Beau Geste
00lunedì 20 aprile 2009 22:30
Chicago, anni '50.
Moshe Rabinowitz e' immigrato da poco con la sua famiglia negli USA.
All'inizio fa fatica a trovare lavoro, ma lui e' un tipo caparbio e alla fine riesce a trovare lavoro come rappresentante nella ditta di spaghi di suo zio Rosenthal.
Essendo l'ultimo arrivato gli affidano gli stati piu' "spinosi"... gli Stati del Sud, dove il concetto di uguaglianza razziale non e' ancora stato assorbito completamente.
Ma Moshe non si lascia impressionare perche', anche se e' un tipetto timido e gracilino, e' un grande lavoratore e ha una gran fede in Dio.
Per mesi va da Stato a Stato, da un paese all'altro, di negozio in negozio, senza pero' riuscire a vendere neanche un metro di spago.
Spesso lo trattano male, ma lui e' sempre rispettoso ed educato e non si arrabbia mai.
E' un grande lavoratore e sa che Dio e' con lui.
Un giorno d'estate arriva in un paesino del Missisipi ed entra nel classico drugstore del Sud... vetrina sporca, cartello sulla porta con scritta: Noi non possiamo entrare! (accanto al disegno di un negro).
Dietro al bancone c'e' il tipico droghiere del sud, panzuto, braccia tatuate, sudato, sigaro masticato che pende dall'angolo della bocca.
Infastidito, alza gli occhi dal giornale che sta "leggendo"... e vede Moshe: piccolo, magro, tutto vestito di nero, lunga barba, occhialetti, in una mano il cappello che rispettosamente si era tolto prima di entrare, nell'altra la fedele valigia contenente il campionario.
Un ghigno si forma sulla bocca del tizio mentre continua a squadrare il piccolo Moshe.
Moshe sa che questa e' la sua ultima possibilita', deve riuscire a piazzare un ordine per mantenere la sua famiglia.
Timidamente si fa avanti, e spinto dal coraggio della disperazione, si presenta ed inizia ad elencare i vari tipi di spago del suo campionario, descrivendoli accuratamente uno ad uno.
Il padrone del drugstore lo interrompe varie volte dicendogli di non essere interessato, ma Moshe continua, anzi, ad ogni interruzione diventa sempre piu' dettagliato.
Anche gli insulti non hanno alcun effetto.
Dopo un paio d'ore il tizio non ce la fa piu' e urlando in faccia al povero Moshe, cede: "Va bene, fottuto ebreo, te lo compro il tuo spago.
Anzi, saro' generoso, ne compro addirittura un pezzo lungo quanto la distanza tra il tuo naso e la punta del tuo fottuto pisello !!! E adesso vattene".
Dopo un po di tempo davanti al drugstore si ferma una lunga fila di TIR da cui vengono fatti scaricare centinaia di enormi rulli di spago.
Il padrone del negozio corre fuori, cerca di fermarli, ci deve essere uno sbaglio.
Il camionista gli chiede: "E' lei Bill Smith?".
"Si', sono io ma...".
"Allora non c'e' nessuno sbaglio....firmi qui!" e insieme alla bolla d'accompagnamento gli consegna una lettera.
Il tizio apre la busta con mani tremanti. Dentro, un biglietto scritto con una grafia minuta e ordinata: Caro Sig. Smith, non so come esprimerle la mia gratitudine per quest'ordine che lei tanto cortesemente mi ha fatto.
Non la dimentichero' mai, che Dio la benedica, firmato: Moshe Rabinowitz, Residente a Chicago... circonciso a Warsavia.
Illinois BDR529
00lunedì 27 aprile 2009 14:30
Re:
Beau Geste, 20/04/2009 22.30:

Chicago, anni '50.




bò, ma vaciapairàt.

[SM=x48730]
Beau Geste
00lunedì 27 aprile 2009 15:11
New York, ore 12.25.
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