Le streghe

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sev7n
00sabato 15 settembre 2007 15:10
Hanno un nome per ogni variante della lingua sarda. Si chiamano 'cogas' in campidanese, 'sìrvules' in logudorese, strias in gallurese, 'istrèas' in sassarese, 'duèannas' in cagliaritano, 'bruixes' nel catalano di Alghero. E i sardi le temono più del diavolo. A ben vedere, intanto sono donne e ne sanno una più di Lucifero. Poi, al contrario del Signore degli Inferi, non è facile individuarle e annullarne i malefici. Le streghe conoscono le arti magiche tramandate dalla notte dei tempi, e hanno un'apparenza innocua. Quando proprio devono nascondersi, assumono le sembianze di un gatto o di una mosca. Per diventare fattucchiere, il modo migliore consiste nel procurarsi grasso umano, dissotterrando qualche cadavere prima della decomposizione, e spalmarlo sotto le ascelle e nelle piante dei piedi. L'operazione permette di tramutarsi nei modi più disparati. Le suocere preferiscono le vesti del gatto per angariare le nuore con ogni genere di dispetto. Altre assumono l'aspetto di una mosca, 'musca macedda', che può raggiungere le dimensioni di una pecora, e con il proprio pungiglione uccidere le persone. Il diabolico insetto è così pericoloso che, secondo le credenze popolari, nel passato era utilizzato per custodire le ricchezze: in un otre il tesoro, in un altro identico la mosca. L'impossibilità di scegliere quello giusto metteva a repentaglio la vita dell'aspirante ladro. La specialità delle bruxieè la 'pipia de tzapu': un pupazzo costruito con i pezzi di stoffa appartenenti alla persona che si vuol colpire. La strega vi conficca aghi o spine di fico d'India. Ogni puntura è una disgrazia o una malattia che capiterà allo sventurato. Altri malefici richiedono l'uso di una candela nera, di sale e olio e un corredo di formule magiche che le nonne tramandano alle nipoti, perché le bruxie saltano sempre una generazione.Esiste tuttavia un sistema semplice per difendersi dal malocchio, l'influsso cattivo provocato dall'invidia delle persone malvagie.
Occorrono un piatto o un bicchiere, dell'acqua, alcune gocce di olio d'oliva e tre granelli di sale, non uno di più, non uno di meno. Se l'olio si scioglie nell'acqua, come normalmente non accade, allora si ha il malocchio. È un rito che appartiene agli 'iniziati', con formule antiche che si tramandano oralmente. Per neutralizzare i cattivi influssi bisogna 'tagliare l'occhio', recitare la misteriosa preghiera e conservare gelosamente i tre grani di sale.
A Villacidro, le streghe non erano propriamente quei personaggi che la letteratura ci ha tramandato: vecchiette che volano a cavallo di una scopa, che abitano in laboratori pieni di pentole fumiganti di pozioni magiche per pratiche magiche. Nei racconti popolari erano personaggi che incutevano timore, esseri malvagi e demoniaci che succhiavano il sangue ai neonati, uccidevano senza pietà; impersonavano il male in terra.
Anche se venivano chiamate COGAS (STREGHE) potevano essere maschi o femmine
"Parit sa coga de santu Sisinni!" (Sembra la strega di s. Sisinnio),
diceva la gente per indicare una donna molto brutta o dall'animo malvagio.

Alla nascita si riconoscevano per un piccolo pezzo di coda.
Spesso avevano l'aspetto di persone normali e conducevano una vita normale; questo le rendeva difficilmente riconoscibili, anche perché i loro lunghi vestiti nascondevano l'eventuale coda.
Qualcuno diceva che esternamente si distinguevano dai comuni mortali per le unghie molto lunghe; ma nessuno poteva giurarci.
Avrebbero potuto essere individuate subito per i loro grandi poteri, ma quelli li mostravano di notte, segretamente, senza farli vedere ad alcuno.
Le madri facevano di tutto per evitare che il nascituro diventasse strega, allora, come comandava la tradizione, mettevano un treppiede per il fuoco (trèbini) sotto il letto della partoriente. Si racconta anche il rituale che permetteva loro di diventare un altro essere.
Cominciavano col recitare alcune formule magiche conosciute solo a loro, si ungevano le giunture delle ossa con del lardo sciolto sulla fiamma, invocavano l’aiuto di Satana perché ne facilitasse la metamorfosi.
Si potevano trasformare in qualsiasi animale: mosche, uccelli notturni, soprattutto nel barbagianni (sa stria); ma anche in gatti, cani, in campagna prendevano l'aspetto di serpente.
In questo modo potevano passare inosservate agli umani e andare di casa in casa, preferibilmente col favore delle tenebre, e compiere i malefatti.
Agivano quasi sempre di notte, trasformate in gatto entravano nelle case attraverso le fessure delle finestre, in mosca dal buco della serratura o da ogni più piccolo pertugio. Allora si diceva che andavano a COGAI.
La gente aveva paura, sprangava porte e finestre, allontanavano i gatti senza padrone, tappavano il buco della serratura e ogni altro foro, facevano preghiere di scongiuro.
Ma esse riuscivano sempre a penetrare nelle case e colpivano le loro vittime nel sonno, quando erano indifese e incoscienti. Prendevano un po' tutti, ma avevano una predilezione per i bambini, che soffocavano o succhiavano loro il sangue.
Erano una sorta di streghe-vampiro, particolarmente attratte dal sangue umano, soprattutto da quello dei neonati non ancora battezzati.
Al calare delle tenebre sentivano sempre più impellente la brama del sangue, allora le giunture delle ossa cominciavano a trasformarsi, cambiavano sembianza e andavano in cerca delle loro vittime.
Facevano queste cose anche perché invidiose di tutte le donne che avevano figli. Is cogas molto spesso si trasformavano anche in mosche o mosconi, si posavano sulle persone, iniettavano i loro veleni mortali. Per questo motivo a Villacidro tutti rispettavano i ragni, essi proteggevano dalle mosche-demoni.

ANTIDOTI
La povera gente si difendeva come poteva, prima di tutto rivolgendosi a Dio con le preghiere.
Si conoscevano pure dei rimedi più specifici.
Per evitare che le streghe penetrassero nelle case di notte, prima di andare a letto, le famiglie mettevano un treppiedi per il fuoco (trèbini), una seggiola (scannu) o una scopa rivolti verso l'alto. Bisognava stare attenti a non prendere la seggiola per l'estremità dello schienale e farla ruotare su un piede, produceva l'effetto opposto: attirava immediatamente le streghe. Molti le tenevano lontano mediante i BREBUS (antiche preghiere segrete e magiche tramandate da generazioni) che cacciavano il demonio. Tutti, nei momenti di difficoltà, ricorrevano a S. Sisinnio, il santo villacidrese protettore contro il demonio e i suoi rappresentanti terreni.
A testimonianza della sua potenza ricordavano che durante la festa del santo, la prima domenica di agosto, presso la chiesetta erano assenti mosche e mosconi.
Secondo la tradizione, dopo la nascita di un bambino, il padre doveva esporre l'immagine del Santo in ogni porta della casa per impedire l'ingresso delle streghe.
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