Lettera di mons. B. Fellay ad Amici e Benefattori della FSSPX

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Cattolico_Romano
00martedì 22 settembre 2009 06:49

Lettera agli amici e benefattori, primavera 2009

  + Ave Maria!

  Cari amici e benefattori,

  Quando lanciammo una nuova crociata del Rosario, in occasione del nostro pellegrinaggio a Lourdes lo scorso ottobre, non contavamo certo su una così rapida risposta del Cielo alla nostra richiesta! In effetti, come per la nostra prima supplica a cui la nostra buona Madre del Cielo rispose così efficacemente per il tramite del Vicario di Cristo e del suo Motu Proprio sulla Messa tradizionale, è più alla Vergine Maria che dobbiamo questa seconda grazia che ci è stata concessa ancor più rapidamente: nella stessa visita a Roma, nel mese di gennaio, per consegnare il bouquet di 1.703.000 Rosari al Sommo Pontefice, ricevetti dalle mani del Cardinale Castrillon il decreto di remissione delle “scomuniche”.

  Noi avevamo già chiesto questo nel 2001, come segno di benevolenza da parte del Vaticano nei confronti del movimento tradizionale. Poiché, dopo il Concilio, tutto quello che è e che vuole essere tradizionale nella Santa Chiesa ha subito sopruso su sopruso, fino al rifiuto del diritto di cittadinanza. Evidentemente questo ha distrutto, in parte anche totalmente, la fiducia nei confronti delle autorità romane. Fintanto che questa fiducia non sia parzialmente ristabilita, dicevamo allora, le nostre relazioni rimarranno minimali.

La fiducia non è solo un buon sentimento, essa è il frutto che nasce naturalmente quando riconosciamo in queste autorità dei pastori che hanno a cuore il bene di tutto ciò che noi chiamiamo la Tradizione. E le nostre richieste preliminari furono formulate in questo spirito. In effetti, è impossibile comprendere la nostra posizione e il nostro atteggiamento verso la Santa Sede se non si include la percezione dello stato di crisi in cui si trova la Chiesa. Non si tratta di un avvenimento superficiale, né di una visione personale. Si tratta di una realtà indipendente dalla nostra percezione, riconosciuta di volta in volta dalle stesse autorità e verificata tante volte nei fatti. Questa crisi ha degli aspetti molteplici, differenziati, talvolta profondi, talaltra circostanziali, e ne soffriamo tutti. I fedeli sono colpiti soprattutto dalle cerimonie della nuova liturgia - molto spesso scandalose! -, dalla predicazione ordinaria in cui si assumono posizioni sulla morale in totale contraddizione con l'insegnamento plurisecolare della Chiesa e con l'esempio dei Santi.
 
I genitori, molto spesso, hanno provato l'immenso dolore per la perdita della fede nei loro figli affidati a degli istituti di educazione cattolica o ne hanno deplorato la quasi totale ignoranza della dottrina cattolica in mancanza di un serio catechismo. I religiosi, in numero incalcolabile, in seguito alla revisione delle loro costituzioni e dopo il riciclaggio postconciliare, manifestano una perdita dello spirito evangelico, in particolare dello spirito di rinuncia, di povertà, di sacrificio; perdita che ha avuto come conseguenza quasi immediata una tale diminuzione delle vocazioni che diversi ordini e congregazioni chiudono i loro conventi, gli uni dopo gli altri, quando non spariscono puramente e semplicemente. Parimenti drammatica è la situazione di numerose diocesi.

  Tutto questo costituisce un insieme coerente, che non si è verificato per caso, ma in seguito ad un Concilio che si è voluto riformatore, pretendendo di mettere la Chiesa al passo con la moda del momento. Ci si accusa, sia di vedere una crisi dove non ci sarebbe, sia di attribuire falsamente a questo Concilio i risultati comunque disastrosi ed estremamente gravi che chiunque può constatare, sia ancora di approfittare di questa situazione per giustificare un'attitudine scorretta di ribellione o di indipendenza.

  Eppure, si prendano i testi dei Padri della Chiesa, del Magistero, della liturgia, della teologia di tutti i tempi: vi troviamo un'unità alla quale noi aderiamo completamente. E questa unità dottrinale è fortemente contraddetta, ferita, sminuita nella pratica dalle linee di condotta attuali. Non siamo noi che inventiamo una rottura, essa esiste, molto malauguratamente, basta vedere il modo in cui ci trattano certi episcopati, anche dopo il ritiro delle scomuniche, e si constaterà quant'è profondo il rigetto dei moderni di tutto ciò che ha il sapore di Tradizione, al punto che è impossibile non dare a questo rigetto il nome di rottura col passato.

  Sì, siamo rimasti sorpresi dalla pubblicazione del decreto del 21 gennaio, tanto quanto lo siamo stati dalla violenza nei nostri confronti della reazione dei progressisti e della sinistra in generale. Vero è che costoro hanno colto l'occasione d'oro delle infelici parole di Mons. Williamson, che, con una amalgama molto ingiusto, hanno permesso loro di trattare male la nostra Fraternità, considerata come un capro espiatorio. In realtà, noi siamo stati strumentalizzati in una lotta ancora molto più importante: quella della Chiesa, che si chiama propriamente militante, contro quegli spiriti malvagi che si aggirano nell'aria, come dice San Paolo. Sì, noi non esitiamo a inscrivere la nostra piccola storia nella grande storia della Chiesa, nella storia di questa lotta titanica per la salvezza delle anime annunciata fin dalla Genesi e descritta in maniera così impressionante nell'Apocalisse di San Giovanni. Spesso questa lotta rimane a livello spirituale, di tanto in tanto, dal livello degli spiriti e delle anime, essa scende al livello dei corpi e diventa visibile, come nelle aperte persecuzioni.

  Guardando a ciò che è accaduto in questi mesi, occorre saper riconoscervi un momento più intenso di questa lotta. Ed è ben chiaro che colui che in fin dei conti è preso di mira è il Vicario di Cristo, nel suo sforzo di dare inizio ad una certa restaurazione della Chiesa. Si teme un avvicinamento tra la direzione della Chiesa e il nostro movimento, si teme una perdita delle acquisizioni del Vaticano II, e si fa di tutto per neutralizzarle.

Che ne pensa veramente il Papa? Dove si colloca? Ebrei e progressisti gli intimano di scegliere tra il Vaticano II e noi… al punto che per rassicurarli la Segreteria di Stato non ha trovato di meglio che porre come condizione necessaria per la nostra esistenza canonica, la completa accettazione di ciò che noi consideriamo come la fonte principale dei problemi attuali, ai quali ci opponiamo da sempre…

Tuttavia, essi come noi sono vincolati dal giuramento antimodernista e da tutte le altre condanne della Chiesa. È per questo che noi accettiamo di abbordare il Vaticano II solo alla luce di queste solenni dichiarazioni (professione di fede e giuramento antimodernisti) fatte davanti a Dio e alla Chiesa. E se questo sembrerà incompatibile, allora necessariamente sono le novità che hanno torto. Noi contiamo sulle discussioni dottrinali annunciate per far chiarezza il più profondamente possibile su questi punti.

    Approfittando della nuova situazione seguita al decreto sulle scomuniche, che non ha affatto cambiato lo statuto canonico della Fraternità, molti vescovi cercano di imporci una quadratura del cerchio, esigendo da noi l'obbedienza alla lettera al Diritto Canonico, di tutto punto, come se fossimo perfettamente in regola, nello stesso momento in cui ci dichiarano canonicamente inesistenti! Già un vescovo tedesco ha annunciato che prima della fine dell'anno la Fraternità sarà di nuovo fuori della Chiesa… Prospettiva affascinante! La sola soluzione praticabile, quella peraltro chiesta da noi, è una situazione intermedia, necessariamente incompleta e imperfetta sul piano canonico, ma che sia accettata come tale, senza che ci si getti continuamente in faccia l'accusa di disobbedienza o di ribellione, senza che si lancino nei nostri confronti delle interdizioni insostenibili. Poiché, in fin dei conti, lo stato anormale in cui si trova la Chiesa, e che noi chiamiamo stato di necessità, trova conferma una volta di più nei comportamenti e nelle parole di certi vescovi riguardo al Papa e alla Tradizione.

  Come evolveranno le cose? Non lo sappiamo. Noi manteniamo la nostra posizione: accettare la nostra attuale imperfetta situazione come provvisoria, abbordando infine le discussioni dottrinali annunciate con la speranza che portino buoni frutti!

  Ma su questo cammino così difficile, a fronte di così violente opposizioni, vi chiediamo, cari fedeli, ancora una volta, di ricorrere alla preghiera. Ci sembra che sia giunto il momento di lanciare un'offensiva in grande stile, profondamente ancorata al messaggio di Nostra Signora di Fatima, di cui lei stessa ha promesso la felice riuscita, poiché ha annunciato che alla fine il suo Cuore Immacolato trionferà. È questo trionfo che Le chiediamo, con i mezzi chiesti da lei stessa: la consacrazione della Russia al suo Cuore Immacolato, fatta dal Pastore Supremo e da tutti i vescovi del mondo cattolico, e la diffusione della devozione al suo Cuore addolorato e immacolato. È a questo scopo che vogliamo offrirle, per il 25 marzo 2010, un bouquet di 12.000.000 di Rosari, come una corona di altrettante stelle intorno alla sua persona, accompagnata da una somma ugualmente importante di sacrifici quotidiani, che noi avremo cura di realizzare prima di tutto con il compimento fedele del nostro dovere di stato e con la promessa di propagare la devozione al suo Cuore Immacolato. È lei stessa che ha presentato questo come lo scopo delle sue apparizioni a Fatima.

Noi siamo intimamente convinti che seguendo con attenzione ciò che ci ha chiesto, otterremo molto più di quello che mai oseremmo sperare, e soprattutto ci assicureremo la salvezza, beneficiando delle grazie che lei ci ha promesse.

  Di conseguenza, chiediamo ai nostri sacerdoti anche uno sforzo particolare per facilitare questa devozione ai fedeli, ponendo l'accento non solo sulla comunione riparatrice dei primi sabati del mese, ma anche incitando i fedeli a vivere in una profonda intimità con la Madonna, consacrandosi al suo Cuore Immacolato. Sarebbe anche bene conoscere meglio e approfondire la spiritualità del grande araldo dell'Immacolata, il Padre Massimiliano Kolbe.

  La nostra Fraternità si è consacrata al Cuore Immacolato esattamente 25 anni fa. Noi vogliamo oggi rinnovare quella felice iniziativa di don Schimdberger, mettendoci tutta la nostra anima e ravvivando i nostri cuori in questo spirito. È del tutto evidente che non abbiamo l'intenzione di suggerire alla Divina Provvidenza ciò che dovrebbe fare, ma abbiamo appreso dagli esempi dei Santi e dalla stessa Sacra Scrittura che i grandi desideri possono accelerare in maniera impressionante i disegni del Buon Dio.

È con questa audacia che depositiamo oggi accanto al Cuore Immacolato di Maria questa intenzione, chiedendole di prendervi tutti sotto la sua materna protezione.

Dio vi benedica abbondantemente!

Nella Festa della Resurrezione gloriosa di Nostro Signore Gesù Cristo.

  Winona, Pasqua 2009.

  + Bernard Fellay

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