Lega Nord, da cura a cancro

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Pius Augustus
00mercoledì 17 novembre 2010 12:54
Da noiseFromAmerika

Lega Nord, da cura a cancro
di michele boldrin, 16 Novembre 2010

Perché sono giunto alla conclusione che la Lega Nord sia diventata il peggiore fra i tanti pericoli politici che minacciano l'Italia, specialmente quella del Nord.



Trent'anni fa la frase "Forza Etna" potrei averla scritto anche io su qualche muro. Non lo feci, ma certamente simpatizzavo con la metafora politica che tale slogan (abbastanza demenziale: la comunicazione politica popolare spesso tale è) voleva inviare.



Erano i primi anni '80 e l'idea alla quale ero riluttantemente giunto - dopo anni spesi a tormentarmi attorno alle persistenti diseguaglianze italiane - era che, a causa delle politiche di "tassa e trasferisci" con cui la si era venuta affrontando dal secondo dopoguerra in poi, la "Questione Meridionale" (QM) era riuscita a generare una "Questione Settentrionale" (QS) ad essa speculare e altrettanto drammatica per chi veniva, sempre più sistematicamente, tassato senza vedere risultato alcuno. Più di un decennio dopo, decisi anche di dare una mano all'allora minoritaria Lega Nord (LN). Collaborai sino a quando Umberto Bossi (con una decisione che ne segnalava sia la bestialità politica che la pochezza umana) non fece cadere il primo governo Berlusconi.




Tralasciamo ulteriori e più recenti dettagli, altrimenti questo sembrerebbe il lamento d'uno sconfitto dilettante della politica - che è ciò che sono, ma non me ne lamento affatto. Voglio solo stabilire che chi scrive è convinto, non da ieri, della necessità d'un federalismo compiuto. Dirò di più: se questo non dovesse risultare possibile, allora la separazione dal resto del paese di quelle regioni che lo volessero fare (a grande maggioranza dei loro residenti) potrebbe essere il male minore. Fine dell'excusatio non petita e della dichiarazione d'essere di "parte".



In sostanza: considero un fatto positivo la nascita, nel Nord del paese durante gli anni '80 ed i primi anni '90, di movimenti di protesta "popolare" (confusa e primitiva) che rivendicavano un'organizzazione federale dello stato sulla base di identità locali, mentre si opponevano alla spoliazione fiscale in atto. [Aperta parentesi. A molti il potenziale riformatore di tali movimenti appare dubbio persino oggi ch'è stato completamente sprecato. Costoro tendono ad essere la maggioranza fra i militanti dei partiti di "sinistra", mentre a "destra" la loro consistenza è incerta anche se sembrano ora trovare albergo nella neonata FLI. Non avere inteso la centralità storico-politica della QS nella decadenza nazionale - quindi, specularmente, il non saper come risolvere la QM - è la ragione fondamentale per cui, strategicamente, questi raggruppamenti sono dei perdenti, e dei perduti. Ma questo è tutto un altro discorso. Chiusa parentesi.]




Alla luce di quanto affermato sino ad ora, la mia opinione negativa della LN potrebbe apparire non ovvia. Provo quindi a fare un po' di chiarezza.



Nella parte in corsivo riassumo, brutalmente, ciò che a mio avviso andò storto con l'unificazione italiana generando (in sequenza) la QM prima, la QS poi e, infine, il loro essere i due bandi d'una medesima matassa. Argomento poi che la LN, a cui la storia aveva offerto l'opportunità di cominciare a snodare questa matassa, ha tradito tale compito accelerando la decadenza complessiva del paese.



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Il vizio che affligge l'entità politica chiamata Italia - rendendola, assieme al Belgio, un'anomalia nel consesso degli stati europei - è di essere stata il frutto di un'operazione d'imperialismo militare, politico, economico e financo culturale. Tale atto d'imperialismo fu compiuto da una dinastia oscurantista e mediocre, i Savoia, con l'appoggio di una frazione forse non maggioritaria della borghesia nazionale la quale era ben lontana da essere sia una borghesia industriale e liberale che una "elites politica" nella quale il resto della popolazione si riconosceva ed a cui, in un certo senso, delegava la rappresentanza politica. Tutt'altro, infatti, come innumerevoli episodi della storia "risorgimentale" confermano. Tale imperialismo va contrapposto ad un non impossibile accorpamento confederale (ed eventualmente federalista) di entità politiche, culturali ed economiche che - essendo diverse, separate e non immediatamente compatibili nel 1860 - continuavano ad esserlo nel 1946 e lo sono, io credo, anche ora. Che una visione ed una corrente "confederale", minoritaria e sconfitta, fosse attiva nel risorgimento italiano non lo scopro di certo io. Questo controfattuale ha rilevanza solo per rendere chiaro che quella realizzatasi non era l'unica "unità possibile".





Il punto è che la vittoria politico-militare dei Savoia e la conseguente allenza di costoro - e di quel sottoinsieme delle elites economiche del Nord Ovest che ad esse facevano riferimento - con l'aristocrazia latifondista e la "borghesia burocratica" meridionale (a partire dal 1860) e con quella papalina (a partire dal 1870 e poi più compiutamente a partire dai Patti Lateranensi) definì il blocco sociale attorno ai cui interessi il paese venne costruito, le sue istituzioni definite, il suo sviluppo economico e sociale diretto e, spesso, costretto. Il fascismo non costituisce alcuna "rottura" con nulla del passato ma, piuttosto, la "decisione" di quei gruppi sociali d'assegnare la gestione dello stato ad una classe politica che sapesse compiere quel lavoro che gli imbelli "liberali giolittiani" ed i "socialisti turatiani" si erano rivelati incapaci di compiere. Post 1946 fu la dinastia dei Savoia ad essere dismessa, perché il discredito in cui era caduta ne aveva eliminato la funzione di collante ideologico, mentre quel medesimo blocco sociale si ridefinì attorno alla DC ed ai suoi satelliti. Questa continuità socio-politica (e culturale) della storia dell'Italia post-risorgimentale si regge su alcuni pilastri. Non è certo il caso io cerchi di riassumere qui il maledetto libro di storia socio-economica italiana che vorrei tanto scrivere e per il quale non trovo mai il tempo (andrò ben in pensione, un giorno o l'altro!) quindi menziono solo quel pilastro che m'interessa ora (ce ne sono altri 3, a mio avviso).




Esso è definito dallo sfruttamento "politico" - quindi non solo, anche se soprattutto, fiscale: pensate alle politiche commerciali immediatamente dopo l'unità - dell'economia privata non "monopolistica" e/o non "connessa" gli apparati dello stato, dalla quale vengono estratte le risorse necessarie a foraggiare le due altre classi sociali che compongono il blocco storico menzionato poc'anzi. La burocrazia statale, ed in particolare le elites centrali dello stato savoiardo-borbonico-fascista (tale è rimasto). Una piccola borghesia "lumpen", oscillante fra la botteghetta, l'ufficio pubblico, la sacrestia e l'arrangiarsi miserabile. L'attività economica privata "non monopolistico-connessa" era fiscalmente sfruttabile perché ideologicamente o ben "prigioniera" (via chiesa cattolica) o ben "nemica irreparabile" (via socialisti e comunisti) della coalizione dominante. Le classi sociali che andavano invece sussidiate non erano ideologicamente schierate o, se lo erano, costituivano la base sociale di supporto della monarchia la quale non poteva certo tradirle.




Che questo meccanismo politico di spoliazione e trasferimento si sia poi progressivamente - progressivamente è importante: sino al 1900-1920 circa così non fu, infatti! - trasformato in un meccanismo a base territoriale e si sia cristalizzato come tale durante l'ultimo secolo, è una conseguenza, in un certo senso secondaria, dell'unificazione italiana sotto la guida dei Savoia e dei loro soci. Il trasferimento divenne Nord=>Sud (passando per Roma, dove una grande fetta del lardo andava lasciata) perché così erano territorialmente distribuite le classi sociali in questione. Tale processo generò poi incentivi perché questa distribuzione territoriale si accentuasse ed ingessasse nel corso del secondo dopoguerra. L'ingessamento socio-territoriale, è facile da intendere oltre che da verificare nei fatti: rendeva molto più semplice ed intertemporalmente consistente la gestione politica del consenso e delle alleanze qui illustrate. Questo va capito. Va capito per spiegare in che senso QS&QM siano al centro dell'eccezionalità italiana, e va capito per spiegare che NON si tratta di questioni geografiche o di razza, ma economiche e culturali. Politiche, insomma. Il conflitto sociale fra "produttori" e "parassiti", fra "privato" e "pubblico", fra "non garantiti" e "protetti", fra "competitivi" e "sussidiati" è diventato, per le particolarità storiche dell'unificazione italiana, un conflitto territoriale mediando il quale la "casta politico-amministrativa" che controlla l'apparato centrale dello stato si legittima, si perpetua, ed ingrassa. Li' vive il germe della nostra decadenza.








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OGGI tale conflitto si materializza nella spoliazione fiscale di gran parte dell'economia privata del Nord (persino Fiat, il capolista dei "protetti-sussidiati" inizia a lamentarsi ...), d'una parte crescente di quella del Centro, e d'una parte piccola di quella del Sud. Tale spoliazione viene operata a favore dell'economia pubblico-parassitaria del Sud, d'una parte del Centro (concentrata a Roma e paraggi) e d'una parte molto piccola del Nord (Val d'Aosta, Liguria, parte delle regioni autonome ...). Questa spoliazione, accentuatasi a fine anni '80, portò alla nascita della LN. Il suo progressivo incancrenirsi da allora, ha portato alla LN l'enorme massa di voti che essa oggi controlla.



Cosa ha conseguito su questo terreno la Lega Nord in vent'anni? NULLA! Assolutamente NULLA!




Non solo nulla ha conseguito ma QUALSIASI indicatore che misuri l'entità di tale spoliazione e del conseguente trasferimento è venuto peggiorando da quando la LN è arrivata al governo (1994) ad oggi. In questo sito abbiamo documentato tali fatti svariate volte: riduzione del carico fiscale, riduzione di trasferimenti e sussidi, lotta all'evasione fiscale, corruzione nella vita pubblica, criminalità organizzata, dualismo del mercato del lavoro e sue rigidità normative e salariali, inefficienza della PA, assenza di concorrenza ... Su NESSUNA di queste emergenze abbiamo osservato progresso alcuno, zero assoluto. TUTTO è peggiorato da quanto Bossi&Co governano, TUTTO!



Era inevitabile questo fallimento? No, ecco un contro-esempio: CiU, in Catalunya.




Questo fallimento, anche se sufficiente per augurarsene sconfitta e sparizione, non rende ancora la LN il nemico pubblico numero uno.



La vera colpa storica della LN consiste nell'aver permesso che si ricreasse (attorno a BS ed ai suoi svariati partiti e governi) quel blocco sociale che costituisce il filo nero della storia italiana e che ne controlla, da sempre, gli apparati dello stato.



La LN, non solo ha permesso che tale coalizione si ricostruisse (dopo che lo shock del 1992-93 l'aveva fatta traballare) ma ha financo incoraggiato la sua degenerazione para-criminale. Perché, come l'evidenza di questi ultimi anni dimostra, oramai parti sostanziali dello stato italiano, dei partiti che lo governano oggi ed anche dei partiti che, dall'opposizione, si preparano a governarlo dopodomani, opera ai margini della legalità e dei principi liberal-democratici. La parola "casta", un termine post-leghista, sintetizza questo stato di cose. Il problema non sono, di per se, né le "intemperanze verbali" dei leghisti, né la loro deriva razzista, né il loro sfacciato appropriarsi di soldi e potere, né il loro essere sempre di più, rapidamente e profondamente casta (spero un esempio basti per rinfrescare la memoria: abbondano). Il problema non è nemmeno che, nella degenerazione nord-coreana che la caratterizza, la LN sia arrivata ad accettare che un "capo", ridotto ad una larva politica, possa cercare di far "ereditare" ad un figlio imbelle il proprio ruolo.




Il crimine politico grave ed imperdonabile della LN consiste nell'aver permesso il riagglutinarsi di una versione degenerata dell'antico blocco storico, all'interno del quale ha cercato di entrare (qua gruppo politico) senza riuscirci, mentre raccontava al proprio elettorato di operare per il federalismo e per lo smantellamento dell'assetto esistente. Questo inganno storico il Nord d'Italia (e con esso il resto del paese) lo pagherà per decenni a venire.



1) Perché, avendo la LN impostato il problema come puramente razzial-culturale invece che economico-sociale, essa ha determinato un'ostilità profonda, lungo l'asse Nord-Sud, anche fra membri delle classi sociali "fiscalmente spoliate", ossia fra potenziali alleati. Così facendo ha indebolito la possibile coalizione riformista attraverso una spaccatura tanto ideologica quanto artificiale.



2) Perché, avendo coinvolto la propria base elettorale in un processo di costruzione d'una identità etnica inventata (la Padania) invece di valorizzare e sviluppare quelle storicamente esistenti, ha dato all'intero progetto una dimensione velleitariamente secessionista che ne ha svuotato l'efficacia concreta. Tale costruzione d'una identità artificiale viaggia oramai verso una forma di "fascismo folklorico", tanto incoerente quanto remoto sia dalla liberal-democrazia contemporanea che dalle tradizioni civili del Nord e Centro Italia. Così facendo la LN ha determinato una seconda spaccatura, anch'essa tutta ideologica ed artificiale, fra chi accetta il progetto folkloriko chiamato "Padania" e chi considera irrinunciabili i valori politici della liberal-democrazia.




3) Perché, infine, non avendo affrontato QS&QM per quello che sono ma avendo spacciato, al proprio elettorato, questa riforma federale - uno scambio di favori all'interno del blocco sociale dominante, alla cui "elite" il personale politico leghista ambisce accedere - quale punto di partenza d'una grande trasformazione, ha vanificato, per l'ennesima volta in un secolo e mezzo, ogni speranza di cambiamento. I gruppi sociali "politicamente spoliati" del Nord sembrano credere che la soluzione alle difficoltà storiche che affrontano consista nel mandare a casa gli immigrati, fare i trasferimenti di competenze alle regioni e poi praticare il peronismo economico che Giulio Tremonti predica. Nessuna follia potrebbe essere più dannosa per il sistema socio-economico del Nord e, nella misura in cui su di esso si regge tutto, per quello dell'intero paese.



Per queste ragioni, oggi, la Lega Nord è il cancro politico che va sconfitto. Nell'interesse di quel "Nord socio-economico" che vive soprattutto al Nord, ma anche al Centro ed un po' al Sud, e che costituisce la residua speranza di quella cosa chiamata Italia.

Brennos1509
00mercoledì 17 novembre 2010 13:41
Un buon 80% dell'articolo, la pars destruens, e' condivisibile.

Pero' e' facile, dall'esterno, fare prediche. Cambiare un paese fortemente centralista non e' certo un'impresa da poco e gli "alleati" sono quel che sono, non per colpa della Lega.

In Catalogna si sono ottenuti maggiori risultati, certo, ma le rivendicazioni catalane sono di un secolo piu' vecchie di quelle padane e la costituzione spagnola riconosce a ciascuna comunita' autonoma il diritto a mantenere la propria identita' culturale.

Peraltro le tematiche etniche sono state coltivate dalla Lega solo nel triennio 1996-1999. Tutti gli etnisti sono ormai stati espulsi o ridotti (virtualmente) al silenzio. Semmai la Lega ora contrappone "italiani" a "stranieri".

Complesso poi il discorso sul "peronismo". Non e' certo una corrente politica che mi piaccia, ma e' pur vero che non mi piace nemmeno un mondo dominato dagli interessi di lobbies e multinazionali, ne' mi piace la religione del politicamente corretto.


Pius Augustus
00mercoledì 17 novembre 2010 14:11
Re:
Brennos1509, 17/11/2010 13.41:

Un buon 80% dell'articolo, la pars destruens, e' condivisibile.

Pero' e' facile, dall'esterno, fare prediche. Cambiare un paese fortemente centralista non e' certo un'impresa da poco e gli "alleati" sono quel che sono, non per colpa della Lega.

In Catalogna si sono ottenuti maggiori risultati, certo, ma le rivendicazioni catalane sono di un secolo piu' vecchie di quelle padane e la costituzione spagnola riconosce a ciascuna comunita' autonoma il diritto a mantenere la propria identita' culturale.

Peraltro le tematiche etniche sono state coltivate dalla Lega solo nel triennio 1996-1999. Tutti gli etnisti sono ormai stati espulsi o ridotti (virtualmente) al silenzio. Semmai la Lega ora contrappone "italiani" a "stranieri".

Complesso poi il discorso sul "peronismo". Non e' certo una corrente politica che mi piaccia, ma e' pur vero che non mi piace nemmeno un mondo dominato dagli interessi di lobbies e multinazionali, ne' mi piace la religione del politicamente corretto.





L'articolo specifica che uno dei maggiori problemi è che si sia ridotto il problema, da nazionale e sociale-economico a etnico e identitario.
In pratica il problema sei tu.
Brennos1509
00mercoledì 17 novembre 2010 18:11
Re: Re:
Pius Augustus, 17/11/2010 14.11:



L'articolo specifica che uno dei maggiori problemi è che si sia ridotto il problema, da nazionale e sociale-economico a etnico e identitario.
In pratica il problema sei tu.



Veramente l'autore sostiene che il nord, e in parte il centro, sono sfruttati economicamente dalla parte parassitaria del paese, costituita da gran parte del sud. E l'autore si dichiara favorevole alla secessione, se necessaria.

Cio' detto, la Lega di oggi non e' "etnica". Tutti gli etnisti se ne sono andati dalla Lega o, se sono rimasti al suo interno, tacciono o parlano sottovoce. Semmai, come dicevo, si fa differenza tra "italiani" e "stranieri". Dunque sei fuori strada.



Pius Augustus
00mercoledì 17 novembre 2010 21:24
Re: Re: Re:
Brennos1509, 17/11/2010 18.11:



Veramente l'autore sostiene che il nord, e in parte il centro, sono sfruttati economicamente dalla parte parassitaria del paese, costituita da gran parte del sud. E l'autore si dichiara favorevole alla secessione, se necessaria.

Cio' detto, la Lega di oggi non e' "etnica". Tutti gli etnisti se ne sono andati dalla Lega o, se sono rimasti al suo interno, tacciono o parlano sottovoce. Semmai, come dicevo, si fa differenza tra "italiani" e "stranieri". Dunque sei fuori strada.







testa di cazzo, rileggi quello che c'è scritto.
Brennos1509
00mercoledì 17 novembre 2010 23:20
Re: Re: Re: Re:
Pius Augustus, 17/11/2010 21.24:




testa di cazzo, rileggi quello che c'è scritto.



Non ci fai una bella figura ... Keep cool ...

Vota DC
00giovedì 18 novembre 2010 13:24
Secondo me il problema è in sè la nascita e il concetto stesso della Lega Nord. Sarebbe come unire indipendentisti gallesi e scozzesi nello stesso partito.
L'avere trasformato movimenti etnico secessionisti in un grosso movimento che si propone di agire a livello nazionale per aggiustare l'Italia è un grosso tradimento.
D'altra parte non vedo come la Lega Nord possa essere cancro a differenza degli altri partiti. A livello comunale ha fatto molto meglio del Pd, a livello regionale ha fatto molto peggio del Pd...ma a livello nazionale tutti i partiti italiani sono un cancro. Il discorso della Lega è che sono uno specchio per le allodole: bisogna tenere a mente che nelle guerre di liberazione i primi a soccombere sono gli "ascari", di certo non i colonizzatori.
Brennos1509
00giovedì 18 novembre 2010 14:26
Re:
Vota DC, 18/11/2010 13.24:

Secondo me il problema è in sè la nascita e il concetto stesso della Lega Nord. Sarebbe come unire indipendentisti gallesi e scozzesi nello stesso partito.
L'avere trasformato movimenti etnico secessionisti in un grosso movimento che si propone di agire a livello nazionale per aggiustare l'Italia è un grosso tradimento.
D'altra parte non vedo come la Lega Nord possa essere cancro a differenza degli altri partiti. A livello comunale ha fatto molto meglio del Pd, a livello regionale ha fatto molto peggio del Pd...ma a livello nazionale tutti i partiti italiani sono un cancro. Il discorso della Lega è che sono uno specchio per le allodole: bisogna tenere a mente che nelle guerre di liberazione i primi a soccombere sono gli "ascari", di certo non i colonizzatori.



Ma la Lega non ha mai affermato che veneti, lombardi, piemontesi ecc. siano la stessa cosa. Ha voluto solo unire gli sforzi, altrimenti ci saremmo trovati con una decina almeno di partitini autonomisti in concorrenza tra di loro. Cio' detto, sono il primo a criticare la deriva italianista dell'attuale Lega.

DarkWalker
00giovedì 18 novembre 2010 15:33
creanda dal nulla questa "padania" però sta proprio cercando di fare questo. Se tutto il nord italia avesse tradizioni ugiali e radicalmente diverse da quelle del resto della penisola si potrebbe tentare una devoluzione come quella del regno unito, ma così non ha senso.
Brennos1509
00giovedì 18 novembre 2010 15:39
Re:
DarkWalker, 18/11/2010 15.33:

creanda dal nulla questa "padania" però sta proprio cercando di fare questo. Se tutto il nord italia avesse tradizioni ugiali e radicalmente diverse da quelle del resto della penisola si potrebbe tentare una devoluzione come quella del regno unito, ma così non ha senso.



Le identita' del nord Italia sono distinte ma simili tra loro e di sicuro radicalmente diverse da quelle del sud. Non esiste alcuno stato occidentale dove si abbiano differenze cosi' grandi. Anche tra Scozia e Inghilterra le differenze di mentalita' sono veramente minime. E del resto la devoluzione si potrebbe fare tranquillamente a partire dalle regioni gia' esistenti, eventualmente riunite in tre macroregioni, tra cui la Padania.


Pius Augustus
00giovedì 18 novembre 2010 17:28
Re: Re:
Brennos1509, 18/11/2010 15.39:



Le identita' del nord Italia sono distinte ma simili tra loro e di sicuro radicalmente diverse da quelle del sud. Non esiste alcuno stato occidentale dove si abbiano differenze cosi' grandi. Anche tra Scozia e Inghilterra le differenze di mentalita' sono veramente minime. E del resto la devoluzione si potrebbe fare tranquillamente a partire dalle regioni gia' esistenti, eventualmente riunite in tre macroregioni, tra cui la Padania.






le solite sparate già smentite di questo cialtrone. Ma dobbiamo ascoltarlo? bannatelo.
Brennos1509
00giovedì 18 novembre 2010 18:53
Re: Re: Re:
Pius Augustus, 18/11/2010 17.28:




le solite sparate già smentite di questo cialtrone. Ma dobbiamo ascoltarlo? bannatelo.



Smentite da chi?


DarkWalker
00mercoledì 24 novembre 2010 16:45
Re: Re:
Brennos1509, 18/11/2010 15.39:



Le identita' del nord Italia sono distinte ma simili tra loro e di sicuro radicalmente diverse da quelle del sud. Non esiste alcuno stato occidentale dove si abbiano differenze cosi' grandi. Anche tra Scozia e Inghilterra le differenze di mentalita' sono veramente minime. E del resto la devoluzione si potrebbe fare tranquillamente a partire dalle regioni gia' esistenti, eventualmente riunite in tre macroregioni, tra cui la Padania.





il punto è che la padania è un concetto inventato, al contrario della scozia. Questo è il punto di partenza che vanifica ogni ipotesi di federalismo in Italia. In Italia il federalismo esiste solo perchè qualcuno pensa sia una espressione equivalente di più soldi per sè. Se ci fosse una base identitaria nella popolazione allora il federalismo già ci sarebbe invece a nessuno gliene frega nulla di dedicare mezz'ora in più di lezione ai gonzaga piuttosto che ai malatesta.
Ducarios
00mercoledì 24 novembre 2010 17:51
Re: Re: Re:
DarkWalker, 24/11/2010 16.45:



il punto è che la padania è un concetto inventato, al contrario della scozia. Questo è il punto di partenza che vanifica ogni ipotesi di federalismo in Italia. In Italia il federalismo esiste solo perchè qualcuno pensa sia una espressione equivalente di più soldi per sè. Se ci fosse una base identitaria nella popolazione allora il federalismo già ci sarebbe invece a nessuno gliene frega nulla di dedicare mezz'ora in più di lezione ai gonzaga piuttosto che ai malatesta.



Ma come, non dicevi che il federalismo c'era gia' per merito della sinistra?

Il federalismo in se' e' possibile a prescindere dall'identita' e anche dall'economia. Basta volerlo.

Esistono gia' 20 entita' decentrate su cui basare il federalismo stesso: le regioni. Ognuna delle quali ha una diversa identita' ed un passato fatto di entita' statuali durate centinaia di anni.

Dunque il federalismo, se lo si volesse (e in parte c'e' gia') potrebbe benissimo prescindere dalla Padania.

Cio' detto, solo un pazzo puo' negare che esistano caratteristiche comuni all'Italia del nord, se non la si vuol chiamare Padania.

I risultati ellettorali della Lega sono del tutto confrontabili a quelli degli indipendentisti catalani o scozzesi, segno che il federalismo interessa.

Ad ogni modo, in Italia come in Francia, si scontano secoli di bieco centralismo, che certo non favorisce la passione per le questioni identitarie.

DarkWalker
00mercoledì 24 novembre 2010 18:10
Re: Re: Re: Re:
Ducarios, 24/11/2010 17.51:



Ma come, non dicevi che il federalismo c'era gia' per merito della sinistra?

Il federalismo in se' e' possibile a prescindere dall'identita' e anche dall'economia. Basta volerlo.

Esistono gia' 20 entita' decentrate su cui basare il federalismo stesso: le regioni. Ognuna delle quali ha una diversa identita' ed un passato fatto di entita' statuali durate centinaia di anni.

Dunque il federalismo, se lo si volesse (e in parte c'e' gia') potrebbe benissimo prescindere dalla Padania.

Cio' detto, solo un pazzo puo' negare che esistano caratteristiche comuni all'Italia del nord, se non la si vuol chiamare Padania.

I risultati ellettorali della Lega sono del tutto confrontabili a quelli degli indipendentisti catalani o scozzesi, segno che il federalismo interessa.

Ad ogni modo, in Italia come in Francia, si scontano secoli di bieco centralismo, che certo non favorisce la passione per le questioni identitarie.



sono tutti discorsi già fatti: certo più si restringe l'ambito territoriale più le sfumature diminuiscono di intesnità, ma non c'è sottesa nessuna questione identitaria. Le regioni sono la negazione stessa di una ipotetica padania. La lega non è un partito identitario, è un partito xenofobo e antipolitico che ogni tanto spazia nel folklore (che è cosa diversa dall'identità). Di federalismo se ne parla solo in chiave economica.
Ci sono degli argomenti molto semplici per dimostrare che agli italiani del federalismo non gliene frega nulla:

prendono consensi partiti come la lega e il pdl che alla prova dei fatti sono anti federalistici (nessuna riforma e anzi taglio dei fondi e delle entrate, stretta centralistica ad es sulla locazione delle centrali nucleari, i candidati alle elezioni regionali sono cooptati dal centro)
il partito che ha fatto la riforma federalistica (e che lascia scegliere i propri candidati al territorio) non sta certo galoppando
l'ultima riforma che voleva ritoccare l'attribuzione di competenze (nulla di più, e lo faceva anche molto male da un punto di vista tecnico) è stata sonoramente bocciata
Ducarios
00mercoledì 24 novembre 2010 18:53
Re: Re: Re: Re: Re:
DarkWalker, 24/11/2010 18.10:


sono tutti discorsi già fatti: certo più si restringe l'ambito territoriale più le sfumature diminuiscono di intesnità, ma non c'è sottesa nessuna questione identitaria. Le regioni sono la negazione stessa di una ipotetica padania. La lega non è un partito identitario, è un partito xenofobo e antipolitico che ogni tanto spazia nel folklore (che è cosa diversa dall'identità). Di federalismo se ne parla solo in chiave economica.
Ci sono degli argomenti molto semplici per dimostrare che agli italiani del federalismo non gliene frega nulla:

prendono consensi partiti come la lega e il pdl che alla prova dei fatti sono anti federalistici (nessuna riforma e anzi taglio dei fondi e delle entrate, stretta centralistica ad es sulla locazione delle centrali nucleari, i candidati alle elezioni regionali sono cooptati dal centro)
il partito che ha fatto la riforma federalistica (e che lascia scegliere i propri candidati al territorio) non sta certo galoppando
l'ultima riforma che voleva ritoccare l'attribuzione di competenze (nulla di più, e lo faceva anche molto male da un punto di vista tecnico) è stata sonoramente bocciata



Come sei bravo a rigirare la frittata ...

Comunque la Lega ha nel suo programma un federalismo ben piu' ampio di quello che PD e PDL sono capaci di concepire, ed al nord prende gli stessi consensi degli autonomisti catalani e scozzesi. Dunque ai "padani" del federalismo importa.

Riguardo all'identita', te lo ripeto: trovami un altro paese occidentale dove ci siano cosi' grosse differenze di mentalita'. E spiegami cosa hanno in comune, antropologicamente, i canti degli alpini e le sceneggiate napoletane ...


Pius Augustus
00mercoledì 24 novembre 2010 20:20
Re: Re: Re: Re: Re: Re:
Ducarios, 24/11/2010 18.53:



i canti degli alpini e le sceneggiate napoletane ...






ti faccio ancora una volta notare che i canti degli alpini non sono solo dei settentrionali. Gli abruzzesi alpini hanno i loro canti, altrettanto diversi dalle "sceneggiate napoletane" di quelli del nord.
E non per la longobardicità degli abruzzesi [SM=x751525]
Brennos1509
00mercoledì 24 novembre 2010 20:38
Re: Re: Re: Re: Re: Re: Re:
Pius Augustus, 24/11/2010 20.20:




ti faccio ancora una volta notare che i canti degli alpini non sono solo dei settentrionali. Gli abruzzesi alpini hanno i loro canti, altrettanto diversi dalle "sceneggiate napoletane" di quelli del nord.
E non per la longobardicità degli abruzzesi [SM=x751525]



Evidentemente l'Abruzzo non e' sud ...

Poi bisogna vedere quanto quei canti siano effettivamente appartenenti al folklore abruzzese o quanto invece siano stati importati da nord dal corpo degli Alpini.

Ad ogni modo il garibaldino Costantino Nigra, gia' alla fine dell'800, nel suo "Canti popolari del Piemonte" spiegava le differenze antropologiche tra il modo di cantare del nord, centro e sud Italia.





Pius Augustus
00mercoledì 24 novembre 2010 21:22
Re: Re: Re: Re: Re: Re: Re: Re:
Brennos1509, 24/11/2010 20.38:



Evidentemente l'Abruzzo non e' sud ...

Poi bisogna vedere quanto quei canti siano effettivamente appartenenti al folklore abruzzese o quanto invece siano stati importati da nord dal corpo degli Alpini.

Ad ogni modo il garibaldino Costantino Nigra, gia' alla fine dell'800, nel suo "Canti popolari del Piemonte" spiegava le differenze antropologiche tra il modo di cantare del nord, centro e sud Italia.








ecco i castelli di carte dei dogmi di faroaldo che crollano.
L'abruzzo è sud. L'abruzzese è praticamente un napoletano e umbro misti, eppure i suoi canti sono radicalmente diversi dalle sceneggiate napoletane.
La verità è semplice: nel lazio, in umbria, in abruzzo, in puglia, ci sono forme artistiche, culturali, sociali diversissime da quelle di napoli o del nord. E la stessa cosa vale all'interno del nord.
Non significa nulla.
Brennos1509
00mercoledì 24 novembre 2010 22:55
Re: Re: Re: Re: Re: Re: Re: Re: Re:
Pius Augustus, 24/11/2010 21.22:



ecco i castelli di carte dei dogmi di faroaldo che crollano.
L'abruzzo è sud. L'abruzzese è praticamente un napoletano e umbro misti, eppure i suoi canti sono radicalmente diversi dalle sceneggiate napoletane.
La verità è semplice: nel lazio, in umbria, in abruzzo, in puglia, ci sono forme artistiche, culturali, sociali diversissime da quelle di napoli o del nord. E la stessa cosa vale all'interno del nord.
Non significa nulla.



Vatti a leggere "Canti popolari del Piemonte" del garibaldino Costantino Nigra, di recente riedito da Einaudi, e vedrai le differenze antropologiche tra il canto del nord, del centro e del sud (non parliamo poi della Sardegna).

Citazione:

”Io fui il primo a indicare chiaramente l’identità d’una numerosa serie di canti
popolari che sono comuni ai paesi romanzi aventi substrato celtico, e che non esistono
negli altri paesi romanzi cioè dell’Italia media ed inferiore e nella Spagna castigliana.
Ora quella identità non farà più dubbio ....”.

Comunque l'Abruzzo, come l'Umbria, come il Lazio, non sono sud ma centro Italia. La Puglia o la Basilicata non sono Napoli, ma condividono le caratteristiche tipiche del sud.

E' vero, ci sono forme artistiche, culturali e sociali diversissime tra nord, centro e sud, dunque non esiste una comune identita' culturale italiana.




DarkWalker
00venerdì 26 novembre 2010 09:19
Re: Re: Re: Re: Re: Re:
Ducarios, 24/11/2010 18.53:



Come sei bravo a rigirare la frittata ...

Comunque la Lega ha nel suo programma un federalismo ben piu' ampio di quello che PD e PDL sono capaci di concepire, ed al nord prende gli stessi consensi degli autonomisti catalani e scozzesi. Dunque ai "padani" del federalismo importa.

Riguardo all'identita', te lo ripeto: trovami un altro paese occidentale dove ci siano cosi' grosse differenze di mentalita'. E spiegami cosa hanno in comune, antropologicamente, i canti degli alpini e le sceneggiate napoletane ...





se le identità c'entrassero, il federalismo prenderebbe voti ovunque, non solo dove si ritiene economicamente conveniente. Che è poi la stessa cosa che succede in catalogna e scozia dopo la scoperta del brent.
Secondo me un altro paese con differenze analoghe all'italia è la francia.
Il programma della lega (come di qualsiasi altro partito) sono solo promesse, propaganda, parola mentre non puoi negare che quelli che ho detto sono tutti fatti, anche se fai orecchio da mercante.
Visto che non ribatti e che i fatti prevalgono sulle parole, il discorso si conclude qui.
Elitovios
00domenica 28 novembre 2010 23:44
Re: Re: Re: Re: Re: Re: Re:
DarkWalker, 26/11/2010 9.19:



se le identità c'entrassero, il federalismo prenderebbe voti ovunque, non solo dove si ritiene economicamente conveniente. Che è poi la stessa cosa che succede in catalogna e scozia dopo la scoperta del brent.
Secondo me un altro paese con differenze analoghe all'italia è la francia.
Il programma della lega (come di qualsiasi altro partito) sono solo promesse, propaganda, parola mentre non puoi negare che quelli che ho detto sono tutti fatti, anche se fai orecchio da mercante.
Visto che non ribatti e che i fatti prevalgono sulle parole, il discorso si conclude qui.



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