Le muse ispiratrici

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.tani.
00lunedì 1 ottobre 2007 22:35
Nella storia della lirica ci sono tante cantanti che hanno ispirato i compositori e per loro sono stati creati dei ruoli storici. Molte di loro hanno vissuto con i compositori come mogli o come compagne e qualche volta si sono anche sacrificate per il genio compositore. Si può fare un elenco lunghissimo.
In questa discussione vorrei rendere omaggio a queste muse ispiratrici.
Non le elenco tutte di colpo, faccio una discussione a puntate.

Vi preparo qualche cosa per ognuna di loro. E prego anche voi di postare qualcosa che voi sapete.

Tatiana
.tani.
00lunedì 29 settembre 2008 13:53
Giuseppina Strepponi: una relazione fuori dagli schemi comuni
Giuseppina Strepponi, nata a Lodi l’8 Settembre 1815, era figlia di un compositore d’opera. A cinque anni entrò al Conservatorio di Milano, dove studiò canto e a soli vent’anni debuttò a Trieste in “Matilde di Sharban” di Rossini catturando subito l’interesse della critica. Così scriveva “Il Gondoliere” di Venezia l’11 novembre 1835: “Voce limpida, penetrante, delicata, azione convincente e figura aggraziata. Alle numerosi virtù che la Natura le ha donato generosamente, vi è anche quella della scienza del canto nella quale è riuscita in modo eccellente. La stessa, in poco tempo, la farà splendere tra gli astri più luminosi del Teatro Italiano”. La Strepponi entra nella vita di Verdi quando già era una cantante famosa, favorendo presso l’impresario Merelli la rappresentazione al teatro della Scala dell’opera dell’ancora sconosciuto maestro di Busseto, “Oberto conte di San Bonifacio”. Nel 1842 fece la parte di Abigaille nella messa in scena del “Nabucco”. L’unico inconveniente della serata lo causò precisamente l’interpretazione della Strepponi, la cui voce cominciava a declinare, come conseguenza del troppo lavoro che la cantante accettava per mantenere la famiglia, completamente sulle sue spalle, dopo la morte prematura del padre. Un critico del tempo così scriveva: “Per quel che riguarda l’azione e il canto, questa brava artista ha fatto miracoli, però la sua voce necessita riposo, e noi preghiamo che lo faccia, per il suo bene e per il nostro, perché vogliamo avere per molto tempo sulla scena una cantante che sovrabbondiamo di applausi”. La giovane soprano aveva una vita privata particolarmente burrascosa, complicata dall’infelice relazione con Napoleone Moriani e dalle preoccupazioni per i suoi due figli illegittimi, che manteneva da sola. Il continuo deteriorarsi delle corde vocali la obbligò a fermarsi per un periodo, debuttando in scenari meno importanti e periferici, fino a quando fu obbligata a porre fine alla sua carriera nel mese di gennaio del 1846 a Modena con il “Nabucco”. Si trasferì a Parigi e si mise a dare lezioni di canto. Nel 1847 incontrò ancora una volta Verdi, che era lì per rappresentare “I Lombardi”.
La calligrafia di Giuseppina si riconosce nella partitura della nuova opera, “Gerusalemme”, prova dell’aiuto inestimabile che lei diede in questa occasione. Da questo momento, Giuseppina diventerà la collaboratrice ufficiale ed inseparabile del maestro. Quando Giuseppina Strepponi si trasferì a Busseto a vivere con Verdi si scatenarono le critiche e i pettegolezzi della gente; ma Verdi si preoccupò di chiarire la situazione solamente al suo ex – suocero e benefattore Antonio Barezzi: “Nella mia casa vive una signora libera ed indipendente, amante come me della vita solitaria. Né lei né io dobbiamo dare spiegazioni ad alcuno delle nostre azioni[...]. Io mi assicurerò che a lei, a casa mia, le si debba lo stesso rispetto, o meglio, più rispetto che a me, e a nessuno gli permetto di mancarle per alcun motivo. Perché lei si merita tutto il rispetto per la sua condotta , per il suo spirito e per la considerazione speciale che lei sempre manifesta verso gli altri”. La Strepponi, con la sua grande esperienza di cantante, si trasforma in una collaboratrice valida e fidata, prodiga di consigli e suggerimenti. Giuseppina stessa racconta il suo rapporto, in una lettera che scriverà a Verdi il 3 gennaio 1853: “Anche se tu non hai scritto nulla? Vedi? Non hai il tuo povero “Livello” ( nel dialetto di Lodi: persona fastidiosa), in un angolo della stanza, raccolto sulla poltrona, che ti dice:
-Questo è molto buono, mago; no questo non è buono. Ripeti, questo è originale. Ora senza questo povero Livello, Dio ti castiga e ti obbliga ad aspettare e ti lambicca il cervello, prima che si aprano le porte della tua testa per far sì che escano le tue magnifiche idee musicali.” La relazione tra Verdi e la Strepponi si ufficializza il 29 agosto 1859, quando si sposano nella chiesa di Collognes-sous-Saléve, in Savoia, con il campanaro e il cocchiere come unici testimoni del matrimonio.
Durante i cinquanta anni di convivenza, tra la tenuta di S. Agata e la residenza invernale di Genova nel Palazzo Sauli Pallavicino, l’amore di Giuseppina rimase sempre costante. Tra le varie testimonianze, si può ad esempio menzionare una lettera del 5 dicembre 1860: “Te lo giuro, e a te non ti costerà crederlo, io spesso mi sorprendo del fatto che tu sappia la musica! Anche se quest’arte è divina e anche se il tuo genio sia degno dell’arte che professi, la formula che mi affascina e che adoro in te è il tuo carattere, il tuo onore, la tua indulgenza verso gli errori degli altri, nonostante tu sia molto esigente con te stesso. La tua carità piena di pudore e mistero, la tua orgogliosa indipendenza e la tua semplicità da bambino, qualità di questa tua naturalezza che ha saputo conservare la selvaggia verginità delle idee e dei sentimenti nel mezzo della cloaca umana. Oh mio Verdi, io non sono degna di te! Il tuo amore per me è carità, è un balsamo per il cuore che, a volte, è molto triste, sotto la falsa apparenza dell’allegria. Continua ad amarmi! Amami anche dopo che morirò, cosicché quando mi presenterò davanti la Giustizia Divina sarò ricca del tuo amore e delle tue preghiere, oh mio Redentore!”
L’intelligenza e l’elevata tempra morale di questa donna straordinaria si possono scorgere in un’altra lettera, che rivela quanto Giuseppina conoscesse e analizzasse la natura degli uomini: “La nostra giovinezza è passata, ma noi continuiamo ad essere il mondo e vediamo con enorme compassione tutti i fantocci umani che si eccitano, che corrono, che si arrampicano, si trascinano, si colpiscono, si nascondono e riappaiono. Tutto questo, per cercare di situarsi, mascherati, nel primo gradino, o nei primi gradini della mascherata sociale. In questa convulsione perpetua arrivano alla fine e si sorprendono perché non godono di nulla, perché non hanno nulla di sincero e disinteressato che li consola durante l’ultima ora e aspirano, troppo tardi, alla pace, che mi sembra il primo bene della terra, fino ad ora da loro disprezzata e sostituita dalle chimere della vanità.”
La vita familiare dei coniugi Verdi fu allietata dalla presenza di molti animali, tra cui l’amatissimo cagnolino Spaniel Lulù, la cui morte fece molto soffrire ambedue a tal punto che fecero costruire, a S. Agata, una tomba per l’animale, con il seguente epitaffio: “In ricordo di un vero amico”. La lunga e felice unione degli sposi si concluse il 14 novembre 1897, quando Giuseppina morì a S. Agata, lasciando l’anziano maestro solo con Filomena, una lontana parente, che i Verdi ribattezzarono Maria, adottandola nel 1867, a sette anni, perché crescesse nella loro casa come una figlia.

Fonte: www.internetculturale.it/genera.jsp?id=514




.tani.
00lunedì 29 settembre 2008 14:50
Vi consiglio vivamente il libro "Traviata" - una splendida biografia di Giuseppina Strepponi, scritta da Gaia Servadio e edita da Rizzoli. Mi piace anche l'analisi dello sfondo storico, praticamente quasi tutto l'ottocento. E reso benissimo anche quel difficile momento della vita della Strepponi segnato dalla comparsa nella vita di Verdi del soprano Teresa Stolz.
Grande donna la Giuseppina Strepponi!

Tatiana
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