva un reticolo ovale per bersagli in movimento fino alle trenta miglia orarie (48Kmh) con l’alzo regolabile come la precedente.
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L’ultimo tipo era quello “ladder type” stessa previsione di velocità massima per il bersaglio in movimento e con, incorporata nell’ottica, la possibilità di graduare l’alzo fino a 400 yarde, per le distanze maggiori era impiegato un sistema a scorrimento simile alle due precedenti. Ben si comprende come quest’ultima fosse l’ottica più efficiente essendo la gran parte dei tiri prevista al di sotto del limite d’alzo incorporato.
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il lanciarazzi bazooka da 88mm venne ben presto distribuito anche ai nostri reparti dove, ben lungi dal sostituire il modello da 60mm, giacché i due convissero a lungo, ebbe una carriera operativa interminabile, la più recente pubblicazione ufficiale in mio possesso che lo riguarda è datata 1986 e niente mi dice che sia stata l’ultima……
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La carriera nelle file dell’US Army fu decisamente più breve, la famiglia dell’M20 venne sostituita nel 1963 dall’M72, ma questa è un’altra storia……..
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Buone ferie