Leggende sul piccolo popolo

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spirit angel
00giovedì 6 luglio 2006 14:04
La leggenda del fiore della felce di bosco.

Si dice che la felce di bosco fiorisce una volta l’anno durante la notte del solstizio d’estate, notte magica per eccellenza.
Il fiore di questa pianta sboccia e muore nel giro di pochi istanti, ed è quindi difficilissimo da vedere;
è un magnifico fiore rosso dai cui petali si sprigiona una luce intensa che illumina, per quei pochi istanti,
tutto ciò che lo circonda, infatti, chi va per boschi durante la notte de solstizio d’estate vede delle piccole luci accendersi e spengersi,
gli uomini pensano che siano lucciole, ma è solo ignoranza, perché questi insetti vivono per pochissimo tempo e soprattutto in primavera.
Si dice, che chi riesca a cogliere il fiore della felce, acquisti il dono dell’invisibilità.
Gli gnomi, le fate, i folletti e tutto il piccolo popolo ne fa grande uso, per ciò, chi cammina per i boschi e vede uno dei suoi abitanti,
dopo pochi passi, lo perde di vista.

La Collina delle Fate


Tanto tempo fa, la moglie di un fattore di Kintraw, si ammalò e morì, lasciando due o tre bambini. La domenica dopo il funerale il fattore ed i suoi domestici si recarono in chiesa, lasciando i bambini a casa sotto la sorveglianza della più grande di loro, una ragazzina di appena dieci anni. Al ritorno del fattore i bambini gli dissero che era venuta a visitarli la loro madre, li aveva pettinati e li aveva vestiti per bene. Il fattore ovviamente credeva che si fossero inventato tutto di sana pianta, e vedendo che i bambini insistevano nell'affermare che era la sacrosanta verità, li mise in punizione.

La domenica seguente accadde di nuovo la stessa cosa. Il fattore a questo punto disse ai bambini che se la loro madre fosse venuta di nuovo loro le avrebbero dovuto chiedere per quale motivo era tornata. La domenica successiva non appena la madre riapparve la figlia più grande le pose la domanda suggerita dal padre e la madre rispose che era stata rapita dal Piccolo Popolo, e gli era permesso di tornare solo per un'ora o due tutte le domeniche, e le disse anche che se avessero aperto la sua bara avrebbero trovato solo una foglia appassita.

Il fattore, alquanto perplesso, si recò dal pastore per un consiglio. Ma il pastore si fece beffe della storia che il fattore gli raccontò, ridicolizzò l'esistenza del Piccolo Popolo e non diede il suo permesso a che la bara della donna fosse riaperta. La faccenda fu perciò messa a tacere. Ma, poco tempo dopo, il pastore, che era andato a Lochgilphead per un giorno, fu trovato morto accanto alla Faerie Hill (Collina delle Fate), vittima, così pensa la gente, dell'indignazione dei fairies di cui egli aveva riso.

Un fabbro salva una fanciulla rapita da un Troll



Una sera sul tardi, mentre un fabbro era intento al suo lavoro nella forgia, sentì una lamento provenire dalla strada, e alla luce rossa del ferro incandescente che stava battendo, egli vide una donna spinta in avanti da un troll che le gridava "Ancora un pò! Ancora un pò!". Il fabbro corse fuori frappose tra di loro il ferro incandescente, in questo modo liberò la donna dal potere del troll.

Condusse poi la fanciulla nella sua casa dove l'aiutò a partorire due gemelli.

La mattina successiva il fabbro andò a cercare il marito della donna, ritenendo che fosse in grande apprensione per la moglie. Entrato in casa della donna però si accorse, con sua grande sorpresa, che nel letto assieme al marito c'era un essere che aveva assunto le sembianze della donna. Intuendo subito l'inganno il fabbro prese l'ascia che portava sempre con lui e le spaccò la testa.

Il marito fu veramente felice di poter riabbracciare la sua vera moglie e i suoi gemelli.

La leggenda del vischio

Una volta, in un paesino di montagna, viveva un vecchio solitario, che aveva sempre anteposto il denaro e gli affari, all'amore per il prossimo e per gli altri.
Era talmente avido, che spesso durante la notte si alzava per contare il suo denaro senza riuscire più ad addormentarsi, ed era così disinteressato alle vicende altrui, che nessuno in paese gli voleva bene.
Una notte di dicembre, era quasi Natale, dopo aver contato gli incassi della giornata e non riuscendo a prendere sonno, il vecchio decise di andare a fare una passeggiata. Era una notte buia e fredda, ma nonostante questo, in lontananza, si sentivano canti e risate di bambini. Ad un certo punto, udì qualcuno che pronunciava il suo nome, gli chiedeva aiuto e lo chiamava "fratello". Il vecchio non aveva fratelli e neppure sorelle e la cosa lo stupì. Per tutta la notte continuò ad ascoltare le voci che raccontavano storie tristi e allegre, tutte quelle storie di vita quotidiana da cui lui, da sempre, aveva deciso di stare alla larga, di non interessarsene e scoprì la vita che si nascondeva dietro ogni persona. Iniziò a piangere, e pianse per tutta la notte senza mai smettere.
La mattina dopo, le sue lacrime non erano sparite ma risplendevano appese al cespuglio sul quale lui si era appoggiato: era nato il vischio.

Leggende del Natale

Si dice che allo scoccare della mezzanotte tra il 24 e il 25 dicembre, gli animali - in special modo gli animali nelle fattorie acquistino il meraviglioso ed inusuale dono della parola. Buoi, mucche, cavalli, maiali e polli iniziano a parlare tra di loro e si scambiano strani segreti sul genere umano, in particolar modo sui loro padroni. Ma non tentati di ascoltarli di nascosto! La leggenda dice che potrete attirare su di voi la sfortuna, la cecità o addirittura la morte se tenterete di spiarli!


Mangiare Marron Glaces, torrone o altri dolci fatti con mandorle (come i confetti) o con nocciole, si pensava favorisse la nascita della prole e la fecondità della terra: alle castagne infatti si attribuiva un valore fecondativo.
I chicchi di uva passa utilizzati nel panettone richiamano l' immagine delle monete d' oro, e recheranno ricchezza; altrettanto si dice per le lenticchie del primo anno.

La slitta di Babbo Natale


Questa leggenda è nordica: la slitta, originariamente si diceva che la slitta fosse trainata da una sola renna, poi la versione è cambiata, ed apparivano otto renne. Infine se ne è aggiunta una nona, Rudolph appunto. Questo numero spiega la velocità con cui Babbo Natale riesca a far fronte alle innumerevoli richieste provenienti da ogni parte del mondo
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