Lo Cascio boss pentito in un film contro la mafia

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vanni-merlin
00mercoledì 25 ottobre 2006 21:49
Lo Cascio boss pentito in un film contro la mafia


Il regista Porporati:«È con piccole storie come questa che possiamo convincere i ragazzi a non farsi ammaliare dalle falsità di Cosa nostra»


Di Tiziana Lupi

Non un boss di quelli alla Riina e Provenzano, che occupano le pagine dei giornali con i delitti eccellenti, ma un mafioso di basso calibro, manovalanza reclutata facilmente nei quartieri difficili di Palermo come la Kalsa. È Saro Scordia, protagonista del film Il dolce e l'amaro che il regista Andrea Porporati (anche autore della sceneggiatura con Annio Stasi) finisce di girare oggi, dopo otto settimane divise tra la Sicilia e il Piemonte. Prodotto da Francesco Tornatore per la Sciarlò (con il contributo della Film Commission Torino Piemonte), il film uscirà nelle sale nei primi mesi del 2007, distribuito da Medusa. A dare il volto al giovane Saro è Luigi Lo Cascio, già interprete de I cento passi di Marco Tullio Giordana in cui però, nei panni del giovane sindacalista Peppino Impastato, era, per così dire, dall'altra parte della barricata.
Qui è un giovane, povero ma intelligente e brillante, cresciuto con un padre in carcere e un padrino che lo sceglie come erede al posto del figlio inadeguato. E che, promettendogli ricchezza, potere e, soprattutto, quel rispetto degli altri che non ha mai avuto, lo avvia facilmente alla carriera all'interno di Cosa Nostra. «Un mafioso è quello che non fa la fila» osserva il regista Porporati. Che spiega: «In una delle scene iniziali del film, Saro entra alla posta e, senza fare la fila, va direttamente allo sportello. La gente, invece di arrabbiarsi, lo saluta. Ecco, questo è il rispetto che vogliono i mafiosi. E che abbaglia Saro che invece, alla fine del film, sarà ben lieto di farla, quella fila».
Questo è ciò che racconta Il dolce e l'amaro: la storia di un equivoco, di un abbaglio preso dal giovane Saro che, una volta inviato a Milano ad ammazzare un tizio che nemmeno conosce, apre gli occhi e capisce. E, tornato a Palermo dove, in premio, lo attende l'affiliazione a Cosa Nostra, si rende conto che anche quella specie di rito, un tempo mitizzato, è poco più di una scena grottesca. Porporati riprende: «Il dolce e l'amaro non è un film sulla mafia ma una storia ambientata in un contesto mafioso che, agli occhi di Saro e di tanti come lui, è affascinante. E questo fascino, su cui gioca chi recluta i ragazzini, noi non vogliamo nasconderlo. Anzi, se lo facessimo, faremmo il gioco di Cosa Nostra. Un giovane come Saro Scordia che va al cinema e vede un film in cui la mafia fa schifo, non ci crede. Altro è guardare la mafia con lo sguardo di Saro, che cambia con il cambiare della sua consapevolezza».
Accanto a Lo Cascio ci sono Donatella Finocchiaro, nei panni di Ada, giovane innamorata di Saro che giunge a lasciarlo per non condividere con lui una vita di mafia, e Fabrizio Gifuni, il magistrato cresciuto nello stesso quartiere che opera nell'Antimafia: l'altra via possibile per chi nasce alla Kalsa.



da: www.avvenire.it/

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