Due anni fa, leggendo un articolo, mi sono imbattuto nella presenza di tartarughe nell'antico Egitto; questo fatto mi incuriosì, ma non approfondii la tematica. Due mesi fa, leggendo un saggio all'interno del volume curato da A. Roccati Ernesto Schiaparelli e la tomba di Kha, mi sono di nuovo imbattuto nella presenza di tartarughe nell'antico Egitto. E' stato a questo punto, che ho iniziato a documentarmi, perché a quel punto la curiosità era davvero molta.
Prima di proporvi l'argomento, mi preme ringraziare la nostra Ivana/pizia per la lunga chiacchierata fatta sull'argomento, e per il suo supporto nello scrivere questo articolo. Senza il suo supporto, questo articolo non avrebbe mai visto la luce...
Gli antichi Egizi ritenevano che la tartaruga fosse un pesce; questa similitudine può essere meno dannosa di quanto non possa esserlo classificarla come un rettile, soprattutto da quando le tombe del Vecchio, Medio e del Nuovo Regno contengono scene di vita che rappresentano la cattura di pesci. I pesci, infatti, venivano guardati con sospetto, in quanto la loro presenza non compare nelle liste di offerta, e il geroglifico che rappresenta il pesce non viene rappresentato all’interno delle tombe, nelle camere funerarie, o nei sarcofagi.
Molto tempo dopo il Medio Regno, il nome dato in un primo tempo a questo animale,
Shetu, cambiò in
Sheta, il cui significato è “l’essere misterioso”. Ma
Sheta è anche il nome egizio della tartaruga, nonché il nome sia della costellazione tartaruga; sia il nome di uno dei 36 decani. Nella tabella dei segni geroglifici compilata da Gardiner, I2 è il segno della lista corrispondente.
Relativamente al periodo Badariano, sono stati ritrovati braccialetti ed anelli in carapace; allo stesso tempo, sono state ritrovate ossa di tartaruga nel complesso cerimoniale a Hierakonpolis. A partire dal periodo Amrartiano, ma soprattutto nel Gerzeano (o Naqada II), sono state ritrovate tavolozze zoomorfe. Le tartarughe non erano rappresentate come oggetti votivi. Esistono poche rappresentazioni predinastiche di questi animali.
Nella prima parte del periodo Dinastico, il carapace è stato utilizzato per cremare un uomo, in posizione contratta, con la testa rivolta verso est, e la faccia rivolta verso nord.
Al Medio Regno si attesta la presenza di statuette in avorio con incisi animali; inoltre, vengono fabbricati utensili (braccialetti, coltelli, amuleti) in tartaruga. Inoltre, parti di tartarughe venivano prescritte come rimedi .
Più rare sono le tavolozze a forma di tartaruga, presenti nel Naqada III e nella prima parte del periodo dinastico; infatti risultano essere manufatti più stilizzati, in cui le fattezze dell’animale sono difficili da riconoscere, poiché spesso risultano essere di forma ovale.
Riferimenti grafici relativi alle tartarughe, possiamo trovarli sulla Hunters palette, proveniente da Tell-el Amarna, e databile ad un’epoca compresa tra il tardo Predinastico e la prima dinastia, all’incirca verso il 3100 a.C. Possiamo notare, infatti, che buona parte dei cacciatori sul lato destro, porta con sé un tipo di scudo che sembra essere la rappresentazione di uno scudo di carapace.
Anche se, c’è da dire che visto l’oggetto preso in considerazione, e visto il carattere ritualistico della Hunters palette, l’oggetto preso in esame non costituisca uno scudo, bensì una tavolozza. Un’ulteriore scoperta viene fatta da G.B. Belzoni, il quale - durante la prima parte dell’ottobre 1817 - rinviene la statuetta di una divinità dalla testa di tartaruga, in legno di sicomoro all’interno della tomba di Ramses I (KV16).
Delle tartarughe ne sono stati fatti amuleti, o pendenti, per preservare chi lo indossava dalle influenze malvagie dell’animale indossato. I materiali preferiti per realizzarli erano osso o avorio, perlomeno per quanto riguarda la realizzazione di questi nell’Antico Regno, fino alla prima parte del Periodo Intermedio; al contrario, al Medio Regno appartengono amuleti in ametista, materiale usato con frequenza a quell’epoca.
A partire dalla XIX dinastia, e più tardi nel periodo greco-romano, le tartarughe venivano trafitte; a questo proposito val la pena ricordare che all’interno della tomba di Nenunenef (TT157), così come all’interno della parete del secondo sarcofago di Yuya, è possibile leggere la frase:
Viva Ra, muoia la tartaruga, che sintetizzava l’ostilità del dio nei confronti di questo animale.
Immagini di tartarughe si possono vedere nella tomba di Meir, del Medio Regno; oppure anche nelle scene relative alla spedizione nella terra di Punt, all’interno del tempio di Hatshepsut, a Deir el-Bahari.