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giuseppe liucci
00domenica 12 dicembre 2010 23:37
Sembra scritto da me [SM=x1979796]


È da poco finita una delle più brutte finali che si ricordino nella storia delle ATP World Tour Finals. In tribuna stampa, attendo con lo sbadiglio a mezz'asta il momento della consegna dei trofei, quando, inaspettato, arriva un annuncio che ha lo stesso effetto di una scarica elettrica: “Ladies and gentlemen, è un grande onore avere qui con noi questa sera, per premiare i finalisti, ROGER FEDERER e RAFA NADAL”. Due, forse tre, lunghissimi secondi di muta incredulità hanno preceduto l'ingresso in campo delle due leggende – 33 titoli dello Slam in due – prima che lo stadio esplodesse in un'interminabile standing ovation. Eccoli finalmente, uno accanto all'altro, che salutano una folla di nuovo appassionata, al termine di un piccolo pomeriggio di nulla tennistico. L'ammirazione si taglia con il coltello e, credetemi, non avrei mai pensato di scrivere un giorno una bestialità simile.
Neanche a dirlo, è stato il momento di gran lunga più emozionante di un Masters che verrà presto archiviato come uno dei più noiosi della storia. Brutte partite, brutta finale. Con Djokovic che ha dominato “Godot” Murray – lo aspettiamo da una vita, non arriva mai – dal primo all'ultimo punto, infliggendogli un severo doppio 6-2 in meno di un'ora. E allora la presenza dei due grandi ex nel corso della premiazione, ha per tutti i fans orfani del loro magico tennis, lo stesso effetto d'un toccasana. Mentre il maxi-schermo passa le immagini dei loro indimenticabili duelli e non pochi appassionati tra quelli presenti in tribuna vengono sorpresi dalle lacrime, dalle tribune un grido di dolore squarcia un silenzio d'irreale commozione: “Roger, Rafa...we miss you”. Dolore certo, ma anche un'invocazione, quasi un atto d'amore lanciato da un anonimo spettatore in rappresentanza, c'è da giurarci, di tutti gli appassionati.

E pensare che c'era pure chi si lamentava: “Vincono sempre loro, uffa”. Per qualcuno erano troppo forti. Per altri non avevano avversari degni. Insomma, il circuito era diventato troppo noioso, con quei due, sempre loro, a spartirsi tutti i trofei.
Adesso invece, a quindici mesi dal ritiro di Federer e a un anno esatto da quello di Nadal, tutti li rimpiangono. Soltanto ora qualcuno si è accorto che nel circuito “mancano campioni di personalità”, in grado con la sola loro presenza di promuovere il prodotto tennis. Ma va? Chi l'avrebbe mai detto...
Ed ora eccoli lì. Elegantissimi, in borghese, e ancora totalmente padroni della scena. Con quelli che avrebbero dovuto prendere il loro posto (sic) emozionati come scolaretti dell'asilo, nel ricevere il premio da due dei più grandi (i più grandi?) giocatori d'ogni epoca.

Ma vi ricordate di quando loro giocavano ancora? Era solo ieri, sembra passato un secolo. Con Federer che ha detto basta dopo aver stabilito l'ennesimo record, vincendo a Wimbledon il suo 19esimo titolo dello Slam e concedendo il bis su quegli stessi prati soltanto un mese dopo, aggiudicandosi le Olimpiadi. E Nadal che, rimasto solo, è stato capace di resistere per soli tre mesi. Non uno di più. Prima s'è aggiudicato il suo secondo Us Open – 14esimo Major per lui – poi ha concluso il suo straordinario 2012 vincendo l'unico titolo che ancora gli mancava: il Masters di fine anno. Nessuno poteva però immaginare che quello sarebbe stato anche l'ultimo trofeo della sua carriera. “Senza Roger non mi diverto più”, aveva dichiarato, candido come un giglio, dopo aver regolato Djokovic in finale.

Così, siamo arrivati al 2013: “The year after”. C'era curiosità, inutile negarlo, di scoprire come sarebbe stato questo primo anno senza i due campioni che avevano inequivocabilmente caratterizzato l'epoca precedente. A conti fatti, quanti prevedevano un dominio della coppia Djokovic/Murray, hanno avuto ragione soltanto in parte. Perché è vero che i “Fab Two” di scorta sono stati capaci di vincere nove Masters 1000 su nove, ma anche – tanto per cambiare – zero Slam su quattro.
La prima delusione per il duo arriva subito in Australia, con Tsonga che, cinque anni dopo, si prende la rivincita su Djokovic, superandolo nettamente in una finale senza storia: 6-2, 6-3, 6-2 il punteggio in favore di “Cassius”.
Murray aveva salutato la compagnia già al quarto turno, superato a sorpresa dall'idolo locale Tomic, crollando 6-1 al quinto. Dopo il match, al microfono del nostro Ubaldo, lo scozzese appariva tuttavia più determinato che mai: “Questa sconfitta non modifica i miei piani: quest'anno vincerò due Slam”.
Le ultime parole famose. Al Roland Garros, dopo aver sconfitto in cinque lottatissimi set il nostro Gianluigi Quinzi al primo turno (“Peccato, avevo un buon tabellone”, dichiarerà affranto in conferenza stampa), il buon Andy ha rifatto mestamente le valigie dopo essere stato superato in quattro set da un ispiratissimo Richard Gasquet.
È andata meglio a Djokovic, sconfitto in semifinale dal futuro vincitore del torneo, Robin Soderling, che dopo essere stato il solo capace di battere a Parigi prima Nadal e poi Federer, è stato capace sotto la guida di coach Pistolesi di vincere il suo primo titolo dello Slam.
A Wimbledon, per la prima volta dopo il 2003, abbiamo avuto un vincitore diverso da Federer/Nadal. È stato il torneo di Roddick, che ha fatto in qualche modo rivivere la cavalcata vincente di Ivanisevic del 2001. A-Rod non ha avuto bisogno d'una Wild Card, come Goran dodici anni fa. Ma alzi la mano chi si aspettava il trionfo dell'americano, scivolato alla vigilia del torneo fuori dai primi 50. Le lezioni rifilate in semi e in finale, a Djokovic prima e a Murray poi, gli hanno reso giustizia dei tanti luoghi comuni contro i quali ha dovuto combattere negli anni di Federer e Nadal. Nessuno più di lui si meritava questo titolo e quanto sarebbe stato bello se a premiarlo ci fosse stato proprio quel Roger Federer che per ben tre volte gli aveva negato questa gioia. Altro che duchi di Kent!
Siamo dunque arrivati allo Us Open. Con Murray già conscio di non poter più vincere i due titoli dello Slam che aveva promesso, ma sempre grande favorito della vigilia, per aver trionfato nei Masters 1000 del Canada e di Cincinnati. Anche Djokovic, rimasto fermo all'unico titolo conquistato in Australia nel 2008, è in cerca di rivincite dopo le due finali perse (indovinate contro chi?) nel 2007 e 2009. Avremo finalmente una finale di Slam tra Djokovic e Murray? Macchè! New York 2013 è il torneo del ritorno a grandi livelli di Juan Martin Del Potro. Finalmente, starei per dire. L'inizio della rivalità Djokovic/Murray è rinviata a data da destinarsi.

Nostalgia canaglia. E rieccoci all'oggi. Nell'O2 Arena la premiazione è ormai alle battute finali. Nole e Andy (in effetti, più Nole che Andy) hanno finalmente giocato la loro prima grande (?) finale. Le immagini di Federer e Nadal sul maxi-schermo hanno smesso di scorrere. Pensiamo all'anno trascorso, con quattro vincitori diversi di Slam, come non succedeva dal 2003, ma con un livello di gioco sceso tragicamente rispetto ai tempi d'oro di Roger & Rafa. Ora siamo veramente agli sgoccioli. Nole ha appena finito di ringraziare gli sponsor e dato appuntamento a tutti per il prossimo anno. I nuovi e i vecchi numero 1 e 2 del mondo stanno per congedarsi dai fans, quando Rafa, a sorpresa, si riappropria del microfono: “Vorrei dire ad Andy che, anche se oggi ha perso e sarà deluso, non deve mollare: sono certo vincerà tantissimi Slam”. Risate. Arrivederci al 2014.


Anche voi, come l'autore dell'articolo, siete così pessimisti quando pensate al tennis senza Roger e Rafa?

Iceman.88
00lunedì 13 dicembre 2010 14:58
L'avevo già letto l'altro ieri, ma che ansia che mettono co sto 2013, Federer ha detto di voler andare oltre Londra 2012...
=tna4ever=
00lunedì 13 dicembre 2010 16:31
Articolo bellissimo
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